Nella festa di S. Francesco
Saverio, confessore, apostolo delle Indie, patrono dell’Oriente dal 1748, dell’Opera
della Propagazione della Fede dal 1904 e di tutte le missioni, con S. Teresa di
Gesù Bambino, dal 1927, rilancio quest’editoriale di Radicati nella fede del
mese di dicembre 2015.
Anonimo, Battesimo degli infedeli da parte di S. Francesco Saverio, XVIII sec., Museo Nacional de Arte de la Ciudad de México, Città del messico |
José de Avelar Rebelo, S. Francesco Saverio si congeda, nel palazzo reale di Lisbona, dal re Giovanni III del Portogallo prima di partire per le Indie il 9 aprile 1541, 1635, Museu São Roque, Lisbona |
Giovanni Battista Gaulli detto Il Baciccio, Morte di S. Francesco Saverio, XVII sec., Museo Diocesano, Ascoli Piceno |
Giovanni Battista Gaulli detto Il Baciccio, Morte di S. Francesco Saverio, 1676, chiesa di S. Andrea al Quirinale, Roma |
Pietro Antonio Rotari, S. Francesco Saverio predica ai giapponesi, 1745, basilica di Santa Maria delle Grazie, Brescia |
Marcantonio Franceschini, Morte di S. Francesco Saverio, 1700-10 |
Ludovico Mazzanti, Angeli sostengono S. Francesco Saverio morente, XVII sec., collezione privata |
Giovanni Andrea Carlone, Battesimo da parte di S. Francesco Saverio di una principessa indiana pagana Neachile, XVII sec., Cappella di S. Francesco Saverio, Chiesa del Gesù, Roma |
Guillaume Coustou il giovane, S. Francesco Saverio, XVII sec., abbazia di Saint-Germain-des-Près, Parigi |
LA GRAZIA E NON LA RIVOLUZIONE
Editoriale “Radicati nella fede”
Anno VIII n. 12 - Dicembre 2015
Il Natale cristiano pone il
principio della grazia. Dio viene sulla terra, si fa uomo, per caricarsi del
peccato degli uomini e pagare sulla Croce il prezzo del nostro riscatto.
La redenzione è opera di Gesù
Cristo, Dio fatto uomo; è opera del suo sacrificio, della sua Croce, che
continua nel tempo con il sacrificio propiziatorio che è la Messa cattolica.
Non ci possiamo salvare con le
nostre forze, nessuno può riscattare se stesso; nessuno può, con la propria
azione, darsi la vita eterna. Tutto il nostro desiderio di bene, fosse anche in
noi sincero e puro, non ci salverà senza la grazia di Cristo, senza la grazia
di Dio.
Il principio della grazia non
solo deve essere all’inizio di ogni nostra considerazione, ma deve essere il
criterio di giudizio e il principio operativo di ogni azione che voglia dirsi
cristiana, cioè vera ed efficace.
Si susseguono in questi giorni le
notizie di scandali continui in Vaticano e nella Chiesa, scandali che
coinvolgono i Pastori del gregge di Dio; scandali che fanno male, che creano
sconcerto e inciampo, e che rendono ancora più deboli difronte alle drammatiche
violenze del terrorismo.
Fermo restando che molto di ciò
che è propagandato va verificato, ci sentiamo in dovere di dire una parola su
tutto questo, una parola che pensiamo cristiana, e lo facciamo applicando,
appunto, il principio della grazia.
Occorre innanzitutto non cadere
in una falsa analisi che nasce dal mondo e non da Dio: non è innanzitutto la
Curia Romana ammalata che infetta la Chiesa, ma è la Chiesa ammalata, e
gravemente da troppi anni, che ammala anche la Curia.
Una Chiesa sconquassata dalla
mancanza di dottrina chiara, che ha cullato al suo interno tanti covi di
eresia, formale o meno non importa, ha prodotto i suoi Pastori, confusi e deboli.
Una Chiesa che ha giocato con la
morale, parlando di una facile misericordia che omette le conseguenze
devastanti del peccato, ha espresso i suoi “quadri dirigenti” a sua immagine e
somiglianza. Certo, nella Chiesa il male c’è sempre stato, è frammisto come la
zizzania al buon grano, da sempre; Gesù ce lo ricorda nelle sue parabole (Mt
13, 24-30), ma come negare che ora la misura è veramente troppa?
