Sante Messe in rito antico in Puglia

martedì 17 maggio 2016

Card. Raymond L. Burke: "Il martirio per la fede nel nostro tempo per “resistere” agli errori"

Alcuni anni fa il card. Burke aveva già parlato del tema del martirio e della testimonianza di fede nei nostri tempi funesti (v. qui). Ora torna sul tema con una sua relazione di pochi giorni orsono, che volentieri si rilancia nell’odierna festa di San Pasquale Baylon (sebbene quest’anno debba cedere il posto all’Ottava di Pentecoste).


Card. Raymond Leo Burke. Il martirio per la fede nel nostro tempo per “resistere” agli errori

Nei giorni precedenti la Marcia per la Vita, 6-7 maggio scorso, si è svolto a Roma, presso l’Hotel Columbus in Via della Conciliazione, il Rome Life Forum, durante il quale si sono alternati diversi illustri relatori: vedi Locandina (immagine a lato). Il Forum era aperto a tutta la leadership nel movimento della vita e della famiglia a livello sia internazionale che locale, per consentire l’incontro e il confronto dei rispettivi rappresentanti, ritenuto quanto mai necessario in questo momento critico per la Chiesa. allo scopo di difendere e promuovere la dottrina cattolica sulla famiglia.
Di seguito, nella nostra traduzione, l’intervento del Card. Raymond Leo Burke, all’inizio del quale egli esprime esplicitamente la sua posizione, che è quella di assistere i fedeli nella battaglia per “resistere” all’interno della Chiesa al ‘clima’ che cerca di minare le verità della fede cattolica sul’indissolubilità del matrimonio e sulla Presenza Reale di Cristo nell’Eucaristia. Il filo conduttore del discorso è Il martirio per la fede nel nostro tempo [originale inglese qui].
Noto una costante negli interventi del Cardinale Burke: egli coglie dalle personali esperienze della sua vita elementi incandescenti che condivide nella loro valenza universale.
Vedi anche, nella nostra traduzione, le Relazioni:
- Matthew McCusker (Voice of the family): Errori dottrinali di base ed ambiguità dell’Amoris Laetitia alla luce dell’insegnamento cattolico sulla famiglia [qui];
- Mons. Athanasius Schneider, Fede Cattolica e confessione della verità [qui].

Il martirio per la fede nel nostro tempo

Sono lieto di poter parlare al Rome Life Forum e di esprimere la mia solidarietà a voi, che partecipate, nell’impegno di salvaguardare e promuovere la dignità inviolabile della vita umana degli innocenti e indifesi, e l’integrità della sua culla: il matrimonio e la famiglia. Soprattutto, desidero esprimere la mia più profonda gratitudine a voi. La mia speranza è che questo mio tempo e le mie parole siano una fonte di incoraggiamento nella battaglia pro-vita e pro-matrimonio, nella quale siamo tutti chiamati e in cui tutti noi siamo impegnati.
Provo particolare apprensione per la crescita, specialmente nella Chiesa, del punto di vista mondano, della prospettiva antropocentrica e mondo-centrica. Essa si esprime in una conoscenza laica delle realtà divine che sono parte integrante della nostra vita quotidiana. Per esempio, oggi nella Chiesa, c’è chi si riferisce alla realtà oggettiva della grazia del matrimonio come se fosse un semplice ideale a cui più o meno cerchiamo di conformarci. Visione mondana che, in quanto non vera, porta confusione e divisione all’interno del Corpo di Cristo, finisce per negare il principio fondamentale della retta ragione: il principio di non contraddizione, cioè la legge che una cosa non può essere e non essere nello stesso tempo. Ad esempio, non può essere che la Chiesa professa la fede nella indissolubilità del matrimonio, in accordo con la legge di Dio inscritta in ogni cuore umano e annunciata nella parola di Cristo, mentre nello stesso tempo ammette ai Sacramenti chi vive pubblicamente in violazione della indissolubilità del matrimonio. Se il fatto che una persona che vive pubblicamente in violazione del suo vincolo matrimoniale è ammessa ai Sacramenti, allora il matrimonio non è indissolubile e il sacramento della Santa Eucaristia non è il Corpo di Cristo e l’incontro con Cristo nel sacramento della Penitenza non richiede il fermo proposito di modifica della nostra vita, cioè l’obbedienza alla parola di Cristo, “non peccare più”[1].
Il punto di vista mondano della nostra vita in Cristo comporta una visione politicizzata della Chiesa in cui i suoi membri sono divisi in campi opposti, quando siamo tutti cattolici, per definizione uniti dalla stessa fede, dagli stessi sacramenti e dallo stesso governo[ 2]. Allo stesso tempo, nella vita ecclesiale viene introdotta ogni sorta di falsa opposizione, ad esempio, l’opposizione tra ragione e fede, l’opposizione tra dottrina e pastorale, l’opposizione tra legge e amore, l’opposizione tra la giustizia e la misericordia. Poiché siamo vivi in Cristo nella Chiesa, vediamo tutte le cose in termini di vita eterna “nell’ottica dell’eternità (sub specie aeternitatis)”, secondo l’espressione classica.
Siamo tutti tentati di lasciarci assorbire da tali correnti di pensiero. È mio auspicio assistervi nella battaglia per resistere a questo modo di pensare, per rimanere fedeli a Cristo che è vivo in voi per l’effusione dello Spirito Santo. Vi offro una riflessione sul martirio inerente alla nostra vita in Cristo. Tale riflessione ci aiuterà, spero, a vedere tutte le circostanze della nostra vita in Cristo in vista della vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, la Sua vittoria della vita eterna nella nostra natura umana che condivide con noi già ora e condividerà con noi perfettamente nella Sua venuta definitiva.

