Un interessante contributo per comprendere la figura oscura e sulfurea del
XVI sec. di Giordano Bruno, che già la Chiesa aveva avuto modo di stigmatizzare
con il magistero di Leone XIII nell’allocuzione Amplissimum collegium
del 24 maggio 1889 e nell’enciclica Quod nuper del 30 giugno 1889, nel
quale papa Pecci lo definiva «doppiamente apostata, convinto eretico».
Un paio di cose che non si dicono mai
di Giordano Bruno, il mago
di Giordano Bruno, il mago
di Giovanna Jacob
Osannato dalla
pubblicistica laicista, fu occultista, misogino e antisemita. Ma oggi è
esaltato per un’unica ragione: era contro la Chiesa cattolica
Caro direttore, sul
numero di Repubblica dell’8 marzo 2016,
oltre agli inevitabili e scontati articoli sul quanto mai generico tema
“donna”, troviamo un lungo articolo su Giordano Bruno firmato da Corrado Augias
(“Revival Bruno martire del pensiero”).
C’è forse qualche legame fra il vecchio eretico cinquecentesco, cui i massoni
dedicarono una statua in campo de’ Fiori a Roma, e il tema dei diritti delle
donne? Più che altro, io credo che ci sia un legame di causa effetto fra la
propaganda anti-cattolica, che esalta gente come Giordano Bruno, e il
progressivo peggioramento della condizione della donna in Occidente. Mentre i
giornali della sinistra al caviale rilanciano ininterrottamente tutte le
leggende nere contro la Chiesa inventate dagli illuministi, le libere donne
occidentali, in aree sempre più vaste d’Europa, cominciano ad avere paura ad
uscire di casa. Infatti le strade sono piene di portatori di
belle-culture-altre secondo cui le donne sono solo oggetti o meglio bestiame di proprietà degli uomini.
Se perdiamo un gioiello in una strada affollata, sappiamo che non lo troveremo
mai più: qualcuno lo avrà sicuramente trovato e se ne sarà sicuramente
appropriato senza rischiare una denuncia per furto. Analogamente i portatori di
belle-culture-altre pensano che, se trovano per strada una donna “incustodita”,
possono approfittarsi di lei senza rischiare conseguenze legali (non sfugga che
la polizia tedesca ha ammesso che non riuscirà mai ad identificare e punire gli
autori degli stupri di Capodanno).
Le donne sono
soggetti, non oggetti di proprietà, solo all’interno dell’Occidente.
Storicamente, le donne hanno cominciato ad essere persone solo nel momento in
cui quell’uomo in Palestina si fermò a parlare con una donna, irritando i suoi
discepoli: «Si meravigliavano che stesse a parlare con una donna». Di sua madre
si dice che è “Madre di Dio”, della sua Chiesa si dice che è sua “Sposa”. Da
Cristo e dalla sua Sposa nacque la civiltà occidentale, che si è radicata in
Europa, in America e da qualche altra parte. Ma poco più di due secoli fa, gli
intellettuali occidentali hanno cominciato a calunniare la madre
dell’Occidente, la loro madre. I libri di storia descrivono i cristiani dei
secoli passati come un branco di ignoranti superstiziosi assetati di sangue (mentre
descrivono i musulmani dei secoli passati come dei tolleranti e pacifici
cultori della scienza e delle arti). Convinta che il cristianesimo sia dunque
una religione orribile, la gente finisce per credere che qualunque altra
religione debba per forza essere migliore di quella cristiana. E così permettono
ai portatori di belle-religioni-altre e belle-culture-altre che degradano la
donna ad oggetto (per tacere d’altro) di invadere l’Occidente senza colpo
ferire.
