Ecco
l’angelo del giudizio, come si
chiamava lui stesso. Durante lo scisma d’Occidente, allorché la tunica senza cuciture
della Chiesa, a causa della disputa tra molti pretendenti al Pontificato, era
sul punto di essere lacerata e la corruzione dei popoli cristiani sembrava
preludere alla fine del mondo, Vincenzo Ferrier, con la sua parola energica ed
i suoi miracoli, ricondusse alla penitenza una grande moltitudine di fedeli.
All’inizio,
fu il confessore e Maestro del Palazzo Apostolico dell’antipapa aragonese Pedro
de Luna (Benedetto XIII) e sostenne il suo partito con vigore. Ma quando, in
seguito l’ingiustizia delle pretese dell’ambizioso Spagnolo fu riconosciuta,
san Vincenzo Ferrier se ne staccò e predisse anche che sarebbe venuto il tempo
in cui i bambini avrebbero giocato a palla col suo cranio. E fu come aveva
annunciato, perché nel 1811, i francesi che occuparono il castello (Castillo
Palacio) di Illueca, residenza
dei Luna, dove giaceva la sepoltura del corpo di Pedro de Luna, ne staccarono
il cranio e gettarono il resto dalla finestra. Solo il teschio è oggi conservato.
Il
nostro Santo morì a Vannes, in Bretagna, il 5 aprile 1419. Fu canonizzato nel
1456 da Callisto III. La sua festa fu istituita da Clemente IX (+ 1669) come
semidoppia ad libitum nel 1667 ed obbligatoria nel 1706. Benedetto
XIII l’elevò al rango di doppia nel 1726.
La
messa è dal Comune, come il 23 gennaio, salvo la prima colletta che è propria.
Dio
non abbandona mai la Chiesa, e la storia insegna che, precisamente al tempo
delle grandi crisi religiose o politiche, manda sempre dei grandi santi, per
salvare i popoli dalla rovina. Noi amiamo mettere in rilievo una particolarità
liturgica menzionata nella vita di san Vincenzo Ferrier e riportata nella V
Lezione del Mattutino di oggi: Quotidie Missam summo mane cum cantu celebravit. I nostri padri, ed
oggi ancora gli orientali, consentono difficilmente a leggere la messa;
essi avevano l’abitudine di cantarla, come l’aveva fatto Gesù nel
Cenacolo con gli Apostoli.
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Statua di S. Vincenzo, Rettoria di S. Vincenzo Ferreri, Milazzo |
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Juan
Macip Navarro – Juan de Juanes, SS. Ludovico d’Angiò e Vincenzo, XVI sec., Cattedrale di Santa María
de Valencia, Valencia |
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Francisco
Ribalta, Sermone di S. Vincenzo Ferrer, XVII sec., Hermitage, San
Pietroburgo |
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Urbano
Fos, S. Vincenzo Ferrer, sec. XVII, Museo del Prado,
Madrid |
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Alonso
Cano, Predica di S. Vincenzo Ferrer, 1644-45, Fundación Banco Santander, Madrid |
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Anonimo, S. Vincenzo, XVIII sec., Chiesa del Santissimo Nome di Maria, Roma |
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Emanuele Alfani, S. Vincenzo, XVII sec., Basilica di S. Sisto Vecchio o all'Appia, Roma.
Durante una delle sue continue peregrinazioni, San Vincenzo si trovò a dover sostare in una locanda per rifocillarsi. L'oste servi della carne, ma il Santo nel vederla ebbe dei dubbi e pregò il locandiere di portargli tutta la carne che aveva. I suoi dubbi si rivelarono esatti: quella carne era umana e precisamente di un bambino. San Vincenzo allora si raccolse in preghiera, mise insieme tutti i pezzi ricevuti, ricompose il bambino e lo fece resuscitare tra lo stupore dei presenti e il pentimento dell'oste. Nel quadro, accanto al bambino, si vedono i pezzi del suo corpo. |
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Donato Credi, La Vergine Immacolata tra i SS. Vincenzo e Antonio da Padova, XVII sec., collezione privata |
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Joaquín Gutiérrez, S. Vincenzo, XVII sec., Museo de Arte del Banco de la República, Bogotà |
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Maestro italiano, S. Vincenzo Ferrer, XVIII sec., collezione privata |
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Guglielmo Borremans, S. Vincenzo predica al popolo, 1722, museo diocesano, Caltanisetta |
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Saverio De Musso, S. Vincenzo predica alle folle, XVIII sec., chiesa di S. Domenico, Giovinazzo |
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Giuseppe Antonio Luchi detto il Diecimino, S. Vincenzo, 1756, Museo Nazionale di Palazzo Mansi, Palazzo Mansi, via Galli Tassi, Lucca |
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Anonimo, S. Vincenzo, XIX sec., casa dei Domenicani, Tolosa |
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