Nell’approssimarci della festa di S. Giuseppe,
rilancio volentieri quest’articolo di Cristina Siccardi.
San Giuseppe patrono della Chiesa
di Cristina Siccardi
San Giuseppe, che si festeggerà il 19 marzo, è il modello di padre ideale
ed il Patrono della Chiesa. I Vangeli non riportano alcuna sua parola, tuttavia
il suo ruolo è essenziale e non soltanto perché prese su di sé le
responsabilità della Sacra Famiglia, provvedendo al sostentamento e alla difesa
dei suoi membri, ma è essenziale anche per ciò che San Giuseppe rappresenta. I
prologhi di San Matteo e di San Luca, comunemente chiamati «Vangeli dell’infanzia» hanno prima di tutto una portata
dottrinale. Quello di Luca è costruito intorno a Maria Santissima e quello di
Matteo intorno a San Giuseppe.
Nell’annunciazione a Maria Vergine è scritto che la fanciulla era «promessa sposa di un uomo chiamato Giuseppe, della famiglia di
David» (Lc 1, 27). Ancor prima di
presentare la genealogia di Gesù all’inizio del suo ministero, Luca afferma
l’ascendenza davidica di colui che darà un padre e una famiglia al Figlio di
Dio. Matteo si preoccupa di presentare l’origine divina e umana di Gesù,
concepito in Maria Vergine grazie allo Spirito Santo.
Conformemente al diritto giudaico è attraverso suo padre che Gesù
appartiene ad una stirpe e precisamente quella davidica. Anche se la Madonna
fosse stata una discendente di David – fatto che i Vangeli non riportano – Gesù
non sarebbe appartenuto a quella stirpe ed è per questa ragione che l’Angelo lo
chiamò solennemente «Giuseppe, figlio di David!». La
grandezza di Giuseppe, «uomo giusto», occupa
lo spazio dei patriarchi e dei legittimi antenati del Messia: «Ultimo anello della catena e che sembra spezzarla, egli è in
realtà colui che la riallaccia molto più profondamente, non più sul piano della
sola discendenza carnale, ma su quello della fede» (J. Perron, Au fil de l’Evangile, Parigi 1980, p. 28).
Gesù risponde quindi all’attesa secolare d’Israele perché il Messia doveva
essere «figlio di David», di una stirpe maestosa e messianica.
Ma la genealogica di Luca risale più lontano ancora, fino alla prima origine:
Gesù è «figlio di Adamo, figlio di Dio» (Lc 3, 28). È sì carpentiere e insegna il suo
mestiere al Figlio divino, ma nel suo sangue scorre sangue regale. Gesù nasce
sì in una mangiatoia, perché nessuno degli uomini è disposto a dare una degna
dimora al suo arrivo nel mondo, ma Egli, oltre ad essere Figlio di Dio, ha un
padre adottivo che discende da un Re.
È interessante constatare che non si trova nessuna menzione del culto a San
Giuseppe nei calendari liturgici o nei martirologi prima del IX secolo in
Occidente e del X in Oriente, anche se, fin dal VII secolo, si visitava la sua
tomba a Gerusalemme, nella valle di Giosafat. In Occidente il culto appare
nell’XI secolo: un oratorio gli viene dedicato presso la cattedrale di Parma
nel 1074, mentre una chiesa viene costruita in suo onore a Bologna nel 1129.
Nel 1140 diventa patrono secondario della chiesa dell’abbazia benedettina
inglese di Alcester (Warwick). Nel 1254, il signore di Jonville, di ritorno
dalla crociata, fa erigere una cappella nella chiesa di San Lorenzo a
Jonville-sur-Marne e vi pone una reliquia di San Giuseppe. La devozione si
diffonderà proprio grazie alle reliquie portate dalla Palestina: anelli,
bastoni, cinture, mantelli appartenuti al Santo e dislocati un po’ in Italia,
un po’ in Francia.
Nonostante la devozione privata da parte di molti fedeli, il culto pubblico
inizia timidamente soltanto nel XIV secolo con gli ordini mendicanti: i serviti
presero a festeggiare San Giuseppe il 19 marzo. E da questo secolo vengono
poste sotto il suo patronato cappelle, chiese, associazioni, fondazioni. Mentre
nessuno dei grandi predicatori dei primi secoli prese San Giuseppe come tema
omiletico, nel XV secolo si prese a predicare molto su di lui. In Francia, nel
1414, si inizia a celebrare la festa del «fidanzamento di San Giuseppe»,
che sarà autorizzata anche nell’Impero e in Spagna alla fine del XVII secolo.
