Alcuni anni fa il
card. Burke aveva già parlato del tema del martirio e della testimonianza di
fede nei nostri tempi funesti (v. qui). Ora torna sul tema con una sua
relazione di pochi giorni orsono, che volentieri si rilancia nell’odierna festa
di San Pasquale Baylon (sebbene quest’anno debba cedere il posto all’Ottava di
Pentecoste).
Card. Raymond Leo
Burke. Il martirio per la fede nel nostro tempo per “resistere” agli errori
Nei giorni precedenti
la Marcia per la Vita, 6-7 maggio scorso, si è svolto a Roma, presso l’Hotel
Columbus in Via della Conciliazione, il Rome Life Forum, durante il
quale si sono alternati diversi illustri relatori: vedi Locandina (immagine a
lato). Il Forum era aperto a tutta la leadership nel movimento della vita e
della famiglia a livello sia internazionale che locale, per consentire l’incontro
e il confronto dei rispettivi rappresentanti, ritenuto quanto mai necessario in
questo momento critico per la Chiesa. allo scopo di difendere e promuovere la
dottrina cattolica sulla famiglia.
Di seguito, nella
nostra traduzione, l’intervento del Card. Raymond Leo Burke, all’inizio del
quale egli esprime esplicitamente la sua posizione, che è quella di assistere
i fedeli nella battaglia per “resistere” all’interno della Chiesa al ‘clima’
che cerca di minare le verità della fede cattolica sul’indissolubilità del matrimonio
e sulla Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia. Il filo conduttore del
discorso è Il martirio per la fede nel nostro tempo [originale
inglese qui].
Noto una costante
negli interventi del Cardinale Burke: egli coglie dalle personali esperienze
della sua vita elementi incandescenti che condivide nella loro valenza
universale.
Vedi anche, nella
nostra traduzione, le Relazioni:
- Matthew McCusker (Voice
of the family): Errori dottrinali di base ed ambiguità dell’Amoris
Laetitia alla luce dell’insegnamento cattolico sulla famiglia [qui];
- Mons. Athanasius
Schneider, Fede Cattolica e confessione della verità [qui].
Il martirio per la
fede nel nostro tempo
Sono lieto di poter
parlare al Rome Life Forum e di esprimere la mia solidarietà a
voi, che partecipate, nell’impegno di salvaguardare e promuovere la dignità
inviolabile della vita umana degli innocenti e indifesi, e l’integrità della
sua culla: il matrimonio e la famiglia. Soprattutto, desidero esprimere la mia
più profonda gratitudine a voi. La mia speranza è che questo mio tempo e le mie
parole siano una fonte di incoraggiamento nella battaglia pro-vita e
pro-matrimonio, nella quale siamo tutti chiamati e in cui tutti noi siamo
impegnati.
Provo particolare apprensione per la crescita,
specialmente nella Chiesa, del punto di vista mondano, della prospettiva
antropocentrica e mondo-centrica. Essa si esprime in una conoscenza laica delle
realtà divine che sono parte integrante della nostra vita quotidiana. Per
esempio, oggi nella Chiesa, c’è chi si riferisce alla realtà oggettiva della
grazia del matrimonio come se fosse un semplice ideale a cui più o meno
cerchiamo di conformarci. Visione mondana che, in quanto non vera, porta
confusione e divisione all’interno del Corpo di Cristo, finisce per negare il
principio fondamentale della retta ragione: il principio di non contraddizione,
cioè la legge che una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo. Ad
esempio, non può essere che la Chiesa professa la fede nella indissolubilità
del matrimonio, in accordo con la legge di Dio inscritta in ogni cuore umano e
annunciata nella parola di Cristo, mentre nello stesso tempo ammette ai Sacramenti
chi vive pubblicamente in violazione della indissolubilità del matrimonio. Se
il fatto che una persona che vive pubblicamente in violazione del suo vincolo
matrimoniale è ammessa ai Sacramenti, allora il matrimonio non è indissolubile
e il sacramento della Santa Eucaristia non è il Corpo di Cristo e l’incontro
con Cristo nel sacramento della Penitenza non richiede il fermo proposito di
modifica della nostra vita, cioè l’obbedienza alla parola di Cristo, “non
peccare più”[1].
Il punto di vista
mondano della nostra vita in Cristo comporta una visione politicizzata della
Chiesa in cui i suoi membri sono divisi in campi opposti, quando siamo tutti
cattolici, per definizione uniti dalla stessa fede, dagli stessi sacramenti e
dallo stesso governo[ 2]. Allo stesso tempo, nella vita ecclesiale viene
introdotta ogni sorta di falsa opposizione, ad esempio, l’opposizione tra
ragione e fede, l’opposizione tra dottrina e pastorale, l’opposizione tra legge
e amore, l’opposizione tra la giustizia e la misericordia. Poiché siamo vivi in
Cristo nella Chiesa, vediamo tutte le cose in termini di vita eterna “nell’ottica
dell’eternità (sub specie aeternitatis)”, secondo l’espressione
classica.
