Dobbiamo anzitutto fare un’osservazione.
Tanto il Sacramentario Leoniano che il feriale Filocaliano assegnavano il
natale dei Coronati non già oggi, ma al V id. nov., cioè a domani. Ecco il testo del Feriale: V id. nov.: Clementis,
Semproniani, Claudi, Nicostrati, in Comitatum, cioè nelle vicinanze del parco imperiale ad duas lauros, sulla via di Labico. Al contrario, il Geronimiano precisa l’8 quale data del loro natale celebrato sul Celio, dov’è oggi
la loro basilica.
La storia di questi santi
Martiri designati sin dall’antichità col semplice nome di «Coronati», è
una delle più intricate. Alcuni archeologi hanno voluto distinguere ben tre
gruppi di martiri Coronati. Vengono dapprima i cinque lapicidi
(tagliatori di pietra, marmorari, scalpellini) della Pannonia: Simproniano (o
Sinforiano), Claudio, Nicostrato, Castorio e Simplicio, i quali, per essersi
rifiutati di scolpire una statua del dio Esculapio, furono messi a morte sotto
Diocleziano, nel 306, sebbene poco prima avessero condotto a termine un
simulacro del Sole in quadriga reggente i cavalli. Questa narrazione sembra
quella più antica ed attendibile, essendo coerente con la morale cristiana, la
quale sapeva ben distinguere le opere d’arte che erano considerate come ornamentum simplex da quelle che ad idololatriæ causam
pertinebant, giusta la distinzione di
Tertulliano (Così
ricorda Mariano Armellini, Le
chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana,
Roma 18912, p. 497, nonché Giovanni
Battista De Rossi, La Roma sotterranea cristiana, t. II, Roma
1867, p. 352. Cfr. Tertulliano, Adversus
Marcionem libri quinque, lib. II, cap. 22, in PL 2 (ed. 1844), col. 310A; (ed. 1878), col.
337B).
Seguono poi i quattro militi corniculari Coronati Romani, elencati dal Filocaliano e
deposti sulla via Labicana, che non volevano sacrificare ad Esculapio. I nomi
di questi militari, rimasti ignoti, furono confusi, nei martirologi, con i nomi
di altri martiri sepolti in Albano.
Vengono da ultimo gli altri
quattro Santi di Albano, menzionati nello stesso feriale Filocaliano il giorno
8 agosto, «Secundi,
Carpofori, Victorini et Severani in Albano».
Come nota l’Armellini,
la confusione fra i martiri pannonici ed i corniculari accadde quando quei primi
sarebbero stati trasferiti in Roma e sepolti in un cimitero della via Labicana
nel luogo detto ad duas lauros, e
poi dei ss. Pietro e Marcellino, nel luogo stesso ove furono sepolti i corniculari. Questa confusione si
accrebbe quando i due gruppi furono portati alla vetusta chiesa, che sorge
ancora sul Celio, a cura del papa Leone IV (847‑855), dei quali già era
stata decretata comune la commemorazione dal papa san Milziade (così Mariano Armellini, op.
cit., p. 498), che avrebbe provveduto, forse, anche a fondare
quella chiesa celimontana dedicandola ai quattro anonimi corniculari, detti coronati per
aver ricevuto la corona del martirio (ibidem). Sta
di fatto che questa chiesa è assai antica ed i presbyteri di questo Titolo tra i
sottoscrittori del sinodo romano del 499 sotto papa san Simmaco e del 595 sotto
papa san Gregorio Magno (Così ricorda Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 427-428. Gli atti e le sottoscrizioni del sinodo romano del
499 sono in J. D. Mansi, Sacrorum Conciliorum. Nova et amplissima collectio, vol. VIII,
Florentiæ 1763,
col. 236 s. (dove la chiesa figura indicata come titulus
Æmilianæ);
quelli del sinodo del 595 sono ivi, vol. IX,
Florentiæ 1765, col. 1229, nonché, per quanto ci interessa, in PL 77, 1339B.).
Sorge quindi la questione: i Quattro
Coronati, recensiti oggi nel Feriale e nei Sacramentari, a quale di questi
tre distinti gruppi appartengono? I lapicidi di Pannonia furono realmente
trasportati in Roma sulla via Labicana sin dal IV sec.? Sembra di no. Siccome
però il Feriale e gli antichi Itinerari non ricordano sulla via di
Labico che un sol gruppo di quattro, o cinque Martiri Coronati, quelli cioè
elencati da Furio Dionisio Filocalo, gli altri due gruppi dei lapicidi Pannoni
e dei Santi Albanesi dove vanno a finire?
Sono questi dei problemi assai
intricati, che per il momento non si è ancora in grado di risolvere
definitivamente. Qualsiasi soluzione si voglia poi dare alla questione, essa
verrà, prima di essere esaminata, non già soltanto a tavolino e con l’unica
scorta degli Atti, ma discendendo anche nei cimiteri romani ed
interrogando i monumenti locali superstiti.
Ora noi troviamo che gli
antichi pellegrini nel cimitero dei santi Pietro e Marcellino veneravano, non
già due, ma un unico gruppo di martiri sotto il titolo sempre costante di «IV Coronatos». Così infatti si esprime il Salisburgense.
