Sembra
quasi di vivere un incubo. Pare realizzarsi il terribile vaticinio di Lutero
contro il Papato e la Chiesa. Egli, seduto in Eisleben (oggi Lutherstadt
Eisleben) alla mensa lautissima dei conti di Mansfeld, tracannando i migliori
vini del Reno e riempiendosi il ventre delle carni di prelibate selvaggine,
beffeggiava grossolanamente sia il Papa sia l’Imperatore sia i monaci; e
sporchi lazzi faceva pure sul conto del diavolo, che aveva sempre nella bocca e
nel cuore: quando, levatosi a un tratto di tavola, andò a scrivere, fra le risa
di tutti i convitati, col gesso su una parete questo verso: Pestis eram
vivus, moriens tua mors ero, Papa (così riferisce, R. P. Raffaele Ballerini S.J. , Chi fosse Martin Lutero,
in La Civ. catt., a. XXXIV, serie XII, vol. IV, 1883, p. 270). Poco
tempo dopo, il 22 febbraio del 1546, egli moriva soffocato dall’asma,
disperandosi per sentirsi derelitto da Gesù Cristo e dannato.
Tuttavia,
quel sinistro vaticinio pesa. Ed è singolare che oggi Roma si chini a questo
funesto personaggio, causa della probabile dannazione di molti popoli!
Per
cui, desta non poco sconcerto che il “predicatore della casa pontificia”, tale
sig. Cantalamessa, si metta ad esaltare – per giunta durante la Predica del
Venerdì Santo – la figura e gli errori di questo eresiarca, dando ad intendere
che la Chiesa ed il suo Magistero avevano, per secoli, smarrito la luce della
verità sul significato della giustificazione e che senza l’opera dell’eresiarca
non l’avremmo riscoperto! C’è davvero da trasecolare.
Ma
cediamo alle debite spiegazioni di P. Morselli sul punto.
Lutero,
Cantalamessa, e la Resurrezione dal modernismo
di don Alfredo Morselli
L’ultima predica del venerdì santo 2016, pronunciata nella
basilica di S. Pietro dal P. Raniero Cantalamessa, contiene affermazioni che
feriscono profondamente il cuore dei buoni cristiani.
Si tratta di un’interpretazione
falsa della dottrina della giustificazione di Lutero, ascrivendo allo stesso
eresiarca un merito, quando invece il suo pensiero in materia è un grandissimo
errore contro la Misericordia divina.
Riporto le gravi affermazioni del
Predicatore della Casa Pontificia:
“…la giustizia di Dio è l’atto mediante il quale Dio rende giusti, a lui graditi, quelli che credono nel Figlio suo. Non è un farsi giustizia, ma un fare giusti. Lutero ha avuto il merito di riportare alla luce questa verità, dopo che per secoli, almeno nella predicazione cristiana, se ne era smarrito il senso. E’ di questo soprattutto che la cristianità è debitrice alla Riforma, di cui il prossimo anno ricorre il quinto centenario. “Quando scoprii questo, scrisse più tardi il riformatore, mi sentii rinascere e mi pareva che si spalancassero per me le porte del paradiso”. Ma non sono stati né Agostino né Lutero a spiegare così il concetto di “giustizia di Dio”; è la Scrittura che lo ha fatto prima di loro…”
Perché queste affermazioni sono
così gravi?
Quando insegno il catechismo ai
bambini della I Comunione, e devo loro spiegare cosa vuol dire che la Grazia ci
fa santi, faccio loro questo esempio:
“Una ricca signora aveva nella sua villa due domestiche: una si chiamava Linda l’altra Polverosa. Quando Polverosa spazzava, non avendo voglia di portare via la sporcizia, la nascondeva sotto il tappeto. Invece Linda puliva a fondo e portava via subito nell’inceneritore lo sporco raccolto. Chi delle due è la domestica migliore?”
I bambini rispondono in coro: “Linda!”
Al che pongo una seconda domanda:
“Secondo voi, quando Gesù ci lava con il suo Sangue nel Battesimo e nella Confessione, distrugge i nostri peccati per davvero, oppure li mette sotto un tappeto, facendo finta di non vederli?”
E i bambini in coro: “Li
distrugge!”