Una nuova evangelizzazione: Padre John A. Hardon e Papa San Giovanni Paolo II

Vorrei richiamare in particolare l’attenzione sul lavoro del Servo di Dio Padre John Anthony Hardon della Compagnia di Gesù, morto il 30 dicembre del Grande Giubileo del 2000. Padre Hardon espresse eloquentemente, nelle sue parole e nei suoi scritti, la forte convinzione che i cattolici oggi, come i primi cristiani, devono essere pronti a dare una forte testimonianza della loro fede, nella sua integrità, sino allo spargimento di sangue. Penso, per esempio, al Manuale del catechista mariano, l’ultima pubblicazione del Servo di Dio, per il quale ho avuto l’onore di scrivere la prefazione. Nell’indicare la natura e la struttura dell’Apostolato del catechista mariano, uno dei numerosi apostolati che il Servo di Dio ha fondato o di cui ha contribuito alla fondazione, Padre Hardon ha scritto:
Il cattolicesimo è alle prese con la peggiore crisi della sua storia. A meno che i veri e fedeli cattolici non abbiano lo zelo e lo spirito dei primi cristiani, a meno che non siano disposti a fare quello che essi hanno fatto ed a pagare il prezzo che hanno pagato, i giorni dell’America sono contati. [3]
Quello che egli ha scritto sugli Stati Uniti d’America, sua patria, è vero per qualsiasi nazione soggetta alla secolarizzazione virulenta della società, una secolarizzazione penetrata anche nella Chiesa. Sapeva che l’unico modo per trasformare la società, cioè trasformare la società rivolti a Cristo e al suo Corpo Mistico, la santa Chiesa, per i singoli cattolici è vivere la propria fede con piena integrità, anche di fronte alla solitudine, al ridicolo, alla persecuzione e persino alla morte.
In altre parole, se compito della Chiesa ai nostri giorni è svolgere la sua missione di evangelizzazione del mondo, essa deve essere prima evangelizzata, deve essere prima purificata di tutto ciò che non è di Cristo, Che è chiamata a portare al mondo, in ogni momento e in ogni luogo. Nella sua Esortazione post-sinodale Christifideles laici, Papa san Giovanni Paolo II ha affrontato la necessità di una nuova evangelizzazione della società, che deve avere il suo inizio con una nuova evangelizzazione della comunità ecclesiale.
Per porre rimedio alla situazione di una cultura totalmente secolarizzata, il santo Pontefice ha osservato, “Certamente urge dovunque rifare il tessuto cristiano della società umana”. [4] Si è affrettato ad aggiungere che, se il rimedio è realizzare ciò, la Chiesa stessa deve essere nuovamente evangelizzata. Per comprendere fino in fondo la secolarizzazione radicale della nostra cultura occorre capire anche quanto questa secolarizzazione sia entrata nella vita della Chiesa stessa. Papa Giovanni Paolo II ha dichiarato:
Ma la condizione [per rifare il tessuto cristiano della società umana] è che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali che vivono in questi paesi e in queste nazioni[5]. 
Egli, quindi, ha invitato i fedeli laici alla loro particolare responsabilità, cioè “testimoniare come la fede cristiana costituisca l’unica risposta pienamente valida, più o meno coscientemente da tutti percepita e invocata, dei problemi e delle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società”.[6] Per rendere più specifica la chiamata, ha chiarito che l’adempimento della responsabilità dei fedeli laici richiede loro di “superare in se stessi la frattura tra il Vangelo e la vita, ricomponendo nella loro quotidiana attività in famiglia, sul lavoro e nella società, l’unità d’una vita che nel Vangelo trova ispirazione e forza per realizzarsi in pienezza”. [7]