Siamo tutti tentati
di lasciarci assorbire da tali correnti di pensiero. È mio auspicio assistervi
nella battaglia per resistere a questo modo di pensare, per rimanere
fedeli a Cristo che è vivo in voi per l’effusione dello Spirito Santo. Vi offro
una riflessione sul martirio inerente alla nostra vita in Cristo. Tale
riflessione ci aiuterà, spero, a vedere tutte le circostanze della nostra vita
in Cristo in vista della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, la Sua
vittoria della vita eterna nella nostra natura umana che condivide con noi già
ora e condividerà con noi perfettamente nella Sua venuta definitiva.
Una nuova evangelizzazione:
Padre John A. Hardon e Papa San Giovanni Paolo II
Vorrei richiamare in
particolare l’attenzione sul lavoro del Servo di Dio Padre John Anthony Hardon
della Compagnia di Gesù, morto il 30 dicembre del Grande Giubileo del 2000.
Padre Hardon espresse eloquentemente, nelle sue parole e nei suoi scritti, la
forte convinzione che i cattolici oggi, come i primi cristiani, devono essere
pronti a dare una forte testimonianza della loro fede, nella sua integrità,
sino allo spargimento di sangue. Penso, per esempio, al Manuale del catechista
mariano, l’ultima pubblicazione del Servo di Dio, per il quale ho avuto l’onore
di scrivere la prefazione. Nell’indicare la natura e la struttura dell’Apostolato
del catechista mariano, uno dei numerosi apostolati che il Servo di Dio ha
fondato o di cui ha contribuito alla fondazione, Padre Hardon ha scritto:
Il cattolicesimo è alle prese con la peggiore crisi della sua storia. A meno che i veri e fedeli cattolici non abbiano lo zelo e lo spirito dei primi cristiani, a meno che non siano disposti a fare quello che essi hanno fatto ed a pagare il prezzo che hanno pagato, i giorni dell’America sono contati. [3]
Quello che egli ha
scritto sugli Stati Uniti d’America, sua patria, è vero per qualsiasi nazione
soggetta alla secolarizzazione virulenta della società, una secolarizzazione
penetrata anche nella Chiesa. Sapeva che l’unico modo per trasformare la
società, cioè trasformare la società rivolti a Cristo e al suo Corpo Mistico,
la santa Chiesa, per i singoli cattolici è vivere la propria fede con piena
integrità, anche di fronte alla solitudine, al ridicolo, alla persecuzione e
persino alla morte.
In altre parole, se
compito della Chiesa ai nostri giorni è svolgere la sua missione di
evangelizzazione del mondo, essa deve essere prima evangelizzata, deve essere
prima purificata di tutto ciò che non è di Cristo, Che è chiamata a portare al
mondo, in ogni momento e in ogni luogo. Nella sua Esortazione post-sinodale Christifideles
laici, Papa san Giovanni Paolo II ha affrontato la necessità di una nuova
evangelizzazione della società, che deve avere il suo inizio con una nuova
evangelizzazione della comunità ecclesiale.
Per porre rimedio
alla situazione di una cultura totalmente secolarizzata, il santo Pontefice ha
osservato, “Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società
umana”. [4] Si è affrettato ad aggiungere che, se il rimedio è realizzare ciò,
la Chiesa stessa deve essere nuovamente evangelizzata. Per comprendere fino in
fondo la secolarizzazione radicale della nostra cultura occorre capire anche
quanto questa secolarizzazione sia entrata nella vita della Chiesa stessa. Papa
Giovanni Paolo II ha dichiarato:
Ma la condizione [per rifare il tessuto cristiano della società umana] è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni[5].
Egli, quindi, ha
invitato i fedeli laici alla loro particolare responsabilità, cioè “testimoniare
come la fede cristiana costituisca l’unica risposta pienamente valida, più o
meno coscientemente da tutti percepita e invocata, dei problemi e delle
speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società”.[6] Per rendere più
specifica la chiamata, ha chiarito che l’adempimento della responsabilità dei
fedeli laici richiede loro di “superare in se stessi la frattura tra il Vangelo
e la vita, ricomponendo nella loro quotidiana attività in famiglia, sul lavoro
e nella società, l’unità d’una vita che nel Vangelo trova ispirazione e forza
per realizzarsi in pienezza”. [7]
Catechesi:
Fondamento della Nuova Evangelizzazione
In modo particolare,
Padre Hardon sapeva che la necessaria forte testimonianza cattolica dipende
essenzialmente dalla retta comprensione della fede e ciò esige che risuoni la
catechesi. Egli si rendeva conto che decenni di catechesi insufficiente e anche
falsa avevano determinato l’analfabatismo in materia di fede di molti
cattolici. Ha visto quanti sono stati lasciati nella confusione e nell’errore
sui principi fondamentali della fede cattolica e della legge morale scritta nel
cuore umano e definitivamente articolati attraverso la parola di Cristo
tramandata nella Chiesa. La fede nella Presenza Reale del Signore nostro Gesù
nella Santa Eucaristia era drasticamente diminuita, con conseguente perdita
pressoché totale della devozione eucaristica. Da un gran numero di cattolici la
Messa domenicale non era più vista come un obbligo serio, sotto pena di peccato
mortale, e l’accesso regolare al Sacramento della Penitenza era stato
abbandonato. La mancanza di formazione nelle virtù, la confusione generale e
gli errori sulla legge morale seminavano distruzione e morte nella vita di
molte persone e di molte famiglie. I genitori e anche i parroci non vedevano
più la catechesi come loro principale responsabilità verso i bambini. Come
risultato, molti bambini e giovani cadevano in percorsi di peccato e corruzione
morale senza che nessuno li correggesse o mostrasse loro la via di Cristo, la
via della verità e dell’amore.
