mercoledì 27 aprile 2016

“Supérno caritátis igne, quem in Basílica Vaticána e penetrálibus Cordis Jesu olim copiose háuserat, inflammátus, et divínæ glóriæ amplificándæ únice inténtus dici vix potest, quot, per annos ámplius quadragínta, labóres suscéperit, ærumnásque pertúlerit, ut complúres Germániæ civitátes ac províncias vel ab hæréseos contagióne defénderet, vel, hæresi inféctas, cathólicæ Fídei restitúeret. … Quamóbrem, hæreticórum málleus et alter Germániæ apóstolus appellátus, plane dignus hábitus est, qui ad tutándam in Germánia religiónem divínitus eléctus putarétur” (Lect. V – II Noct.) - SANCTI PETRI CANISII CONFESSORIS ET ECCLESIÆ DOCTORIS

La storia di questo glorioso discepolo di sant’Ignazio di Loyola è intimamente legata a quella della controriforma cattolica in Germania di fronte ai novatori protestanti; ciò è così vero che Canisio fu salutato come nuovo apostolo della Germania e martello dell’eresia (e degli eretici), Malleus hæreticorum. Di fatto, incrollabile fu l’energia spiegata dal Santo per la difesa della fede durante i quaranta anni del suo apostolato, dove non risparmiò né lavori né sofferenze per il bene della Chiesa. Due volte prese parte al Concilio di Trento; tenne un numero incredibile di predicazioni e di missioni, non solo davanti ai semplici fedeli ma anche nelle diverse corti principesche; scrisse molti lavori di carattere teologico, polemico e catechetico: ciò gli valse di ricevere da Pio XI il titolo di dottore della Chiesa, che gli fu conferito – ed è in ciò che fu l’oggetto di un privilegio – al momento stesso della sua canonizzazione a San Pietro.
Scrisse, in risposta alle luterane Centurie di Magdeburgo, due eccellenti volumi che, più tardi, grazie all’intervento di san Filippo Neri, furono seguiti da quelli di Baronio sugli Annali Ecclesiastici. Il Catechismo di Canisio, adottato da san Carlo Borromeo per la sua diocesi milanese, rimase per lunghi anni il manuale ufficiale per l’insegnamento della dottrina cristiana, e la sua popolarità in Italia fu superata appena dal catechismo del Bellarmino.
San Pietro Canisio morì il 21 dicembre 1597 e Pio XI lo canonizzò nel 1925 e lo proclamò dottore della Chiesa. La sua festa fu istituita nel 1926 come doppia.
La messa è quella del Comune dei Dottori, come per la festa di san Francesco di Sales, il 29 gennaio, ma la prima colletta è propria.
La Roma cristiana ha dedicato una chiesa al nostro Santo (San Pietro Canisio agli Orti Sallustiani) nel rione Trevi annessa al Collegium Germanicum et Hungaricum. Fu consacrata nel 1949.
La Chiesa loda, in san Pietro Canisio, non solo la sapienza, ma anche la forza eroica per aver sostenuto il dogma cattolico contro le violenze e le insidie dei protestanti. A questo riguardo, Canisio può essere paragonato a san Giovanni Crisostomo, a san Giovanni Damasceno, a quegli antichi Dottori che hanno non soltanto insegnato, ma anche sofferto tanto per la fede. In effetti, le fatiche e le prove sopportate dal nostro santo apostolo per conservare alla Germania questo tesoro di fede cattolica, che san Bonifacio un tempo aveva consacrato col suo sangue, sono incredibili. Che il lauro del dottore cinga la fronte, dunque, di san Pietro Canisio; ma a questo alloro la liturgia aggiunge anche il merito, il martirio, di una vita missionaria di quasi otto lustri in un paese ostile alla fede cattolica, azione missionaria che giustifica per Canisio il glorioso soprannome di martello del Luteranesimo.
Oh quanto era autentico lo spirito dei gesuiti a quel tempo: uno spirito che è stato tradito dai membri di quel glorioso ordine e che vedrebbe addirittura chi ne farebbe parte a celebrare il quinto centenario dell’empia eresia e disobbedienza di Lutero, a riprova dell’allontanamento dalla vera fede, dell’apostasia oggi imperante e che simili iniziative non sono in alcun modo cattoliche ed ascrivibili alla Chiesa cattolica.




Dominikus Custos, litografia di S. Pietro Canisio, 1600


  

Paolo Guglielmi, da un disegno del Gagliardi, S. Pietro Canisio in contemplazione della Vergine, 1870 circa, collezione privata 


Bernard Maria Jechel, S. Pietro Canisio e S. Stanislao Kostka, 1870 circa, collezione privata



Anonimo, S. Pietro Canisio, 1699, Schilderijencollectie Rijksmuseum, L’Aja


Tomba di S. Pietro Canisio, Chiesa di S. Michele, Collegio di S. Michele, Fruburgo

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