Parigi è prossima a
cadere. Non è necessario essere profeti o figli di profeti per prevederlo con ragionevole sicurezza. No. Basta ri-leggere la storia passata, che senz'altro getta luce su quella a venire. Gli uomini, evidentemente, non imparano quasi mai dai propri errori passati. Spesso li ripropongono, sia pur in forme diverse. Si tratta, tuttavia, sempre dei medesimi errori.
Ed in effetti la Parigi laicista odierna preferisce inneggiare la Marsigliese, anche nella Cattedrale di Notre Dame (v. qui), o innalzare "altari laici", cioè atei (v. qui e qui), piuttosto che tornare a Dio.
Questo avviene mentre la Chiesa irenista pensa di frenare la dissoluzione occidentale proponendo messaggi buonisti di "fratellanza" universale, dimenticando che una vera fratellanza, non effimera, si può ottenere solo in Cristo, cioè con l'adesione degli uomini a Lui.
Ma tutto ciò sono solo dei segni che accompagnano e preannunciano la prossima caduta: la sicurezza di se stesso, da parte dell'Occidente, la presunzione e la boria di trovare meramente in se stesso la forza di rivaleggiare contro un pensiero forte, giustapponendo a questo il proprio pensiero debole e laicista (v. qui). In fondo, questa sicurezza di se ricorda molto da vicino le motivazioni culturali e morali, che portarono alla sconfitta di Roma ed alla sua caduta!
Questo avviene mentre la Chiesa irenista pensa di frenare la dissoluzione occidentale proponendo messaggi buonisti di "fratellanza" universale, dimenticando che una vera fratellanza, non effimera, si può ottenere solo in Cristo, cioè con l'adesione degli uomini a Lui.
Ma tutto ciò sono solo dei segni che accompagnano e preannunciano la prossima caduta: la sicurezza di se stesso, da parte dell'Occidente, la presunzione e la boria di trovare meramente in se stesso la forza di rivaleggiare contro un pensiero forte, giustapponendo a questo il proprio pensiero debole e laicista (v. qui). In fondo, questa sicurezza di se ricorda molto da vicino le motivazioni culturali e morali, che portarono alla sconfitta di Roma ed alla sua caduta!
Per cui, la caduta di Parigi, e con essa dell'ideologia occidentale, non sembra essere molto diversa da quella di Roma del 410 d.C. sotto le
truppe di Alarico, che, pur generale romano (era infatti magister militum
dell’Illyricum) e di fatto governatore dell’Epiro, non esitò, per una
serie di vicende politiche del tempo, a saccheggiare Roma (24 agosto 410 d.C.). Si trattò di un evento che sconvolse l’intero mondo antico e che ispirò il De Civitate
Dei di S. Agostino, in cui il Dottore d’Ippona rammenta:
«Fecerunt itaque
civitates duas amores duo, terrenam scilicet amor sui usque ad contemptum Dei,
caelestem vero amor Dei usque ad contemptum sui. Denique illa in se ipsa, haec
in Domino gloriatur. Illa enim quaerit ab hominibus gloriam; huic autem Deus
conscientiae testis maxima est gloria. Illa in gloria sua exaltat caput suum;
haec dicit Deo suo: Gloria mea et exaltans caput meum (Ps 3, 4). Illi in
principibus eius vel in eis quas subiugat nationibus dominandi libido
dominatur; in hac serviunt invicem in caritate et praepositi consulendo et
subditi obtemperando. Illa in suis potentibus diligit virtutem suam; haec dicit
Deo suo: Diligam te, Domine, virtus mea (Ps 17, 2). Ideoque in illa
sapientes eius secundum hominem viventes aut corporis aut animi sui bona aut
utriusque sectati sunt, aut qui potuerunt cognoscere Deum, non ut Deum
honoraverunt aut gratias egerunt, sed evanuerunt in cogitationibus suis, et
obscuratum est insipiens cor eorum; dicentes se esse sapientes, id est
dominante sibi superbia in sua sapientia sese extollentes, stulti facti sunt
et immutaverunt gloriam incorruptibilis Dei in similitudinem imaginis
corruptibilis hominis et volucrum et quadrupedum et serpentium: ad
huiuscemodi enim simulacra adoranda vel duces populorum vel sectatores fuerunt:
et coluerunt atque servierunt creaturae potius quam Creatori, qui est
benedictus in saecula (Rom 1, 21-23.25). In hac autem nulla est hominis
sapientia nisi pietas, qua recte colitur verus Deus, id exspectans praemium in
societate sanctorum non solum hominum, verum etiam angelorum, ut sit Deus
omnia in omnibus (1 Cor 15, 28)»;
«L’amore di sé portato fino al disprezzo
di Dio genera la città terrena; l’amore di Dio portato fino al disprezzo di sé
genera la città celeste. Quella aspira alla gloria degli uomini, questa mette
al di sopra di tutto la gloria di Dio. [...] I cittadini della città terrena
son dominati da una stolta cupidigia di predominio che li induce a soggiogare
gli altri; i cittadini della città celeste si offrono l’uno all’altro in
servizio con spirito di carità e rispettano docilmente i doveri della
disciplina sociale» (De Civitate Dei, lib. XIV, cap. 28).
