Il 17
maggio ricorre la giornata mondiale contro la c.d. omofobia. Ebbene, anche noi
non possiamo esimerci di dare il nostro contributo, facendo nostro quello di Riscossa
cristiana, invocando il patrocinio, tra i Santi, in special modo di S. Pier
Damiani.
17
maggio. Giornata mondiale contro l’omofobia. Il contributo di Riscossa
Cristiana
di Paolo Deotto – direttore di Riscossa Cristiana
Vivamente partecipi di questa giornata mondiale contro l’omofobia,
vogliamo anche noi dare il nostro contributo a questa importante iniziativa,
con la pubblicazione di due interessanti documenti, scelti tra i molti in cui
la Chiesa, un tempo, parlava di peccato. Ne parlava perché, essendo misericordiosa
sul serio, voleva salvare le anime.
John Martin, La distruzione di Sodoma, 1852, Laing Art Gallery, Newcastle upon Tyne |
Il Concilio Ecumenico Lateranense III,
tenutosi nel 1179, al canone 11 stabilì che: “chiunque venga sorpreso a
commettere quel peccato che è contro natura e a causa del quale “la collera di
Dio piombò sui figli della disobbedienza (Ef. 5,6), se è chierico, venga
decaduto dal suo stato e venga rinchiuso in un monastero a far penitenza; se è
laico, venga scomunicato e rigorosamente tenuto lontano dalla comunità dei
fedeli” (Conciliorum oecumenicorum
collectio, vol. XXII, coll. 224 ss.).
San Pio V, il grande Papa domenicano, in due Costituzioni condannò
solennemente e proibì severamente il peccato contro natura ovvero
l’omosessualità. “Avendo noi rivolto il nostro animo a rimuovere tutto quanto può
offendere in qualche modo la divina maestà, abbiamo stabilito di punire
innanzitutto e senza indugi quelle cose che, sia con l’autorità delle Sacre
Scritture che con gravissimi esempi, risultano essere spiacenti a Dio più di
ogni altro e che lo spingono all’ira: ossia la trascuratezza del culto divino,
la rovinosa simonia, il crimine della bestemmia e l’esecrabile vizio
libidinoso contro natura; colpe per le quali i popoli e le nazioni vengono
flagellati da Dio, a giusta condanna, con sciagure, guerre, fame e pestilenze. (…)
Sappiano i magistrati che, se anche dopo questa nostra Costituzione saranno negligenti
nel punire questi delitti, ne saranno colpevoli al cospetto del giudizio
divino, e incorreranno anche nella nostra indignazione. (…) Se qualcuno compirà
quel nefando crimine contro natura, per colpa del quale l’ira
divina piombò sui figli dell’iniquità, verrà consegnato per punizione al
braccio secolare, e se chierico, verrà sottoposto ad analoga pena dopo essere
stato privato di ogni grado”. (San
Pio V, Costituzione Cum primum, del 1° aprile 1566, in Bullarium
Romanum, t. IV, c. II, pp. 284-286).
E ancora: “Quell’orrendo crimine, per colpa del quale le
città corrotte e oscene [di Sodoma e Gomorra] vennero
bruciate dalla divina condanna, marchia di acerbissimo dolore e scuote
fortemente il nostro animo, spingendoci a reprimere tale crimine col massimo
zelo possibile. A buon diritto il Concilio Lateranense V (1512-1517) stabilisce
che qualunque membro del clero, che sia stato sorpreso in quel vizio contro
natura per via del quale l’ira divina cadde sui figli dell’empietà venga
allontanato dall’ordine clericale, oppure venga costretto a far penitenza in un
monastero (c. 4, X, V, 31). Affinché il contagio di un così grave flagello non
progredisca con maggior audacia approfittandosi di quell’impunità che è il
massimo incitamento al peccato e, per castigare più severamente i chierici
colpevoli di questo nefasto crimine che non sono atterriti dallamorte
dell’anima, abbiamo deciso che vengano atterriti dall’autorità secolare,
vindice della legge civile. Pertanto, volendo proseguire con maggior vigore
quanto abbiamo decretato fin dal principio del Nostro Pontificato (Costituzione
Cum primum, cit.) stabiliamo che qualunque sacerdote o membro del clero
sia secolare che regolare, di qualunque grado e dignità, che pratichi un così
orribile crimine, in forza della presente legge venga privato di ogni
privilegio clericale, di ogni incarico, dignità e beneficio ecclesiastico, e
poi, una volta degradato dal Giudice ecclesiastico, venga subito consegnato
all’autorità secolare, affinché lo destini a quel supplizio, previsto
dalla legge come opportuna punizione, che colpisce i laici scivolati in questo
abisso” (San Pio V,
Costituzione Horrendum illud scelus, del 30 agosto 1568, in Bullarium
Romanum, t. IV, c. III, p. 33).
Ciò detto, auguriamo agli omosessuali di liberarsi al più presto dal laccio
del loro orrendo vizio.
Come utile pro-memoria, riportiamo questa frase di Tuco (il “brutto” nel
film “Il buono, il brutto e il cattivo” di Sergio Leone). Si parla, appunto, di
lacci. E quale laccio è più stretto di quello del vizio?
“Quando si mette a stringere, tu senti già il diavolo che ti morde
le chiappe”.
Memento mori. Poi è troppo tardi per ripensarci.
Nessun commento:
Posta un commento