Nella domenica del Buon Pastore rilanciamo volentieri
questo contributo di Cristina Siccardi.
Philippe de Champaigne, Il Buon Pastore, XVII sec., Musée des Ursulines, Mâcon |
Philippe de Champaigne, Il Buon Pastore, XVII sec.,1650-60, Musée des Beaux-arts, Tours |
Jean-Baptiste de Champaigne, Il Buon Pastore, 1650 circa, Palais des Beaux-Arts, Lille |
Bartolomé Esteban Pérez Murillo, Il Buon Pastore, 1660 circa, museo del Prado, Madrid |
Seguace del Murillo, Il Buon Pastore, XVII sec., collezione privata |
Pedro Ruiz González, Il Buon Pastore, 1693, museo del Prado, Madrid |
Cristóbal García Salmerón, Il Buon Pastore, XVII sec., museo del Prado, Madrid |
Vicente López Portaña, Il Buon Pastore, 1801, Museo de Bellas Artes San Pio V, Valencia |
Erzsebet Hikady, Il Buon Pastore, 1950 circa, collezione privata |
Il giubileo del perdono di Notre-Dame du Puy
di Cristina Siccardi
La scorsa settimana abbiamo parlato delle Sacre Spine di Bari e di Andria,
che il 25 marzo, contemporaneamente giorno dell’Annunciazione e del Venerdì
Santo, hanno dato segni di vita: una ha trasudato sangue, dal quale di scorgeva
un volto di uomo, l’altra ha gemmato di bianco.
Nello stesso giorno un’altra Spina è miracolosamente divenuta viva, quella
custodita nella parrocchia di San Giovanni Bianco (Bergamo). Non accadeva dal
1932 (nel 2005, infatti, nella coincidenza delle due date, il miracolo non si era
verificato) e prima ancora dal 1598. Fatto, quindi, rarissimo.
Ha dichiarato il Vescovo Francesco Beschi ai fedeli: «Care sorelle e cari fratelli, la venerazione della reliquia della
Sacra Spina, custodita nella chiesa e dalla comunità parrocchiale di San
Giovanni Bianco, si è storicamente alimentata ad un particolare segno, chiamato
“fioritura”, che si verificherebbe in occasione della coincidenza del 25 marzo,
solennità dell’Annunciazione di Maria, con la celebrazione del Venerdì Santo.
Con grande gioia posso annunciare che il segno si è manifestato».
Nelle fotografie è possibile notare germogli così turgidi e carnosi da dare
l’idea che siano pronti a fiorire, davvero impressionante.
Questo segno manifesta che Cristo Risorto è particolarmente presente in
questi tempi di colossale corruzione spirituale e morale: dissolvenza della
Fede dentro e fuori la Chiesa, che si unisce ad un ripudio dei principi e dei
valori fondanti l’esistenza. Se da un lato Satana e gli spiriti maligni «si aggirano per il mondo a perdizione delle anime» con
assordante schiamazzo distruttivo e grande favor pubblico,
dall’altro, nel silenzio costruttivo, Cristo Vivo opera e, allo stesso tempo,
dà sostegno e coraggio a chi si avvede dei suoi richiami. Tempo di Grazia,
dunque, perché «laddove è abbondato il peccato, ha
sovrabbondato la Grazia» (Rm 5, 20).
E la Grazia ha dei percorsi ben precisi in Europa, il cui tessuto sociale
ha perso la sua aderenza cristiana, ma le sue strade no, ricche come sono di
Arte cristiana, la quale custodisce Tesori cristiani, miracoli cristiani,
reliquie cristiane, apparizioni cristiane, come a Le Puy en Velay (Alta Loira),
in Francia, dove quest’anno si celebra il XXXI Giubileo de «Le Grand Pardon de Notre-Dame du Puy»: proprio in
questo Santuario si celebra la coincidenza dell’Annunciazione e del Venerdì
Santo. Secondo la Tradizione, nel luglio del 47 la Vergine Santissima apparve
sul Monte Anis ad una donna, Vila, guarendola da una grave malattia e due
secoli dopo la Madonna riapparve nello stesso luogo ad una paralitica e la
sanò. La cappella originaria venne, nel corso dei secoli, trasformata
nell’attuale Santuario.
Fu Papa Giovanni XVI ad istituire nel 992 il primo Giubileo du Puy al fine
di onorare la Madre di Dio e ricordare il nostro riscatto grazie a Dio fatto
uomo, morto sulla Croce per la remissione dei nostri peccati. Incarnazione e
Redenzione. Questo Giubileo di Le Puy coinciderà anche con il 300° anniversario
della morte di Louis-Marie Grignon de Montfort, apostolo della devozione
mariana e legato da grande devozione alla Cattedrale di Le Puy. La statua di
Notre-Dame de France, che domina il Santuario, ricorda tutte le grazie private
e pubbliche concesse alla nazione blu bianca rossa nel corso dei secoli. La
bellissima preghiera della «Salve Regina» fu
composta da Ademar de Monteil, Vescovo di Puy e venne cantata per la prima
volta proprio in questa Cattedrale il 15 agosto 1096, nei giorni che avviarono
la prima Crociata.
Una grande scalinata (134 gradini) conduce alla cattedrale in stile
romanico; essa presenta influenze diverse, riconducibili all’Oriente e alla
Spagna moresca. Il coro della cattedrale poggia direttamente su un alto
spuntone roccioso. Sull’altare maggiore si trova la Vergine Nera, una statua
che sostituisce una precedente effigie bruciata durante la Rivoluzione Francese
(1794). Le Puy era una città molto importante nel mondo cristiano del primo
millennio: «Via Podiensis», uno dei percorsi di Saint-Jacques de
Compostelle.