Padre Hardon ci ha
ricordato che l’unico mezzo efficace per affrontare la gravità della situazione
che minaccia il presente e il futuro della nostra società, è Dio, che “ci ha
messi qui in questo momento e luogo consapevoli della gravità dei nostri tempi”
e la sua grazia “è disponibile in sovrabbondanza.”[8]
Mi viene in mente la
profonda riflessione sulla testimonianza cristiana nel nostro tempo del
cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto Divino e la
Disciplina dei Sacramenti, nel suo libro di recente pubblicazione, Dieu
ou rien [9], uscito nella traduzione inglese con il titolo, God
or nothing - Dio o niente. [10]
Come ha osservato
padre Hardon, impegnarsi nell’apostolato della catechesi non richiede ad un
cattolico di “abbandonare la [sua] professione, lasciare il [suo] lavoro, o
assumere una nuova posizione” [11], ma di dedicarsi alla formazione spirituale
e dottrinale necessaria per chi è chiamato a testimoniare la fede nel nostro
tempo. Egli ha ricordato al lettore come i primi cristiani si nutrissero frequentemente
della Santa Comunione e mediante i loro incontri nelle catacombe, che
costituivano una sorta di scuola “per acquisire le conoscenze e costruire l’astuzia
e lo zelo per vincere anime a Cristo”. [12] Egli ha esortato i cattolici di
oggi a partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione quotidiana,
se possibile. Li ha inoltre esortati a rendere le loro case e le loro auto
delle scuole “per infondere la conoscenza e la forza di volontà per
evangelizzare”[13]. In altre parole, ha insegnato loro a non perdere ogni
occasione, anche il tempo trascorso in viaggio da un posto ad un altro, per
approfondire la comprensione della fede.
Testimonianza e
martirio, e la Nuova Evangelizzazione
La testimonianza
della catechesi in casa, in viaggio, al lavoro, nel fare affari, nell’esercitare
una professione, in qualsiasi arena dello sforzo umano un cattolico sia
coinvolto, è una forma eminente della testimonianza che i cattolici sono
chiamati a dare in ogni momento, in particolare nei momenti critici in cui
viviamo. La testimonianza costante, di cui la catechesi è la forma più
importante, riguarda il martirio, come il Servo di Dio ci ha ricordato spesso.
Il Catechismo della
Chiesa cattolica, infatti, tratta in due numeri successivi del dovere dei
cristiani di testimoniare la propria fede e quello della suprema testimonianza
del martirio. Per quanto riguarda il dovere di testimoniare la fede, il
Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità [14]
Per quanto riguarda
il martirio, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di fortezza. [15]
Padre Hardon ha
sviluppato il suo insegnamento sul martirio per mostrare la relazione
essenziale di tutte le forme di testimonianza cristiana col martirio cristiano.
Uno studio dell’insegnamento del Servo di Dio mostrerà come per tutti i
testimoni sia necessario un certo morire a se stessi, una certa oblazione di sé
a Cristo per la sua opera di salvezza. Nella sua massima espressione, ciò
implica l’effusione del proprio sangue, dare la vita nella fedeltà a Cristo e
alla sua Chiesa. Il martirio è una manifestazione più convincente della realtà
della vita di Cristo in noi, l’unità del nostro cuore con il suo glorioso Cuore
trafitto.
Penso a tanti fedeli
che mi esprimono le loro preoccupazioni profonde per la Chiesa del nostro
tempo, in cui sembra che ci sia tanta confusione sulle verità dogmatiche e
morali fondamentali. Nel rispondere alle loro preoccupazioni, li esorto ad
approfondire la loro comprensione dell’insegnamento costante e della disciplina
della Chiesa e di far sentire la propria voce, in modo che i pastori del gregge
possano comprendere l’urgenza di annunciare di nuovo con chiarezza e coraggio
le verità della fede ed applicare di nuovo con carità e fermezza la disciplina
necessaria per salvaguardare le stesse verità.
Davanti alle sfide di
vivere la fede cattolica nel nostro tempo, Papa Giovanni Paolo II ci ha
ricordato l’urgenza del mandato di Cristo ai primi discepoli e consegnato ai
missionari lungo i secoli cristiani e a noi oggi. Egli ha dichiarato:
Certamente l’imperativo di Gesù: «Andate e predicate il Vangelo» mantiene sempre vivo il suo valore ed è carico di un’urgenza intramontabile. Tuttavia la situazione attuale, non solo del mondo ma anche di tante parti della Chiesa, esige assolutamente che la parola di Cristo riceva un’obbedienza più pronta e generosa. Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: «Guai a me, se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). [16]
I cristiani si
trovano spesso in una società e in una cultura che non conoscono Dio, sono
dimentiche di Lui o addirittura ostili a Lui e alla sua legge scritta nella
creazione, inscritta in ogni cuore umano, e insegnata nella sua pienezza da
parte della Chiesa. In una tale situazione, la testimonianza chiara e
coraggiosa della vita cristiana, dando gloria a Dio mediante l’obbedienza alla
sua legge scritta nel cuore dell’uomo, è più importante che mai, non solo per
il bene della salvezza dell’anima cristiana, ma anche per la trasformazione
della cultura e della società, in modo da promuovere e servire realmente al
bene di tutti.
