sabato 23 aprile 2016

“Non respondit labori fructus, itaque cum se nihil proficere animadverteret, Hierosolymam petiturus, Roman venit. Digressus inde ad Cassinense Monasterium, longioris peregrinationis abiecto consilio, Beati Nili monitu ad Urbem rediens, ad Sanctum Bonifacium monachus efficitur. Quinquennium ibi incredibili pietate, ac religione, cum egisset, missa ad Summum Pontificem legatione, in Bohemiam revocatur” (Lect. V – II Noct. – Officia propria Sanctorum, quorum memoriam Metropolitana ecclesia Pragensis, 1767) SANCTI ADALBERTI EPISCOPI PRAGENSIS ET MARTYRIS

Oggi, oltre San Giorgio Martire, la Sinassi di Sant’Adalberto è alla basilica omonima di Sant’Adalberto nell’isola Tiberina.
Un gran numero di Messali del basso Medioevo contengono questa festa che può considerarsi come davvero romana. In effetti, la Città eterna fu elevata moralmente e spiritualmente, verso la fine del X sec., dalla vista che questo zelante vescovo di Praga, il quale, avendo deposto le insegne della sua dignità, si fece monaco nel monastero di San Bonifacio sull’Aventino, chiamato dal Baronio, Seminarium (o domicilium) Sanctorum, a causa dei santi che sembravano all’epoca essersi dati appuntamento in quel luogo (cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, p. 587). Ma il clero di Praga reclamò il suo vescovo al Papa, in modo che Adalberto dové abbandonare una o due volte il suo tranquillo ritiro e le funzioni di cuoco del monastero, che gli avevano assegnate, per riprendere il bastone pastorale. Infine, nel 997, ricevette la palma del martirio dalle mani dei pagani e l’imperatore Ottone III, poco prima suo amico ed ammiratore, gli fece elevare, nell’isola tiberina, una basilica che è citata per la prima volta in un documento del 1029: Ecclesia s. Adalberti in insula Licaonia.
Allo scopo di rendere più venerabile il santuario del suo amico divenuto martire e santo, Ottone III obbligò gli abitanti di Benevento a cedergli il corpo di san Bartolomeo. Sembra, invece, che questi gli abbiano consegnato, al posto del suo corpo, le ossa di san Paolino da Nola, che depose nella nuova basilica dell’isola tiberina. Più tardi, il ricordo di sant’Adalberto cadde quasi nel dimenticatoio e la chiesa fu comunemente designata sotto il nome dell’apostolo Bartolomeo (su questa chiesa, cfr. ibidem, pp. 620-622; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, p. 206).

Anonimo, Santi ungheresi (SS. Adalberto, Martino, Stefano che venera la Vergine, Ladislao ed Emerico) difendono contro i turchi, 1642, Chiesa di S. Ignazio di Loyola, Győr

Michael Willmann, Martirio di S. Adalberto, XVII sec.

Mihály Kovács, S. Adalberto, 1855, Dobó István Castle Museum, Eger


S. Adalberto, Basilica di S. Stefano, Budapest








Peter von der Rennen, Sarcofago-reliquiario di S. Adalberto, 1662, Cattedrale Metropolitana, Gniezno

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