Dall’alto del picco roccioso Corneille, la Statua della Madonna di Francia
(alta 38,7 m e del peso di 835 tonnellate) domina la città; fu scolpita da
Jean-Marie Bonnassieux, ricavando il ferro della fusione di 213 cannoni,
offerti dal generale Pélissier, vincitore della guerra di Crimea (1860). Il monumento
rappresenta la Santa Vergine nell’atto di indicare la città a Gesù perché la
benedica.
Ma torniamo in Italia, dove si sta svolgendo, a Cagliari, una mostra molto
importante, dal titolo In Hoc Signo. La mostra,
allestita nella Fondazione Banco di Sardegna (via Salvatore da Horta 2) è
dedicata all’Ardia e a «San Costantino», infatti in questo territorio
l’Imperatore romano è venerato come Santo, così come accade per la Chiesa
bizantina. L’Ardia è una manifestazione tradizionale che si tiene a Sedilo il 6
e 7 luglio di ogni anno e consiste in una rituale processione a cavallo con tre
tappe finali di corsa per raggiungere il Santuario dedicato a Costantino I
(localmente denominato Santu Antinu).
Vittorio Sgarbi è il curatore della mostra. Lo storico dell’Arte il 24 marzo
u.s. ha dedicato, a ridosso della strage di Bruxelles, la sua striscia
settimanale di Virus suRai2 proprio alla mostra In Hoc Signo poiché: «Quel segno della croce è il
simbolo anche per l’arte contemporanea esposta a Cagliari, della consapevolezza
della nostra civiltà cristiana» e, intervistato da Paolo Curelli
della testata La nuova Sardegna (3 aprile
2016) ha affermato: «In hoc signo vinces rappresenta, ora più che
mai, la forza dello spirito (…) Ancora una volta “non possiamo che dirci
cristiani” e ritrovarci nel simbolo del crocifisso. La costituzione europea non
afferma le nostre radici cristiane, più volte evocate da diversi pontefici, ma
il cristianesimo è presente in ogni nostra città, mentre siamo ormai arretrati
da questa posizione in una indifferenza che è contraddetta dalla nostra arte e
dalla nostra storia. La croce vessillo di Sant’Antine, l’imperatore Costantino
I, è la vera croce ritrovata da sua madre Sant’Elena (…) Costantino rappresenta
la vittoria, militare, politica ma anche culturale. L’imperatore che evita il
disfacimento dell’impero fondando Costantinopoli e che, infine, fa trionfare il
cristianesimo con l’editto di Milano del 313 facendolo diventare istrumentum
regni».
In questa mostra è esposta, fra le altre, un’opera del Maestro Giovanni
Gasparro, pittore pluripremiato, di Fede cattolica, dal titolo In hoc signo vinces – Il sogno di Costantino,
un vero e proprio capolavoro. Memore della visione pittorica di Piero della
Francesca negli affreschi con le Storie della Vera Croce della Basilica aretina
di San Francesco, l’artista ha ambientato la scena in un notturno, all’interno
della tenda del campo di battaglia.
Rinunciando all’iconografia del sogno, egli ha optato per la visione:
l’imperatore è folgorato estaticamente dal simbolo abbagliante della Croce di
Cristo, sormontata dal Chrismon, il Chi Rho, monogramma cristologico: XP sono le prime due
lettere della parola greca Χριστός, Christòs,
monogramma che venne ripreso sul labaro, lo stendardo militare imperiale, per
espresso volere di Costantino che, come scrive Gasparro nella nota esplicativa
al suo dipinto: «sposò virilmente l’opzione monoteista
cristiana quando ancora non era giunto a Roma per la Battaglia di Ponte Milvio
contro Massenzio. Apparvero a lui ed all’intero esercito, un incrocio di luci
che sormontava il sole e la scritta ἐν τούτῳ νίκα, e Cristo stesso, nella notte successiva, gli avrebbe
indicando in sogno, di usare il medesimo simbolo come vessillo in battaglia.
Costantino seguì quell’indicazione che si
rivelò foriera di vittoria, tanto da spingere l’imperatore a
legittimare il culto dei cristiani con l’editto epocale di Milano».
Nell’opera Costantino è sveglio, pienamente cosciente della visione. «È seminudo perché disarmato nel “subire” la visione della Croce di
Gesù. Ho inteso fondere i due episodi storici
dell’apparizione del Chi Rho all’esercito ed il sogno
notturno». La luce che si diparte dalla Croce, squarciando le
tenebre della notte, è «per me allusione strumentale a
sottendere la luce della Grazia divina che vince le tenebre del peccato e della
morte. L’alba del Cristianesimo nell’Occidente romano, ha avuto questo
carattere. Di lì è nata la nostra Civiltà. Il piccolo bacile argenteo posto sul
triclinio (la cui foggia è dedotta dai coevi esemplari pompeiani) è simbolo
dell’accettazione del messaggio evangelico (forma del bacile concava, quindi
accogliente), nonché la rifrazione e promanazione dello stesso messaggio al mondo,
anche per merito di Costantino (allo stesso modo in cui l’argento riflette,
come uno specchio, la luce emanata dalla Croce-Chrismon)».
Così, mentre le croci spariscono dalle scuole, dagli uffici pubblici, dalle
chiese di moderna e apostatica fattura, e dai cuori della gente, le Sacre Spine
sanguinano, gemmano, sono in potenza di fiorire, intanto la Tradizione avanza
nel silenzio delle anime in orazione, nelle Sante Messe, sempre più diffuse, in Vetus Ordo, negli scritti come nel passa parola; e ci
sono pittori di fama internazionale che dipingono magistralmente, al servizio
della vera Arte e del vero Cattolicesimo. Come «In hoc signo vinces»
(«Con questo segno vincerai») valse per Costantino, allo
stesso modo varrà per i credenti in Cristo.
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