Nella descrizione del celebre Padre della Chiesa sembra poter leggere profeticamente la descrizione dell'attuale nostra società.
Una situazione non
diversa, dunque, vive il nostro mondo occidentale, un tempo cristiano.
Anche oggi i “neo
barbari”, forti della debolezza culturale, morale e religiosa, tentano di
conquistare il “ricco” ed opulento Occidente, dimentico di Dio,
scristianizzato, ateo e vizioso. E ci riusciranno, in quanto i sani anticorpi
per resistere a quell’impatto, che non è solo militaresco o terroristico, ma
anche ideologico, sono ormai stati deliberatamente disciolti.
Evidentemente, la
storia, che pure è maestra di vita, non ha insegnato nulla. Anzi continuano i
deliri di chi vuole ancor più indebolire il pensiero già debole e debosciato
occidentale (v. qui).
Parigi e la caduta di Roma
Propongo il testo che
segue, segnalato da Rosa Roccaforte e tradotto al volo dalla Redazione. Si
tratta di osservazioni da non ignorare per arricchire le nostre chiavi di
lettura di quanto sta accadendo. Se non si riflette a fondo, non si possono
affrontare con la dovuta consapevolezza e responsabilità gli eventi che
incombono nella intricata e complessa correlazione dei molteplici elementi in
campo. Autore dell’articolo: Niall Ferguson – 16 novembre 2015 sul Boston
Globe [qui]. Ferguson è professore di Storia all’università di
Harvard, membro anziano della Hoover Institution e autore del libro “Kissinger,
1923-1968: The Idealist.’’
Sto elaborando riflessioni anche in relazione ai mantra ricorrenti, dopo aver
riscontrato sui media (stampa e TV) una informazione sbilanciata la cui
problematicità si innesta in questo discorso.
Parigi e la caduta di Roma
Saccheggio di Roma ad opera dei Visigoti |
Non ripeterò quanto
avete già letto o ascoltato in questi giorni. Non vi dirò che ciò che è
successo a Parigi venerdì sera è di un orrore senza precedenti, perché non è
vero. Non solleverò appelli perché il mondo si schieri al fianco della Francia,
perché si tratterebbe di una frase vuota. Non applaudirò l’impegno del
presidente Hollande a esercitare una vendetta “senza pietà”, perché non ci
credo. Piuttosto, vi dirò che è proprio in questo modo che una civiltà crolla.
Così Edward Gibbon descrisse il saccheggio di Roma da parte dei Goti nel mese di agosto dell’anno 410 d.C.:
Così Edward Gibbon descrisse il saccheggio di Roma da parte dei Goti nel mese di agosto dell’anno 410 d.C.:
“Nell’ora
della licenza selvaggia, in un’epoca in cui ogni passione era infiammata e ogni
freno morale era rimosso … uno sterminatore crudele venne inflitto ai Romani;
[…] le strade della città erano piene di cadaveri. […] Ogni volta che si
cercava di opporsi ai barbari, questi, sentendosi provocati, estendevano il
massacro ai più deboli, agli innocenti, alle persone indifese [...]”
Ora, ciò non
sembra forse la descrizione delle scene di Parigi di venerdì sera, di cui siamo
stati spettatori?
È vero, la Storia del declino e della caduta
dell’impero Romano di Gibbon
rappresentava il decesso di Roma come un processo che si è sviluppato
lentamente nel córso di più di un millennio. Ma una nuova generazione di
storici, come Bryan Ward-Perkins e Peter Heather, ha sollevato l’ipotesi che il
processo di declino dell’impero Romano sia stato in realtà improvviso – e
sanguinoso – piuttosto che graduale: una “conquista violenta […] da parte di
barbari invasori” che distrusse una civilizzazione complessa nell’arco di una
singola generazione.
