Oggi, nell’antichità, la
stazione era nella basilica della santa martire sulla via Nomentana, dove, in
quest’occasione, san Gregorio Magno pronunciò una delle sue quaranta celebri
omelie sul Vangelo. I Padri della Chiesa latina, Girolamo, Ambrogio, Damaso,
Prudenzio, formano un concerto di elogi di questa «agnella» verginale che,
prodiga del suo proprio sangue verso Colui che l’aveva consacrata con il suo
Sangue, affronta intrepida i fuochi e le spade della Roma idolatra. Omnium gentium litteris atque linguis, præcipue in Ecclesiis, Agnes (ἀγνὴ) vita laudata est, quæ et ætatem vicit et tyrannum, et titulum
castitatis martyrio consecravit, «Con gli scritti e
con le lingue di tutte le genti, specialmente nelle chiese, fu lodata la vita
di Agnese; la quale vinse e l’età e il tiranno, e col martirio consacrò la
gloria della castità» (Hieron.
Epist. CXX ad Demetriadem, in PL 22, col. 1123).
Il culto della vergine martire sant’Agnese
risale al IV sec., ove è attestato, oltre che dai suddetti autori, anche dalla Depositio Martyrum del 354. A partire dal VII sec.,
lezionari e sacramentari donano i formulari della sua messa. Nel XII sec.,
tanto al Laterano quanto al Vaticano, nell’Ufficio omnia habentur propria.
La festa di sant’Agnese è iscritta ugualmente nel calendario bizantino (cfr.
Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au
douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 216).
Il nome della santa è
greco (ἁγνή, hagne, la pura, la
casta), non viene dal latina agna,
cioè agnella. Tuttavia, l’interpretazione latina ha prevalso nella Chiesa
primitiva (Agnese, infatti, otto giorni dopo apparve ai suoi genitori,
circondata da un gruppo di vergini, con un agnello bianco presso di lei). Sant’Agostino
conosceva le due interpretazioni: «Agnes significa in latino
agnella ed in greco la pura».
Il corpo della Santa fu
originariamente deposto in una piccola proprietà sulla via Nomentana in agello suo, a poca distanza dal
cimitero Maggiore, dove antiche tradizioni romane vogliono che san Pietro abbia
battezzato.
Quando la pace fu donata
alla Chiesa, Costanza (o Costantina), figlia del grande Costantino e sorella di
Costante I, Costantino II e Costanzo II imperatori, fece erigere su questa
tomba una sontuosa basilica presso la quale furono sepolti molti membri di
questa famiglia imperiale. In questa basilica, in effetti, sarebbero state
sepolte la stessa Costanza e la sorella Elena. Lo storico romano Ammiano
Marcellino, che descrive l’Augusta, come «una specie di megera mortale,
costante eccitatrice del crudele, avida di sangue umano non meno del marito»
(Ammianus Marcellinus, XIV, 1, pp. 1 ss.: «Megæra
quædam mortalis, inflammatrix sævientis adsidua, humani cruoris avida nihil
mitius quam maritus»), morta in Bitinia tra il settembre e l’ottobre del 354 (F. Savio, Costantina: figlia dell’imperatore Costantino Magno e la basilica di S. Agnese a Roma,
Clausen, 1907, p. 316) per febbre, mentre si stava recando dal fratello Costanzo
per intercedere in favore del marito, sarebbe stata trasportata a Roma nel 360,
e sepolta nel mausoleo costruito nel suo suburbanum sulla via Nomentana insieme alla sorella Elena
(Ammianus Marcellinus, XXI,
1, 5: «Inter quæ Helenæ coniugis defunctæ
suprema miserat Romam in suburabano viæ Nomentanæ condenda ubi uxor quoque
Galli quondam (soror ejus) sepulta est Constantina»).
È molto probabile che da
allora si elevò qui un monastero di vergini, che sarebbe del tipo più antico
della Città eterna. Noi abbiamo ancora l’epigrafe acrostica di questa primitiva
costruzione costantiniana:
CONSTANTINA
DM VENERANS XPOQVE D1CATA
OMNIBVS
IMPENSIS DEVOTA MENTE PARATIS
NOMINE
DIVINO MVLTVMQVE XPO IVBANTE
SACRAVI
TEMPLVM VICTRICIS VIRGINIS AGNES
TEMPLORVM
QVOD VINCIT OPVS TERRENAQVE CVNCTA
AVREIOVE
RVTILANS SVVIMI FASTIGIA TECTI
NOMEN
ENIM XFÌ CELEBRATVR SEDIBVS ISTIS
TARTAREA
SOLVS POTVIT QVI VINCERE MORTEM
INVICTVSQVE
CAELO SOLVS FERRE TRIVMPHVM
NOMEN
ADDE REFERENS ET CORPVS ET OMNIA MEMBRA
A
MORTIS TENEBRIS ET CAECA NOCTE LEVATA
DIGNVM
IGITVR MVNVS MARTYR DEVOTAQVE XPO
EX
OPIBVS MS PER SAECVLA LONG A TENEBIS
O
FILEX VIRGO MEMORANDI NOMINIS AGNES.
