Lo dicevamo da parecchio: nella
Chiesa cattolica, nel Tempio Santo di Dio, è in atto una sempre maggiore
protestantizzazione, ovvero demolizione, o sarebbe meglio dire autodemolizione,
della fede e della morale.
Vari sono stati i segnali da
cinquant’anni a questa parte. Che sia questo il mistero di iniquità, che deve
compiersi sino in fondo? Un dato è significativo: come il protestantesimo partì
dal Centro-Nord Europa così anche la luterizzazione e protestantizzazione della
Chiesa cattolica è partita da lì. Quasi una rivincita - se vogliamo dir così - dell’ex monaco
agostiniano, che, prima di morire, lasciò scritto promettendo sinistramente: «Papa, da vivo ero la tua PESTE; da morto sarò la tua
MORTE»! (“Pestis eram
vivus, moriens ero mors tua”) (v. Lutero
si è suicidato, nel blog Muniat intrantes, 22.11.2015). Ma le forze degli inferi, nonostante tutte le apparenze, non prevarranno! Questa è la promessa del Redentore!
Nella commemorazione di S. Igino,
papa e martire, cui si
deve l’istituzione dei padrini e delle madrine al momento del battesimo allo
scopo di assistere il neonato nella sua vita futura, rilancio questo contributo
tratto da La Nuova Bussola quotidiana.
Carlo Maderno, S. Igino, 1612 circa, portico della Basilica di S. Pietro, Basilica di S. Pietro, Città del Vaticano, Roma |
Medaglione di S. Igino, Basilica di S. Pietro, Città del Vaticano, Roma |
Chiesa in via di
protestantizzazione
di Claudio
Crescimanno
È da un po’ che nella vita della
Chiesa accadono cose preoccupanti. Ma non pare che siano in molti a
preoccuparsi. E questo merita una riflessione.
Per oltre due anni siamo
bombardati a più riprese dall’uscita
dei risultati delle consultazioni di numerose diocesi nel mondo e di intere
conferenze episcopali in vista del Sinodo sulla famiglia, risultati nei quali,
senza tanti giri di parole, si smantella quel poco che in quei paesi è rimasto
della fede e della morale; c’è stata l’intervista del presidente della
Conferenza episcopale tedesca, che parla a nome suo, ma anche di buona parte
dei suoi colleghi, che proclama l’autodeterminazione della Chiesa tedesca; ci
sono due pezzi da novanta del collegio cardinalizio (Muller e Kasper) che da
fronti opposti del nuovo campo di battaglia ecclesiale (la morale sessuale e
familiare), senza scomporsi tanto, parlano di uno scisma incombente o
addirittura già in atto; c’è una conferenza episcopale, di nuovo quella
tedesca, che ha derubricato ‘la pillola del giorno dopo’, dichiarando d’autorità
che non si tratta di aborto; ci sono nazioni ex cattoliche, come l’Irlanda, che
apostatano pubblicamente dalla fede votando in massa un referendum, sostenuti
dal silenzio dei loro Pastori; ci sono gli apparati centrali di molte diocesi europee
che si mostrano omertosi circa la rapida diffusione dell’ideologia gender e
riducono al silenzio con metodi spicci i preti e i laici che la combattono… e l’elenco
potrebbe continuare.
Ciascuno di questi fatti è stato
già singolarmente commentato, e con grande competenza. Non pare superfluo, però, anche una valutazione
dell’insieme, per la luce che questi fatti gettano sulla vita della Chiesa in
questo momento cruciale.
Partiamo dalle due domande che
queste vicende non possono non suscitare in chi ha ancora un po’ di fede e un po’ di buon senso: come siamo
arrivati a questo punto? E come è possibile che questo non susciti alcuna reazione
in chi di dovere? Per rispondere a queste domande e, partendo da esse, fare un’adeguata
riflessione sul tempo che stiamo vivendo, ritengo sia indispensabile partire da
lontano.
Si sta realizzando in modo
macroscopico ciò che aveva previsto l’imperscrutabile Paolo VI, in quella che già allora fu una facile profezia e
che oggi è pura evidenza: «Ciò che mi colpisce quando considero il mondo cattolico
è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero di
tipo non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno
del cattolicesimo diventi domani il più forte» (J. Guitton, Paolo VI segreto).