Catechesi: Fondamento della Nuova Evangelizzazione

In modo particolare, Padre Hardon sapeva che la necessaria forte testimonianza cattolica dipende essenzialmente dalla retta comprensione della fede e ciò esige che risuoni la catechesi. Egli si rendeva conto che decenni di catechesi insufficiente e anche falsa avevano determinato l’analfabatismo in materia di fede di molti cattolici. Ha visto quanti sono stati lasciati nella confusione e nell’errore sui principi fondamentali della fede cattolica e della legge morale scritta nel cuore umano e definitivamente articolati attraverso la parola di Cristo tramandata nella Chiesa. La fede nella Presenza Reale del Signore nostro Gesù nella Santa Eucaristia era drasticamente diminuita, con conseguente perdita pressoché totale della devozione eucaristica. Da un gran numero di cattolici la Messa domenicale non era più vista come un obbligo serio, sotto pena di peccato mortale, e l’accesso regolare al Sacramento della Penitenza era stato abbandonato. La mancanza di formazione nelle virtù, la confusione generale e gli errori sulla legge morale seminavano distruzione e morte nella vita di molte persone e di molte famiglie. I genitori e anche i parroci non vedevano più la catechesi come loro principale responsabilità verso i bambini. Come risultato, molti bambini e giovani cadevano in percorsi di peccato e corruzione morale senza che nessuno li correggesse o mostrasse loro la via di Cristo, la via della verità e dell’amore.
Padre Hardon ci ha ricordato che l’unico mezzo efficace per affrontare la gravità della situazione che minaccia il presente e il futuro della nostra società, è Dio, che “ci ha messi qui in questo momento e luogo consapevoli della gravità dei nostri tempi” e la sua grazia “è disponibile in sovrabbondanza.”[8]
Mi viene in mente la profonda riflessione sulla testimonianza cristiana nel nostro tempo del cardinale Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, nel suo libro di recente pubblicazione, Dieu ou rien [9], uscito nella traduzione inglese con il titolo, God or nothing - Dio o niente. [10]
Come ha osservato padre Hardon, impegnarsi nell’apostolato della catechesi non richiede ad un cattolico di “abbandonare la [sua] professione, lasciare il [suo] lavoro, o assumere una nuova posizione” [11], ma di dedicarsi alla formazione spirituale e dottrinale necessaria per chi è chiamato a testimoniare la fede nel nostro tempo. Egli ha ricordato al lettore come i primi cristiani si nutrissero frequentemente della Santa Comunione e mediante i loro incontri nelle catacombe, che costituivano una sorta di scuola “per acquisire le conoscenze e costruire l’astuzia e lo zelo per vincere anime a Cristo”. [12] Egli ha esortato i cattolici di oggi a partecipare alla Santa Messa e ricevere la Santa Comunione quotidiana, se possibile. Li ha inoltre esortati a rendere le loro case e le loro auto delle scuole “per infondere la conoscenza e la forza di volontà per evangelizzare”[13]. In altre parole, ha insegnato loro a non perdere ogni occasione, anche il tempo trascorso in viaggio da un posto ad un altro, per approfondire la comprensione della fede.

Testimonianza e martirio, e la Nuova Evangelizzazione

La testimonianza della catechesi in casa, in viaggio, al lavoro, nel fare affari, nell’esercitare una professione, in qualsiasi arena dello sforzo umano un cattolico sia coinvolto, è una forma eminente della testimonianza che i cattolici sono chiamati a dare in ogni momento, in particolare nei momenti critici in cui viviamo. La testimonianza costante, di cui la catechesi è la forma più importante, riguarda il martirio, come il Servo di Dio ci ha ricordato spesso.
Il Catechismo della Chiesa cattolica, infatti, tratta in due numeri successivi del dovere dei cristiani di testimoniare la propria fede e quello della suprema testimonianza del martirio. Per quanto riguarda il dovere di testimoniare la fede, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il dovere dei cristiani di prendere parte alla vita della Chiesa li spinge ad agire come testimoni del Vangelo e degli obblighi che ne derivano. Tale testimonianza è trasmissione della fede in parole e opere. La testimonianza è un atto di giustizia che comprova o fa conoscere la verità [14]
Per quanto riguarda il martirio, il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma:
Il martirio è la suprema testimonianza resa alla verità della fede; il martire è un testimone che arriva fino alla morte. Egli rende testimonianza a Cristo, morto e risorto, al quale è unito dalla carità. Rende testimonianza alla verità della fede e della dottrina cristiana. Affronta la morte con un atto di fortezza. [15]
Padre Hardon ha sviluppato il suo insegnamento sul martirio per mostrare la relazione essenziale di tutte le forme di testimonianza cristiana col martirio cristiano. Uno studio dell’insegnamento del Servo di Dio mostrerà come per tutti i testimoni sia necessario un certo morire a se stessi, una certa oblazione di sé a Cristo per la sua opera di salvezza. Nella sua massima espressione, ciò implica l’effusione del proprio sangue, dare la vita nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Il martirio è una manifestazione più convincente della realtà della vita di Cristo in noi, l’unità del nostro cuore con il suo glorioso Cuore trafitto.
Penso a tanti fedeli che mi esprimono le loro preoccupazioni profonde per la Chiesa del nostro tempo, in cui sembra che ci sia tanta confusione sulle verità dogmatiche e morali fondamentali. Nel rispondere alle loro preoccupazioni, li esorto ad approfondire la loro comprensione dell’insegnamento costante e della disciplina della Chiesa e di far sentire la propria voce, in modo che i pastori del gregge possano comprendere l’urgenza di annunciare di nuovo con chiarezza e coraggio le verità della fede ed applicare di nuovo con carità e fermezza la disciplina necessaria per salvaguardare le stesse verità.
Davanti alle sfide di vivere la fede cattolica nel nostro tempo, Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordato l’urgenza del mandato di Cristo ai primi discepoli e consegnato ai missionari lungo i secoli cristiani e a noi oggi. Egli ha dichiarato:
Certamente l’imperativo di Gesù: «Andate e predicate il Vangelo» mantiene sempre vivo il suo valore ed è carico di un’urgenza intramontabile. Tuttavia la situazione attuale, non solo del mondo ma anche di tante parti della Chiesa, esige assolutamente che la parola di Cristo riceva un’obbedienza più pronta e generosa. Ogni discepolo è chiamato in prima persona; nessun discepolo può sottrarsi nel dare la sua propria risposta: «Guai a me, se non predicassi il Vangelo!» (1 Cor 9, 16). [16]
I cristiani si trovano spesso in una società e in una cultura che non conoscono Dio, sono dimentiche di Lui o addirittura ostili a Lui e alla sua legge scritta nella creazione, inscritta in ogni cuore umano, e insegnata nella sua pienezza da parte della Chiesa. In una tale situazione, la testimonianza chiara e coraggiosa della vita cristiana, dando gloria a Dio mediante l’obbedienza alla sua legge scritta nel cuore dell’uomo, è più importante che mai, non solo per il bene della salvezza dell’anima cristiana, ma anche per la trasformazione della cultura e della società, in modo da promuovere e servire realmente al bene di tutti.
L’obbedienza, fondamentale ed essenziale per la nuova evangelizzazione, è anche una virtù acquisita con grande difficoltà in una cultura che esalta l’individualismo e pone in discussione ogni autorità, tranne la propria. Tuttavia, essa è indispensabile per insegnare e vivere il Vangelo nel nostro tempo. Dobbiamo prendere esempio dai primi discepoli, dai primi missionari nella nostra patria, e dalla schiera di santi e beati che si sono dedicati completamente a Cristo, invocando l’aiuto e la guida dello Spirito Santo per purificarsi di ogni ribellione di fronte alla volontà di Dio e rafforzarsi nel fare la volontà di Dio in ogni cosa.
Padre Hardon ha assunto il lavoro della nuova evangelizzazione fedelmente e senza sosta. Suo unico desiderio era aiutare i suoi fratelli e sorelle nella Chiesa ad insegnare, celebrare e vivere la fede cattolica con l’entusiasmo e l’energia dei primi discepoli, dei grandi santi e dei missionari che per primi hanno portato la fede cattolica nella nostra patria. Egli ha espresso la chiamata alla nuova evangelizzazione più appropriatamente come una chiamata a testimoniare e, infine, al martirio. Così molti fedeli, me compreso, continuano a seguire l’ispirazione e la direzione che il Servo di Dio ci ha dato.

