Volentieri rilanciamo questa breve nota del
Maestro Giannicola D’Amico sulla sequenza che sarà cantata, in occasione del
Pellegrinaggio regionale Summorum Pontificum presso la Basilica di San Nicola
in Bari, il prossimo 2 giugno; pellegrinaggio che sarà presieduto da S. Em.za
Rev.ma il Card. Raymond Leo Burke.
In occasione del Pellegrinaggio regionale del
prossimo 2 giugno, alla fine del sacro rito, riecheggerà nella Basilica di San
Nicola in Bari l’antica sequenza Congaudentes exsultemus (in P.L.
196, col. 1422 ss.): un antico inno attribuito, sino all’Ottocento, al canonico
francese del XII sec., insigne poeta, musicista e liturgista Adamo di san
Vittore (così chiamato dal nome della famosa abbazia di Saint-Victor presso
Parigi), allievo di Ugo di San Vittore e contemporaneo di Riccardo di San Vittore.
Gli storici moderni tendono a far risalire tale
Sequenza ad un secolo addietro, sebbene sia indiscussa la sua origine
nell’ambito dell’abbazia francese di San Vittore che fu un cenobio
particolarmente attivo nella produzione di Sequenze nella forma appunto detta
adamiana o vittorina.
Le Sequenze, nate in ambiente franco verso la
fine del IX sec., erano dei componimenti poetici che, originariamente vennero
sovrascritti ai lunghi Alleluja melismatici di feste e solennità, per aiutare i
monaci a ricordarne le “longissimae melodiae”.
Dopo il XIII secolo, distaccatesi
dall’originaria funzione, invasero progressivamente tutta la liturgia,
divenendo veicolo anche di testi eterodossi e superstiziosi, tanto che alla
vigilia del Concilio di Trento se ne contavano in uso circa cinquemila: nella
riforma del Messale romano scaturita dai decreti tridentini, le Sequenze furono
quasi tutte abolite (tranne quattro, più una che venne reintrodotta più tardi).
Sopravvissero in misura maggiore, nei riti
latini diversi da quello romano, e soprattutto in quelli di ascendenza
gallicana, come il rito lionese, l’augustano e il rito parigino ove connotavano
con elementi lirici e festivi particolari solennità dell’anno liturgico.
Nella basilica nicolaitica tale rito era stato
impiantato per disposizione del re Carlo II d’Angiò, che, nel concedere lo
statuto di “Cappella reale” alla basilica barese, volle che vi si celebrasse
come della omonima cappella palatina della capitale francese, con il rito parigino.
In Francia, durante il Seicento fu ampiamente
favorito dal clero di obbedienza gallicana, divenendo nel Settecento uno
strumento di propaganda anti-romana, ma dopo l’inizio della riforma solesmense
e durante tutto il XIX sec. le diocesi francesi che usavano tale rito
lentamente passarono al rito romano, finché nel 1873 non fu deposto anche a
Parigi, dall’arcivescovo Guibert, subito dopo insignito della porpora
cardinalizia da papa Pio IX.
Per riferimenti, cfr. anche Nicola Bux, La liturgia di san Nicola : testi medievali e moderni, ed. Centro studi nicolaiani della basilica di S. Nicola, Bari, 1986, passim.
Per riferimenti, cfr. anche Nicola Bux, La liturgia di san Nicola : testi medievali e moderni, ed. Centro studi nicolaiani della basilica di S. Nicola, Bari, 1986, passim.
Giannicola D’Amico
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