lunedì 1 febbraio 2016

“Nunc incípio Christi esse discípulus, nihil de his quæ vidéntur, desíderans, ut Jesum Christum invéniam. Ignis, crux, béstiæ, confráctio óssium, membrórum divísio, et totíus córporis contrítio, et tota torménta diáboli in me véniant; tantum ut Christo fruar” (Lect. VI – II Noct.) - SANCTI IGNATII ANTIOCHENI EPISCOPI ET MARTYRIS (THEOPHORI)

La festa di sant’Ignazio, che gli orientali chiamano Ο Άγιος ιερομάρτυς Ιγνάτιος ο Θεοφόρος, nel Messale romano realizza il voto supremo del suo martirio. Egli, infatti, scrivendo ai Romani, si augurava che la notizia della sua testimonianza giungesse loro nel momento stesso in cui si sarebbe preparato l’altare per il sacrificio, affinché nel loro cuore potesse elevarsi un inno di azione di grazie a Dio, per essersi degnato di chiamare, alla città dei Cesari e all’insaguinato anfiteatro di Roma, l’«episcopus Syriæ», il «Vescovo della Siria»: «Nolite plus mihi præbere, quam ut immoler Deo, dum adhuc altare paratum est; ut in charitate chorus effecti canatis Patri in Christo Jesu, quod Deus episcopum Syriæ dignum judicaverit, qui ab Oriente in Occidentem arcessitus inveniretur»; «Non procuratemi di più che essere immolato a Dio, sino a quando è pronto l’altare, per cantare uniti in coro nella carità al Padre in Gesù Cristo, poiché Iddio si è degnato che il vescovo di Siria si sia trovato qui facendolo venire dall’oriente all’occidente» (Sant’Ignazio di Antiochia, Epistola Ad Romanos, cap. II, in PG 5, col. 687B-688B, ora in Id., Lettera ai Romani, in Lettere di Ignazio di Antiochia, Lettere e Martirio di Policarpo di Smirne, trad. it. e note a cura di Antonio Quacquarelli ed introduzione di Dag Tessore, Roma 2009, p. 38).
Ignazio, che venne detto oltre che Teoforo pure l’Illuminatore, fu divorato dai leoni il 17 ottobre a Roma in un anno compreso tra il 110 ed il 118, la Chiesa romana non ha ritenuto la data del suo natale, poiché in Occidente il culto dei martiri non cominciò che all’inizio del III sec. Essa dovette, tuttavia, iscrivere il nome del magnanimo vescovo nei dittici della messa fin dall’antichità più remota e comunque fin dal VI sec., ma come ne fu per tutti i martiri dei due primi secoli, se ne celebrò molto più tardi un ufficio speciale.
In Oriente, nella seconda metà del IV sec., il martirologio di Nicomedia lega il martirio di Ignazio al 17 ottobre e è in questo giorno che esso è commemorato dalla Chiesa di Siria. La data è molto plausibile, poiché Ignazio si trovava a Smirne il 24 agosto, allorché fu condotto a Roma per morirvi (Sant’Ignazio di Antiochia, Lettera ai Romani, 10, 3: «Io vi scrivo il IX giorno delle Calende di settembre (24 agosto)», in H. Hemmer - P. Lejay, Les Pères apostoliques, t. III, Paris 1927, p. 69). I Copti ed i bizantini festeggiano S. Ignazio il 20 dicembre, anniversario di una traslazione delle sue reliquie ad Antiochia. Questo del 20 dicembre è anche il giorno in cui il calendario di Napoli menziona la P(assio) S. Ignati de Syria. Il calendario di San Willibrordo (datato tra il 701 ed il 705), seguito dal Geronimiano, mantengono la stessa data per introdurre il ricordo di Ignazio in Occidente. Si ignora perché Beda anticipò questa memoria al 17 dicembre.
Adone conservò la data del 17 dicembre per la traslazione, ma fissò il natale del martire al 1° febbraio, fidandosi di una traduzione latina erronea degli Atti greci di S. Ignazio.
Introdotta in Inghilterra alla data del 20 dicembre all’inizio dell’VIII sec. (H.A. Wilson (a cura di), The Calendar of St. Willibrord, London 1918, p. 14), la festa di S. Ignazio vi si diffuse tra il IX e l’XI sec., scegliendo i calendari il 20 dicembre o il 17 come ritenuto da Beda.
Nel Continente, presso i latini, nel basso Medioevo, è il 1° febbraio che dovette prevalere. La memoria di S. Ignazio si diffuse poco nei Paesi germanici ed in Italia, ma Cluny l’accolse verso la fine dell’XI sec. ed essa conobbe un’assai larga diffusione in Francia nella seconda metà del XII sec. È a quest’epoca che essa apparve nell’Ordo del Laterano. Si consideri che il XII sec. è il secolo del Principato latino d’Antiochia (1098-1268). Non è impossibile, dunque, che le alterne vicende tra l’Occidente e la Siria abbiano ravvivato il ricordo del vecchio vescovo martire (Pierre Jounel, Le Culte des Saints dans les Basiliques du Latran et du Vatican au douzième siècle, École Française de Rome, Palais Farnèse, 1977, p. 221).
