Il
Vangelo di Matteo, sempre molto sensibile all'ambiente giudaico, riferisce che, il
giorno della Resurrezione, le guardie, che erano state poste a guardia del
sepolcro e che furono tramortite dal timore generato dalla potenza del Risorto,
riferirono ai sommi sacerdoti ed agli anziani quanto era loro accaduto. Questi,
quindi, riunitosi, pur senza negare la realtà della Resurrezione e senza negare
l’attendibilità delle guardie poste a vigilanza del sepolcro (il Vangelo almeno
non lo dice né lo lascia intendere!), nondimeno pensarono bene di corromperle,
offrendo loro una somma di denaro che S. Matteo dice essere stata “buona”, cioè
cospicua. A condizione che diffondessero una versione di comodo: «Dichiarate: i
suoi discepoli sono venuti di notte e l'hanno rubato, mentre noi dormivamo. E
se mai la cosa verrà all'orecchio del governatore noi lo persuaderemo e vi
libereremo da ogni noia» (Matth. XXVIII, 13-14).
In
buona sostanza, i sommi sacerdoti e gli anziani preferirono che si accreditasse
una versione di comodo per la quale le guardie – che pure dovevano montare di
guardia – si sarebbero “addormentate” durante il loro servizio (verosimilmente, per far credere che tutte si fossero addormentate, esse dovevano aver ecceduto nel bere …) e, per giunta,
durante il sonno, stando alla diceria messa in giro dai giudei, si sarebbero fatte sottrarre il corpo di Gesù dal sepolcro.
Insomma, questi soldati avrebbero violato gravemente le consegne ricevute,
facendosi beffare dai discepoli del Nazareno!! In effetti, se fossero
stati i discepoli di questi a trafugare il corpo del Maestro, essi dovevano
essere evidentemente numerosi, cioè in numero tale da poter spostare la grossa
pietra del sepolcro onde entrare nel sepolcro e trafugare il corpo del
Crocifisso! Operazione questa che, se fosse avvenuta, non poteva essere condotta in maniera
silenziosa, tanto da non destare eventuali soldati ipoteticamente pur addormentati
(anche se ubriachi)!
Per
queste plurime violazioni, senz’altro quei militari si sarebbero esposti a gravi
sanzioni, non esclusa la pena capitale.
Di qui
la necessità per i giudei di offrire loro una somma di denaro “buona”. I soldati,
annota l’evangelista, «preso il denaro, fecero secondo le istruzioni ricevute.
Così questa diceria si è divulgata fra i Giudei fino ad oggi» (Matth. XXVIII,
15). Una diceria, evidentemente, poco credibile giacché fondata sull'ipotetica auto-confessione di gravi violazioni dei doveri militari da parte dei soldati posti a guardia
del sepolcro! Una diceria che poteva essere comprata solo a suon di cospicue
somme di denaro.
Circa
le ridicole bugie dei farisei contro la Risurrezione di Cristo
Voi già sapete, o cristiani, che
la notte della domenica in cui risuscitò Gesù Cristo, un angelo discese dal
cielo e, suscitato un grande terremoto e rovesciata la pietra del sepolcro, vi
si assise al di sopra con un aspetto fulminante; sicché le guardie poste dai
Giudei al sepolcro, atterrite a quella vista, restarono tutte come morte. Voi
sapete parimenti che il sepolcro fu poi visitato e rivisitato dalle sante donne
e dai discepoli. […] Dove intanto si trovassero le guardie, l’Evangelio non lo
dice. Esso dice solamente che, partite le donne dal sepolcro, Quae cum abiisent, alcuni soldati della guardia
andarono in città a riferire ai sommi sacerdoti tutto quello che era
avvenuto […] vale a dire riferirono loro non solamente che il terremoto e
l’aspetto minaccioso e terribile dell’angelo li aveva fatti dallo spavento
tramortire, ma inoltre che, rovesciata dall’angelo la pietra del sepolcro, il
corpo di Gesù Cristo non vi si trovava più. […] Ora i sacerdoti, assicurati
così dalle guardie che il corpo di Gesù Cristo tra mezzo a inauditi prodigi era
da sé sparito dal sepolcro, che dovevano essi pensare? Che dovevano fare? Essi
dovevano pensare che Gesù Cristo era veramente risuscitato, come aveva promesso
[…]. Allora fu che i capi de’ Giudei ebbero ben a pentirsi d’aver posta al
sepolcro quella guardia di cui tanto dapprima si gloriavano. O consigli degli
uomini, quanto siete voi ciechi contro i consigli di Dio! Senza quella guardia,
sarebbe stato facile ai capi de’ Giudei il dire che i discepoli avevano rubato
il corpo di Gesù Cristo: ma con quella guardia era loro ben difficile il dirlo
e più difficile ancora il provarlo.
