Nella festa del Santo protomartire
cappuccino Fedele da Sigmaringen, rilancio questo schietto ed interessante
contributo di Ettore Gotti Tedeschi.
Paolo Pilaia, Martirio di S. Fedele, 1729-39, British Museum, Londra |
Martin Engelbrecht, Effige dell'allora beato Fedele da Sigmaringa, 1720-50, Wellcome Collection, Londra |
La corruzione del
matrimonio è la fine della società
di Ettore Gotti
Tedeschi
Nella Genesi si legge che Dio
creò maschio e femmina affinché fossero una sola carne. L’uomo
conseguentemente non dovrebbe osare separare ciò che Dio ha
congiunto. Cristo successivamente riconferma l’unità e
indissolubilità del matrimonio, come stabilito nella Creazione. Gesù Cristo fu
piuttosto chiaro con i suoi discepoli quando dichiara l’unità e
indissolubilità del matrimonio: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa
un’altra, commette adulterio…”.
Come può esser diventato
possibile per un cristiano mettere in discussione le proprietà naturali del matrimonio se vuole continuare a seguire e imitare Cristo? Anche la
Chiesa (naturalmente) ha sempre confermato con fermezza la dottrina di indissolubilità
del matrimonio. Chi prende atto che è difficile o impossibile ai giorni nostri,
per un cattolico, legarsi ad una persona per tutta la vita, rifiutando
così l'indissolubilità del matrimonio cristiano e deridendo la fedeltà
coniugale, invece di esser capito e scusato, andrebbe pertanto “costretto”
misericordiosamente a fare gli esercizi spirituali di S. Ignazio (quelli di un
mese!). Ciò al fine di convincerlo della definitività dell’amore coniugale, che
ha proprio in Cristo la sua forza e il suo fondamento (Ef, 5-25).
Detta indissolubilità infatti si
fonda sul disegno di Dio, manifestato
nella Rivelazione, dove Dio stesso vuole e dona l’indissolubilità
matrimoniale come frutto, segno ed esigenza, dell’amore assolutamente
fedele che Dio stesso ha per la creatura umana e che Gesù vive verso la
Sua Chiesa stessa (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio). Questo
vincolo che solo la morte può sciogliere è immagine di quello che esiste tra
Cristo ed il Suo Corpo Mistico.
È proprio in questo secolo di degrado
morale e dottrinale, di dissoluzione dei valori
cristiani, che è necessario far conoscere e comprendere la rilevanza della
dignità e stabilità matrimoniale: la salute morale oggi è assolutamente legata
alla salute del matrimonio perché è la corruzione del matrimonio a decretare la
fine certa della società. Ergo, è incomprensibile che,
direttamente o indirettamente, si permetta di mettere in discussione
il sacramento del matrimonio.
Gesù Cristo ha elevato il
matrimonio a dignità sacramentale e da quel momento il matrimonio si inserisce nel divino oltreché
nell’umano. Gesù Cristo propone poi anche un ideale superiore alle mete di
perfezione umana trasformando il matrimonio in vocazione soprannaturale. Infatti
la prima realtà che Cristo santifica fu proprio il (suo stesso) focolare
domestico, la Sua Famiglia. E nella Sua Famiglia Gesù indica la famiglia
cui identificarsi, esempio e fondamento della società umana, dove la Famiglia
prende una dimensione sacra, dove i genitori prendono una missione “sacerdotale”
(S. Tommaso) nella famiglia che va nutrita corporalmente,
intellettualmente e spiritualmente. E ciò si realizza (solamente) con il
sacramento del matrimonio, indissolubile.
San Marco nel suo Vangelo ci
ricorda la provocazione dei farisei a Gesù contrapponendogli la legge mosaica sul ripudio della moglie o
marito. Gesù spiega che Mosè aveva dovuto consentire al divorzio a causa
della immaturità del popolo. Ma alla fine dell’esilio i profeti avevano già
riprovato il divorzio. (Ml 2, 13-16). Scrive appunto il profeta Malachia
(Ml 2, 13-16) rimproverando i sacerdoti infedeli di cui Dio non accetta le
offerte: “Mi domandate il perché? Ecco la ragione: il Signore è testimone fra
te e la donna verso la quale sei stato infedele, eppure era la tua compagna, la
donna della tua alleanza. Non li ha fatti Dio in un solo essere, carne e
soffio di vita? E quest’unico essere a cosa tende se non a una posterità data
da Dio? Se alcuno per odio la ripudia, copre di ingiustizia la sua veste,
dice il Signore...”.
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