L’obbedienza,
fondamentale ed essenziale per la nuova evangelizzazione, è anche una virtù
acquisita con grande difficoltà in una cultura che esalta l’individualismo e
pone in discussione ogni autorità, tranne la propria. Tuttavia, essa è
indispensabile per insegnare e vivere il Vangelo nel nostro tempo. Dobbiamo
prendere esempio dai primi discepoli, dai primi missionari nella nostra patria,
e dalla schiera di santi e beati che si sono dedicati completamente a Cristo,
invocando l’aiuto e la guida dello Spirito Santo per purificarsi di ogni
ribellione di fronte alla volontà di Dio e rafforzarsi nel fare la volontà di
Dio in ogni cosa.
Padre Hardon ha
assunto il lavoro della nuova evangelizzazione fedelmente e senza sosta. Suo
unico desiderio era aiutare i suoi fratelli e sorelle nella Chiesa ad
insegnare, celebrare e vivere la fede cattolica con l’entusiasmo e l’energia
dei primi discepoli, dei grandi santi e dei missionari che per primi hanno
portato la fede cattolica nella nostra patria. Egli ha espresso la chiamata
alla nuova evangelizzazione più appropriatamente come una chiamata a
testimoniare e, infine, al martirio. Così molti fedeli, me compreso, continuano
a seguire l’ispirazione e la direzione che il Servo di Dio ci ha dato.
Il martirio secondo
il Servo di Dio Padre Hardon
La più grande eredità
spirituale che il Servo di Dio ci ha lasciato è la sua vita vissuta in Gesù
Cristo, per “la maggior gloria di Dio”. Ed anche come, nella sua vita
sacerdotale, ha cercato di conoscere, amare e servire Gesù Cristo solo, così
anche ha insegnato ad altri a fare altrettanto, secondo le esigenze della
propria vocazione nella vita. Osservando la grande confusione e gli errori del
tempo presente, anche all’interno della Chiesa, padre Hardon ha spesso
ricordato a tutti i fedeli di prepararsi a soffrire molto, ed anche a subire il
martirio, al fine di essere fedeli all’insegnamento di Cristo e della sua
Chiesa. Padre Hardon ha conservato la fiducia nella costante presenza di Cristo
nella Chiesa e nei suoi singoli membri, attraverso la presenza dello Spirito
Santo. Anche se ha visto chiaramente la gravità della situazione e le enormi
esigenze della vita cristiana nel nostro tempo, era sicuro che, con la grazia
di Cristo, i cattolici sarebbero stati testimoni fedeli di Cristo, che
trasforma le singole vite e il mondo.
Il Servo di Dio fornisce
una presentazione sistematica del suo insegnamento sul martirio, nel suo libro, Santità
nella Chiesa, ristampato nel 2000 da Eternal Life, l’apostolato da
lui fondato con il santo laico, William Smith di Bardstown, Kentucky. Prima di
tutto, padre Hardon fonda il suo insegnamento circa il martirio sulle parole di
Nostro Signore prima di salire alla destra del Padre: “Avrete forza dallo Spirito
Santo che scenderà su di voi, e allora mi sarete testimoni non solo a
Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della
terra “.[17] Le parole di nostro Signore ci insegnano l’origine, la natura e il
fine apostolico del martirio.
“La fonte della forza
di soffrire per Cristo viene finalmente dallo Spirito Santo, che si dice ne da’
il potere”. [18] Come il Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordato, è la vita
dello Spirito Santo, che abita in noi attraverso i sacramenti del Battesimo e
della Confermazione, che ispira in noi la santità della vita, la forza di
soffrire per Cristo. Lo Spirito Santo, che abita nelle nostre anime, ci
permette di testimoniare la verità che Cristo ci insegna nella sua Santa
Chiesa. Il martirio è una espressione fondamentale della nostra relazione
personale con Cristo. È, infatti, il rapporto personale con Cristo, che dà la
gioia al martire nella sua sofferenza. Nelle parole del Servo di Dio, “infatti,
uno dei paradossi del martirio è la felicità positiva che un seguace fortemente
impegnato prova nella sofferenza per Cristo”. [19] Padre Hardon si riferisce
alla narrazione degli Atti degli Apostoli della fustigazione
degli Apostoli, dopo che erano stati avvertiti di non parlare più nel nome di
Gesù. Lo scrittore sacro ci dice che gli apostoli, “erano felici di aver avuto
l’onore di soffrire umiliazioni per amore del nome” [20] di Gesù.