Sì, un pensiero non cattolico si
è fatto strada ed è diventato predominante
in molti ambienti della Chiesa cattolica, in molte facoltà teologiche,
seminari, ordini religiosi, e, attraverso una capillare divulgazione, in molte
comunità di fedeli; poi i rappresentanti di queste componenti ecclesiali si
ritrovano nelle migliaia di convegni, assemblee, consigli pastorali dell’orbe
cattolico, e così questo pensiero diviene predominante e maggioritario nella
Chiesa intera. E a poco è servito il proliferare degli interventi magisteriali
in contrario, visto che ormai da decenni essi, nella gran parte dei casi,
rimbalzano sul corpo ecclesiale come su un muro di gomma.
Nessuna delle innovazioni
proposte è originale: sono tesi che riguardano l’interpretazione
della Scrittura, il valore dei dogmi, le conseguenze morali della fede, il
valore dei sacramenti, la struttura della Chiesa, il rapporto con le altre religioni
e con il mondo; su questi temi c’è un’unica paradossale proposta: sposare al
più presto ciò che il Magistero ha condannato e combattuto negl’ultimi
cinquecento anni.
Come è possibile un tale
capovolgimento?
Ecco il pensiero non cattolico, anzi anti-cattolico, di cui si diceva: è il pensiero secondo il quale nella contrapposizione del XVI secolo tra Lutero e il concilio di Trento, in realtà aveva ragione Lutero, solo che purtroppo la Gerarchia di allora non lo ha capito e la Chiesa si è chiusa alla meravigliosa opportunità della Riforma; nella contrapposizione del XVIII secolo tra l’illuminismo e la Chiesa, aveva ragione l’illuminismo, solo che il Magistero di allora non lo ha capito e di nuovo la Chiesa si è arroccata nelle sue posizioni integraliste e intransigenti e così ha perso l’opportunità di lasciarsi beneficamente influenzare dai principi e dai valori dei lumi … e così via di contrasto in contrasto. Così per circa cinquecento anni la Chiesa cattolica non ha fatto altro che chiudersi al mondo, alle novità, al progresso, e a moltiplicare le condanne: dalla Bolla Exurge Domine di Leone X, al Sillabo di Pio IX, alla Mirari Vos di Gregorio XVI, alla Pascendi di Pio X, alla Humani Generis di Pio XII.
Ecco il pensiero non cattolico, anzi anti-cattolico, di cui si diceva: è il pensiero secondo il quale nella contrapposizione del XVI secolo tra Lutero e il concilio di Trento, in realtà aveva ragione Lutero, solo che purtroppo la Gerarchia di allora non lo ha capito e la Chiesa si è chiusa alla meravigliosa opportunità della Riforma; nella contrapposizione del XVIII secolo tra l’illuminismo e la Chiesa, aveva ragione l’illuminismo, solo che il Magistero di allora non lo ha capito e di nuovo la Chiesa si è arroccata nelle sue posizioni integraliste e intransigenti e così ha perso l’opportunità di lasciarsi beneficamente influenzare dai principi e dai valori dei lumi … e così via di contrasto in contrasto. Così per circa cinquecento anni la Chiesa cattolica non ha fatto altro che chiudersi al mondo, alle novità, al progresso, e a moltiplicare le condanne: dalla Bolla Exurge Domine di Leone X, al Sillabo di Pio IX, alla Mirari Vos di Gregorio XVI, alla Pascendi di Pio X, alla Humani Generis di Pio XII.
E la cosa più drammatica – sempre
secondo questo pensiero – è che in
questo modo la Chiesa non ha fatto altro che allargare sempre più il suo
divario con il Vangelo; eh sì, perché da Lutero fino all’abate Franzoni, i
protestanti, gli illuministi, i liberali, i modernisti, i socialisti, insomma
tutti i riformatori, ingiustamente e ottusamente condannati, in realtà avevano
visto giusto, avevano capito il Vangelo ben più del Magistero cattolico!
Ma finalmente c’è stata la
svolta, finalmente con il Concilio
Vaticano II la Chiesa, seppure con mezzo millennio di ritardo, prende
consapevolezza di tutto ciò: ecco la portata rivoluzionaria del Concilio così
appassionatamente celebrata dai sostenitori di questo pensiero. Naturalmente questa
rivoluzione copernicana non si manifesta tanto nei documenti, che sono frutto
di un compromesso tra le varie posizioni presenti in Concilio e quindi per ciò
stesso rappresentano una fase ancora immatura del cambiamento, e dunque
provvisoria; ma piuttosto si manifesta nel famoso ‘spirito’ del Concilio. Lo
spirito del Concilio è da cinquant’anni il criterio di interpretazione della
realtà che ha scalzato tutti i criteri precedenti (vero o falso, bene o male
…), la nuova ‘ortodossia’ violando la quale si incorre nella nuova ‘scomunica’
per la quale non c’è remissione.