Adesso traduco il tutto per i
lettori “grandi”. Polverosa rappresenta la dottrina della
giustificazione di Lutero, l’imputazione estrinseca della giustizia: secondo
questa teoria (1), il buon Dio non distruggerebbe i peccati dell’uomo, ma gli
imputerebbe - estrinsecamente e arbitrariamente - la sua giustizia; è così il
predestinato (colui a cui è capitato in mano il più fortunato dei gratta
e vinci, nella lotteria del servo arbitrio) si ritrova ad
essere simul iustus et peccator, nello stesso tempo giusto e
peccatore.
La giustificazione dell’uomo si
riduce così ad essere un velo pietoso su un cadavere putrefatto.
Come può permettersi di asserire,
il noto frate cappuccino, che “Lutero ha avuto il merito di riportare alla luce
questa verità”?
Ad errore particolarmente grave,
lo Spirito Santo ha suggerito a suo tempo un formidabile antidoto: il decreto
sulla giustificazione (la Linda dell’aneddoto), promulgato dal
Concilio di Trento, in data 13 gennaio 1547:
“Mediante la libera accettazione
della grazia, l’uomo da ingiusto diventa giusto, da nemico amico, ed erede
secondo la speranza della vita eterna”.
Possiamo e dobbiamo dunque
credere fermamente che il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo, ogni qual
volta gli chiediamo perdono, distrugge radicalmente i nostri peccati,
bruciandoli nel fuoco della fornace ardente della carità del suo Cuore; giacché
una sola goccia del suo Sangue - che pur Egli ha voluto versar tutto quanto ne
scorreva nel suo Corpo -salvum facere totum mundum quit ab omni scelere,
può salvare tutto il mondo (e non solo pochi predestinati), da ogni peccato
(numero, genere, varietà e profondità di radicamento nell’anima).
Questo i cattolici credono;
Lutero non lo ha mai creduto.
Il pensiero di Lutero, tanto
decantato dal P. Cantalamessa, è quanto di più subdolo si possa opporre alla
vera Misericordia di Dio, quasi che questa possa lasciare il peccatore nella sua
miseria, simul obiectum misericordiae et peccator; la vera
misericordia non è quella che semplicemente ha compassione di Maria di Magdala,
ma quella che ha fatto di lei un grandissima santa, avendone cacciato sette
demoni; è quella che ha fatto sì che il ladrone Disma, che aveva riconosciuto
la giustezza del supplizio a cui era sottoposto, entrasse per primo in Paradiso
tra i figli di Adamo; è quella che ha fatto, del soldato che ha colpito - a
nome di tutta l’umanità peccatrice - il Divin Cuore, San Longino...
La radicale sfiducia nella grazia
di chi ha pur fatto del sola gratia la sua bandiera, fa
capolino negli interventi di chi vuole sovvertire la dottrina della Chiesa sull’Eucarestia
e sul matrimonio; si rivede un radicato pessimismo nei confronti di quei
fratelli verso i quali si vorrebbe esercitare la misericordia. Da un lato le
persone con tendenza omosessuale e i divorziati risposati sarebbero soggetti ad
una concupiscenza invincibile - sempre di sapore luterano - giansenista -, per
cui si ha persino paura a proporre loro la Verità di Cristo; dall’altro lato si
dimentica che non c’è più nessuna condanna per coloro che sono di Cristo Gesù,
che cioè la Misericordia di Dio non solo ci accoglie come siamo (lasciandoci simul
iusti et peccatores), ma ci vuole veramente liberare, guarire, bruciare il
nostro stato di peccato... far di noi dei grandi santi.
“Anziché gustarmi il gaudio della
Resurrezione - mi vien da dire - mi ritrovo con le mani in mezzo alla
sporcizia?”
Mi rispondo: “Gesù, attendo in questa
notte non solo la Tua Resurrezione, ma anche quella della tua Chiesa. Lo so che
questa, a differenza Tua, non è mai morta e non può morire; ma come il Tuo
Corpo unito alla Divinità giaceva tutto legato dalle bende, così il Corpo della
Chiesa, pur non esanime, giace come legato dai lacci del modernismo.
Come il Tuo Corpo reale è passato
attraverso le bende, che non lo hanno potuto imprigionare, così il Tuo Corpo
mistico possa svincolarsi oggi dai lacci del modernismo.
Buona Pasqua a tutti!
NOTE
(1) Riprendo qui ampi stralci di
un mio precedente articolo: L’imputazione estrinseca della misericordia.
Fonte: blog MiL, Messa in latino, 27.3.2016
Fonte: blog MiL, Messa in latino, 27.3.2016
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