Padre Hardon, osserva
che il martirio non è “teoria accademica”, ma “un fatto palpabile di ogni vero
seguace di Cristo”[21]. Distingue tre forme di martirio, di essere testimoni di
Cristo davanti al mondo intero. Esse sono: il Martirio di Sangue, il Martirio
di persecuzione, e il Martirio di testimonianza.
Il martirio di
sangue, come il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna,
è la “suprema testimonianza resa alla verità della fede” [22]. Davanti alla scelta di
tradire Cristo o morire per Cristo, il martire di sangue rimane fedele e
consegna la sua vita per amore di Cristo. Pensiamo ai molti martiri fra i primi
cristiani, a cominciare da Santo Stefano e anche ai martiri nel corso dei secoli,
ad esempio, San Pietro da Verona, San Tommaso Becket, San Bonifacio, i Santi
Tommaso More e Giovanni Fisher, i martiri del Nord America, San Paolo Miki e
compagni (martiri del Giappone), Sant’Andrea Kim e i suoi Compagni (Martiri della
Corea), Saint Charles Lwanga e dei suoi Compagni (Martiri dell’Uganda), e una
miriade di altri. Oggi, pensiamo ai cristiani decapitati o comunque uccisi in
Iraq e in altri paesi dai terroristi islamici perché si rifiutano di rinnegare
la loro fede in Gesù Cristo e di abbracciare l’Islam.
Padre Hardon ci
ricorda i tanti martiri di sangue nel nostro tempo, che “si uniscono a Cristo
in espiazione [per l’enormità dei peccati di oggi] e in un appello urgente alla
misericordia di Dio”[23]. Padre Hardon ci ricorda anche che il martiri di
sangue, che uniscono la loro sofferenza e che muoiono per la sofferenza e la
morte di Cristo, applicano “i frutti della redenzione [del mondo] per l’umanità
peccatrice”. [24] E conclude: “Una cosa che non abbiamo l’adire di dimenticare
è che questi martiri di oggi sono i nostri compagni membra del corpo mistico.
Attraverso le loro sofferenze siamo resi tutti più ricchi, come attraverso i
loro meriti tutta la Chiesa diventa più santa”. [25]
La seconda forma di
martirio è il Martirio di persecuzione o di opposizione. Attraverso il martirio di persecuzione,
i fedeli soffrono molto anche se la loro sofferenza non finisce con la morte
violenta. Si pensi, ad esempio, alla sofferenza di tanti cristiani sotto i vari
regimi comunisti del nostro tempo. A volte questi martiri della persecuzione hanno
trascorso anni nelle prigioni in Siberia o in Viet Nam. Il Servo di Dio ci
ricorda che molti martiri della persecuzione “sono apparentemente liberi di
camminare per le strade e vivere in una casa”, ma “sono privati di ogni libertà
umana di praticare la loro religione e di servire Cristo secondo la loro fede”.
[ 26] Oggi, in Iraq e in altri paesi, i fedeli che si rifiutano di apostatare e
non vengono uccisi preferiscono abbandonare tutti i loro beni, per andare esuli
in un paese straniero, a loro sconosciuto, in cui possano vivere secondo la
loro fede.
Non si può fare a
meno di pensare alla situazione attuale in alcune nazioni. Un governo
totalmente secolarizzato rende legali e promuove le violazioni più gravi della
legge morale, ad esempio, l’aborto procurato, l’eutanasia, il cosiddetto “matrimonio
omosessuale”, la clonazione umana e la distruzione di embrioni umani per la
ricerca, e ora sta cercando di forzare cattolici e altre persone di buona
volontà a cooperare formalmente al male con atti che violano la loro coscienza.
I cattolici sono chiamati oggi, più che mai, ad alzarsi in piedi per la verità
che Cristo ci insegna, anche se questo significa la perdita di beni, vessazioni
da parte del governo e detenzione. Penso, per esempio, alla minaccia di
togliere l’esenzione fiscale, con i suoi effetti disastrosi su molti tipi di
apostolato della Chiesa, che può essere il risultato necessario del rimanere
fedeli alla nostra fede e alla legge morale. Non possiamo fare nulla di meno
che rimanere fedeli a Nostro Signore Gesù Cristo e alla verità, che ci porge nella
sua Santa Chiesa, non importa quale sia la sofferenza o la persecuzione che si
debba affrontare.
Padre Hardon illustra
la natura del martirio di persecuzione o di opposizione attraverso il testo del
libro della Sapienza, capitolo 2, versetti da 6 a 19. Il testo ci insegna che
ci sono due ragioni “per cui le persone mondane perseguitano coloro che cercano
di servire Dio”[27]. Prima di tutto “gli empi (come vengono chiamati) dicono a
se stessi con ragionamento fallace che tutto ciò che devono cercare è quello
che questo mondo loro offre”.[28] Nel libro della Sapienza si legge:
“Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile! inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera. Nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza. Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia perché questo ci spetta, questa è la nostra parte”.[29]
In secondo luogo, “rivolgono
la loro attenzione ai fedeli credenti che sono un rimprovero permanente agli
empi”.[30] Nel libro della Sapienza si legge:
Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca d’anni del vecchio. La nostra forza sia regola della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l’educazione da noi ricevuta. [31]
Come il testo
chiarisce, il seguace della verità scritta da Dio in ogni cuore umano soffrirà
persecuzioni per mano di chi preferisce la comodità immediata e il piacere
delle bugie, anche la più grossolana delle bugie. La sofferenza è resa più dura
dal tradimento della verità da parte di coloro che affermano di seguire Cristo e
di essere membri della sua Chiesa, anche Vescovi, sacerdoti e consacrati.