Una Chiesa, infettata dal
desiderio di essere al passo con la modernità, ha prodotto una Curia mondana.
Una Chiesa, preoccupata di un
facile consenso, ha prodotto, troppe volte, Pastori dediti all’immagine e non
alla sostanza della santità.
Una Chiesa, americanizzata nell’attivismo
(che si chiama appunto “Americanismo”, vedi Enciclica di Leone XIII), ha
prodotto Pastori che hanno fatto delle “pubbliche relazioni” un sostitutivo
alla preghiera e alla penitenza, che sole hanno valore di intercessione.
Insomma, una Chiesa moderna, sì
tanto moderna, produce una Curia mondana, troppo e solo umana.
E l’umano, lasciato a se stesso,
produce peccato, di ogni genere.
Dobbiamo però stare attenti,
molto attenti: non possiamo assumere, per reazione, un criterio protestante per
riformare la Chiesa. I Protestanti hanno preteso di riformare la Chiesa facendo
battaglie “purificatrici”, attaccando i vertici, la Curia Romana, i Pastori,
pensando così di inaugurare una “nuova Chiesa”. Così facendo i Protestanti
hanno di fatto distrutta la Chiesa e non hanno più ritrovato Cristo.
È il principio del Naturalismo,
che pensa di purificare la casa di Dio con il mezzo umano della lotta alla
struttura.
È il metodo che, inaugurato dall’eresia
protestante, è passato poi ad ogni Rivoluzione: far fuori gli “impuri” per
migliorare la società.
È il principio che fonda tutte le
dittature, quelle di ogni colore, tutte iniziate per migliorare il mondo, per
reagire alla corruzione.
Basta però scorrere le pagine di
qualsiasi manuale di storia per sapere, con certezza, che il “mondo migliore”,
inaugurato da ogni Rivoluzione purificatrice, è sempre stato peggiore di quello
di prima. Manca alla Rivoluzione il principio, il metodo della grazia: l’uomo
nel suo orgoglio ferito vuole migliorare il mondo con le sue forze, ma finisce
col distruggere l’opera di Dio.
Il principio della grazia,
inaugurato dal Natale di Cristo, pone invece all’inizio la santificazione
personale.
La Chiesa va male perché tu hai
peccato. È il tuo peccato che contribuisce al male del mondo; e sarà la tua
conversione, la tua santificazione, che farà respirare la Chiesa e la purificherà.
Anche qui stiamo attenti a non
ricadere, anche desiderando la santità, nel Naturalismo: non ci saranno
conversione e santità possibili se ci appoggeremo al solo nostro sforzo; occorre
partire dagli strumenti della grazia che sono i sacramenti, accompagnati dall’unica
dottrina di verità comunicata dalla Rivelazione.
Non ci sarà santità possibile,
continuiamo a ripeterlo, se non ai piedi del Calvario dove Cristo ci santifica.
Non ci sarà purificazione
possibile per la Chiesa, per te e per tutti, se non ai piedi del Calvario di
oggi, che è l’altare dove è celebrato il Divino Sacrificio.
La battaglia per la Messa
tradizionale, che continuiamo a compiere, si inserisce in questo principio
della grazia che, unica, salverà le anime.
Voler purificare la Chiesa senza
la Messa cattolica è una tragica illusione.
Purificare la Chiesa senza
tornare alla Messa di sempre, la Messa che ha fatto i santi, la Messa che non
rincorre affannosamente la modernità, equivale all’errore di un nuovo Pelagianesimo,
che produrrà cadaveri dove dovevano sorgere anime salvate dalla conversione.
Che il Natale di Cristo faccia
sorgere un popolo di umili che, riconoscendosi peccatori, si abbeverano alla
grazia di Cristo.
Faccia sorgere questo popolo per
la pace di tutti; Pastori e gregge rinascano alla grotta di Betlemme, che è già
Calvario, che è già il luogo della grazia che salva.
Pastori e gregge rinascano nella
Messa della tradizione, che parla con purezza della grazia che salva; e che dà
le condizioni perché questa grazia produca i suoi frutti di santità.
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