Rilanciamo volentieri, nella festa della Medaglia
Miracolosa, questo contributo di Cristina Siccardi.
Effigie della Madonna del Miracolo presso cui Alphonse Ratisbonne si convertì il 20 gennaio 1842, portando la medaglia miracolosa, Chiesa di S. Andrea delle Fratte, Roma |
Un messaggio mariano per il nostro tempo
di Cristina Siccardi
Maria Santissima apparve nel 1830 in Francia, in rue du Bac per annunciare,
con le lacrime che le scendevano dal candido volto, l’arrivo di sciagure e per
dare consolazione e spargere grazie ai credenti: I tempi sono cattivi. Gravi
sciagure stanno per abbattersi sulla Francia. Il trono sarà rovesciato. Tutto
il mondo sarà sconvolto da disgrazie d’ogni specie. Ma venite ai piedi di
questo altare. Qui le grazie saranno sparse sopra tutte le persone che le
chiederanno con fiducia e fervore: grandi e piccoli. Le grazie da allora si
spargono a tutti coloro che, con fede, indossano la Medaglia miracolosa, la cui
festa liturgica ricorre il 27 novembre.
La Madonna, nelle sue apparizioni, non ha mai richiesto di pregare insieme
ai valdesi, ai luterani, ai musulmani, ai buddisti, agli induisti… non ha mai
richiesto di dialogare con loro e di piegarsi ai loro errori religiosi, perché
mai, né Dio nell’Antico Testamento, né Gesù nel Nuovo hanno dato modo di
intendere che il sincretismo sia un valore religioso e che lo svendere il
proprio credo sia il prezzo da pagare per conquistare la simpatia degli uomini.
Dalla religione del popolo eletto, quello ebraico, si è passati alla
religione della Rivelazione, quando Cristo ha ordinato di convertire nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo tutte le popolazioni del mondo,
anche a prezzo di enormi sacrifici, rinunce, persecuzioni e martiri cruenti o
incruenti. La Trinità non si contraddice come spesso usano fare, invece, gli
uomini. «In principio era il Verbo (Logos), / il Verbo era presso Dio / e il Verbo era Dio. / Egli era in
principio presso Dio: / tutto è stato fatto per mezzo di lui, / e senza di lui
niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. / In lui era la vita / e la vita
era la luce degli uomini; / la luce splende nelle tenebre, / ma le tenebre non
l’hanno accolta.» (Gv 1, 1-5).
La «luce» continua a non essere accolta e per tale ragione
si rinnova il Santo Sacrificio dell’Altare ogni giorno, fino alla fine del
mondo, perché continuano ad essere indispensabili la Passione e la
Crocifissione di Nostro Signore a causa dei peccati. La Salvezza, portata
attraverso il Verbo che si fece carne e attraverso i buoni e incontaminati
insegnamenti della Tradizione della Chiesa, passa solo attraverso la Croce di
Cristo e la propria croce, quella portata con amore e con «perfetta letizia»,
come usava dire san Francesco d’Assisi.
L’attuale teologo di riferimento, Walter Kasper, sulla scia della teologia
rivoluzionaria francese e tedesca, è sostenitore della forma aperta dell’argomentazione
teologica, alla quale fa parte «anche l’ascolto di quel che lo
Spirito dice oggi alle comunità. Bisogna perciò interpretare la fede tramandata
una volta per sempre nell’oggi e per l’oggi. Questo non significa che l’oggi,
la mentalità odierna e quel che si suole denominare “segni dei tempi” possono
essere un’istanza teologica accanto o addirittura contro la fede, però
significa che essi devono essere un punto di riferimento nel senso che il
messaggio cristiano va interpretato in ordine al rispettivo proprio tempo e in
un confronto costruttivo con esso. Non esistono perciò solo delle deviazioni e
delle eresie dovute alla mancanza di considerazione della tradizione e all’adattamento
dello spirito del tempo. Esistono anche delle eresie provocate dal rifiuto
caparbio di essere teologo nel qui e nell’oggi, di fare teologia come
trasmissione viva della tradizione e di vanificare così il rispettivo kairós. Chi vuole parlare per tutti i tempi finisce per non parlare per
alcun tempo» (Chiesa cattolica. Essenza-realtà-missione,
Queriniana, Brescia 2012, p. 93).
Proprio per tali ragioni esposte abbiamo sentito il Papa (durante la sua
visita nella chiesa evangelica luterana dello scorso 15 novembre) rispondere in
una maniera da “segni dei tempi” (tempi questi confusi e luciferini) alla
signora Anke de Bernardinis, moglie di un cattolico, che non può partecipare,
insieme al coniuge, «alla Cena del Signore», la quale ha
chiesto direttamente a papa Bergoglio: «Che cosa possiamo fare per
raggiungere, finalmente, la comunione su questo punto?»: «Alla domanda sul condividere la Cena del Signore non è facile per
me risponderLe, soprattutto davanti a un teologo come il cardinale Kasper! Ho
paura! Io penso che il Signore ci ha detto quando ha dato questo mandato: “Fate
questo in memoria di me”. E quando condividiamo la Cena del Signore, ricordiamo
e imitiamo, facciamo la stessa cosa che ha fatto il Signore Gesù. E la Cena del
Signore ci sarà, il banchetto finale nella Nuova Gerusalemme ci sarà, ma questa
sarà l’ultima. Invece nel cammino, mi domando – e non so come rispondere, ma la
sua domanda la faccio mia – io mi domando: condividere la Cena del Signore è il
fine di un cammino o è il viatico per camminare insieme? Lascio la domanda ai
teologi, a quelli che capiscono. È vero che in un certo senso condividere è
dire che non ci sono differenze fra noi, che abbiamo la stessa dottrina –
sottolineo la parola, parola difficile da capire – ma io mi domando: ma non
abbiamo lo stesso Battesimo? E se abbiamo lo stesso Battesimo dobbiamo
camminare insieme. (…) Ci sono domande alle quali soltanto se uno è sincero con
sé stesso e con le poche “luci” teologiche che io ho, si deve rispondere lo
stesso, vedete voi» .
