Sante Messe in rito antico in Puglia

mercoledì 16 dicembre 2015

“Quod Ariánis acérbe irátis negántibus, nedum in Athanásium recusávit ipse subscríbere, quin sancti Dionysii Mártyris, qui decéptus ab ipsis subscrípserat, captivátam simplicitátem ingeniosíssime liberávit. Quam ob rem illi gráviter indignántes, post multas illátas injúrias, exsílio illum mulctárunt: sed sanctus vir, excússo púlvere, nec cæsaris minas véritus, nec enses obstríctos, exsílium véluti sui ministérii offícium accépit; missúsque Scythópolim, famem, sitim, vérbera, divérsaque supplícia perpéssus, pro fide strénue vitam contémpsit, mortem non métuit, corpus carnifícibus trádidit” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI EUSEBII VERCELLENSIS, EPISCOPI ET MARTYRIS

Quest’insigne campione della divinità del Verbo morì in pace, a Vercelli, il 1° agosto 370 o 371. Tuttavia, poiché in questo giorno (cioè il 1° agosto) si celebra la dedicazione della basilica esquilina di san Pietro in Vincoli, quando Clemente VII introdusse la commemorazione di sant’Eusebio nel Breviario, gli fissò il 15 dicembre per celebrarla, essendo questo giorno l’anniversario dell’ordinazione episcopale del santo (15 dicembre 345) da parte del papa san Giulio I. Quando, in seguito, l’Ottava dell’Immacolata Concezione fu estesa alla Chiesa universale, sant’Eusebio dovette cedere il posto e la sua festa fu rinviata all’indomani. Nel giorno della sua festa, ha inizio tradizionalmente la Novena di Natale.
Sant’Eusebio, sardo di nascita, fu per Vercelli quello che fu Ambrogio per Milano. A lui si deve l’abbandono del paganesimo da parte degli abitanti della regione piemontese; a lui si deve il santuario di Oropa, portando dall’Oriente in una grotta, posta in una selva dedicata al dio celtico Beleno o Belanu, che era l’equivalente locale di Apollo, una statuetta di una Madonna nera; lui si deve anche il santuario di Crea, che sostituì un altro boschetto sacro pagano. A Vercelli, eresse la sua cattedrale sull’antico tempio di Vesta.
Non morì precisamente di morte violenta; egli, tuttavia, ha il titolo di martire, come molti altri santi dell’antichità, perché vittima degli Ariani, subendo per la sua fede ortodossa lunghi anni di un duro esilio e, si racconta, anche la lapidazione da parte di questi. Come nota un autore, Eusebio svolse nella disputa con gli eretici seguaci di Ario un ruolo da protagonista: «Atanasio, in definitiva, garantiva l’ortodossia in oriente ed Eusebio in occidente» (Mattia Rossi, Eusebio di Vercelli nella storia: il defensor fidei, in Chiesa e postconcilio, 6.7.2013).
La messa è comune ai Martiri Pontefici: «Sacerdotes... ».
Di sant’Eusebio gli antichi storici fanno rilevare l’ingegnoso stratagemma, col quale sottrasse Dionigi di Milano dalla situazione compromettente a cui l’aveva trascinato l’astuzia degli Ariani. Questi, dopo aver carpito da lui la firma alla condanna di Atanasio, nel sinodo di Milano del 355, che si svolgeva nella nuova chiesa della Corte Imperiale, la Basilica maior, presentarono il foglio pure ad Eusebio, perché lo firmasse. – Come potrò credere - osservò allora argutamente il santo Vescovo di Vercelli – che il Figlio sia minore del Padre, quando voi alla sottoscrizione mia avete già preposto quella del mio figlio Dionigi? – Gli Ariani riconobbero legittima l’eccezione invocata da Eusebio, ed annullato il primo foglio, ne apprestarono uno nuovo, al quale per primo sottoscrivesse il Vescovo di Vercelli. Eusebio non voleva altro. Quando vide distrutta la compromettente firma di Dionigi, propose invece che si incominciassero i lavori del sinodo sottoscrivendo tutti insieme la fede di Nicea, giacché egli nutriva forti sospetti contro alcuni vescovi, poiché infetti d’eresia. Non l’avesse mai fatto! Si scatenò contro il Santo tutto il furore degli Ariani, sostenuti dall’imperatore Costanzo, i quali dopo molte grida, ingiurie e minacce, lo fecero bandire in esilio a Scitopoli, in Palestina, l’odierna Beit She’an, poi in Cappadocia e quindi nella Tebaide egizia sino al 361. Con lui patirono la condanna all’esilio anche san Lucifero di Cagliari e lo stesso Dionigi, che deposto dalla cattedra milanese, fu mandato in Cappadocia e sostituito sulla cattedra episcopale dall’ariano Aussenzio, seguace di Ulfila, l’Apostolo dei Goti, e appoggiato dall’imperatrice Giustina.
Eusebio accettò tutto lietamente la condanna e scossa, come dice il santo Vangelo, la polvere dei suoi calzari, si incamminò tutto giulivo per la via dell’esilio, come una delle molteplici funzioni del ministero episcopale.


Giovanni Battista Bernero, S. Eusebio, XVII sec., Duomo, Vercelli

Autore lombardo, S. Eusebio in trono, sec. XVI

Giovanni Mauro della Rovere detto il Fiammenghino, S. Eusebio, XVII sec., museo diocesano, Como

Luigi Reali, S. Eusebio, 1643, museo diocesano, Milano

Luigi Reali, S. Eusebio, XVII sec,, museo diocesano, Milano


Sebastiano Ricci, Vergine in gloria con i SS. Gabriele, Eusebio, Sebastiano e Rocco, 1724-25, Università degli Studi, Torino

Urna con le reliquie di S. Eusebio, Duomo, Vercelli


Madonna di Oropa portata da Eusebio, Santuario, Oropa

Eusebio porta la statua della Vergine, Basilica Antica, Santuario, Oropa

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