Dopo la clamorosa rivelazione del teologo tedesco P. Döllinger,
torna a far parlare di sé il c.d. Terzo Segreto di Fatima. Ne avevamo parlato
anche noi nei giorni scorsi (v. qui).
Si conferma, alla luce delle
parole dell’amico e confidente di Benedetto XVI, quel che lo scrittore e
giornalista cattolico Antonio Socci aveva sempre sostenuto, e fatto proprio in
un celebre libro, e cioè che del Terzo Segreto fosse stata rivelata, nel 2000,
solo una parte: per l’esattezza quella riguardante la visione, ma non quella
relativa alle spiegazioni fornite dalla Vergine a Giacinta e Lucia (le quali,
uniche tra i tre pastorelli, potevano udire la voce della Madonna: Francesco
aveva la visione, ma non ne udiva la voce. Per questo, la Vergine autorizzò le
sue compagne a rivelare al bambino le parole dette). La Sala Stampa ha smentito
le clamorose rivelazioni del prof. Döllinger (il quale, a sua volta, ha confermato,
parola per parola, quanto aveva rivelato: cfr. Fatima forever. Dollinger
risponde a BXVI, in Chiesa e postconcilio, 23.5.2016). Ma si è
trattata di una strana smentita. In ogni caso, come notato di recente dallo
stesso Socci, la smentita è, in un certo qual modo, veritiera, perché la Santa
Sede, a partire da Giovanni XXIII, ha considerato rivelazione (privata)
soprannaturale solo la visione, mentre le parole della Vergine sono state
ritenute mere elaborazioni, interpretazioni e riflessioni di suor Lucia. Per
cui, ciò che è stato stimato come soprannaturale è stato effettivamente
rivelato nel 2000. Manca, ovviamente, l’altra parte, quella didattica della
santa Vergine, ritenuta, a torto, non soprannaturale nel clima euforico,
e contrario ai “profeti di sventura”, instauratosi col Concilio Vaticano II
(cfr. Antonio Socci, La verità
sul terzo segreto di Fatima e perché se ne torna a parlare (se ne astengano i
dilettanti), in blog Lo straniero, 28.5.2016).
Sta di fatto che proprio quella parte didattica,
ovvero la spiegazione che la Madonna offrì della visione, sta rivelandosi
drammaticamente vera. Ed i frutti sono sotto gli occhi di tutti.
L'ultimo giorno di maggio è, per disposizione di papa Pio XII, dedicato alla festa della Beata Vergine Maria Regina, a
conclusione del mese mariano: quest'anno, però, a causa dell'Ottava del Corpus Domini, la festa trasla al 4 giugno. Tuttavia, consideriamo pur sempre tale ricorrenza, nella quale rilanciamo volentieri questo contributo del prof. De
Mattei proprio sul tema della crisi della Chiesa alla luce del Terzo Segreto,
tradotto in inglese dall’immancabile Rorate caeli.
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Marco Palmezzano, Incoronazione della Vergine con i SS. Benedetto e Francesco d'Assisi, 1494-96, Pinacoteca, Brera |
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Paolo Veronese, Incoronazione della Vergine, 1555, Sacrestia, Chiesa di S. Sebastiano, Venezia |
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Giorgio Vasari, Incoronazione della Vergine, 1571,
Chiesa di S. Caterina, Livorno |
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Bernardo Lorente Germán, Incoronazione della Vergine Immacolata, XVII-XVIII sec., Collezione Carmen Thyssen-Bornemisza, Malaga |
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Guido
Reni, Madonna della Sedia, 1624-25, Museo del Prado, Madrid |
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Juan Luis Zambrano, Incoronazione della Vergine, 1638 circa, collezione privata, Madrid |
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Diego Rodriguez de Silva y Velázquez, Incoronazione
della Vergine, 1635-36, Museo del Prado, Madrid |
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Copia di Diego Rodriguez de Silva y Velázquez, Incoronazione della Vergine, XVIII-XIX sec., Museo del Prado, Madrid |
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Pedro de Calabria, Incoronazione della Vergine, XVIII sec., Museo del Prado, Madrid |
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Luigi Mussini, Incoronazione della Vergine, XIX sec., Cattedrale, Siena |
La crisi della Chiesa alla luce del segreto di Fatima
di Roberto de Mattei
L’anno del centenario di Fatima (2016-2017) è stato aperto, il giorno di
Pentecoste, da una notizia che ha suscitato clamore. Il teologo
tedesco Ingo Döllinger ha riferito al sito One Peter Five che,
dopo la pubblicazione del Terzo Segreto di Fatima, il cardinale Ratzinger, gli
avrebbe confidato: «Das ist noch nicht alles!», «Non è ancora tutto».
