domenica 24 aprile 2016

La corruzione del matrimonio è la fine della società

Nella festa del Santo protomartire cappuccino Fedele da Sigmaringen, rilancio questo schietto ed interessante contributo di Ettore Gotti Tedeschi.



Paolo Pilaia, Martirio di S. Fedele, 1729-39, British Museum, Londra

Martin Engelbrecht, Effige dell'allora beato Fedele da Sigmaringa, 1720-50, Wellcome Collection, Londra

La corruzione del matrimonio è la fine della società

di Ettore Gotti Tedeschi

Nella Genesi si legge che Dio creò maschio e femmina affinché fossero una sola carne. L’uomo conseguentemente non dovrebbe osare separare ciò che Dio ha congiunto. Cristo successivamente riconferma l’unità e indissolubilità del matrimonio, come stabilito nella Creazione. Gesù Cristo fu piuttosto chiaro con i suoi discepoli quando dichiara l’unità e indissolubilità del matrimonio: “Chi ripudia la propria moglie e ne sposa un’altra, commette adulterio…”.

Come può esser diventato possibile per un cristiano mettere in discussione le proprietà naturali del matrimonio se vuole continuare a seguire e imitare Cristo? Anche la Chiesa (naturalmente) ha sempre confermato con fermezza la dottrina di indissolubilità del matrimonio. Chi prende atto che è difficile o impossibile ai giorni nostri, per un cattolico, legarsi ad una persona per tutta la vita, rifiutando così l'indissolubilità del matrimonio cristiano e deridendo la fedeltà coniugale, invece di esser capito e scusato, andrebbe pertanto “costretto” misericordiosamente a fare gli esercizi spirituali di S. Ignazio (quelli di un mese!). Ciò al fine di convincerlo della definitività dell’amore coniugale, che ha proprio in Cristo la sua forza e il suo fondamento (Ef, 5-25).

Detta indissolubilità infatti si fonda sul disegno di Dio, manifestato nella Rivelazione, dove Dio stesso vuole e dona l’indissolubilità matrimoniale come frutto, segno ed esigenza, dell’amore assolutamente fedele che Dio stesso ha per la creatura umana e che Gesù vive verso la Sua Chiesa stessa (Giovanni Paolo II, Familiaris Consortio). Questo vincolo che solo la morte può sciogliere è immagine di quello che esiste tra Cristo ed il Suo Corpo Mistico.

È proprio in questo secolo di degrado morale e dottrinale, di dissoluzione dei valori cristiani, che è necessario far conoscere e comprendere la rilevanza della dignità e stabilità matrimoniale: la salute morale oggi è assolutamente legata alla salute del matrimonio perché è la corruzione del matrimonio a decretare la fine certa della società. Ergo, è incomprensibile che,  direttamente o indirettamente, si  permetta di mettere in discussione il sacramento del matrimonio.

Gesù Cristo ha elevato il matrimonio a dignità sacramentale e da quel momento il matrimonio si inserisce nel divino oltreché nell’umano. Gesù Cristo propone poi anche un ideale superiore alle mete di perfezione umana trasformando il matrimonio in vocazione soprannaturale. Infatti la prima realtà che Cristo santifica fu proprio il (suo stesso) focolare domestico, la Sua Famiglia. E nella Sua Famiglia Gesù indica la famiglia cui identificarsi, esempio e fondamento della società umana, dove la Famiglia prende una dimensione sacra, dove i genitori prendono una missione “sacerdotale” (S. Tommaso) nella famiglia che va nutrita corporalmente, intellettualmente e spiritualmente. E ciò si realizza (solamente) con il sacramento del matrimonio, indissolubile.

San Marco nel suo Vangelo ci ricorda la provocazione dei farisei a Gesù contrapponendogli la legge mosaica sul ripudio della moglie o marito. Gesù spiega che Mosè aveva dovuto consentire al divorzio a causa della immaturità del popolo. Ma alla fine dell’esilio i profeti avevano già riprovato il divorzio. (Ml 2, 13-16). Scrive appunto il profeta  Malachia (Ml 2, 13-16) rimproverando i sacerdoti infedeli di cui Dio non accetta le offerte: “Mi domandate il perché? Ecco la ragione: il Signore è testimone fra te e la donna verso la quale sei stato infedele, eppure era la tua compagna, la donna della tua alleanza. Non li ha fatti Dio in un solo essere, carne e soffio di vita? E quest’unico essere a cosa tende se non a una posterità data da Dio? Se alcuno per odio la ripudia, copre di ingiustizia la sua veste, dice il Signore...”.

Fonte: La nuova bussola quotidiana, 20.4.2016

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