Processi
misteriosamente simili stanno distruggendo oggi l’Unione Europea, anche se
molti di noi non vogliono riconoscerli per quel che sono.
Dobbiamo
essere chiari su ciò che sta accadendo. Come l’impero Romano nei primi anni del
quinto secolo, l’Europa ha permesso che le sue difese si affloscino. Di pari
passo con l’aumento della sua ricchezza, le sue capacità militari e la sua
autostima si sono ridotte. È diventata una civiltà decadente rinchiusa in
centri commerciali e stadi di calcio. Allo stesso tempo, ha aperto le sue porte
a estranei che desiderano possedere la sua ricchezza senza rinunciare alla loro
fede ancestrale.
Il colpo a
distanza a questo edificio barcollante è stata la guerra civile siriana, che è
stata il catalizzatore e una causa diretta della grande Völkerwanderung [esodo
di popoli, NdT] del 2015. Come era successo precedentemente, sono arrivati in
tanti da tutte le parti della periferia imperiale – dal Nordafrica, dal Levante,
dall’Asia del Sud – ma questa volta ne sono arrivati milioni.
Certo, molti
sono venuti solo perché speravano di trovare una vita migliore. La situazione
economica nei loro paesi è diventata sufficientemente buona per permettergli di
viaggiare all’estero, e quella politica è diventata sufficientemente negativa
per spingerli a rischiare di lasciare la propria terra. Ma non è possibile che
tutte queste persone sciamino in direzione settentrionale e occidentale senza
recare con sé il proprio malessere politico. Come Gibbon aveva visto, i
monoteisti convinti rappresentano una grave minaccia per un impero secolare.
È ormai
diventata un’abitudine affermare che la gran maggioranza dei musulmani che
vivono in Europa non sono violenti, e questo è senza dubbio vero. Ma è anche
vero che la maggioranza dei musulmani in Europa nutrono dei punti di vista che
non possono conciliarsi facilmente con i principi delle nostre democrazie
liberali moderne, ivi compresi quelli recentemente raggiunti a proposito
dell’uguaglianza dei sessi e della tolleranza non solo della diversità
religiosa ma anche di quasi tutte le tendenze sessuali. Ed è incredibilmente
facile, per un gruppo minoritario di queste comunità che presuntamente amano la
pace, acquistare delle armi e preparare attentati contro una civiltà.
Non ho
nozioni abbastanza approfondite del quinto secolo per poter citare le fonti
Romane che descrivevano ogni nuovo atto di barbarie come un atto senza
precedenti, anche se in realtà erano drammi che si erano già verificati molte
volte in epoche anteriori; o che sollevavano pii inviti alla solidarietà dopo
la caduta di Roma, persino quando rimanere in piedi l’uno a fianco dell’altro
significava in pratica cadere insieme; o che emettevano sterili minacce di
vendetta senza pietà, anche se in realtà l’unica cosa che volevano era di
richiamare l’attenzione con le loro pose melodrammatiche.
Quel che so
bene, invece, è che l’Europa del XXI secolo non solo deve biasimare se stessa
per il pasticcio in cui si trova in questo momento, perché non c’è alcun altro
luogo del mondo che abbia dedicato più risorse allo studio allo studio della
storia che l’Europa moderna. Quando sono andato ad Oxford più di trent’anni fa,
davo per scontato che già dai primi córsi del mio primo anno di studi avrei
studiato Gibbon. Non è servito a nulla. Non abbiamo imparato nulla che avesse
realmente a che vedere con la storia, ma un mucchio di sciocchezze che avevano
come fondamento il presupposto che il nazionalismo fosse una realtà negativa,
gli stati-nazione ancóra peggio, e gli imperi la cosa peggiore di tutte.
Nel suo
libro La caduta di Roma, Ward-Perkins ha scritto: “Prima della
caduta, i Romani erano tanto sicuri che il loro mondo sarebbe rimasto per
sempre sostanzialmente immutato quanto lo siamo noi oggi. Si sbagliavano.
Faremmo bene a non ripetere il loro atteggiamento di sufficienza”.
Povera
Parigi. Uccisa da un atteggiamento di sufficienza.
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