venerdì 13 novembre 2015

“Romam véniens anno jubilæi, Nicoláo quinto Pontífice, ægrotórum curæ in convéntu Aræ cæli destinátus, eo caritátis afféctu munus hoc exércuit, ut, Urbe annónæ inópia laboránte, ægrótis tamen, quorum aliquándo úlcera étiam lambéndo abstergébat, nihil pénitus necessárii defécerit. Exímia quoque fides et grátia curatiónum in eo elúxit, cum lámpadis, quæ collucébat ante imáginem beatíssimæ Dei Genitrícis, quam summa devotióne colébat, óleo ægros inúngens, signo crucis imprésso, multórum morbos mirabíliter sanáverit” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI DIDACI COMPLUTENSIS, CONFESSORIS

Quest’umile frate francescano, celebre per i suoi numerosi miracoli, merita un posto d’onore nel calendario della Chiesa Madre, perché Roma cristiana, durante l’anno giubilare del 1450, fu testimone della sua santità.
Quell’anno santo fu davvero il “Giubileo dei santi”: il 24 maggio, domenica di Pentecoste, fu canonizzato a Roma san Bernardino da Siena. Per la circostanza convennero nell’Urbe moltissimi pellegrini e tra questi ben quattro futuri santi francescani: oltre al nostro Santo, anche Giovanni da Capestrano, Giacomo della Marca e Pietro Regalado. Vi giunsero quell’anno pure Rita da Cascia, Caterina Vegri (o Vigri) da Bologna ed Antonino Pierozzi, arcivescovo di Firenze. Era presente, inoltre, perché vi lavorava, il Beato Angelico (cfr. Serena Ravaglioli, Il Giubileo dei Santi, in 30Giorni, 1998, fasc. 11).
Il fratello Didaco, venuto a Roma per la canonizzazione di Bernardino assieme al confratello Alfonso de Castro, risiedeva all’epoca nel convento d’Ara Cœli (retto, all'epoca, da un ramo dei frati minori conventuali, cioè i francescani c.d. osservanti dal 5 giugno 1445: così ricorda Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 545) ed era addetto al servizio di infermeria. Oggi il suo passaggio a Roma è ricordato da una cappella a lui dedicata nella Basilica di Santa Maria d’Aracœli (ibidem).
Tornato in Spagna, morì ad Alcalà de Hénarès il 12 novembre 1463 e fu canonizzato da un papa francescano, Sisto V, il quale, nel 1588, su richiesta del re di Spagna Filippo II, iscrisse il suo nome nel calendario romano, venendo da allora festeggiato, da principio al 12 novembre senza designazione di rito, poi elevato nel 1602 al rango di semidoppio con commemorazione di san Martino papa. In seguito, a partire dal 1671, la sua festa fu fissata al 13 novembre, sempre con rito semidoppio.
La messa Justus è la stessa del 31 gennaio.
La preghiera di colletta è propria.
In essa si esalta il Signore, che, mediante san Diego, ha confuso la tracotanza del secolo. La superbia è la lussuria dell’anima, che si compiace di se medesima. Dio perciò non adopera mai per le sue grandi opere i superbi, perché questi gliene ruberebbero la gloria, né d’altra parte sarebbero strumenti troppo maneggevoli nelle sue mani. Egli anzi confonde i superbi, prostrandoli, come il gigante Golia, con una pietra ed una fionda; con mezzi cioè umili e disadatti, affinché la gloria della vittoria sia tutta del Signore.
Le altre due collette sono dal Comune, come per la festa di san Filippo Benizi, il 23 agosto.


Bartolomé Esteban Murillo, S. Diego di Alcalà dà il cibo ai poveri, 1645-46, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Nicolò Betti, Miracolo delle rose di S. Diego, 1610 circa, Convento de las Descalzas Reales, Valladolid

Bartolomé Esteban Murillo, La cucina degli angeli (miracolo di S. Diego di Alcalà), 1646, musée du Louvre, Parigi

Scuola bolognese, S. Diego con boccioli di rose, XVII sec., collezione privata


Pietro Dandini, S. Diego appare a S. Maria Maddalena de' Pazzi, 1707 circa, collezione privata

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