Il martirio secondo il Servo di Dio Padre Hardon

La più grande eredità spirituale che il Servo di Dio ci ha lasciato è la sua vita vissuta in Gesù Cristo, per “la maggior gloria di Dio”. Ed anche come, nella sua vita sacerdotale, ha cercato di conoscere, amare e servire Gesù Cristo solo, così anche ha insegnato ad altri a fare altrettanto, secondo le esigenze della propria vocazione nella vita. Osservando la grande confusione e gli errori del tempo presente, anche all’interno della Chiesa, padre Hardon ha spesso ricordato a tutti i fedeli di prepararsi a soffrire molto, ed anche a subire il martirio, al fine di essere fedeli all’insegnamento di Cristo e della sua Chiesa. Padre Hardon ha conservato la fiducia nella costante presenza di Cristo nella Chiesa e nei suoi singoli membri, attraverso la presenza dello Spirito Santo. Anche se ha visto chiaramente la gravità della situazione e le enormi esigenze della vita cristiana nel nostro tempo, era sicuro che, con la grazia di Cristo, i cattolici sarebbero stati testimoni fedeli di Cristo, che trasforma le singole vite e il mondo.
Il Servo di Dio fornisce una presentazione sistematica del suo insegnamento sul martirio, nel suo libro, Santità nella Chiesa, ristampato nel 2000 da Eternal Life, l’apostolato da lui fondato con il santo laico, William Smith di Bardstown, Kentucky. Prima di tutto, padre Hardon fonda il suo insegnamento circa il martirio sulle parole di Nostro Signore prima di salire alla destra del Padre: “Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi, e allora mi sarete testimoni non solo a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra “.[17] Le parole di nostro Signore ci insegnano l’origine, la natura e il fine apostolico del martirio.
“La fonte della forza di soffrire per Cristo viene finalmente dallo Spirito Santo, che si dice ne da’ il potere”. [18] Come il Papa Giovanni Paolo II ci ha ricordato, è la vita dello Spirito Santo, che abita in noi attraverso i sacramenti del Battesimo e della Confermazione, che ispira in noi la santità della vita, la forza di soffrire per Cristo. Lo Spirito Santo, che abita nelle nostre anime, ci permette di testimoniare la verità che Cristo ci insegna nella sua Santa Chiesa. Il martirio è una espressione fondamentale della nostra relazione personale con Cristo. È, infatti, il rapporto personale con Cristo, che dà la gioia al martire nella sua sofferenza. Nelle parole del Servo di Dio, “infatti, uno dei paradossi del martirio è la felicità positiva che un seguace fortemente impegnato prova nella sofferenza per Cristo”. [19] Padre Hardon si riferisce alla narrazione degli Atti degli Apostoli della fustigazione degli Apostoli, dopo che erano stati avvertiti di non parlare più nel nome di Gesù. Lo scrittore sacro ci dice che gli apostoli, “erano felici di aver avuto l’onore di soffrire umiliazioni per amore del nome” [20] di Gesù.
Padre Hardon, osserva che il martirio non è “teoria accademica”, ma “un fatto palpabile di ogni vero seguace di Cristo”[21]. Distingue tre forme di martirio, di essere testimoni di Cristo davanti al mondo intero. Esse sono: il Martirio di Sangue, il Martirio di persecuzione, e il Martirio di testimonianza.
Il martirio di sangue, come il Catechismo della Chiesa Cattolica ci insegna, è la “suprema testimonianza resa alla verità della fede” [22]. Davanti alla scelta di tradire Cristo o morire per Cristo, il martire di sangue rimane fedele e consegna la sua vita per amore di Cristo. Pensiamo ai molti martiri fra i primi cristiani, a cominciare da Santo Stefano e anche ai martiri nel corso dei secoli, ad esempio, San Pietro da Verona, San Tommaso Becket, San Bonifacio, i Santi Tommaso More e Giovanni Fisher, i martiri del Nord America, San Paolo Miki e compagni (martiri del Giappone), Sant’Andrea Kim e i suoi Compagni (Martiri della Corea), Saint Charles Lwanga e dei suoi Compagni (Martiri dell’Uganda), e una miriade di altri. Oggi, pensiamo ai cristiani decapitati o comunque uccisi in Iraq e in altri paesi dai terroristi islamici perché si rifiutano di rinnegare la loro fede in Gesù Cristo e di abbracciare l’Islam.
Padre Hardon ci ricorda i tanti martiri di sangue nel nostro tempo, che “si uniscono a Cristo in espiazione [per l’enormità dei peccati di oggi] e in un appello urgente alla misericordia di Dio”[23]. Padre Hardon ci ricorda anche che il martiri di sangue, che uniscono la loro sofferenza e che muoiono per la sofferenza e la morte di Cristo, applicano “i frutti della redenzione [del mondo] per l’umanità peccatrice”. [24] E conclude: “Una cosa che non abbiamo l’adire di dimenticare è che questi martiri di oggi sono i nostri compagni membra del corpo mistico. Attraverso le loro sofferenze siamo resi tutti più ricchi, come attraverso i loro meriti tutta la Chiesa diventa più santa”. [25]
La seconda forma di martirio è il Martirio di persecuzione o di opposizione. Attraverso il martirio di persecuzione, i fedeli soffrono molto anche se la loro sofferenza non finisce con la morte violenta. Si pensi, ad esempio, alla sofferenza di tanti cristiani sotto i vari regimi comunisti del nostro tempo. A volte questi martiri della persecuzione hanno trascorso anni nelle prigioni in Siberia o in Viet Nam. Il Servo di Dio ci ricorda che molti martiri della persecuzione “sono apparentemente liberi di camminare per le strade e vivere in una casa”, ma “sono privati ​​di ogni libertà umana di praticare la loro religione e di servire Cristo secondo la loro fede”. [ 26] Oggi, in Iraq e in altri paesi, i fedeli che si rifiutano di apostatare e non vengono uccisi preferiscono abbandonare tutti i loro beni, per andare esuli in un paese straniero, a loro sconosciuto, in cui possano vivere secondo la loro fede.