Nella seconda metà del XIV secolo si divulga la festa del 19 marzo. Santa
Teresa d’Avila propagherà con grande ardore la devozione verso San Giuseppe,
consacrandogli la maggior parte delle sue fondazioni. Nel 1621 papa Gregorio XV
fa del 19 marzo una festa di precetto.
Nel 1638, per la prima volta, viene fondata a Bordeaux una congregazione di
Suore di San Giuseppe. Diversi sovrani pongono i loro territori sotto la sua
protezione: Ferdinando III di Boemia (1655); Leopoldo I del Sacro Romano Impero
(1675); Carlo II di Spagna (1679).
Nel XVIII secolo la devozione a San Giuseppe regredisce per conoscere una
ripresa nel secolo successivo: nascono centri di pellegrinaggio, molte
congregazioni religiose lo prendono per patrono, si fondano riviste per
diffonderne il culto e, allo stesso tempo, prendono vita nuove pratiche
religiose in suo onore.
Si giunge così all’8 dicembre 1870, festa dell’Immacolata, quando il Beato
Pio IX, su richiesta del Concilio Vaticano I, proclama San Giuseppe patrono
della Chiesa cattolica. Recita il decreto su colui che più vicino è ai
moribondi e colui che viene definito nelle litanie «Terror
dæmonum»: «Nella stessa maniera che Dio aveva costituito
quel Giuseppe, procreato dal patriarca Giacobbe, soprintendente a tutta la
terra d’Egitto, per serbare i frumenti al popolo, così, imminendo la pienezza
dei tempi, essendo per mandare sulla terra il suo Figlio Unigenito Salvatore
del mondo, scelse un altro Giuseppe, di cui quello era figura, e lo fece Signore
e Principe della casa e possessione sua e lo elesse Custode dei precipui suoi
tesori.
Di
fatto, egli ebbe in sua sposa l’Immacolata Vergine Maria, dalla quale nacque di
Spirito Santo il Signor Nostro Gesù Cristo che presso gli uomini degnossi di
essere riputato figlio di Giuseppe, e gli fu soggetto. E Quegli, che tanti re e
profeti bramarono vedere, Giuseppe non solo Lo vide, ma con Lui ha dimorato e
con paterno affetto L’ha abbracciato e baciato; e per di più ha nutrito
accuratissimamente Colui che il popolo fedele avrebbe mangiato come pane
disceso dal cielo, per conseguire la vita eterna. Per questa sublime dignità,
che Dio conferì a questo fedelissimo suo Servo, la Chiesa ebbe sempre in sommo
onore e lodi il Beatissimo Giuseppe, dopo la Vergine Madre di Dio, sua sposa, e
il suo intervento implorò nei momenti difficili. Ora, poiché in questi tempi
tristissimi la stessa Chiesa, da ogni parte attaccata da nemici, è talmente
oppressa dai più gravi mali, che uomini empi pensarono avere finalmente le
porte dell’inferno prevalso contro di lei, perciò i Venerabili Eccellentissimi
Vescovi dell’universo Orbe Cattolico inoltrarono al Sommo Pontefice le loro
suppliche e quelle dei fedeli alla loro cura commessi chiedendo che si degnasse
di costituire San Giuseppe Patrono della Chiesa Cattolica».
Il 7 Luglio 1871 il Decreto Inclytum Patriarcam riconobbe
a San Giuseppe il diritto ad un culto superiore a quello degli altri Santi,
compreso San Pietro. Con allocuzione del 28 marzo 1878 Pio IX pose il
Pontificato sotto la protezione di San Leone XIII, nell’Enciclica Quamquam Pluries del 15 Agosto 1889, per la festa
dell’Assunta, espose la dottrina su San Giuseppe e lo propose modello e
avvocato di tutte le famiglie cristiane: «Giuseppe fu il custode,
l’amministratore e il difensore legittimo e naturale della divina famiglia».
Mentre la teologia sulla Madonna, la Mariologia, ha avuto
ampi sviluppi nel corso dei secoli, non così la teologia su San Giuseppe, la Giosefologia. Invece di soffermarsi sul deleterio
ecumenismo, sarebbe molto più gradito a Dio e molto più vantaggioso per tutti,
pregare, riflettere e studiare il Patrono della Chiesa, nonché il modello e
l’avvocato delle famiglie, molte delle quali cristiane non sono più, ma con un
suo intervento potrebbero ritornare ad esserlo. Joseph justissime, castissime, prudentissime, fortissime, domesticæ vitæ
decus… ora pro nobis.
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