Abbiamo accennato ieri, parlando di S. Nicola, all’episodio del
suo celebre schiaffo all’eretico alessandrino Ario nel corso del Concilio di
Nicea; un episodio che da solo valse al nostro Santo il titolo di Confessore.
Anche S. Ambrogio non fu da meno nei confronti degli eretici.
Famoso fu il suo scontro, nella c.d. controversia delle basiliche, con il vescovo
ariano Mercurino Aussenzio (detto Aussenzio II), chiamato dall’imperatrice
Giustina, che, come il suo predecessore Aussenzio (Aussenzio I), voleva allontanare
i fedeli dalla vera fede con metodi violenti. Nell’Epistola contra Auxentium
(Ep. 75), Ambrogio oppose la moderazione dimostrata da Cristo nell’episodio
della cacciata dei mercanti dal tempio (Gv 2, 13-22), alla crudeltà con cui Aussenzio
e Mercurino Aussenzio perseguitavano i veri cattolici: «Paucos excludebat Dominum Jesus de templo suo; Auxentius
nullum reliquit. De templo suo Jesus flagello eicit, Auxentius gladio; Jesus
flagello, Mercurinus securi. Pius Dominus flagello exturbat sacrilegos; nequam [Auxentius] persequitur pios ferro». Il
flagello di Cristo contro la spada dell’ariano. Il flagello è lo strumento di
Dio per punire i sacrileghi e gli eretici; uno strumento selettivo, di moralitas,
di misericordia, di una persuasione cedevole (inflexa), che non uccide; la spada è, invece, il modo in cui gli iniqui
perseguitano i cattolici. Persino Montini rimaneva turbato il giorno della
prima festa del Santo Arcivescovo a Milano il 7 dicembre 1955: «Perché
Ambrogio, Patriarca nostro, vieni a noi incontro col braccio alzato, impugnando
minaccioso il flagello, quasi codesto fosse il tuo gesto caratteristico, o
quasi noi meritassimo in sempiterno d’essere colpiti dalla tua sferzante
severità? Come mai l’arte dimentica le sue prime espressioni, che davano altra
figura e traducevano nella rigidità di linee faticate e modeste un sembiante
grave, quale si addice a volto romano delineato da mano primitiva, ma mansueto
e ieratico, non dissonante ai dolci e sacri nomi di vescovo e di padre? È
dunque il timore il sentimento con cui dobbiamo a te avvicinarci, curvi sotto l’atteso
del tuo scudiscio, piuttosto che chinati dalla riverenza amorosa del tuo culto?»
(Giovanni Battista Montini, Nove
ritratti di sant’Ambrogio, Città del Vaticano, 1974, p. 17).
Ne restano turbati in verità gli eretici. La corte imperiale - filoariana
– infatti dipinse il nostro Santo come tyrannus e parlò della sua
opposizione alla decisione imperiale di cessione di basiliche cattoliche agli
ariani come di usurpazione. In verità, come nota anche la storica Marta Sordi, si
trattava di una lotta per la libertà della Chiesa, che non poteva cedere proprie
chiese agli eretici né poteva esservi obbligata da autorità esterne (cfr. Marta Sordi, La grandezza di Ambrogio,
in Il Timone, dic. 2002).
Alvise Vivarini e Marco Basaiti, Pala di S. Ambrogio, 1503, Cappella dei Milanesi, Basilica di Santa Maria Gloriosa dei Frari, Venezia |
Mattia Preti, S. Ambrogio scrive i suoi Commentari con in mano il flagello, 1642, museo diocesano, Milano |
Carlo Francesco Nuvolone, Sant'Ambrogio, 1645, museo diocesano, Milano |
Quando i santi perdono la pazienza, iniziano a usare le mani per predicare il
vangelo...
San Nicola è
ricordato come un santo che ama i bambini, che pensava alle ragazze da
maritare, che veglia sui marinai e porta regali ai poveri.... Tutto vero, ne
abbiamo parlato negli anni scorsi (vedi qui),
ma tutto questo zucchero alla Babbo Natale rischia di far
dimenticare anche un altro lato del santo vescovo di Myra, che ci mostra come
andasse a finire lo sfibrante dialogo teologico tra i focosi pastori del IV
secolo.
Siamo nel 325, san
Nicola è uno dei Padri del I Concilio Ecumenico della Chiesa, il Concilio di
Nicea.
Ario è chiamato a
difendere la sua posizione che propugna l'inferiorità di Cristo rispetto al
Padre. San Nicola ad un certo punto del discorso non si tiene più, non ce la fa
a continuare ad ascoltare le elucubrazioni senza senso di Ario. Così si alza,
si avvicina all'eretico e lo stende a terra con un gancio! E' successo davvero
e questo evento storico viene non poche volte immortalato negli affreschi di
chiese bizantine (come si vede dalle immagini allegate in questo post).
Tanto che
l'Imperatore Costantino, presente alla scena, e gli altri vescovi in aula,
scandalizzati dall'azione violenta di Nicola contro Ario, immediatamente
spogliano Nicola del suo ufficio episcopale e gli confiscano i due simboli del
suo rango di vescovo cristiano, ovvero la sua copia personale del libro dei
Vangeli e il pallio (chiamato 'omophorion' che in oriente è
il paramento tipico di tutti i vescovi).
Nicola così spogliato
fu rinchiuso in cella a sbollire. Mentre era in prigione per la sua scazzottata
con l'eretico, quella stessa notte, gli vennero a far visita Cristo e la Beata
Vergine Maria. Nostro Signore chiese a san Nicola: "Perché sei qui?" e
Nicola rispose: "Perché ti amo, mio Signore e mio Dio"!
Cristo allora diede
in regalo a Nicola la copia dei santi Vangeli che portava con sé e subito dopo,
la Vergine santa rivestì Nicola con il pallio episcopale, segnalando così che
era stato restituito alla sua dignità di vescovo.
Questa storia ci
chiarisce come mai nelle icone san Nicola sia spesso affiancato dalle due
piccole figure di Cristo e della Vergine intenti a passargli un libro e un
pallio episcopale, simboli che sempre Nicola porta addosso nelle raffigurazioni
a lui dedicate.
Quando poi
l'Imperatore Costantino sentì del miracoloso intervento a favore di Nicola,
ordinò che egli fosse subito liberato e ristabilito come vescovo del Concilio.
Il Credo di Nicea che alla fine condannò Ario e le sue empie dottrine fu poi
firmato anche da san Nicola. E fino ad oggi ricordiamo come uno dei suoi più
grandi regali la fede nella divinità di Gesù Cristo, consustanziale con il
Padre, che Nicola, Atanasio e tanti altri santi hanno difeso con tutte le
forze.... e che forze!
Altra immagine del Santo vescovo mentre percuote l'eretico Ario |
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