Non si può fare a meno di pensare alla situazione attuale in alcune nazioni. Un governo totalmente secolarizzato rende legali e promuove le violazioni più gravi della legge morale, ad esempio, l’aborto procurato, l’eutanasia, il cosiddetto “matrimonio omosessuale”, la clonazione umana e la distruzione di embrioni umani per la ricerca, e ora sta cercando di forzare cattolici e altre persone di buona volontà a cooperare formalmente al male con atti che violano la loro coscienza. I cattolici sono chiamati oggi, più che mai, ad alzarsi in piedi per la verità che Cristo ci insegna, anche se questo significa la perdita di beni, vessazioni da parte del governo e detenzione. Penso, per esempio, alla minaccia di togliere l’esenzione fiscale, con i suoi effetti disastrosi su molti tipi di apostolato della Chiesa, che può essere il risultato necessario del rimanere fedeli alla nostra fede e alla legge morale. Non possiamo fare nulla di meno che rimanere fedeli a Nostro Signore Gesù Cristo e alla verità, che ci porge nella sua Santa Chiesa, non importa quale sia la sofferenza o la persecuzione che si debba affrontare.
Padre Hardon illustra la natura del martirio di persecuzione o di opposizione attraverso il testo del libro della Sapienza, capitolo 2, versetti da 6 a 19. Il testo ci insegna che ci sono due ragioni “per cui le persone mondane perseguitano coloro che cercano di servire Dio”[27]. Prima di tutto “gli empi (come vengono chiamati) dicono a se stessi con ragionamento fallace che tutto ciò che devono cercare è quello che questo mondo loro offre”.[28] Nel libro della Sapienza si legge:
“Su, godiamoci i beni presenti, facciamo uso delle creature con ardore giovanile! inebriamoci di vino squisito e di profumi, non lasciamoci sfuggire il fiore della primavera. Nessuno di noi manchi alla nostra intemperanza. Lasciamo dovunque i segni della nostra gioia perché questo ci spetta, questa è la nostra parte”.[29]
In secondo luogo, “rivolgono la loro attenzione ai fedeli credenti che sono un rimprovero permanente agli empi”.[30] Nel libro della Sapienza si legge:
Spadroneggiamo sul giusto povero, non risparmiamo le vedove, nessun riguardo per la canizie ricca d’anni del vecchio. La nostra forza sia regola della giustizia, perché la debolezza risulta inutile. Tendiamo insidie al giusto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; ci rimprovera le trasgressioni della legge e ci rinfaccia le mancanze contro l’educazione da noi ricevuta. [31]
Come il testo chiarisce, il seguace della verità scritta da Dio in ogni cuore umano soffrirà persecuzioni per mano di chi preferisce la comodità immediata e il piacere delle bugie, anche la più grossolana delle bugie. La sofferenza è resa più dura dal tradimento della verità da parte di coloro che affermano di seguire Cristo e di essere membri della sua Chiesa, anche Vescovi, sacerdoti e consacrati.
Il Martirio di persecuzione è una partecipazione alla Passione di nostro Signore Gesù Cristo e, di conseguenza, porta al cristiano la gioia più profonda, nonostante l’intensità della sofferenza in cui è coinvolto. San Paolo che ha sofferto così tanto la persecuzione e infine la morte come martire per amore di Cristo e del suo Corpo mistico, la Chiesa, ci fornisce una profonda meditazione sul significato del martirio di persecuzione. Nella Lettera ai Colossesi, egli scrive:
Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa. Di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio presso di voi di realizzare la sua parola, cioè il mistero nascosto da secoli e da generazioni, ma ora manifestato ai suoi santi, ai quali Dio volle far conoscere la gloriosa ricchezza di questo mistero in mezzo ai pagani, cioè Cristo in voi, speranza della gloria. È Lui infatti che noi annunziamo, ammonendo e istruendo ogni uomo con ogni sapienza, per rendere ciascuno perfetto in Cristo. Per questo mi affatico e lotto, con la forza che viene da lui e che agisce in me con potenza [32]
Le sofferenze di Cristo sono perfette. Quanto resta ancora per noi è unire noi stessi a Cristo nella Sua sofferenza per amore della salvezza del mondo. Cristo ha ottenuto la vittoria sul peccato, la vittoria della vita eterna, ma a noi rimane da vivere quella vittoria nelle circostanze della nostra vita quotidiana, anche di fronte alla persecuzione. In questo modo, la gloria di Cristo è visibile in noi e attira molti alla salvezza eterna.
La terza forma è il Martirio di testimonianza, che è il più comune. Nelle parole di Padre Hardon, “nessun seguace di Cristo vi può sfuggire.” [33] Il martire di testimonianza non può affrontare l’opposizione attiva, ma deve affrontare l’opposizione passiva per mano di “coloro che mancano di una chiara visione del Salvatore o che, dopo averla avuta, hanno abbandonato il loro impegno per Cristo” [34]. Padre Hardon descrive la situazione con queste parole:
A questo punto il fermo credente nel magistero della Chiesa: il servo devoto del papato; il pastore convinto che insiste col suo gregge sulla sana dottrina; il religioso scrupoloso che vuol rimanere fedele ai voti di povertà autentica, castità schietta e obbedienza sincera; i genitori risoluti preoccupati per la formazione religiosa e morale dei figli e disposti a sacrificarsi generosamente per costruire e prendersi cura di una famiglia cristiana - naturale o adottiva - a tali persone non saranno risparmiate anche la critica attiva e l’aperta opposizione. Ma essi devono soprattutto essere pronti a vivere in un clima di freddezza rispetto alle loro convinzioni più profonde. [35]
