Un’interessante riflessione del prof. De Mattei sul
decadimento dell’arte sacra contemporanea. È notizia di qualche giorno fa,
peraltro, quella della realizzazione di una chiesa (non si sa di che
confessione) o sala per …. matrimoni a Taiwan avente per forma la scarpetta di
cristallo di Cenerentola …. (v. qui, qui, qui e qui).
Quantomeno interessante è perciò il contributo del
prof. De Mattei.
Lo scempio dell’arte sacra contemporanea
di Roberto de Mattei
Riportiamo l’editoriale del prof. Roberto de Mattei che
apparirà sul numero 111 del mensile Radici Cristiane(febbraio 2016).
La nuova cattedrale di Créteil, in Val di Marna,
inaugurata il 20 settembre 2015, si aggiunge al lungo elenco delle brutture
architettoniche degli ultimi decenni. Ciò che rende più grave lo scempio è che si tratta
di architettura sacra, cioè di un’espressione artistica che dovrebbe aiutare
l’uomo ad elevarsi verso il Cielo.
La prima caratteristica di queste chiese come di altri
templi della liturgia postmoderna, è invece il fatto che esse distolgono da
Dio. Sono chiese
brutte perché chi le progetta snatura intenzionalmente la loro funzione di
luogo di celebrazione del culto divino. È bello ciò che è vero ed è vero ciò
che realizza se stesso, ciò che non tradisce il proprio fine e la propria
natura. In questo senso, come osservava Mario Palmaro, la bellezza ha un
carattere «normativo» insito in sé, rimanda alla natura umana, che non muta, in
ogni tempo e sotto ogni latitudine. E poiché l’uomo ha una natura razionale, «nelle cose umane – afferma san Tommaso d’Aquino
– il bello si ha quando qualcosa è ordinato secondo ragione»
(Summa Theologica, II-IIae, q. 142, a. 2).
Gli architetti moderni seguono le proprie deformi
costruzioni mentali e non le leggi immutabili che regolano l’universo. Eppure tutto ciò che è
prodotto dall’uomo ha una sua perfezione e una sua bellezza solo in quanto
corrisponde al fine che gli è proprio. E se Dio è il fine ultimo di tutte le
cose, ogni essere creato ha un fine specifico che corrisponde alla propria
natura ed essenza. Il fine è anche una “funzione”, una specifica attività diretta
a uno scopo.
La bellezza di un’opera d’arte deriva dalla sua
funzionalità cioè dalla capacità di raggiungere il proprio fine. San Tommaso lo spiega con
un esempio eloquente. «Qualsiasi artefice tende a dare alla sua opera
la forma migliore non in senso assoluto, ma in relazione a un fine. E
l’artefice non si cura se tale disposizione porta con sé una certa mancanza.
Così come l’artefice che fabbrica una sega per segare la fa di ferro perché sia
idonea alla sua funzione; né gl’importa di farla di vetro, materia più bella,
perché tale bellezza sarebbe d’impedimento al raggiungimento del fine»
(Summa Theologica, I, q. 91, a. 3).
Una sega di vetro non sarebbe bella perché sarebbe
inutile, come sarebbe priva di bellezza una spada che non tagliasse. Una cattedrale è costruita
per celebrare il Santo Sacrificio della Messa e riunire i fedeli in adorazione
e preghiera. Essa è ben riuscita, cioè è vera cattedrale, se aiuta i fedeli a
pregare e adorare. Se non raggiungesse questo fine sarebbe irrimediabilmente brutta
come le chiese moderne, che sembrano svolgere la funzione di garage o magazzini
piuttosto che di luoghi di preghiera.
Le quattro cattedrali di Chartres, Amiens, Orvieto e San
Marco, dette le quattro Bibbie nel marmo, per la loro capacità di riprodurre nella pietra i testi
sacri del Cristianesimo, sono, al contrario, un luminoso esempio della
corrispondenza tra il mezzo e il fine. Ciò che le rende belle è il fatto che
sono state pensate per elevare l’uomo verso il Cielo e raggiungono
perfettamente il loro scopo.
Oggi il numero dei turisti in visita alle cattedrali
d’Europa è maggiore di quello dei fedeli che le affollano. Eppure quelle cattedrali
furono costruite per pregare, e non per essere ammirate come opere d’arte. La
loro bellezza è una conseguenza della verità che trasmettono e che pochi
colgono. Il compito della Chiesa, piuttosto che incoraggiare la costruzione di
orride chiese, dovrebbe essere quello di accompagnare ogni visita ad una
cattedrale, con un’adeguata catechesi che dal bello faccia risalire al vero.
L’opera d’arte non è solo una combinazione di superfici,
forme e colori, ma la visualizzazione di un pensiero. Uomini e donne di tutti i
Paesi e di ogni provenienza ideologica ammirano la bellezza delle opere d’arte
cristiane, dimenticando che queste opere non sarebbero state realizzate se non
fossero state prima concepite secondo un modo di pensare che era la filosofia
del Vangelo. Le cattedrali, gli affreschi, gli oggetti che fanno parte del
nostro patrimonio culturale hanno alle spalle una visione del mondo che va
ritrovata, un significato che va riscoperto. Nessuna evangelizzazione potrebbe
oggi essere più efficace di questa.
La cattedrale di Créteil, come la chiesa realizzata da
Massimiliano Fuksas a Foligno e il nuovo santuario di padre Pio edificato da
Renzo Piano a San Giovanni Rotondo sono raccapriccianti perché rinnegano la
propria identità di luoghi sacri. Questi edifici sono brutti, anzi orrendi, perché
non sono funzionali, ovvero non corrispondono allo scopo per il quale sono
stati edificati. Chi visita le nuove chiese di Créteil, di Foligno o di San
Giovanni Rotondo non contempla il bello e non conosce il vero, ma si trova in
un ambiente opposto al proprio desiderio di raccoglimento e di elevazione a
Dio. La filosofia di vita che ha ispirato queste costruzioni è quella degli
architetti imbevuti di spirito agnostico e relativista che le hanno ideate.
Chiesa si S. Paolo, Foligno, opera di Fuksas |
È la visione del mondo dell’Occidente nichilista e
opulento, estraneo a Dio, chiuso nella conchiglia del proprio orgoglio, immerso
nel cubo del proprio egoismo. Non c’è spazio in questi templi neo-pagani per la
liturgia millenaria della Chiesa, per le melodie del gregoriano o del
polifonico, per la tenera devozione dei fedeli alla Madonna ed ai santi. C’è
l’invito semmai a indirizzarsi verso la Kaaba islamica, come a Foligno, o verso
la religiosità massonica, come a San Giovanni Rotondo. Il messaggio di Créteil
è altrettanto distruttivo: l’impressione è quella di una effimera e illusoria
Disneyland della fede.
Le radici cristiane della società vengono estirpate ogni
volta che viene eretto un tempio come quelli realizzati dai divi
dell’architettura contemporanea. Le radici cristiane vengono impiantate ogni volta
che si costruiscono e si arredano chiese, secondo le regole dettate dalla
ragione, dalla fede e dalla Tradizione. Le radici cristiane si difendono anche
combattendo l’arte contemporanea e tendendo l’orecchio al messaggio dolente
che, attraverso le antiche cattedrali sfigurate, ci trasmette il passato. Radici Cristiane è nata, dieci anni fa, per farsi
eco di questa voce.
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