Riepilogando, non si
può esaltare l’emancipazione della donna ed allo stesso tempo esaltare Giordano
Bruno ossia denigrare la Chiesa. Oltretutto, nel suo lungo articolo Corrado
Augias avrebbe potuto anche riferire, tanto per restare in tema con l’8 marzo,
che il vecchio eretico riteneva che le donne fossero delle creature inferiori,
idiote e ripugnanti (e tuttavia il brav’uomo, che si era pure fatto domenicano
e sacerdote, non disdegnava di prendersi piacere, con e senza compenso, con
quante più idiote ripugnanti possibili). Dopo averci spiegato che in un’opera (De l’infinito universo e mondi) Bruno ipotizza che
nell’universo ci siano innumerevoli pianeti come il nostro, Augias avrebbe
potuto anche fare presente, per completezza, che in un’altra opera (De Vinculis) Bruno descrive una serie di pratiche
magiche, da lui personalmente testate, che permetterebbero di piegare le persone
alla propria volontà: «Ritmi e canti che racchiudono efficacia grandissima,
vincoli magici che si realizzano con un sussurro segreto…»
Convinto di avere i
poteri necessari per dominare le forze della natura, Bruno propagandava una
religione magico-pagana di sua invenzione… Ma insomma, Augias e i quaranta
autori dello studio di cui parla nel suo articolo (Giordano Bruno. Parole,
concetti e immagini, Edizioni della Normale di Pisa) sono davvero
sicuri che Bruno fosse quel precursore del moderno pensiero scientifico di cui ci
parlano? Anche fingendo di ignorare le sue formule magiche, la tesi esposta in De l’infinito universo e mondi non è che sia poi
tanto in linea con le scoperte della scienza moderna. Se Bruno credeva che
l’universo avesse una estensione infinita e una durata infinita, invece la
scienza moderna ha dimostrato che l’universo ha avuto un inizio (il Big Bang),
avrà una fine ed ha pure una estensione precisa. Se la tesi dell’infinità e
dell’eternità dell’universo (che peraltro Bruno prende da Averroè) esclude la
creazione divina, invece il Big Bang, se non lo esclude, perlomeno mette in
difficoltà l’ateismo sistematico.
E sono sicuri Augias
e gli altri quaranta, come i ladroni, che Bruno non piaceva agli inquisitori
perché era troppo avanti per i suoi tempi? Mah. Per farla breve, nel 1591 Bruno
soggiornava a casa del nobile Mocenigo, a Venezia. Quando si accorse che quello
strano domenicano esercitava oscure pratiche magiche in casa sua (e forse se la
faceva pure con sua moglie), Mocenigo consegnò Bruno all’inquisizione di Venezia,
che a sua volta lo consegnò all’inquisizione di Roma (il Sant’Uffizio), che lo
mise subito sul banco degli imputati. Presieduto da Bellarmino, il processo a
Bruno durò quasi dieci anni. Gli inquisitori erano dell’idea che, una volta terminato
il processo, sarebbe bastato rinchiudere l’ex domenicano in un qualche sperduto
convento domenicano per renderlo inoffensivo e indurlo al ravvedimento. Ma
quando un compagno di cella del Bruno riferì loro qualche oscuro segreto che
gli era stato confidato dal mago stesso, Bruno fu consegnato precipitosamente
al “braccio secolare” (la giustizia civile), che gli inflisse la pena del
fuoco.
Non sappiamo di quali
sconvolgenti segreti fosse a conoscenza il compagno di cella di Bruno. Quello
che sappiamo è che Bruno fantasticava da tempo di soggiogare il Papa con le sue
formule magiche, prenderne il posto e sostituire la religione cristiana con la
sua religione magico-pagana in tutti i territori della Chiesa. In effetti, egli
faticava a nascondere il suo odio per Cristo (cui rivolgeva continuamente
terribili bestemmie), per i cristiani e pure per gli ebrei (che in un’opera
chiama «escrementi d’Egitto»). Probabilmente gli inquisitori pensavano che, se
fosse stato lasciato libero di propagandare la sua strana religione, Bruno
avrebbe potuto anche trovare dei seguaci e, con loro, svolgere delle attività
sovversive contro la Chiesa. In un’epoca in cui i cattolici e i protestanti se
la davano di santa ragione in tutta Europa, la priorità degli inquisitori era
di spegnere tutti i focolai di nuove, possibili guerre di religione.
Bruno appariva
particolarmente pericoloso agli inquisitori soprattutto perché aveva avuto dei
contatti con Elisabetta d’Inghilterra, una tiranna spietata che nel suo regno
aveva messo la fede cattolica fuori legge e perseguitava quanti volevano
rimanere fedeli al Papa. Si dice che, se ne avesse avuto la possibilità, non
avrebbe esitato ad organizzare una spedizione militare contro Roma.
Augias ovviamente
evita di menzionare uno dei più importanti studi su Bruno apparsi negli ultimi
decenni: Giordano Bruno e il mistero dell’ambasciata (Garzanti
nel 1991) di John Bossy, grande storico britannico recentemente scomparso.