L’effetto di questo pensiero è la
rottura della Chiesa post-conciliare con la Chiesa pre-conciliare; da questa rottura è nata una Chiesa ‘nuova’
che ha archiviato quella vecchia; è nata una Chiesa purificata dai paludamenti
costantiniani, da una teologia e una morale integraliste, da una liturgia
clericale, da un’assoluta incapacità di dialogare con il mondo contemporaneo.
Al contrario la ‘nuova’ Chiesa è aperta al mondo, fa autocritica per tutto ciò
che di identitario c’era in lei, e con umiltà impara da coloro che aveva condannato.
E per recuperare il tempo perduto, tanto per cominciare, sposa con entusiasmo i
cavalli di battaglia del suo nemico storico: il protestantesimo. Il cosiddetto
spirito del Concilio non è altro che il motore di una Chiesa in avanzata fase
di protestantizzazione: nell’esegesi biblica, negli studi filosofici e
teologici, nella riforma liturgica, nella visione della Chiesa e dei suoi
rapporti con le religioni e col mondo, in ogni settore della vita ecclesiale il
rinnovamento post-conciliare ha sposato sempre più esplicitamente le posizioni
protestanti.
Naturalmente il fatto che il
protestantesimo liberale a cui ci
si è entusiasticamente ispirati per rendere più evangelico, più cristiano, un
cattolicesimo ormai obsoleto, sia in realtà da decenni in profonda crisi e che
perda ministri e fedeli con rapidità vertiginosa non importa a nessuno. Lo
spirito del Concilio infatti è un teorema ideologico e i suoi paladini non si
imbarazzano a chiamare ‘primavera’ della Chiesa questa imitazione a scoppio
ritardato dei fallimenti dei nipoti di Lutero, una sicura ricetta
svuota-chiese, svuota-seminari, svuota-conventi che si è puntualmente e drammaticamente
realizzata in questi ultimi decenni. Le poche eccezioni a questo tracollo sono
le realtà ecclesiali che meno si sono fatte rinfrescare da questo soffio dello ‘spirito’
del Concilio, e che per ciò sono state impunemente ostacolate, e oggi
apertamente perseguitate…
Ma il punto di arrivo di questo
processo non è nemmeno la
protestantizzazione del cattolicesimo: questa infatti è la tappa intermedia,
necessaria ma transitoria, per il raggiungimento del vero obiettivo che è la
secolarizzazione; il protestantesimo infatti è l’anticamera della
secolarizzazione della società: lo è di diritto e di fatto. Lo è di diritto,
poiché il ripiegamento soggettivo e intimistico della fede luterana non può non
sfociare nella pratica di una religiosità individuale, che esclude ogni
dimensione sociale della fede; lo è di fatto, poiché è questo ciò che si è
storicamente realizzato: i paesi protestanti si sono secolarizzati prima e di
più di quelli cattolici, e non solo perché hanno opposto meno resistenza al
processo mondano, ma al contrario perché vi si sono consapevolmente e
volontariamente consegnati senza opporre resistenza. Anzi, nel protestantesimo
liberale – e ora, per imitazione, anche in ampi settori del cattolicesimo – la
secolarizzazione non è vista come antitetica, ma come fase più matura,
compiuta, della fede.
In quest’ottica strabica, la secolarizzazione non è la scomparsa esplicita
della fede, ma il suo evaporare in una religiosità vaga ed emotiva, che tutti
accomuna, eliminando la dimensione identitaria; è dunque il miglior collante
per costruire una società pacificata, tollerante, pluralista, accogliente e
rispettosa di tutte le posizioni, cioè quel paradiso in terra che nella visione
relativistica e immanentistica del mondo contemporaneo deve essere il vero
obiettivo a cui tendono tutte le religioni, dunque anche quella
cristiana.
E anche verso questa tappa ultima
si cammina a grandi passi: il
dialogo ecumenico dell’immediato post-Concilio si è progressivamente
trasformato nella inter-confessionalità, cioè nello scambio senza più
distinzioni tra le diverse denominazioni cristiane; e ora la
inter-confessionalità si sta evolvendo rapidamente nella inter-religiosità,
cioè una parificazione sincretista di tutti i credo religiosi, forse in vista
della costruzione di quella ONU delle religioni, la super religione universale,
umanitaria e antropocentrica, che sempre più e da più parti viene auspicata…
Fonte: La nuova bussola quotidiana, 11.1.2016
Fonte: La nuova bussola quotidiana, 11.1.2016
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