Qui la sofferenza spesso deriva dalla “studiata indifferenza di persone che [i fedeli devoti] conoscono e amano, di persone della propria famiglia naturale o religiosa, di uomini e donne la cui intelligenza rispettano e il cui rispetto hanno a cuore.” [36]
Nelle parole di Padre Hardon, il martirio “si trova nella privazione del buon esempio per noi da parte dei nostri contemporanei, ed è la pratica della virtù cristiana in solitudine, perché quelli che testimoniano ciò che facciamo sono la maggioranza - numericamente e psicologicamente - e sappiamo che sono a disagio a causa della testimonianza. Testimoniamo loro, è vero, ma essi non sono contenti di assistere a ciò che siamo, a ciò che rappresentiamo, a ciò che diciamo, o a ciò che facciamo» [37]. Tale martirio è la testimonianza giornaliera offerta da tutti i fedeli cattolici nella società totalmente secolarizzata, e nella Chiesa che subisce altrettanto la secolarizzazione.
Il cardinale Joseph Ratzinger ha affrontato la situazione del martirio di testimonianza nel nostro tempo nella sua omelia durante la Messa per l’elezione del Romano Pontefice, celebrata prima del conclave durante il quale è stato eletto alla Sede di Pietro. Ha parlato di come “il pensiero di molti cristiani” è stato sballottato, nel nostro tempo, da varie “correnti ideologiche”, osservando che siamo testimoni dell’ “inganno degli uomini, dell’astuzia che tende a trarre nell’errore” come san Paolo ha scritto nella sua Lettera agli Efesini [38]. Egli ha osservato che, nel nostro tempo, coloro che vivono secondo “una fede chiara, secondo il Credo della Chiesa” sono visti come fondamentalisti, come estremisti, mentre il relativismo, cioè “lasciarsi portare ‘qua e là da qualsiasi vento di dottrina’,” viene esaltato[39]. Riguardo alla fonte dei gravi mali morali del nostro tempo, ha concluso: “Si va costituendo una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come ultima misura solo il proprio io e le sue voglie.”[40]. Il clima della dittatura del relativismo rende il martirio di testimonianza sempre più urgente, mentre, allo stesso tempo, soggioga il cristiano che dà testimonianza di una particolare forma di sofferenza.
Padre Hardon conclude ricordando che il martirio della testimonianza non è affatto inutile. Egli ci ricorda che, mentre la nostra testimonianza sicuramente ci costerà molto in termini umani, “la grazia di Dio è sempre attiva nei cuori di tutti coloro il cui percorso si attraversa”. [41] Anche se il sangue dei martiri ha prodotto notevole crescita nella Chiesa in ogni tempo e in ogni luogo, così anche il quotidiano martirio di testimonianza dei nostri fedeli non mancherà di portare grande frutto per la trasformazione della nostra società.
Riferendosi ai primi martiri della Chiesa, Padre Hardon ci insegna:
Ma la loro pazienza e mitezza, è infine prevalsa. Sì, ma solo perché è stata sostenuta dal coraggio senza limiti, nato non dalla propria forza, ma dal potere che Cristo ha promesso di dare a tutti i suoi seguaci per la testimonianza del suo nome in tutto il mondo. Questa promessa è altrettanto vera oggi. Tutto ciò che ci serve è avere fiducia nello Spirito che noi possediamo, e mai stancarci nel dare testimonianza alla grazia che abbiamo ricevuto. [42]
Non dobbiamo mai cessare di implorare il Signore di concederci tutte le grazie di cui abbiamo bisogno per essere suoi testimoni fedeli nel mondo, in particolare la grazia del coraggio di pagare il prezzo della sofferenza per fare ciò che è giusto e buono.
Nel suo libro, La vita spirituale nel mondo moderno, in cui espone in modo chiaro il senso della nostra comunione con Cristo nella sua sofferenza, passione e morte, il Servo di Dio ha citato Sant’Ignazio di Loyola, suo “padre in Dio” circa la necessità di chiedere a Dio nella preghiera per chi soffre, in modo che l’amore di Dio possa crescere nei nostri cuori. Padre Hardon ha poi commentato:
Il problema con le citazioni di questo genere dei mistici è che siamo portati a pensare che essi siano differenti da noi. Non è così. Si riduce il sacrificio e la croce come piace a noi. Ma qui appunto è il segreto della santità. È possibile, per grazia divina, per l’amore di Dio raggiungere nei nostri cuori un livello in cui sperimentiamo la gioia nella sofferenza. Bene, davvero! Ed è un assaggio di questa gioia che il Salvatore ha promesso a tutti coloro che sinceramente si sforzano di diventare come Lui, abbracciando ciò che Egli ha abbracciato - la croce - Lui, per amore di suo Padre; noi, per amore di Padre, Figlio e Spirito Santo. Il costo di amare Dio è alto ma Dio vi passa attraverso. Il prezzo che paghiamo viene premiato con una esperienza della Sua presenza, il senso della sua intimità, e una gioia che, i santi ci dicono, è così dolce che non cambierebbero le loro sofferenze con tutti i piaceri del mondo. Chiediamo al nostro Salvatore non solo di ascoltare o avvertire ciò che coloro che hanno imparato ad amare Dio, ci dicono, ma di insegnarci con l’esperienza che questa grande saggezza è vera[43].
Il Servo di Dio era realista circa l’alto prezzo da pagare per rimanere fedeli a Cristo, ma nello stesso tempo si diceva fiducioso nell’aiuto della grazia di Dio per renderci saggi e forti nel pagare il prezzo, non importa quanto alto, mentre ci viene data anche la consolazione di una comunione sempre più profonda con Cristo nella sua sofferenza e morte, che porta alla sua resurrezione dai morti.

