La festa di sant’Ignazio,
che gli orientali chiamano Ο Άγιος ιερομάρτυς Ιγνάτιος ο Θεοφόρος, nel Messale romano realizza
il voto supremo del suo martirio. Egli, infatti, scrivendo ai Romani, si augurava
che la notizia della sua testimonianza giungesse loro nel momento stesso in cui
si sarebbe preparato l’altare per il sacrificio, affinché nel loro cuore
potesse elevarsi un inno di azione di grazie a Dio, per essersi degnato di
chiamare, alla città dei Cesari e all’insaguinato anfiteatro di Roma, l’«episcopus Syriæ»,
il «Vescovo della Siria»: «Nolite plus mihi
præbere, quam ut immoler Deo, dum adhuc altare paratum est; ut in charitate
chorus effecti canatis Patri in Christo Jesu, quod Deus episcopum Syriæ dignum
judicaverit, qui ab Oriente in Occidentem arcessitus inveniretur»; «Non procuratemi
di più che essere immolato a Dio, sino a quando è pronto l’altare, per cantare
uniti in coro nella carità al Padre in Gesù Cristo, poiché Iddio si è degnato
che il vescovo di Siria si sia trovato qui facendolo venire dall’oriente all’occidente»
(Sant’Ignazio di Antiochia, Epistola
Ad Romanos, cap. II, in PG 5, col. 687B-688B, ora in Id., Lettera ai Romani, in
Lettere di Ignazio di Antiochia, Lettere e Martirio di Policarpo di Smirne,
trad. it. e note a cura di Antonio
Quacquarelli ed introduzione di Dag
Tessore, Roma 2009, p. 38).
Ignazio, che venne detto
oltre che Teoforo pure l’Illuminatore, fu divorato dai leoni il 17 ottobre a Roma
in un anno compreso tra il 110 ed il 118, la Chiesa
romana non ha ritenuto la data del suo natale,
poiché in Occidente il culto dei martiri non cominciò che all’inizio del III
sec. Essa dovette, tuttavia, iscrivere il nome del magnanimo vescovo nei dittici della
messa fin dall’antichità più remota e comunque fin dal VI sec., ma come ne fu
per tutti i martiri dei due primi secoli, se ne celebrò molto più tardi un
ufficio speciale.
In Oriente, nella seconda metà del IV sec., il martirologio di
Nicomedia lega il martirio di Ignazio al 17 ottobre e è in questo giorno che
esso è commemorato dalla Chiesa di Siria. La data è molto plausibile, poiché
Ignazio si trovava a Smirne il 24 agosto, allorché fu condotto a Roma per
morirvi (Sant’Ignazio
di Antiochia, Lettera
ai Romani, 10, 3: «Io vi scrivo il IX giorno delle Calende di settembre (24
agosto)», in H. Hemmer - P. Lejay,
Les Pères apostoliques, t. III, Paris
1927, p. 69). I Copti ed i bizantini festeggiano S. Ignazio il 20 dicembre,
anniversario di una traslazione delle sue reliquie ad Antiochia. Questo del 20
dicembre è anche il giorno in cui il calendario di Napoli menziona la P(assio) S. Ignati de Syria. Il
calendario di San Willibrordo (datato tra il 701 ed il 705), seguito dal
Geronimiano, mantengono la stessa data per introdurre il ricordo di Ignazio in
Occidente. Si ignora perché Beda anticipò questa memoria al 17 dicembre.
Adone conservò la data del 17 dicembre per la traslazione, ma fissò
il natale del martire al 1° febbraio, fidandosi di una traduzione latina
erronea degli Atti greci di S. Ignazio.
Introdotta in Inghilterra alla data del 20 dicembre all’inizio dell’VIII
sec. (H.A. Wilson (a cura di), The Calendar of St. Willibrord, London
1918, p. 14), la festa di S. Ignazio vi si diffuse tra il IX e l’XI sec.,
scegliendo i calendari il 20 dicembre o il 17 come ritenuto da Beda.
Nel Continente, presso i latini, nel basso Medioevo, è il 1° febbraio
che dovette prevalere. La memoria di S. Ignazio si diffuse poco nei Paesi
germanici ed in Italia, ma Cluny l’accolse verso la fine dell’XI sec. ed essa
conobbe un’assai larga diffusione in Francia nella seconda metà del XII sec. È
a quest’epoca che essa apparve nell’Ordo
del Laterano. Si consideri che il XII sec. è il secolo del Principato latino d’Antiochia
(1098-1268). Non è impossibile, dunque, che le alterne vicende tra l’Occidente
e la Siria abbiano ravvivato il ricordo del vecchio vescovo martire (Pierre Jounel, Le
Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle,
École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 221).
Il papa beato Pio IX
elevò la festa di sant’Ignazio al rito doppio.