Trema nelle vene la fede dei cattolici, mentre si compiace il cardinale
Kasper che afferma di andare incontro ai dubbi di tutti e di non offrire nessun
tipo di certezza perché: «Non è possibile dimostrare in
maniera pura e semplice che il cristianesimo è la vera religione e che la
chiesa cattolica è la vera chiesa» e questa volontaria apostasia è
sostenuta dal fatto che: «A ogni argomento, anche al
migliore, è infatti possibile contrapporre, da un altro punto di vista, altri
argomenti» (Chiesa cattolica… op.cit., pp.
96-97).
Insomma, un gran calderone nel quale si annaspa e si denuncia la propria
insoddisfazione, ben rappresentata dai coniugi cattolico-luterani de
Bernardinis. Il Papa attuale, chiamato a custodire il depositum fidei, non è più in grado di offrire
certezze, ma solo moltiplicazioni di dubbi irrisolti. A che cosa serve, allora,
essere ancora cattolici? Il pastore valdese Ricca, durante lo scorso agostano
Sinodo mondiale di Torre Pellice aveva detto, a proposito della richiesta di
perdono del Papa nei loro confronti: «È l’inizio di una storia nuova:
perdonare vicariamente al posto delle vittime è impossibile ma si può invece
accettare la volontà della chiesa cattolica di dissociarsi radicalmente dal
passato». È proprio ciò che sta avvenendo sotto i nostri occhi.
La Madonna credette nella Verità sempre, dall’annuncio dell’Arcangelo
Gabriele, fino alla Resurrezione. E non ebbe mai dubbi: fu fedele solo a Dio. A
santa Caterina Labouré (1806-1876) ordinò di far coniare una Medaglia con
simboli ben precisi, che non hanno bisogno né di commento, né di interpretazioni
speculative: Maria Santissima è raffigurata nell’atto di schiacciare la testa
del serpente (il demonio). L’immagine era stata preannunciata nella Bibbia, con
le parole: «Io porrò inimicizia tra te e la donna (…) questa ti schiaccerà la
testa e tu le insidierai il calcagno» (Gen3,15).
In tal modo, Dio dichiarò iniziata la lotta tra il bene e il male. Questa
lotta è vinta da Gesù Cristo, il nuovo Adamo, insieme a Maria, la nuova Eva. I
raggi di luce simboleggiando le grazie. La santa vide tali figure incorniciate dall’invocazione
«O Marie, conçue sans péché, priez pour nous qui avons recours à
vous». Poi Caterina vide il
retro della medaglia con altri simboli: 12 stelle (le 12 tribù d’Israele e i 12
apostoli: Antico e Nuovo Testamento, nonché le 12 stelle della Vergine, secondo
l’Apocalisse); il Cuore coronato di spine, che rappresenta il Sacro Cuore di Gesù
e il cuore trafitto da una spada, ovvero il Cuore Immacolato di Maria (Lc 2,33-35), due Cuori inseparabili: anche nei momenti
più tragici della Passione e della morte in Croce, Maria era lì per condividere
tutto.
Inoltre sono presenti ancora delle lettere, M: Maria. La M sostiene una
traversa che regge la Croce, che rappresenta la prova. Questo simbolismo indica
lo stretto rapporto di Maria e di Gesù nella storia della salvezza. I : Jesus.
Il monogramma composto dalla I di Gesù intersecata dalla M di Maria e la Croce,
rappresenta Gesù Salvatore e la Madonna, corredentrice, è in assoluto legata a
Lui nell’opera di redenzione.
Il Consiglio d’Europa, nel 1950, bandì un concorso per realizzare la
bandiera della futura Europa unita, quella che ripudierà le sue radici
cristiane, non facendone cenno nella sua Carta costituzionale. Arrivarono 101
bozzetti e nel 1955 venne scelto quello di un grafico alsaziano, il cattolico
Arsène Heitz (1908-1989). Subito scoppiò lo scandalo, la bandiera era un
perfetto simbolo mariano: 12 stelle in cerchio su campo blu celeste. L’Europa
(scherzi della Provvidenza) ha per stendardo il simbolo mariano per
antonomasia. Arsène Heitz, rivelerà che, nel momento in cui conobbe il bando di
concorso per la bandiera europea, stava leggendo la storia della Medaglia
miracolosa.
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