La
stazione di questo giorno, presso la basilica di San Paolo Apostolo, si ispira
più che alla tradizione che voleva che le reliquie dei santi Innocenti si
conservassero in questo magnifico tempio (oltre che a Santa Maria Maggiore,
sebbene portatevi dalla Basilica di San Paolo), piuttosto al concetto, molto delicato
dell’antichità liturgica, che celebrava sempre le grandi solennità dei suoi cicli
per mezzo di qualche stazione presso le tombe dei santi Pietro e Paolo. Così è,
per es., nelle tre settimane precedenti la Quaresima, così all’epoca degli
scrutinii battesimali; così a Pasqua ed alla Pentecoste. Doveva, perciò, non
essere diversamente per il Natale.
Bisogna
anche tener conto, d’altronde, del fatto che questa stazione a San Paolo in
questo giorno, dopo quella del 25 dicembre a San Pietro, conserva l’ultimo
ricordo di un’antichissima festa in onore dei due principi degli apostoli;
festa che ci è attestata da molti calendari e feriali orientali del IV
sec.
Le più antiche
testimonianze della festa dei santi Innocenti in Occidente, per la verità, sono
i sermoni, che san Pietro Crisologo (+ prima del 451) e di san Cesario di Arles (+ 543) hanno loro
consacrato, così come il calendario di Cartagine, che li annuncia al 28
dicembre. Non
sappiamo a quale epoca Roma accolse gli Innocenti nei suoi fasti liturgici. Qui,
verso il 560-570, il sacramentario di
Verona fornisce due formulari per la messa del natale Innocentium, che viene dopo quella di san Giovanni (evangelista).
Ignota al Filocaliano, già
in questo giorno la festa vi compare nel calendario di Cartagine, nel V-VI
sec., e nei Sacramentari leonino e gelasiano, mentre nel calendario siriaco
essi sono commemorati il 23 settembre. Si trova anche questa festa nel Geronimiano, e poi in tutti i documenti
del VII sec.
I Bizantini ed i copti celebrano il 29
dicembre la memoria dei Bambini massacrati da Erode; i Siriaci lo fanno il 23.
Gli uni e gli altri l’hanno fissata
qualche giorno dopo la Natività di Gesù, in cui essi commemorano con la nascita
del Cristo anche la venuta dei Magi a Betlemme, leggendo nel corso della
liturgia il capitolo 2 del vangelo di Matteo, ivi compreso il testo del
massacro dei bambini. Essi tengono conto così della cronologia degli eventi.
La liturgia ispanica fa lo stesso,
commemorando l’8 gennaio l’allisio Infantum. Si può dunque pensare che a
Roma la festa degli Innocenti (in Oriente, ad Aquilea, in Gallia ed in Spagna, si parla di Infantes; in Africa ed a Roma così come a Ravenna, di Innocentes. Per quanto concerne Ravenna, v. F. Sottocornola, L’anno liturgico nei sermoni di Pietro Crisologo,
Ravenna 1974, p. 234) è stata
ricevuta dall’Oriente, a meno che essa non risalga ad un periodo anteriore all’adozione
dell’Epifania, in cui si sarebbero commemorati il 25 dicembre tutti gli eventi
che ruotano intorno al natale Domini (cfr.
Pierre Jounel,
Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième
siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 330).
Presso gli Armeni, la festa ricorre il
lunedì dopo la II domenica di Pentecoste.
Al
di là delle diverse date della festa, quel che è certo è che il Natale ha
attirato ad esso la festa degli Innocenti massacrati da Erode, così a Roma
questa giornata era contrassegnata dal lutto e dalla penitenza.
Gli
Ordines Romani prescrivevano che il Papa
ed i suoi assistenti rivestissero i paramenti viola, i diaconi ed i suddiaconi
la pænula processionale; il
Pontefice, poi, cingesse la sua testa della semplice mitra di tela bianca (Ordo
Romanus XIII, § 18, in PL 78, col. 1116B). Nell’Ufficio Notturno si
sospendeva il canto del Te Deum, alla
messa quello del Gloria e dell’Alleluja, salvo la domenica, ed i fedeli
si astenevano dagli alimenti grassi o conditi con grassi (cfr. Ordo Romanus
XI, § 26, ivi, col. 1035B). Nel XV sec., la corte pontificia celebrava
tuttavia la festa di questo giorno nella cappella papale, dove si aveva anche l’abitudine
di fare un discorso di circostanza, ma, come deplorano gli Ordines Romani XIV e XV (Ordo Romanus XIV,
§ LXXV, ivi, col. 1195A; Ordo Romanus XV, § XVI, ivi,
col. 1281B), poco a poco la tradizione scomparve.
Forse,
come ieri si voleva celebrare l’Evangelista di Efeso nella basilica di Sicininus (cioè Santa Maria Maggiore),
tra i ricordi del concilio di Efeso, così oggi si scelse di ricordare i pianti
di Rachele sui suoi figli in questa basilica dedicata al più illustre germoglio
della tribù di Beniamino, quasi per ritrovarsi, per così dire, come nella casa
delle vittime innocenti.