Il Martirio di
persecuzione è una partecipazione alla Passione di nostro Signore Gesù Cristo
e, di conseguenza, porta al cristiano la gioia più profonda, nonostante l’intensità
della sofferenza in cui è coinvolto. San Paolo che ha sofferto così tanto la
persecuzione e infine la morte come martire per amore di Cristo e del suo Corpo
mistico, la Chiesa, ci fornisce una profonda meditazione sul significato del
martirio di persecuzione. Nella Lettera ai Colossesi, egli scrive:
Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. È Lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza [32]
Le sofferenze di
Cristo sono perfette. Quanto resta ancora per noi è unire noi stessi a Cristo
nella Sua sofferenza per amore della salvezza del mondo. Cristo ha ottenuto la
vittoria sul peccato, la vittoria della vita eterna, ma a noi rimane da vivere
quella vittoria nelle circostanze della nostra vita quotidiana, anche di fronte
alla persecuzione. In questo modo, la gloria di Cristo è visibile in noi e
attira molti alla salvezza eterna.
La terza forma è il
Martirio di testimonianza, che è il più comune. Nelle parole di Padre
Hardon, “nessun seguace di Cristo vi può sfuggire.” [33] Il martire di testimonianza
non può affrontare l’opposizione attiva, ma deve affrontare l’opposizione
passiva per mano di “coloro che mancano di una chiara visione del Salvatore o
che, dopo averla avuta, hanno abbandonato il loro impegno per Cristo” [34].
Padre Hardon descrive la situazione con queste parole:
A questo punto il fermo credente nel magistero della Chiesa: il servo devoto del papato; il pastore convinto che insiste col suo gregge sulla sana dottrina; il religioso scrupoloso che vuol rimanere fedele ai voti di povertà autentica, castità schietta e obbedienza sincera; i genitori risoluti preoccupati per la formazione religiosa e morale dei figli e disposti a sacrificarsi generosamente per costruire e prendersi cura di una famiglia cristiana - naturale o adottiva - a tali persone non saranno risparmiate anche la critica attiva e l’aperta opposizione. Ma essi devono soprattutto essere pronti a vivere in un clima di freddezza rispetto alle loro convinzioni più profonde. [35]
Qui la sofferenza
spesso deriva dalla “studiata indifferenza di persone che [i fedeli devoti]
conoscono e amano, di persone della propria famiglia naturale o religiosa, di
uomini e donne la cui intelligenza rispettano e il cui rispetto hanno a cuore.”
[36]
Nelle parole di Padre
Hardon, il martirio “si trova nella privazione del buon esempio per noi da
parte dei nostri contemporanei, ed è la pratica della virtù cristiana in
solitudine, perché quelli che testimoniano ciò che facciamo sono la maggioranza
- numericamente e psicologicamente - e sappiamo che sono a disagio a causa
della testimonianza. Testimoniamo loro, è vero, ma essi non sono contenti di
assistere a ciò che siamo, a ciò che rappresentiamo, a ciò che diciamo, o a ciò
che facciamo» [37]. Tale martirio è la testimonianza giornaliera offerta da
tutti i fedeli cattolici nella società totalmente secolarizzata, e nella Chiesa
che subisce altrettanto la secolarizzazione.
Il cardinale Joseph
Ratzinger ha affrontato la situazione del martirio di testimonianza nel nostro
tempo nella sua omelia durante la Messa per l’elezione del Romano Pontefice,
celebrata prima del conclave durante il quale è stato eletto alla Sede di
Pietro. Ha parlato di come “il pensiero di molti cristiani” è stato
sballottato, nel nostro tempo, da varie “correnti ideologiche”, osservando che
siamo testimoni dell’ “inganno degli uomini, dell’astuzia che tende a trarre
nell’errore” come san Paolo ha scritto nella sua Lettera agli Efesini [38].
Egli ha osservato che, nel nostro tempo, coloro che vivono secondo “una fede
chiara, secondo il Credo della Chiesa” sono visti come fondamentalisti, come
estremisti, mentre il relativismo, cioè “lasciarsi portare ‘qua e là da
qualsiasi vento di dottrina’,” viene esaltato[39]. Riguardo alla fonte dei
gravi mali morali del nostro tempo, ha concluso: “Si va costituendo una
dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia
come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.”[40]. Il clima della dittatura
del relativismo rende il martirio di testimonianza sempre più urgente, mentre,
allo stesso tempo, soggioga il cristiano che dà testimonianza di una
particolare forma di sofferenza.
Padre Hardon conclude
ricordando che il martirio della testimonianza non è affatto inutile. Egli ci
ricorda che, mentre la nostra testimonianza sicuramente ci costerà molto in termini
umani, “la grazia di Dio è sempre attiva nei cuori di tutti coloro il cui
percorso si attraversa”. [41] Anche se il sangue dei martiri ha prodotto
notevole crescita nella Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo, così anche il
quotidiano martirio di testimonianza dei nostri fedeli non mancherà di portare
grande frutto per la trasformazione della nostra società.
