Nella
festa di S. Antonino Pierozzi (da Firenze) rilanciamo quest’interessante
contributo, pubblicato anche da Il Timone, 10.5.2016.
Lorenzo Lotto, L’elemosina di S. Antonino, 1542, Basilica dei Santi Giovanni e Paolo, Venezia |
Domenico da Passignano, Ricognizione del corpo di S. Antonino,1589, Vestibolo della Cappella Salviati, Convento di S. Marco, Firenze |
Domenico da Passignano, Traslazione delle reliquie di S. Antonino,1589, Vestibolo della Cappella Salviati, Convento di S. Marco, Firenze |
Jacopo Vignali, S. Antonino Pierozzi, 1664-65, cappella Palatina, Palazzo Pitti, Firenze |
Papa
Innocenzo I: una risposta ai novatori di 1600 anni fa
di Matteo Carletti
La Chiesa ha sempre avuto a che
fare con i “novatori”. Spesso i desideri di rinnovamento sono passati
per il cuore della fede, ovvero la liturgia. Altre volte (come oggi) si cerca
di agire per lo più in ambito pastorale,
costringendo la Chiesa a virate
radicali, con conseguente adeguamento dottrinale. Inutile ribadire come i
pontefici più illuminati abbiano tentato di arginare tale deriva (che non
raramente è sfociata in vere e proprie eresie).
A rispondere a chi sostiene oggi
la necessità «di una messa a punto»
della Chiesa con i tempi moderni ci ha pensato, addirittura, un papa del quinto
secolo, Innocenzo I. Divenuto papa nel 401, Innocenzo, dovette affrontare la
situazione instabile che l’Impero occidentale, devastato dalle incursioni delle
popolazioni barbariche, stava attraversando. Era infatti a capo della Chiesa
durante l’assedio e la presa di Roma da parte dei Visigoti di Alarico. Il suo è
probabilmente uno dei pontificati, insieme a quello di san Leone Magno, più
importanti del quinto secolo, in riferimento soprattutto al consolidamento del
primato della sede di Roma e del suo vescovo su tutta la Chiesa. Il suo
tentativo di tenere unite le diverse realtà ecclesiali sotto la guida di Roma
lo aveva portato ad un intenso rapporto epistolare con differenti sedi
episcopali, in riferimento soprattutto alla disciplina ecclesiastica.
Interessante, in questo ambito, è la decretale che, il 19 marzo 416, inviò come
risposta a Decenzio, vescovo di Gubbio. Decenzio aveva chiesto l’intervento del
Sommo Pontefice per dirimere alcune questioni in ambito liturgico. Pare infatti
che il vescovo ricusasse certe prassi liturgiche che si erano diffuse nella
diocesi dettate da criteri di assoluto libertarismo. Anche nel quinto secolo,
insomma, c’erano sacerdoti che si erano lasciati andare alla “creatività”
liturgica.
Papa Innocenzo I risponde, una
per una, a tutte le questioni sottopostegli da Decenzio. La decretale inizia con un forte monito a «mantenere
integre le istituzioni della chiesa come ci sono state tramandate dai beati
apostoli […]. Ma dal momento che ciascuno ritiene – prosegue Innocenzo – che
debba essere seguito non quello che è stato tramandato ma quello che gli pare,
ne consegue che (prassi) diverse sono osservate o celebrate in (altrettanto)
differenti luoghi o chiese: e così si verifica uno scandalo per il popolo il
quale, non sapendo che le tradizioni antiche sono corrotte dalla umana
presunzione, crede che le chiese non siano in accordo tra di loro oppure che il
disaccordo sia stato introdotto dagli apostoli e dagli stessi seguaci degli
apostoli».
L’attenzione
è posta da papa Innocenzo sulla tradizione apostolica della Chiesa di Roma, in quanto
essa e solo essa ha ricevuto da Pietro, principe degli apostoli, l’autorità
sulle altre chiese particolari. Per Innocenzo «è necessario che [i vescovi e i
sacerdoti] rispettino quello che la chiesa di Roma custodisce, dalla quale non
c’è dubbio che essi hanno tratto origine, affinché, mentre si dedicano a
postulati peregrini, non sembrino abbandonare il principio delle istituzioni».
Per Papa Innocenzo è importante che coloro che deviano dalle istituzioni della
chiesa romana siano ammoniti e fermati, oppure senza esitazione segnalati
affinché egli sia «in grado di conoscere chi sono quelli che introducono
novità o che ritengono debba essere osservata la consuetudine di un’altra
chiesa anziché quella della chiesa di Roma». L’aspetto giuridico più
rilevante delle decretali è che esse, pur riguardando casi particolari, possono
essere assunte a criterio generale e di conseguenza avere valore per tutta la
Chiesa, tanto da confluire nel Corpus Iuris Canonici, il corpo
normativo più antico del diritto canonico. Le parole di Innocenzo I, quindi,
dovrebbero valere anche oggi per tutti coloro che, operando in spregio alla
Dottrina e alla Tradizione, pensano di aggiornare la Chiesa ai tempi,
dimenticando che la sua origine e la sua fondazione non sta nella capacità
creativa dell’uomo ma in Gesù Cristo, Verità immutabile.
Fonte: Libertà e persona, 9.5.2016
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