Il papa beato Pio IX elevò la festa di sant’Ignazio al rito doppio.
La Chiesa romana commemora ogni giorno il nome di Ignazio in quella che si chiama «Grande intercessione», prima del Pater, senza che, del resto, i sacramentari del medioevo indichino alcuna stazione o sinassi specifica in onore di Ignazio. La ragione ne è chiara: la base materiale di questo culto liturgico, cioè la sua tomba, mancava.
L’identificazione dell’anfiteatro in cui sant’Ignazio, a Roma, fu esposto alle bestie feroci, con quello del Vespasiano-Flavio (Colosseo), è molto probabile, ma non può essere assolutamente provato, poiché la città imperiale aveva all’epoca molti anfiteatri. Quanto al culto speciale attribuito al martire nella basilica di San Clemente, in cui una tardiva tradizione vuole precisamente che fosse stato sepolto il grande vescovo di Antiochia, il primo documento che ne parla non risale che, al più, all’inizio del XII sec. e quest’iscrizione, tracciata sotto il mosaico dell’abside, fa menzione soltanto di una piccola reliquia di Ignazio, nascosta nel muro sul quale sarebbe rappresentato il Crocifisso (Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 201-202; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 133):
+ DE • LIGNO • CRVCIS • IACOBI • DENTE • IGNATIIQVE
IN • SVPRASCRIPTI • REQVIESCVNT • CORPORE • CHRISTI
Al nostro santo, la Roma cristiana ha dedicato una chiesetta, oggi non è più esistente, che, secondo taluno, si trovava in Campo Marzio (Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo. Cataloghi ed appunti, Firenze 1927, p. 269), ma che significativamente il noto storico e catalogatore delle chiese romane, Mariano Armellini, non menziona.
Nel 1957, poi, al nostro Santo fu dedicata una chiesa nel quartiere Appio Claudio, sulla via Appia Nuova.
La lettura evangelica (Gv 12, 24-26) è comune, in parte, al sabato prima della domenica delle Palme. Gesù paragona la vita cristiana ad un chicco di grano che, per germogliare, deve prima marcire in terra. Un tale esempio si adatta molto bene alla festa di sant’Ignazio che, ispirandosi precisamente a questa immagine evangelica, e forse anche ad un passo della Didaché, scriveva: «Sono il frumento del Cristo. Ah! possa essere stritolato sotto i denti dei leoni, per diventare un pane bianco».
L’antifona del salmo che si cantava durante la distribuzione della Comunione ricorda l’ultimo grido del martire, quando, ormai imbarcato verso il circo romano, udendo quasi già i ruggiti dei leoni frementi, scrisse «frumentum sum Dei, et per ferarum dentes molar, ut purus panis Christi inveniar»; «Sono il frumento di Dio e, macinato dai denti delle fiere, [possa] diventare un pane puro di Cristo» (ibidem, cap. IV, in PG 5, col. 689A-690A, ora in Id., Lettera ai Romani, cit., p. 39).
Questo grido supremo di Ignazio trovò profonda eco nella Chiesa, tanto che lo ricorda anche sant’Ireneo di Lione, «Quemadmodum quidam de nostris dixit, profiter martyrium in Deum adjudicatus ad bestias: Quoniam frumentum sum Christi, et per dentes bestiarum molar, ut mundus panis Dei inveniar»; «Come ha detto uno dei nostri, condannato alle bestie, a causa della sua testimonianza verso Dio: “Io sono il frumento di Cristo, macinato alla mola dai denti delle bestie, per essere trovato mondo come pane di Dio”» (Sant’Ireneo di Lione, Adversus hæreses libri quinques, lib. V, cap. 28, § 4, in PG 7, col. 1200C-1201A, ora trad. it. e note di Augusto Cosentino (a cura di), Contro le eresie. Smascheramento e confutazione della falsa gnosi, vol. II, Roma 2009, p. 389).

Άγιος Ιγνάτιος ο Θεοφόρος και Ιερομάρτυρας

Martirio di S. Ignazio, Menologio di Basilio II, a. 1000 circa


Cesare Fracanzaro (attrib.), Martirio di sant’Ignazio, XVII sec., Galleria Borghese, Roma

Fabrizio Boschi, S. Ignazio di Antiochia, XVII sec., museo diocesano, Firenze

Pittore cusiano, Martirio di S. Ignazio, XVIII sec., museo diocesano, Novara

Giovanni Domenico Piastrini, Condanna a morte di S. Ignazio da parte di Traiano, XVIII sec., Palazzo Barberini, Roma

Giovanni Triga, Incontro dei SS. Ignazio e Policarpo a Smirne, XVIII sec., Palazzo Barberini, Roma

Pier Leone Ghezzi, Martirio di S. Ignazio, XVIII sec., Palazzo Barberini, Roma


Tomba di sant’Ignazio con busto reliquiario di S. Flavio Clemente, Basilica di San Clemente, Roma

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