Conclusione

Nel contesto del Rome Life Forum, concludo esprimendo il mio profondo apprezzamento per il martirio che tanti di voi abbracciano per il bene della difesa della vita umana e della sua culla nella unione coniugale tra marito e moglie. La mia speranza è che queste poche riflessioni sul martirio cristiano nel pensiero del Servo di Dio Padre John A. Hardon, SJ, vi siano di qualche aiuto per giungere a una più profonda conoscenza di Cristo e della nostra vita in Lui nella Sua santa Chiesa. In modo particolare, spero che vi spingerà ad attingere sempre più la forte grazia dei sacramenti della Penitenza e della Santa Eucaristia, e dalla grazia del vostro stato di vita, soprattutto per i consacrati nei sacramenti del matrimonio e dell’Ordine, al fine di modellare la vostra vita in modo più pieno a Cristo, per consacrare più totalmente il vostro cuore, unito al Cuore Immacolato di Maria, al Sacro Cuore di Gesù.
Possa Maria Immacolata, Madre di Dio, alla quale il Servo di Dio si rivolse così spesso nelle sue preghiere, intercedere per noi ogni giorno, in modo che possiamo essere veri martiri per amore di Cristo e del suo Corpo mistico, la Chiesa. Quando i tempi sono difficili, il che può accadere spesso, trovo utile ricordare a me stesso la ragione della nostra testimonianza: l’amore di Cristo e del suo Corpo mistico che è la Chiesa. Amo Cristo, e amo il suo Corpo mistico che è la Chiesa, e così anche voi. Abbracciamo l’indifferenza, il ridicolo, il rifiuto, e altre forme di persecuzione perché amiamo il Signore e tutti i nostri fratelli e sorelle in Lui, nella Sua santa Chiesa.
Grazie. Dio vi benedica.

