La festa
di questo giglio profumato di verginale purezza, in mezzo alle frivolezza di
una corte reale (+ 1483), fu istituita da Paolo V.
La messa è
quella del comune dei Confessori Os justi, come il 23 gennaio per san
Raimondo, ma la prima colletta è propria.
La feste
dei santi re e dei potenti di questa terra ha un pregio ed una bellezza che le
sono proprie, poiché più difficile è la pratica della perfezione cristiana in
un tale stato, cioè in mezzo alle seduzioni delle ricchezze e della gloria,
maggiore è la gloriosa vittoria che il Cristo riporta sui suoi fedeli servi, re
degli uomini, ma servi di Gesù.
Il santo
fu sepolto nella cattedrale di Vilnius e la sua tomba divenne presto meta di pellegrinaggi.
Agli inizi del ‘500, Alessandro VI Borgia concesse l’indulgenza ai visitatori
della cappella dove si trovava la sua tomba, ricordando i molti miracoli a lui
attribuiti.
La causa
ufficiale di canonizzazione iniziò nel 1517 su richiesta del vescovo
francescano Alberto di Vilnius, attivo nel Granducato, e del re Sigismondo II,
fratello del santo. Il papa incaricò mons. Zaccaria Ferreri, suo legato
pontificio, di indagare sulla santità di Casimiro nei luoghi nei quali vi erano
testimonianze della sua vita terrena. Nel 1520, gli atti dell’investigazione
furono trasmessi a Roma, ma andarono poi perduti. Quella che rimase fu una Vita beati Casimiri Confessoris,
scritta dallo stesso Ferreri durante la sua missione in Lituania, in cui si
trova eco della leggenda che voleva che i lituani discendessero dai romani.
Secondo la
tradizione, Casimiro sarebbe stato canonizzato da papa Leone X Medici, ma non è
una notizia sicura, in quanto il papa morì il 1° dicembre 1521 e non è detto
che abbia avuto il tempo di esaminare gli atti inviati dal Ferreri. Che ci sia
stato il processo di canonizzazione o meno, sta di fatto che la diffusione del
culto di Casimiro si interruppe per buona parte del XVI sec., poiché il clima
religioso della Lituania non era favorevole al culto dei santi, in conseguenza
della forte penetrazione protestante che stava coinvolgendo il Paese.
Fu solo
agli inizi del XVII sec. che il culto riprese piede. Nel 1602, Clemente VIII,
con proprio breve, approvava la festa del santo; nel 1604 ebbe inizio il culto
ufficiale del santo, con festeggiamenti solenni a conferma della canonizzazione
avvenuta, per certificare la quale Roma inviò a Vilnius anche uno stendardo con
l’effigie di Casimiro come si usava per le canonizzazioni solenni. Quando si
aprì, in quello stesso anno, la sua tomba si trovò, in una pergamena, una copia
del suo inno «Omni die» (in verità risalente a
san Bernardo) accanto alla sua tempia destra ed il suo corpo rimasto intatto.
La festa
venne inserita nel messale e nel breviario da Paolo V il 7 agosto 1621 con rito
semidoppio (con conseguente riduzione a semplice commemorazione della festa di
san Lucio papa e martire); nel 1636, Urbano VIII proclamò Casimiro patrono
principale della Lituania. Nel 1948, Pio XII promosse il culto di san Casimiro
come patrono speciale dei giovani.
La chiesa
di san Casimiro a Vilnius, la cui costruzione iniziò il 12 maggio 1604, nel
giorno della festa per la canonizzazione, fu il luogo simbolo per
l’affermazione del cristianesimo in Lituania. Proprio per questo suo
riferimento simbolico, fu più volte colpita nel corso dei secoli: nel 1798, le
truppe russe l’adibirono a rifugio dei soldati, mentre nel 1812 i francesi
l’adibirono a deposito. Nel 1831, il governo russo la confiscò e la trasformò
in chiesa ortodossa dedicata a San Nicola e solo nel 1922 fu restituita ai
gesuiti. Ma lo fu per poco: i sovietici nel 1945 destinarono la chiesa del
santo patrono della Lituania a deposito di carta e nel 1962 l’adibirono a Museo
dell’ateismo (Così Claudio Carpini, Storia della Lituania. Identità
europea e cristiana di un popolo, con Prefazione di Franco Cardini, Città Nuova Ed., Roma,
2007, pp. 97-99). Solo nel 1991 fu resa ai cattolici e riaperta al culto del
santo.
Nella
chiesa vi è una curiosa icona del santo con tre mani. In realtà, l’iconografo che creò quest’immagine decise di
cambiare la posizione di una mano, così vi dipinse sopra e ne disegnò una
nuova, ma la precedente riappariva ogni volta che egli vi passava sopra col
pennello per coprirla. Il pittore concluse infine che doveva trattarsi di un
miracolo e lasciò l’immagine con tre mani.
A lui i
lituani attribuiscono due episodi di protezione della loro terra: nel 1518,
quando vinsero contro 60.000 soldati comandati dal ruteno Basilio ed a metà del
‘600 in analoghe circostanze, quando i lituani riuscirono a scacciare i russi e
gli svedesi.
Carlo Dolci, S. Casimiro, XVII sec., Palazzo Pitti, Firenze |
Autore ignoto, S. Casimiro in adorazione del Crocifisso, XVII sec., Museo del Castello reale, Varsavia (Muzeum Zamek Królewski w Warszawie) |
Szymon Czechowicz, S. Casimiro in venerazione della Vergine col Bambino, 1741 circa, chiesa di S. Anna, Cracovia |
Florian Stanisław Cynk, S. Giovanni Canzio istruisce S. Casimiro, 1890, Museo Nazionale, Cracovia |
Florian Stanisław Cynk, S. Casimiro prega alle porte di una chiesa, XIX sec., Museo Nazionale, Cracovia |
Icona di S. Casimiro (con tre mani) posta al di sotto dell’urna del Santo, Cappella di S. Casimiro, Vilnius, Lituania |
Icona di S. Casimiro (con tre mani) senza il rivestimento d'argento |
Massimiliano Soldani Benzi, Reliquiario di S. Casimiro, 1687-88, Museo delle Cappelle Medicee, Firenze |
Nessun commento:
Posta un commento