Difatti che cosa far credere al
popolo di quella guardia? Forse che i soldati fossero stati forzati dai
discepoli? Ciò li avrebbe disonorati nel punto per loro delicato della bravura;
ed essi lo avrebbero costantemente negato. Forse ch’essi, quando fu rubato il
corpo di Gesù Cristo, si trovassero tutti addormentati? Ciò era cosa
evidentemente ridicola a dire, ma pur più facile a farla dai soldati attestare.
Per qual mezzo adunque ottenere da loro la testimonianza? Per mezzo del danaro.
Guai, cristiani, infelice danaro! Quanti delitti ha esso mai cagionati nel
mondo! Guai a chi lo dà per render gli altri complici del proprio peccato; e
guai a chi lo riceve per rendersi complice del peccato altrui! […]
L’avarizia era una delle passioni
favorite dei capi de’ Giudei; […] Chiamati pertanto i soldati, i capi de’ Giudei
diedero loro una grossa somma di danaro, pecuniam
copiosam dederunt militibus; ma col patto che andassero dicendo che i
discepoli avevano rubato il corpo di Gesù Cristo mentre essi dormivano, vobis
dormientibus.
Ma qui restava ancora un’altra
difficoltà. Un soldato di guardia che si fosse lasciato prendere dal sonno era
reo di morte. Quei soldati adunque, col dire che si erano tutti addormentati,
si esponevano a pericolo d’esser tutti dal Governatore puniti di morte. Ma in
tal caso i capi de’ Giudei presero sopra di loro stessi tutto questo affare:
essi avrebbero acquietato il Governatore e messi i soldati al coperto d’ogni
pena […]. Quanti delitti, o cristiani, e quanti deliri insieme in tutto questo
procedere dei capi de’ Giudei! Si conosce la verità e si vuol farla passare per
un’impostura; s’inventa un’impostura e si vuol farla passare per una verità; si
fa attestare da guardie corrotte a prezzo d’oro ciò che non possono aver
veduto, si fa dire a queste guardie ciò che le fa ree di morte e se ne promette
loro l’impunità; insomma, purché l’odio contro di Gesù Cristo resti
soddisfatto, si fanno passare per ragionevoli e giuste le assurdità più
ridicole, insieme e le più esecrabili empietà. Tanto è vero, o cristiani, che
le passioni talvolta arrivano a soffocare negli uomini ogni principio di retta
coscienza e insieme di sana ragione.
Preso allora il danaro, i soldati
andarono francamente spacciando la favola ch’era loro stata suggerita, sicut fuerant edocti: e questa favola si divulgò tra i
Giudei e vi fu lungamente creduta: Et divulgatum est verbum istud apud
Judaeos usque in hodiernum diem.
Insensati Giudei! Stupida
credulità! I soldati, posti con tanta gelosia alla guardia del sepolcro, si
sono addormentati tutti; e allo strepito inevitabile fatto per rovesciarne la
pietra non se ne risvegliò neppure un solo; e i discepoli furono quelli che,
rovesciata la pietra, hanno rubato il corpo di Gesù Cristo; e i testimoni
irrefragabili ne sono i soldati, che tutti allora dormivano; e i soldati stessi
sono quelli che pubblicano questo loro fallo degno di morte e fanno sapere a
tutti che i discepoli hanno rubato quel corpo perché essi dormivano; e questi
soldati non si accusano, non son fatti punire, anzi vengono assicurati
dell’impunità, premiati, pagati profusamente; e i discepoli stessi, che per
rubare il corpo di Gesù Cristo hanno infranti i sigilli pubblici e rubando quel
corpo hanno cagionato un errore peggior del primo, un errore che rovescia sino
dai fondamenti tutta la religione giudaica, questi discepoli si lasciano
tranquilli nella città santa, in Gerusalemme, sotto gli occhi del Governatore
insieme e dei sommi sacerdoti, senza perquisizioni, senza minacce, senza
supplizj: ah! veramente mentita est iniquitas sibi,
ps. XXV I, 12; si, cristiani, l’iniquità si smentisce da sé medesima, e la
verità da tutte le parti si manifesta. […]
Divino Gesù, se la favola
inventata contro di voi, dopo risorto, dai capi de’ Giudei e fatta credere al
popolo giudaico ne ha fatti perire tanti tra loro eternamente, ah! non sia così
di noi che crediamo e crediamo di tutto cuore la verità della vostra
risurrezione. Deh! anzi questa fede, animata in noi dalle opere della santa
carità e vincitrice per conseguenza di tutte le nostre passioni, che ce la
potrebbero far perdere, questa fede ci tenga tutti a nostra santificazione e
salute uniti inseparabilmente a voi, per viver tutti con voi la vita della
vostra grazia sulla terra e la vita della vostra gloria nel cielo; vita che, al
pari della vita vostra dopo risorto, sarà per tutti i secoli dei secoli
immortale.
[Brano tratto da un libro del
1837 intitolato Spiegazione pastorale ordinata degli Evangelj,
scritto da Don Francesco Molena]
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