La qual lezione potrebbe essere corretta
e interpretata in questo modo:
CONSTANTINA • DEVM • VENERANS • CHRISTOQVE • DICATA
OMNIBVS • IMPENSIS • DEVOTA • MENTE • PARATIS
NVMINE • DIVINO • MVLTVM • CHRISTO • QVE • IVVANTE
SACRAVIT • TEMPLVM • VICTRICIS • VIRGINIS • AGNES
TEMPLORVM • QVOD • VICIT • OPVS • TERRENAQVE • CVNCTA
AVREA • QVAE • RVTILANT • SVMMI • FASTIGIA • TECTI
NOMEN • ENIM • CHRISTI • CELEBRATVR • SEDIBVS • ISTIS
TARTAREAM • SOLVS • POTVIT • QUI • VINCERE • MORTEM
INVECTVS • CAELO • SOLVS • QVE • INFERRE • TRIVMPHVM
NOMEN • ADAE • REFERENS • ET • CORPVS • ET • OMNIA • MEMBRA
A • MORTIS • TENEBRIS • ET • CAECA • NOCTE • LEVATA
DIGNVM • IGITVR • MVNVS • MARTYR • DEVOTA • QVE • CHRISTO
EX • OPIBVS • NOSTRIS • PER • SAECVLA • LONGA • TENEBIS
O • FELIX • VIRGO • MEMORANDI • NOMINIS • AGNES
(Cfr. G. B. De Rossi, Inscriptiones Christianæ urbis
Romæ septimo sæculo antìquiores, Romæ, 1888, II, p. 44).
Questo carme viene da alcuni attribuito alla stessa Costantina (cfr. Savio, op.
cit., p. 311), mentre altri vorrebbero che fosse di Papa
Damaso (R. Garrucci, Storia dell’arte cristiana nei primo otto
secoli della Chiesa, Prato, 1881, vol. I, p. 448).
È da rilevare come
leggendo le lettere iniziali dei versi di questo carme in verticale, si formi l’elegante
acrostico iniziale CONSTANTINADEO (Costantina a Dio).
Trad.: «Costantina, adoratrice di Dio e convertita a Cristo, avendo provveduto
con cuore devoto a tutte le spese, aiutata assai dal volere divino e da Cristo,
dedicò il tempio della vittoriosa vergine Agnese, il quale supera le strutture
dei templi e tutte le profane costruzioni, i cui fastigi degli alti tetti sono
rutilanti d’oro. Il nome di Cristo infatti si celebra in questa sede, il quale
solo vinse la tartarea morte e, levato al cielo, solo trionfò; portando il nome
di Adamo, il corpo e tutte le membra tolse dalle tenebre della morte e dalla
cieca notte. Il degno dono, dunque, o martire devota a Cristo, costituito dalle
nostre sostanze, conserverai per lunghi secoli, o vergine felice, dal memorando
nome di Agnese».
Da questa epigrafe nonché dagli Atti
di Sant’Agnese (in Acta Sanct. Ianuarii, II, p. 714 ss.) si comprende la grande devozione che aveva Costanza nei confronti
della Vergine Agnese. In base alla leggenda si narra che la vergine Costanza,
figlia dell’imperatore Costantino, essendo stata miracolosamente guarita da
Agnese si rivolse al padre ed ai fratelli affinché facessero erigere un
edificio basilicale alla santa, e lì vicino volle far innalzare il proprio
mausoleo. È detto inoltre che Costantina volle consacrarsi a Dio ad imitazione
della sua benefattrice, e che in tal modo «trasse al proprio esempio molte
giovani di varie condizioni sociali». Anche nel Liber Pontificalis (Liber Pontificalis, I, p. 180) si afferma che la
basilica di S. Agnese fu fatta erigere da Costantino ex rogatu filiæ suæ. È evidente che la fonte più
autorevole è senza dubbio l’acrostico sopra riportato poiché, pur nell’escludere
che fosse composto dalla stessa Costantina (come molti hanno affermato,
a cominciare dal De Rossi, Inscriptiones, cit., II, p. 44), è certamente il documento più antico che abbiamo riguardo a questo
monumento. Del resto non vi possono essere dubbi sul fatto che l’iscrizione
metrica stesse nella suddetta basilica, dal momento che il Baronio (Baronio, Annales, III, p. 218 ss.) ci assicura che ai
suoi tempi esisteva ancora un frammento di tale iscrizione all’ingresso della
chiesa attuale, né è pensabile che, prima del VI secolo, quando fu vista e
copiata dall’abside, esistesse a Roma un’altra basilica eretta in onore di Sant’Agnese,
ad eccezione di quella sulla Nomentana.