La Sala Stampa Vaticana è intervenuta con un’immediata smentita in cui si
dice che «il Papa emerito Benedetto XVI rende noto “di non aver mai parlato
col prof. Döllinger circa Fatima” e afferma chiaramente che le esternazioni
attribuite al prof. Döllinger su questo tema “sono pure invenzioni,
assolutamente non vere” e conferma decisamente: “La pubblicazione del
Terzo Segreto di Fatima è completa”».
La smentita non convince chi, come Antonio Socci, ha sempre sostenuto
l’esistenza di una parte non divulgata del segreto che parlerebbe
dell’abbandono della fede da parte dei vertici della Chiesa. Altri studiosi,
come il dott. Antonio Augusto Borelli Machado, giudicano integrale e
tragicamente eloquente il segreto divulgato dalla Santa Sede. Sulla base dei
dati a nostra disposizione, non si può affermare oggi con assoluta certezza né
che il testo del Terzo Segreto sia integrale, né che esso sia incompleto. Ciò
che invece appare assolutamente certo è che la profezia di Fatima è incompiuta
e che il suo compimento riguarda una crisi nella Chiesa senza precedenti.
Va ricordato a questo proposito un importante principio ermeneutico. Il
Signore, attraverso rivelazioni e profezie che nulla aggiungono al deposito
della fede, ci offre talvolta una “direzione spirituale” per orientarci nelle
epoche più oscure della storia. Ma se è vero che le parole divine proiettano
luce sulle epoche tenebrose, è anche vero il contrario: gli eventi storici, nel
loro drammatico svolgimento, ci aiutano a comprendere il significato delle
profezie.
Quando, il 13 luglio del 1917, la Madonna annunziò a Fatima che se
l’umanità non si fosse convertita, la Russia avrebbe diffuso nel mondo i suoi
errori, queste parole apparivano incomprensibili. Furono i fatti storici a
svelarne il significato. Dopo la Rivoluzione bolscevica dell’Ottobre 1917 fu
chiaro che l’espansione del comunismo era lo strumento di cui Dio voleva
servirsi per castigare il mondo dei suoi peccati.
Tra il 1989 e il 1991, l’impero del male sovietico si è apparentemente
sgretolato, ma la scomparsa dell’involucro politico ha permesso una maggiore
diffusione nel mondo del comunismo, che ha il suo nucleo ideologico
nell’evoluzionismo filosofico e nel relativismo morale. La “filosofia della
prassi”, che secondo Antonio Gramsci riassume la rivoluzione culturale
marxista, è divenuta l’orizzonte teologico del nuovo pontificato, tracciato da
teologi come il cardinale tedesco Walter Kasper e l’arcivescovo argentino
Víctor Manuel Fernández, ispiratori
dell’esortazione apostolica Amoris Laetitia.
In questo senso non è dal segreto di Fatima che dobbiamo partire per
comprendere l’esistenza di una tragedia della Chiesa, ma dalla crisi nella
Chiesa per comprendere il significato ultimo del segreto di Fatima. Una crisi
che risale agli anni Sessanta del Novecento, ma che con l’abdicazione di
Benedetto XVI e il pontificato di Papa Francesco ha conosciuto
un’impressionante accelerazione.
Mentre la Sala Stampa si affrettava a disinnescare il caso Döllinger,
un’altra bomba esplodeva con ben maggior fragore. Nel corso della presentazione
del libro del prof. don Roberto Regoli, Oltre la crisi della Chiesa. Il
pontificato di Benedetto XVI, svoltasi nell’aula magna della
Pontifica Università Gregoriana, mons. Georg Gänswein
enfatizzava l’atto di rinuncia al pontificato di Papa Ratzinger con queste
parole: «Dall’undici febbraio 2013 il ministero papale non è più quello di
prima. È e rimane il fondamento della Chiesa cattolica; e tuttavia è un
fondamento che Benedetto XVI ha profondamente e durevolmente trasformato nel
suo pontificato d’eccezione».