Sbarcato a Londra il 7 aprile del 1583, il mago italiano riuscì ad entrare rapidamente
nelle grazie della regina Elisabetta, grande appassionata di magia e di
occultismo. Il 20 aprile del 1583 Sir Francis Walshingham, capo dei servizi
segreti di sua maestà britannica, ricevette la prima di una serie di
informative provenienti dalla casa dell’ambasciatore francese De Castelnau, che
aiutava di nascosto alcuni cattolici inglesi a svolgere attività contro la
regina. Guarda caso, calligrafia del misterioso autore delle informative appare
identica alla calligrafia del Bruno. E guarda caso Bruno in quella casa
svolgeva attività di sacerdote e confessore. Probabilmente, i dissidenti
cattolici che bazzicavano per l’ambasciata si lasciavano sfuggire molti
dettagli sulle loro attività sovversive nel confessionale, dove ad ascoltarli e
prendere nota c’era un traditore. Dunque Bruno, prima di essere lui stesso
tradito dal compagno di cella, aveva tradito molte persone, violando il segreto
del confessionale. Per effetto delle delazioni del Bruno, il cattolico Francis
Trockmorton fu arrestato, atrocemente torturato e condannato a morte, mentre e
lo stesso ambasciatore De Castelnau fu espulso dall’Inghilterra e finì in
rovina. Oltretutto, girava voce che in gioventù Bruno avesse commesso un
omicidio. C’era proprio bisogno di innalzare un monumento ad un simile
individuo, pace all’anima sua?
Se la poco edificante
storia di Giordano Bruno ci insegna qualcosa, è che per avere buone possibilità
di essere esaltati sui libri di storia non è necessario dare contributi fondamentali
al progresso dell’umanità: basta essere contro la Chiesa. Dal momento che la
Chiesa è madre della civiltà occidentale (tutti i valori occidentali coincidono
con i valori cristiani), l’odio verso la Chiesa finisce per distruggere negli
occidentali la volontà di difendere la loro civiltà dalla barbarie. A scuola ci
insegnano che il cristianesimo è una religione maschilista e intanto le strade
si riempiono molestatori e violentatori che professano un’altra religione. A
scuola insegnano che i crociati erano dei criminali e intanto i tagliagole si
avvicinano a Roma. Per questo bisogna combattere con ogni mezzo le leggende
nere contro la Chiesa.
Il problema è che i
cattolici non solo non combattono contro le leggende nere ma le credono vere.
D’altra parte, sono intimoriti dalla continue richieste di scuse avanzate dagli
anticattolici: “Dovete chiedere scusa, ve lo ordina il Papa!”. Ai pochi
cattolici che smettono di chiedere scusa e cercano di dimostrare che non c’è
molto di cui chiedere scusa, dicono: “Stai disobbedendo al Papa, stai peccando
di orgoglio!” In realtà, chiedendo pubblicamente scusa per gli errori commessi
dai cattolici nel corso della storia, papa Giovanni Paolo II non intendeva
confermare le leggende nere contro la Chiesa, al contrario: invitava le persone
a rendersi conto che i meriti della Chiesa sono molto più numerosi delle colpe
dei singoli cattolici.
I cattolici devono
capire che combattere contro le leggende nere non significa difendere il
proprio orgoglio, ma salvare la verità. Continuare a chiedere scusa e a porgere
l’altra guancia non è umiltà: è connivenza con le menzogne che tengono la gente
lontana dalla fede. “Se la Chiesa ha compiuto tutti questi crimini”, pensa
infatti la maggior parte della gente, “allora la Chiesa non può essere divina”.
“Se il cristianesimo è tanto oscurantista”, pensa, “allora l’islam non può che
essere migliore”.
Infine, le leggende
nere allontanano i cattolici stessi dalla Chiesa. Convinti che, nei secoli
passati, i cattolici non abbiano fatto altro che commettere crimini contro
l’umanità, i cattolici di oggi distinguono fra Chiesa del presente e Chiesa del
passato e chiedono alla prima di ripudiare la seconda, come se la prima e la
seconda non fossero una. E cominciano a sognare una Chiesa senza passato, senza
storia, senza cultura, senza tradizione, senza autorità, senza gerarchia che si
tiene rigorosamente alla larga dal “fango” della politica, dell’economia e
della storia. In sostanza, sognano una Chiesa senza corpo. Ma la Chiesa deve
prendere corpo e camminare sulle fangose strade della storia umana. Cristo si è
infatti incarnato e l’ha presa in sposa.
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