Benché questa basilica
fosse restaurata più volte, essa conserva ancora sufficientemente l’impianto
architettonico dei tempi di Simmaco e di Onorio I. Come il Titolo dei Quattro
Coronati al Celio, le navate minori sono divise in due gallerie sovrapposte; la
più elevata, o matroneum, era riservata una
volta alle donne dell’alta aristocrazia e dalle vergini consacrate. La basilica
si trova ad un livello molto inferiore a quello stradale ed essa è parallela al
piano del cimitero, perché, all’epoca di Costantino, per non togliere la
martire dal suo sepolcro primitivo, si scavò il campo su cui far sorgere il
tempio, distruggendo peraltro le gallerie cimiteriali contigue, precisamente
come si fece in un caso simile a San Lorenzo e nella basilica dei martiri Nereo
ed Achilleo sulla via Ardeatina.
Oltre l’ipogeo della via
Nomentana, a Roma, durante l’Alto medioevo, molte altre chiese si elevarono in
onore di sant’Agnese: ricordiamo soltanto le più celebri come quella in Agone sulle rovine della strada di
Alessandro Severo dove, probabilmente, ella fu esposta nel lupanare; un’altra
presso il Pantheon, ed un’altra ancora ad duo furna presso Santa Prassede.
La messa in onore di
sant’Agnese è stata il prototipo di quella che è divenuta in seguito la Comune
a tutte le vergini. Essa ha un carattere di antichità, solenne e molto sobrio,
a differenza dell’Ufficio che è di un’epoca più tardiva e che si fonda su dei
testi apocrifi. A quest’elogio liturgico fa magnifica eco l’epigrafe del papa
Damaso in onore di Agnese. Oggi, ancora, nel marmo originale, essa orna la
scala monumentale che, dalla via Nomentana, discende alla basilica della martire:
FAMA • REFERT • SANCTOS • DVDVM • RETVLISSE • PARENTES
AGNEN • CVM • LVGVBRES • CANTVS • TVBA • CONCREPVISSET
NVTRICIS • GREMIVM • SVBITO • LIQVISSE • PVELLAM
SPONTE • TRVCIS • CALCASSE • MINAS • RABIEM • QVE • TYRAMNI
VRERE • CVM • FLAMMIS • VOLVISSET • NOBILE • CORPVS
VIRIBVS • IMMENSVM • PARVIS • SVPERASSE • TIMOREM
NVDA • QVE • PROFVSVM •
CRINEM • PER • MEMBRA • DEDISSE
NE • DOMINI • TEMPLVM •
FACIES • PERITVRA • VIDERET
O • VENERANDA • MIHI • SANCTVM • DECVS • ALMA • PVDORIS
VT • DAMASI • PRECIBVS • FAVEAS - PRECOR • INCLITA • MARTYR
«Narra la fama che Agnese
- come già riferirono i suoi santi genitori - ancora fanciulla, mentre
infieriva la persecuzione, si staccò dal seno della nutrice, e, sprezzando le minacce
e la rabbia del crudele tiranno; offrì spontaneamente alle fiamme il suo nobile
corpo: ella con le sue deboli forze seppe vincere un’immane terrore e le nude
membra lasciò che fossero protette dalle disciolte chiome, affinché sguardo
mortale non si fissasse su quel tempio del Signore. Io ti prego, o alma ed
inclita martire, santo decoro del pudore, sii propizia alle preci di Damaso!».
La messa è in rito
doppio e ruota intorno al passo evangelico delle vergine sagge e di quelle
stolte (Mt. 25, 1-13) ed al Salmo de virginitate 45 (44), esprimendo
quasi l’idea che la martire abbia sposato Cristo distendendosi come lui sulla
croce come sul letto nuziale e lo Sposo divino, il quale avrebbe disposto che Egli stesso fosse la corona della sua
Sposa.
È questa l’idea a cui si
ispira la celebre iscrizione composta dal papa Onorio I e che, ricopiata sulla
tomba di sant’Agnese, entrò nella raccolta epigrafica del medioevo:
INCLITA • VOTA • SVIS •
ADQVIR[VNT] • PRAEMIA • LAVDIS
DVM • PERFECTA • MICANT
• MENTE • FIDE • MERITIS
VIRGINIS • HOC • AGNAE •
CLAVDVNTVR • MEMBRA • SEPVLCHRO
QVAE • INCORRVPTA •
TAMEN • VITA • SEPVLTA • TENET
HOC • OPVS • ARGENTO •
CONSTRVXIT • HONORIVS • AMPLO
MARTYRIS
• ET • SANCTAE • VIRGINIS • OB • MERITVM.
Andrea Del Sarto, S. Agnese, 1524-30, Duomo, Pisa |
Ambito del Zurbarán, S. Agnese, 1640, Museo de Bellas Artes, Siviglia |
Corrado Giaquinto, S. Agnese o allegoria della mansuetudine, XVII - XVIII sec., collezione privata |
G. Audran, da un dipinto del Domenichino, Martirio di S. Agnese, 1703 circa, collezione privata |
Marco Benfial, Martirio di S. Agnese, 1750, Chiesa della SS. Trinità degli Spagnoli, Roma |
Frank Cadogan Cowper, S. Agnese riceve in prigione da un angelo una veste bianca, 1905, Tate Gallery, Londra |
S. Agnese, Cripta, Basilica di S. Cecilia in Trastevere, Roma |
Altare dell’urna del capo di S. Agnese, Basilica di S. Agnese in Agone, Roma |
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