Come
abbiamo ricordato per l’Ottava dei SS. Stefano protomartire e Giovanni Apostolo
ed Evangelista, anche quella odierna fu soppressa nel 1955 (v. Decreto
di semplificazione delle rubriche del 23 marzo 1955, § 14). La messa dell’Ottava
è simile a quella della festa, ma si canta il Gloria e l’inno angelico
dell’Alleluja. Secondo l’uso romano, gli ornamenti ed i paramenti
liturgici di oggi (ed anche quando la festa degli Innocenti cade di Domenica),
in luogo di essere violetti, sono rossi. La ragione di questa particolarità
risiede nel fatto che questi bambini furono martirizzati in un momento in cui
non potevano giungere alla visione beatifica. Per cui il colore viola usato per
la festa era più di compassione, per così dire, verso le madri piangenti di
Betlemme; per questo la Chiesa omette durante la Messa della festa sia il Gloria
e l’Alleluja. Va anche detto che quest’usanza è sconosciuta alla Chiesa
di Francia e di Germania.
Dopo
il ‘55, si dice normalmente la Messa della feria dal 2 al 5 gennaio, salvo la
Domenica che è destinata alla Festa del Santissimo Nome di Gesù.
Si
discute quanti siano i bambini fatti uccidere da Erode.
La
liturgia greca afferma che Erode abbia soppresso ben 14.000 bambini (τον Αγίων ιδ Χιλιάδων Νηπίων), i siriani parlano di 64.000, molti autori medievali di 144.000 traendo il numero da Ap. 14, 3. Gli
odierni esegeti riducono il numero in maniera considerevole, dato che Betlemme
era una città piuttosto piccola. Secondo Giuseppe Ricciotti, storico biblista,
il numero dei bambini nati a Betlemme in quel periodo, essendo circa 1000 gli
abitanti adulti della piccola Betlemme, poteva aggirarsi intorno ai 60 individui
(da due anni in giù), considerando un tasso di natalità simile a quello dei
primi del Novecento; circa 30 nati l’anno. Volendo però Erode uccidere solo i
bambini maschi il numero degli uccisi è dunque, approssimativamente, di circa
30 neonati e, considerando che la mortalità infantile nel Vicino Oriente era
molto alta, il numero si restringe a circa 20-25 (Giuseppe Ricciotti, Vita di Gesù Cristo, con Prefazione
di Vittorio Messori, Mondadori,
Milano, 2011, pp. 276-277).
Altri
autori affermano che sarebbero pure meno: dieci-dodici o persino appena sei.
Ciò
spiega, unitamente alla circostanza che gli uccisi sarebbero figli di contadini
e pastori e dunque di scarso livello sociale, il motivo per il quale le fonti
extraevangeliche non menzionino questa uccisione. Del resto, dinanzi a ben
altre atrocità commesse da Erode, questa dové apparire praticamente
insignificante. Erode, infatti, mise a morte, tra l’altro, la pur amatissima moglie
Marianne e tre figli avuti da lei (Alessandro, Aristobulo e Antipatro), tanto
che lo scrittore tardo imperiale Macrobio, nel V sec. d.C., attribuisce una
battuta ad Augusto, di cui Erode era sovrano vassallo, secondo la quale era
preferibile essere un maiale (in greco ὑς, hus) di Erode piuttosto che suo figlio (ὑιος, huios) (Macrobio, Saturnalia,
2.4.11, de Augusto et jocis eius: (Augustus) cum audisset inter
pueros quos in Syria Herodes rex Judæorum intra bimatum iussit interfici filium
quoque eius occisum, ait: Melius est Herodis porcum esse quam filium), perché Erode, essendo
giudaizzato, non mangiava – secondo la legge ebraica - carne di maiale, però
non esitava ad uccidere chicchessia, se il suo potere era in pericolo.
D’altro
canto non bisogna dimenticare che se la notizia fosse giunta a Roma, non
avrebbe rappresentato motivo di reazione politica da parte dell’imperatore, che
non esitava anche lui a soffocare nel sangue possibili rivolte. Svetonio, in un
passo in cui utilizza il racconto di Giulio Marato (il quale era un liberto,
segretario di Augusto), scrive che pochi mesi prima della nascita dell’imperatore
Augusto, avvenne a Roma un prodigio che fu interpretato come presagio di
imminente nascita di un re per il Popolo Romano; i senatori tenacemente
repubblicani, spaventati, ordinarono di esporre tutti i neonati che nacquero in
quell’anno: comunque il decreto non venne depositato e la strage non fu
eseguita (Svetonio, Vite dei
Cesari, Augusto, 94,1). Si può comprendere quindi quanta scarsa
rilevanza ebbe, secondo Ricciotti (Ricciotti,
op. cit., p. 277), la strage di Betlemme nella capitale dell’impero,
considerando l’esiguità dei numeri e i tempi abbastanza crudeli e violenti.
William Charles Thomas Dobson, I Santi Innocenti, 1858, collezione privata |
Stampa ispirata all'opera di Dobson, XIX sec. |
William Holman Hunt, Il trionfo degli Innocenti, 1883-84, Tate Gallery, Londra |
William Holman Hunt, Il trionfo degli Innocenti, 1870-1903, Fogg Museum, Harvard University, Harvard |
Pieter Paul Rubens, Vergine con Bambino circodata da una corona di Santi Innocenti, 1618 circa, Musée du Louvre, Parigi |
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