Riferendosi ai primi
martiri della Chiesa, Padre Hardon ci insegna:
Ma la loro pazienza e mitezza, è infine prevalsa. Sì, ma solo perché è stata sostenuta dal coraggio senza limiti, nato non dalla propria forza, ma dal potere che Cristo ha promesso di dare a tutti i suoi seguaci per la testimonianza del suo nome in tutto il mondo. Questa promessa è altrettanto vera oggi. Tutto ciò che ci serve è avere fiducia nello Spirito che noi possediamo, e mai stancarci nel dare testimonianza alla grazia che abbiamo ricevuto. [42]
Non dobbiamo mai
cessare di implorare il Signore di concederci tutte le grazie di cui abbiamo
bisogno per essere suoi testimoni fedeli nel mondo, in particolare la grazia
del coraggio di pagare il prezzo della sofferenza per fare ciò che è giusto e
buono.
Nel suo libro, La
vita spirituale nel mondo moderno, in cui espone in modo chiaro il senso
della nostra comunione con Cristo nella sua sofferenza, passione e morte, il
Servo di Dio ha citato Sant’Ignazio di Loyola, suo “padre in Dio” circa la necessità
di chiedere a Dio nella preghiera per chi soffre, in modo che l’amore di Dio
possa crescere nei nostri cuori. Padre Hardon ha poi commentato:
Il problema con le citazioni di questo genere dei mistici è che siamo portati a pensare che essi siano differenti da noi. Non è così. Si riduce il sacrificio e la croce come piace a noi. Ma qui appunto è il segreto della santità. È possibile, per grazia divina, per l’amore di Dio raggiungere nei nostri cuori un livello in cui sperimentiamo la gioia nella sofferenza. Bene, davvero! Ed è un assaggio di questa gioia che il Salvatore ha promesso a tutti coloro che sinceramente si sforzano di diventare come Lui, abbracciando ciò che Egli ha abbracciato - la croce - Lui, per amore di suo Padre; noi, per amore di Padre, Figlio e Spirito Santo. Il costo di amare Dio è alto ma Dio vi passa attraverso. Il prezzo che paghiamo viene premiato con una esperienza della Sua presenza, il senso della sua intimità, e una gioia che, i santi ci dicono, è così dolce che non cambierebbero le loro sofferenze con tutti i piaceri del mondo. Chiediamo al nostro Salvatore non solo di ascoltare o avvertire ciò che coloro che hanno imparato ad amare Dio, ci dicono, ma di insegnarci con l’esperienza che questa grande saggezza è vera[43].
Il Servo di Dio era
realista circa l’alto prezzo da pagare per rimanere fedeli a Cristo, ma nello
stesso tempo si diceva fiducioso nell’aiuto della grazia di Dio per renderci
saggi e forti nel pagare il prezzo, non importa quanto alto, mentre ci viene
data anche la consolazione di una comunione sempre più profonda con Cristo
nella sua sofferenza e morte, che porta alla sua resurrezione dai morti.
Conclusione
Nel contesto del Rome
Life Forum, concludo esprimendo il mio profondo apprezzamento per il
martirio che tanti di voi abbracciano per il bene della difesa della vita umana
e della sua culla nella unione coniugale tra marito e moglie. La mia speranza è
che queste poche riflessioni sul martirio cristiano nel pensiero del Servo di
Dio Padre John A. Hardon, SJ, vi siano di qualche aiuto per giungere a una più
profonda conoscenza di Cristo e della nostra vita in Lui nella Sua santa
Chiesa. In modo particolare, spero che vi spingerà ad attingere sempre più la
forte grazia dei sacramenti della Penitenza e della Santa Eucaristia, e dalla
grazia del vostro stato di vita, soprattutto per i consacrati nei sacramenti
del matrimonio e dell’Ordine, al fine di modellare la vostra vita in modo più
pieno a Cristo, per consacrare più totalmente il vostro cuore, unito al Cuore
Immacolato di Maria, al Sacro Cuore di Gesù.
Possa Maria
Immacolata, Madre di Dio, alla quale il Servo di Dio si rivolse così spesso
nelle sue preghiere, intercedere per noi ogni giorno, in modo che possiamo
essere veri martiri per amore di Cristo e del suo Corpo mistico, la Chiesa.
Quando i tempi sono difficili, il che può accadere spesso, trovo utile
ricordare a me stesso la ragione della nostra testimonianza: l’amore di Cristo
e del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Amo Cristo, e amo il suo Corpo mistico
che è la Chiesa, e così anche voi. Abbracciamo l’indifferenza, il ridicolo, il
rifiuto, e altre forme di persecuzione perché amiamo il Signore e tutti i
nostri fratelli e sorelle in Lui, nella Sua santa Chiesa.
Grazie. Dio vi
benedica.
Cardinale Raymond Leo
BURKE
__________________________________
[1] Gv 8, 11.
[2] Cf. Catechismo
della Chiesa Cattolica, n. 815. [CCC].