La Chiesa romana
commemora ogni giorno il nome di Ignazio in quella che si chiama «Grande
intercessione», prima del Pater, senza che, del resto, i
sacramentari del medioevo indichino alcuna stazione o sinassi specifica in
onore di Ignazio. La ragione ne è chiara: la base materiale di questo culto
liturgico, cioè la sua tomba, mancava.
L’identificazione dell’anfiteatro
in cui sant’Ignazio, a Roma, fu esposto alle bestie feroci, con quello del
Vespasiano-Flavio (Colosseo), è molto probabile, ma non può essere
assolutamente provato, poiché la città imperiale aveva all’epoca molti
anfiteatri. Quanto al culto speciale attribuito al martire nella basilica di
San Clemente, in cui una tardiva tradizione vuole precisamente che fosse stato
sepolto il grande vescovo di Antiochia, il primo documento che ne parla non
risale che, al più, all’inizio del XII sec. e quest’iscrizione, tracciata sotto
il mosaico dell’abside, fa menzione soltanto di una piccola reliquia di
Ignazio, nascosta nel muro sul quale sarebbe rappresentato il Crocifisso (Mariano Armellini,
Le chiese di Roma dal
secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp.
201-202; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio
evo, Firenze 1927,
p. 133):
+ DE • LIGNO • CRVCIS • IACOBI • DENTE • IGNATIIQVE
IN • SVPRASCRIPTI • REQVIESCVNT • CORPORE • CHRISTI
Al nostro santo, la Roma
cristiana ha dedicato una chiesetta, oggi non è più esistente, che, secondo
taluno, si trovava in Campo Marzio (Ch. Huelsen, Le
Chiese di Roma nel medio evo. Cataloghi ed appunti, Firenze 1927, p. 269), ma che
significativamente il noto storico e catalogatore delle chiese romane, Mariano
Armellini, non menziona.
Nel 1957, poi, al nostro
Santo fu dedicata una chiesa nel quartiere Appio Claudio, sulla via Appia
Nuova.
La lettura evangelica
(Gv 12, 24-26) è comune, in parte, al sabato prima della domenica delle Palme.
Gesù paragona la vita cristiana ad un chicco di grano che, per germogliare,
deve prima marcire in terra. Un tale esempio si adatta molto bene alla festa di
sant’Ignazio che, ispirandosi precisamente a questa immagine evangelica, e
forse anche ad un passo della Didaché, scriveva: «Sono il frumento del
Cristo. Ah! possa essere stritolato sotto i denti dei leoni, per diventare un
pane bianco».
L’antifona del salmo che
si cantava durante la distribuzione della Comunione ricorda l’ultimo grido del
martire, quando, ormai imbarcato verso il circo romano, udendo quasi già i
ruggiti dei leoni frementi, scrisse «frumentum sum Dei,
et per ferarum dentes molar, ut purus panis Christi inveniar»; «Sono il frumento
di Dio e, macinato dai denti delle fiere, [possa] diventare un pane puro
di Cristo» (ibidem, cap. IV, in PG 5, col. 689A-690A, ora in Id., Lettera ai Romani, cit., p.
39).
Questo grido supremo di Ignazio trovò profonda
eco nella Chiesa, tanto che lo ricorda anche sant’Ireneo di Lione, «Quemadmodum quidam de nostris dixit, profiter martyrium in Deum
adjudicatus ad bestias: Quoniam frumentum sum Christi, et per dentes bestiarum
molar, ut mundus panis Dei inveniar»; «Come ha detto uno dei nostri, condannato alle bestie, a causa
della sua testimonianza verso Dio: “Io sono il frumento di Cristo, macinato
alla mola dai denti delle bestie, per essere trovato mondo come pane di Dio”»
(Sant’Ireneo di Lione, Adversus
hæreses libri quinques, lib. V, cap. 28, § 4, in PG 7, col. 1200C-1201A,
ora trad. it. e note di Augusto Cosentino
(a cura di), Contro le eresie. Smascheramento e confutazione della falsa
gnosi, vol. II, Roma 2009, p. 389).
Άγιος Ιγνάτιος ο Θεοφόρος και Ιερομάρτυρας |
Martirio di S. Ignazio, Menologio di Basilio II, a. 1000 circa |
Cesare Fracanzaro (attrib.), Martirio di sant’Ignazio, XVII sec., Galleria Borghese, Roma |
Fabrizio Boschi, S. Ignazio di Antiochia, XVII sec., museo diocesano, Firenze |
Pittore cusiano, Martirio di S. Ignazio, XVIII sec., museo diocesano, Novara |
Giovanni Domenico Piastrini, Condanna a morte di S. Ignazio da parte di Traiano, XVIII sec., Palazzo Barberini, Roma |
Giovanni Triga, Incontro dei SS. Ignazio e Policarpo a Smirne, XVIII sec., Palazzo Barberini, Roma |
Pier Leone Ghezzi, Martirio di S. Ignazio, XVIII sec., Palazzo Barberini, Roma |
Tomba di sant’Ignazio con busto reliquiario di S. Flavio Clemente, Basilica di San Clemente, Roma |
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