Cardinale Raymond Leo BURKE
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[1] Gv 8, 11.
[2] Cf. Catechismo della Chiesa Cattolica, n. 815. [CCC].
[3] John A. Hardon, SJ, Marian Catechist Manual (Bardstown: la vita eterna, 2000), p. xv. [MCM].
[4] “... consorzio humanum spiritu Christiano ubique Denuo imbuendum est.” Ioannes Paulus PP. II, Adhortatio Apostolica Christifideles laici, “De vocatione et Missione Laicorum in Ecclesia et in Mundo,” 30 Decembris 1988 Acta Apostolicae Sedis 81 (1989), p. 455, n. 34. [CL]. Traduzione italiana: Papa Giovanni Paolo II, post-sinodale Christifideles laici, il 30 dicembre 1988 “sulla vocazione e la missione dei laici nella Chiesa e nel mondo” (Città del Vaticano: Libreria Editrice Vaticana, 1988) , p. 96, no. 34. [CLEng].
[5] “Id [consorzio humanum spiritu Christiano imbuendum] tamen POSSIBILE erit, si christianus communitatum ipsarum ecclesialium contextus , quae sua in regionibus et nationibus degunt, renovetur .” CL, 455, n. 34. traduzione in inglese: CLEng, p. 96, no. 34.
[6] “... testari quomodo christiana fides responsum constituat UNICE plene validum, ab omnibus più minusve conscie Agnitum et invocatum, ad Quaestiones et exspectationes, Quas vita ipsa homini et societatibus imponit singulis.” CL, 455, n. 34. traduzione in inglese: CLEng, p. 96, no. 34.
[7] “... hiatum tra l’Evangelium et vitam in seipsis Superare Valeant, in quotidianis familiae navitatibus, in labore et in societate Componentes vitae Unitatem, quae in Evangelio lucem et vim pro SUA plena Invenit adimpletione.” CL, 455, n. 34. traduzione in inglese: CLEng, p. 96, no. 34.
[8] MCM, pp. Xv-xvi.
[9] Cfr Robert Sarah e Nicolas Diat, Dieu ou rien (Paris: Fayard, 2015).
[10] Cf. Robert Sarah e Nicolas Diat, God or nothing, tr. Michael J. Miller (San Francisco: Ignatius Press, 2015).
[11] MCM, p. xvii.
[12] MCM, p. xvi.
[13] MCM, p. xvi.
[14] CCC, n. 2472.
[15] CCC, n. 2473.
[16] “Equidem mandatum Iesu:« Euntes praedicate Evangelium »SUA vi perpetuo Viget ac inoccidue urget: verumtamen Praesens conditio rerum , non solummodo in mundo sed in pluribus quoque Ecclesiae partibus, omnino requirit ut Chrisi verbo promptius ac magis dilatato corde obtemperetur ; quivis discipulus ita in SUA ipsius persona interpellatur, ut Nullus se nel proprio responso eliciendo retrahere possit: «Vae mihi est enim, si non evangelizavero!» ( 1 Cor 9, 16). CL, 454, n. 33. traduzione in inglese: CLEng, p. 94, no. 33.
[17] Atti 1, 18.
[18] John A. Hardon, SJ, Santità nella Chiesa (Bardstown, KY: la vita eterna, 2000), p. 29. [santità].
[19] Santità, pag. 30.
[20] Atti 5, 40-41.
[21] Santità, pag. 31.
[22] CCC, n. 2473.
[23] Santità, pag. 32.
[24] Santità, pag. 33.
[25] Santità, pag. 33.
[26] Santità, pag. 33.
[27] Santità, pag. 35.
[28] Santità, pag. 35 .
[29] Sap 2, 6.
[30] Santità, pag. 35.
[31] Sap 2, 10-12.
[32] Col 1, 24-29.
[33] Santità, pag. 36.
[34] Santità, pag. 36.
[35] Santità, pag. 38.
[36] Santità, pag. 38.
[37] Santità, pag. 38.
[38] “... Correnti ideologiche ... pensiero di MOLTI Cristiani ... sull’inganno degli Uomini, sull’astuzia Che tende a trarre nell’errore.” “Initium Conclavis,” 18 Aprilis 2005, Acta Apostolicae Sedis 97 (2005), 687. [CIRCUITO INTEGRATO]. Traduzione italiana: Il cardinale Joseph Ratzinger, “Messa per l’elezione del Romano Pontefice: Lunedi, 18 aprile: Omelia del cardinale che divenne Papa,” L’Osservatore Romano edizione settimanale in lingua inglese, il 20 aprile 2005 pag. 3. [ICEng]. Cf. Ef 4, 14.
[39] “... una fede chiara, Secondo il Credo della Chiesa ... Il lasciarsi Portare« qua e là da Qualsiasi vento di Dottrina ».” IC, 687. traduzione in inglese: ICEng, p. 3.
[40] “Si va Costituendo Una dittatura del relativismo Che non riconosce nulla venire definitivo e il Che Lascia come ultima Misura solista il proprio io e le sue voglie”. IC, 687. traduzione in inglese: ICEng, p. 3.
[41] Santità, pag. 38.
[42] Santità, pag. 39.
[43] John A. Hardon, SJ, Spiritual Life in the Modern World (Boston: Figlie di St. Paul, 1982), p. 99.

[Traduzione a cura di Chiesa e post-concilio]

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