[3] John A. Hardon,
SJ, Marian Catechist Manual (Bardstown: la vita eterna,
2000), p. xv. [MCM].
[4] “... consorzio
humanum spiritu Christiano ubique Denuo imbuendum est.” Ioannes Paulus PP. II,
Adhortatio Apostolica Christifideles laici, “De vocatione et
Missione Laicorum in Ecclesia et in Mundo,” 30 Decembris 1988 Acta Apostolicae
Sedis 81 (1989), p. 455, n. 34. [CL]. Traduzione italiana: Papa Giovanni Paolo
II, post-sinodale Christifideles laici, il 30 dicembre 1988 “sulla
vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo” (Città del
Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1988) , p. 96, no. 34. [CLEng].
[5] “Id [consorzio
humanum spiritu Christiano imbuendum] tamen POSSIBILE erit, si christianus
communitatum ipsarum ecclesialium contextus , quae sua in regionibus et nationibus
degunt, renovetur .” CL, 455, n. 34. traduzione in inglese: CLEng, p. 96, no.
34.
[6] “... testari
quomodo christiana fides responsum constituat UNICE plene validum, ab omnibus
più minusve conscie Agnitum et invocatum, ad Quaestiones et exspectationes, Quas
vita ipsa homini et societatibus imponit singulis.” CL, 455, n. 34. traduzione
in inglese: CLEng, p. 96, no. 34.
[7] “... hiatum tra l’Evangelium
et vitam in seipsis Superare Valeant, in quotidianis familiae navitatibus, in
labore et in societate Componentes vitae Unitatem, quae in Evangelio lucem et
vim pro SUA plena Invenit adimpletione.” CL, 455, n. 34. traduzione in inglese:
CLEng, p. 96, no. 34.
[8] MCM, pp. Xv-xvi.
[9] Cfr Robert Sarah e Nicolas Diat, Dieu ou rien (Paris:
Fayard, 2015).
[10] Cf. Robert Sarah e Nicolas
Diat, God or nothing, tr. Michael J. Miller (San Francisco:
Ignatius Press, 2015).
[11] MCM, p. xvii.
[12] MCM, p. xvi.
[13] MCM, p. xvi.
[14] CCC, n. 2472.
[15] CCC, n. 2473.
[16] “Equidem mandatum Iesu:«
Euntes praedicate Evangelium »SUA vi perpetuo Viget ac inoccidue urget: verumtamen
Praesens conditio rerum , non solummodo in mundo sed in pluribus quoque
Ecclesiae partibus, omnino requirit ut Chrisi verbo promptius ac magis dilatato
corde obtemperetur ; quivis discipulus ita in SUA ipsius persona interpellatur,
ut Nullus se nel proprio responso eliciendo retrahere possit: «Vae mihi est
enim, si non evangelizavero!» ( 1
Cor 9, 16). CL, 454, n. 33. traduzione in inglese: CLEng, p. 94, no. 33.
[17] Atti 1, 18.
[18] John A. Hardon,
SJ, Santità nella Chiesa (Bardstown, KY: la vita eterna,
2000), p. 29. [santità].
[19] Santità, pag.
30.
[20] Atti 5, 40-41.
[21] Santità, pag.
31.
[22] CCC, n. 2473.
[23] Santità, pag.
32.
[24] Santità, pag.
33.
[25] Santità, pag.
33.
[26] Santità, pag.
33.
[27] Santità, pag.
35.
[28] Santità, pag. 35
.
[29] Sap 2, 6.
[30] Santità, pag.
35.
[31] Sap 2, 10-12.
[32] Col 1, 24-29.
[33] Santità, pag.
36.
[34] Santità, pag.
36.
[35] Santità, pag.
38.
[36] Santità, pag.
38.
[37] Santità, pag.
38.
[38] “... Correnti
ideologiche ... pensiero di MOLTI Cristiani ... sull’inganno degli Uomini, sull’astuzia
Che tende a trarre nell’errore.” “Initium Conclavis,” 18 Aprilis 2005, Acta Apostolicae
Sedis 97 (2005), 687. [CIRCUITO INTEGRATO]. Traduzione italiana: Il cardinale Joseph
Ratzinger, “Messa per l’elezione del Romano Pontefice: Lunedi, 18 aprile: Omelia
del cardinale che divenne Papa,” L’Osservatore Romano edizione settimanale in
lingua inglese, il 20 aprile 2005 pag. 3. [ICEng]. Cf. Ef 4, 14.
[39] “... una fede
chiara, Secondo il Credo della Chiesa ... Il lasciarsi Portare« qua e là da
Qualsiasi vento di Dottrina ».” IC, 687. traduzione in inglese: ICEng, p. 3.
[40] “Si va
Costituendo Una dittatura del relativismo Che non riconosce nulla venire
definitivo e il Che Lascia come ultima Misura solista il proprio io e le sue
voglie”. IC, 687. traduzione in inglese: ICEng, p. 3.
[41] Santità, pag.
38.
[42] Santità, pag.
39.
[43] John A. Hardon,
SJ, Spiritual Life in the Modern World (Boston: Figlie di St.
Paul, 1982), p. 99.
[Traduzione a cura di
Chiesa e post-concilio]
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