Roma
cristiana ha dedicato una cappella a pianta circolare, demolita da papa
Clemente VII, ai Santi Innocenti. Essa, eretta sotto papa Niccolò V, sorgeva
presso il Ponte Sant’Angelo, in ricordo ed espiazione delle vittime del giubileo
del 1450, morte schiacciate sul ponte suddetto per la calca delle persone che
accorrevano a San Pietro (Mariano Armellini, Le
chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana,
Roma 18912, p. 351; Ch. Huelsen, Le
Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 269).
L’antifona
dell’introito proviene dal Sal. 8, invocato precisamente da Gesù, quando i
principi dei sacerdoti lo rimproverarono di aver lasciato i bambini acclamarlo
nel Tempio come Messia.
La
lettura dell’Apocalisse (16, 1-5), dove si parla di centoquarantaquattromila
vergini che cantano in cielo l’epitalamio, il canto nuziale, dello Sposo-Vergine,
ha dato adito, nel Medioevo, ad uno strano equivoco, come se questo numero
simbolico, che designa in generale le dodici tribù di Israele tra le quali l’Agnello
divino coglie i suoi gigli, fosse quello delle innocenti vittime di Beth-lechem.
Sebbene il massacro era stato compiuto, in tutto il suo rigore, nella città di
Davide ed in tutto il suo territorio, è difficile ammettere che abbia potuto
comprendere un così grande numero di bambini. La liturgia non entra per niente
in questo equivoco, prodotto da un’interpretazione troppo materiale del Testo
sacro.
La
lettura del vangelo di Matteo (Mt 2, 13-18) descrive la fuga della santa
Famiglia in Egitto ed il massacro degli Innocenti. Quanto corta è la prudenza
umana! Mentre tenta di andare di traverso alle vie di Dio, è, invece, quello il
momento in cui serve meglio i disegni della divina Provvidenza. Erode vuole uccidere
il Messia neonato: non riesce ed, al contrario, manda nel Limbo, per annunciare
la sua venuta, uno sciame di innocenti piccoli bambini, mentre il Salvatore va
ad illuminare e benedire l’Egitto.
Una
particolarità va segnalata. Prima del 1960, la festa dei santi Innocenti,
quando non cadeva di domenica, era celebrata con paramenti viola, senza il Gloria né l’Alleluja, “perchè il trionfo degli Innocenti non fu subito
completo, avendo dovuto attendere nel Limbo il Salvatore, che loro aprisse la
porte del cielo. Se cade di domenica, invece che è la commemorazione
settimanale della Risurrezione e perciò il coronamento del trionfo degli
Innocenti, si usa il rosso dei Martiri e l’ufficiatura diventa regolare” (Callewaert). La sua ottava era celebrata in rosso, con segni di gioia perché simbolo del compimento della grazia nella beata
visione di Dio. La riforma di
Giovanni XXIII ha soppresso questa particolarità.
La messa è doppia di II classe con
Ottava semplice; l’Ottava fu soppressa nel 1955.
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Il re Erode nimbato consulta i sommi sacerdoti e gli scribi sul luogo in cui sarebbe nato il Messia - ed ordina la strage degli innocenti, Arco trionfale, V sec. d.C., Basilica di S. Maria Maggiore, Roma. Sul caso del re Erode nimbato ne abbiamo parlato in occasione della festa di S. Edoardo il Confessore |
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Guido Reni, Strage degli innocenti, 1611, Pinacoteca Nazionale,
Bologna |
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Nicholas Poussin, Massacro degli Innocenti, 1620 circa, Musee
Conde, Chantilly |
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Nicholas Poussin (attrib.), Strage degli
innocenti, musée du Petit-Palais, Parigi |
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Pacecco de Rosa, Strage degli Innocenti, 1640, Museum of Art, Philadelphia |
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Autore lombardo anonimo, Strage
degli innocenti, XVII sec., Pinacoteca, Varallo |
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Luca Giordano, Strage degli innocenti, 1663, Museo del Prado, Madrid |
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Massimo Stanzione, Massacro degli Innocenti, 1630 circa, Museo Capodimonte, Napoli |
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Massimo Stanzione, Massacro degli Innocenti, XVII sec. |
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Giovan Battista Discepoli (Lo Zoppo da Lugano), La Strage degli Innocenti, XVII sec. |
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Marco Benefial, Strage degli innocenti, XVIII sec., Galleria degli Uffizi, Firenze |
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Scuola di Bernardo Cavallino, Strage degli innocenti, XVII sec., collezione privata |
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Simone Barabino, Strage degli innocenti, XVII sec., collezione privata |
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Francesco De Rosa, Strage degli innocenti, XVII sec., museo diocesano, Napoli |
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Saverio Dalla Rosa, Strage degli innocenti, 1787, museo diocesano, Verona |
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François Joseph Navez, Massacro degli Innocenti, 1824,
Metropolitan Museum of Art, New York |
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Léon Cogniet, Scena del massacro degli innocenti, 1824, musée des
Beaux-Arts, Rennes |
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Angelo Visconti, Massacro degli innocenti, 1860-61, Museo Cassioli, Asciano |
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Gustave Doré, Il martirio degli innocenti, 1868 circa, collezione
privata |
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Carl Bloch, Strage degli innocenti, 1875 |
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Giacomo Paracca, Strage degli Innocenti, 1587 circa, Cappella XI, Sacro Monte, Varallo |
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