Secondo l’arcivescovo Gänswein, le dimissioni del Papa teologo sono «epocali» perché hanno introdotto nella Chiesa cattolica
la nuova istituzione del Papa emerito trasformando il concetto di munus petrinum, “ministero petrino”. «Prima e dopo le sue dimissioni Benedetto ha inteso e intende il
suo compito come partecipazione a un tale “ministero petrino”. Egli ha lasciato
il Soglio pontificio e tuttavia, con il passo dell’11 febbraio 2013, non ha
affatto abbandonato questo ministero. Egli ha invece integrato l’ufficio
personale con una dimensione collegiale e sinodale, quasi un ministero in
comune. (…) Dall’elezione del suo successore Francesco il 13 marzo 2013
non vi sono dunque due papi, ma de facto un ministero allargato – con un membro attivo e un membro
contemplativo. Per questo Benedetto XVI non ha rinunciato né al suo nome, né
alla talare bianca. Per questo l’appellativo corretto con il quale
rivolgerglisi ancora oggi è “Santità”; e per questo, inoltre, egli non si è
ritirato in un monastero isolato, ma all’interno del Vaticano – come se avesse
fatto solo un passo di lato per fare spazio al suo successore e a una nuova
tappa nella storia del papato. (…) Con un atto di
straordinaria audacia egli ha invece rinnovato quest’ufficio (anche contro
l’opinione di consiglieri ben intenzionati e senza dubbio competenti) e con un
ultimo sforzo lo ha potenziato (come spero). Questo certo lo potrà dimostrare
unicamente la storia. Ma nella storia della Chiesa resterà che nell’anno 2013
il celebre Teologo sul Soglio di Pietro è diventato il primo “Papa emeritus”
della storia».
Questo discorso ha un carattere dirompente e, da solo, dimostra come siamo
non oltre, ma più che mai dentro la crisi della Chiesa. Il Papato non è un
ministero che possa essere “allargato”, perché è un “ufficio”, attribuito
personalmente da Gesù Cristo ad un unico Vicario e ad un unico successore di
Pietro. Ciò che distingue la Chiesa cattolica da ogni altra chiesa o religione
è proprio l’esistenza di un principio unitario e inscindibile incarnato nella
persona del Sommo Pontefice. Il discorso di mons. Gänswein suggerisce una
Chiesa bicefala e aggiunge confusione ad una situazione già fin troppo confusa.
Una frase collega la seconda e la terza parte del Segreto di Fatima: «In Portogallo si conserverà sempre il dogma della fede».
La Madonna si rivolge a tre pastorelli portoghesi e li rassicura che il loro
Paese non perderà la fede. Ma dove si perderà la fede? Si è sempre pensato che
la Madonna si riferisse all’apostasia di intere nazioni, ma oggi appare sempre
più chiaro che la perdita maggiore della fede, sta avvenendo tra gli uomini di
Chiesa.
Un «vescovo vestito di bianco» e «vari altri vescovi, sacerdoti, religiosi e religiose»
sono al centro del Terzo Segreto, su uno sfondo di rovina e di morte, che è
legittimo immaginare non solo materiale, ma spirituale. Lo conferma la rivelazione
che suor Lucia ebbe a Tuy il 3 gennaio 1944, prima di scrivere il Terzo Segreto
e che dunque è ad esso indissolubilmente legata. Dopo la visione di una
terribile catastrofe cosmica, suor Lucia racconta di aver sentito nel cuore «una voce leggera che diceva: ’nel tempo, una sola fede, un solo
battesimo, una sola Chiesa, Santa, Cattolica, Apostolica. Nell’eternità
il Cielo!».
Queste parole rappresentano la negazione radicale di ogni forma di
relativismo religioso a cui la voce celeste contrappone l’esaltazione della
Santa Chiesa e della Fede cattolica. Il fumo di Satana può invadere la Chiesa
nella storia, ma chi difende l’integrità della Fede contro le potenze
dell’inferno vedrà, nel tempo e nell’eternità, il trionfo della Chiesa e del
Cuore Immacolato di Maria, definitivo suggello della tragica, ma entusiasmante,
profezia di Fatima.