Strano invece è il modo d’esprimersi
del De locis
SS. Martyrum, il quale, mentre vuole
spiegare con maggior precisione chi siano codesti Coronati, fonde insieme la
tradizione agiografica dei Quattro Corniculari Romani coi cinque scultori martirizzati nella lontana Pannonia. Ecco il
testo: Quatuor
Coronati id est: Claudius, Nicostratus, Simpronianus, Castorius, Simplicius. Ne enuncia quattro e poi ne elenca cinque, che
sono precisamente i lapicidi di Pannonia!
Come spiegare quest’anomalia?
Con l’esame delle due Passioni. A chi mette a confronto quella dei Martiri
Romani con l’altra dei lapicidi di Sirmium, appare chiaro che l’una è ricalcata sull’altra. La vicinanza della loro
data obituale ha vieppiù aiutato l’agiografo a rafforzare il
nesso tra i due gruppi; così che, mentre in un primo tempo la liturgia s’era
contentata di unire in un unico culto i due distinti gruppi di Santi, più tardi
quelli di Pannonia finirono per sovrapporsi addirittura ai Romani, tanto che
nei Sacramentari andò perfino perduta la tradizione primigenia dei nomi dei
nostri Martiri Corniculari della via di Labico. Ecco
precisamente lo stato della leggenda rappresentata dai Sacramentari e dal de Locis sanctis. Persiste bensì l’uso romano di denominare la
festa dai Quattro Coronati della Labicana: però questi Quattro,
pur rimanendo tali, sono effettivamente cinque, id est, - strana la forza di questo idest adoperato nel De Locis sanctis! – perché i quattro Romani sono stati identificati
coi cinque lapicidi Pannoni, id est Claudius etc.
Il primitivo sepolcro dei Martyres corniculari romani, è stato ritrovato nel cimitero ad duas lauros negli scavi del 1912. In fondo ad una galleria fu
scoperto un grandioso cubicolo, il quale dalle vestigia di decorazioni e dai
graffiti mostra d’essere stato in venerazione sino almeno al sec. IX. Una
porta, tagliata nella parete sinistra dell’ipogeo, conduce per mezzo d’un altro
cubicolo ad una seconda cripta, dove in fondo ad un nicchione si sono trovati i
resti d’un grande sarcofago, protetto originariamente da una transenna marmorea
che gli era stata innalzata davanti. Sulle pareti annerite dalle terre, era
graffito due volte il + Leo
Presbyter, il noto frequentatore dei
cimiteri romani nell’Alto Medioevo. Finalmente, poco distante, venne letto
altresì il proscinema: + SCE •
CLE(mens). Ecco dunque il Clemens del Filocaliano, il quale riposava in questo
santuario insieme ai compagni Coronati, - id est - questa volta è proprio il caso di ripeterlo - Sempronianus, Claudius et
Nicostratus.
La messa Intret è come quella del 22 gennaio, mentre invece la
prima lettura la si desume dal 20 precedente, festa di san Sebastiano.
Il Vangelo è quello della
festa di tutti i Santi. Di proprio non rimangono quindi che le collette, ed in
antico, anche il prefazio.
La prima colletta, nel messale
tradizionale, è identica a quella del 10 luglio, ma in antico conteneva anche i
nomi dei Martiri.
Il brano evangelico assegnato
oggi nell’indice di Würzburg non è già quello descritto nel Messale, ma bensì l’altro
della festa di san Sebastiano (DIE VIII MES. NOVEM. NT.
SCOR. IIII CORONATORUM lec. sci. eu. sec. Luc. k. XLV. Descendens Ihs. de
monte stetit in loco campestri usq. copiosa est in caelis).
Oggi tutta la tradizione
liturgica romana, a cominciare dal Sacramentario Leoniano, assegna ai «Coronati»
un prefazio speciale.
Nella messa stazionale
che il Papa, un tempo, celebrava sul Celio nella basilica dei Quattro Coronati,
giusta gli Ordini Romani del XIII sec., in onore dei Santi veniva anch’egli coronato
col regnum, o tiara pontificia.
È assai significativo il
titolo attribuito sin dall’antichità all’odierno gruppo di Martiri: i coronati.
Ora, siccome nessuno può meritare la corona della vittoria se prima non ha combattuto
a norma del regolamento «nisi legitime certaverit», come dice l’Apostolo, ne segue che neppure noi
possiamo in alcun modo guardare il mondo e la vita presente se non come il
campo del combattimento e la durata legale della nostra militia sotto Cristo condottiero - Regnante Domino nostro Jesu
Christo.
Niccolò di Pietro Gerini, Flagellazione dei Quattro coronati, 1385-90, Philadelphia Museum of Art, Philadelphia |
Nanni di Banco, Tabernacolo dell’arte dei Maestri di Pietra e Legname con i SS. Quattro Coronati, 1409-16/17, Orsanmichele, Firenze |
Francesco Trevisani, Martirio dei Quattro coronati, XVII sec. |
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