Dinanzi
a Colei che ha vinto il serpente infernale persino l’ateo comunista Stalin fu
costretto ad inchinarsi vedendo la sua forza! Ella, novella Giuditta, ardente e
maestosa, è davvero come inneggia il Cantico dei cantici, terribilis ut castrorum
acies ordinata, «terribile come esercito schierato a battaglia» (Ct. 6, 3),
terribile sì per i demoni e per tutti coloro che appartengono agli avversari di
Dio.
La nuova edizione del testo di Messori, Ipotesi su Maria, che l'autore presenta qui, ci racconta un inedito episodio .... .
La nuova edizione del testo di Messori, Ipotesi su Maria, che l'autore presenta qui, ci racconta un inedito episodio .... .
Quando
Stalin “vide” la Madonna
Durante la guerra il dittatore fece sorvolare Leningrado (assediata) da un
aereo che aveva a bordo un’icona mariana
di Rino Cammilleri
Ha fatto il giro del mondo il video
in cui Putin rimbrotta il Papa di non aver baciato la Vladimir’skaya, l’icona
mariana protettrice della Santa Russia.
Quella stessa icona, nel 1941,
sorvolò più volte su un aereo militare Leningrado assediata dai nazisti. Su
ordine di Stalin. Com’era successo che il peggior sradicatore del cristianesimo
avesse preso quest’iniziativa sconcertante?
Lo narra Vittorio Messori in uno
dei tredici capitoli inediti della nuova edizione del suo Ipotesi su Maria
(Ares, pagg. 672, euro 21,50).Si sa che Stalin, di fronte al pericolo, aveva
chiamato i russi alla «grande guerra patriottica» e allentato all’uopo la
stretta sulla Chiesa ortodossa perché collaborasse.
Ma quel che agli storici è parsa
una furbata dell’astuto georgiano, in realtà era frutto di fifa boja. Era
successo che all’ex seminarista caduto da cavallo sulla via di Lenin si era presentato
il capo di stato maggiore dell’Armata Rossa, generale Boris Shaposhnikov, con
una lettera proveniente dal Libano. Lettera che il dittatore prese molto sul
serio, anche perché il disastro era alle porte. Il generale, un eroe di guerra
da non prendere sottogamba, spiegò che un venerato asceta ortodosso libanese,
tal padre Elia, sgomento all’idea che i pagani nazisti potessero calpestare il
sacro suolo della Madre Russia (che, pur in mano ai comunisti, restava la Terza
Roma), aveva passato tre giorni e tre notti nella cripta della sua chiesa,
senza bere né mangiare né dormire, in ginocchio e in preghiera. L’ultimo giorno
gli era apparsa, su una colonna di fuoco, la Madre di Dio.
Icona della Madonna Kazan, Каза́нская ико́на Бо́жией Ма́тери 1579, Cattedrale, Mosca |
Questa aveva detto
che per salvare Leningrado bisognava che le chiese e i monasteri russi
venissero riaperti, che il clero in carcere fosse liberato e l’icona della
Madonna di Kazan portata in processione a Leningrado, Mosca e Stalingrado.
Quell’icona, la più venerata delle Russie, era arrivata da Costantinopoli a
Kazan nel XIII secolo, ma poi era stata fatta sparire per sottrarla alle
invasioni dei tartari di Tamerlano. Se ne era perso il ricordo fino al 1579,
quando un grande incendio aveva devastato la città.
Una bambina di nome Matrjona
aveva allora sognato la Vergine che le indicava il luogo in cui scavare. Lì fu
effettivamente trovata l’icona, che da quel momento si produsse in strepitosi
miracoli. Sappiamo che Stalin diede ordine di eseguire quanto gli si richiedeva
nella lettera, e pure gli storici agnostici sanno che da allora, e fino alla
fine della guerra, la persecuzione religiosa fu sospesa. E, anche dopo, non
ebbe più quegli aspetti genocidi e spietati che aveva prima. Sappiamo pure che
Leningrado non cadde, Mosca fu risparmiata e a Stalingrado i nazisti ebbero la
loro più clamorosa disfatta. Se qualcuno ancora non dovesse credere a questo racconto,
dovrebbe tuttavia spiegare perché padre Elia, che era pure metropolita dell’ortodossia
libanese, nel 1947 venne insignito del prestigioso Premio Stalin, di solito
assegnato a benemeriti dell’Unione Sovietica regolarmente iscritti al Partito.
Che il pope libanese fosse radicalmente anticomunista lo sapevano tutti, Stalin
per primo. Infatti, il religioso rifiutò cortesemente la decorazione e pure la
sostanziosa somma di denaro che la accompagnava, chiedendo che venisse devoluta
agli orfani di guerra. Anzi, aggiunse di sua mano il ricavato di una colletta
che aveva personalmente promosso in Libano a tale scopo.
Cartone preparatorio di affresco della Madonna di Kazan per la Chiesa della Theotokos di Smolensk |
Annota perfidamente Messori che
nel 1951 il Premio Stalin fu assegnato al nostro Pietro Nenni, che ci si
costruì una bella villa al mare (in Italia, ovviamente).Tutta questa vicenda
non manca di segnalare Messori - non è stata portata alla luce da pope o da
starets ideologicamente interessati, bensì da Edvard Radzinskij, già facente
parte della nomenklatura culturale sovietica e autore di una corposa biografia
di Stalin uscita nel 1997 in russo. Sei anni dopo la fine dell’Urss, dunque, e
dacché gli archivi moscoviti poterono essere esplorati. Non c’è bisogno di
credere che davvero la Madre di Tutte le Russie sia apparsa a un asceta
libanese. Ci si può limitare a credere alla disperazione di Stalin, che pur di
galvanizzare la sue truppe non esitò a organizzare processioni religiose nel
Paese più ateo del mondo e a rimangiarsi l’intero ateismo «scientifico»
marxista. Ma qualcuno dovrà spiegare la ragione «politica» dell’assegnazione
del Nobel sovietico a un oscuro pope straniero di cui si ignora perfino il
cognome (e pure il nome, dal momento che, nell’ortodossia, i vescovi lo
cambiano per assumerne uno religioso).
Fonte: Il Giornale, 4.12.2015. Cfr. anche Maria, la “donna” più potente del mondo che fece paura a Stalin, in La Stampa, 28.1.2016; È la Madonna di Kazan, che «convertì» Stalin, la guida del riavvicinamento tra Roma e Mosca?, in Il Timone, 15.2.2016.
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