mercoledì 25 maggio 2016

Sequenza "Congaudentes exsultemus" in onore di San Nicola di Bari

Volentieri rilanciamo questa breve nota del Maestro Giannicola D’Amico sulla sequenza che sarà cantata, in occasione del Pellegrinaggio regionale Summorum Pontificum presso la Basilica di San Nicola in Bari, il prossimo 2 giugno; pellegrinaggio che sarà presieduto da S. Em.za Rev.ma il Card. Raymond Leo Burke.

In occasione del Pellegrinaggio regionale del prossimo 2 giugno, alla fine del sacro rito, riecheggerà nella Basilica di San Nicola in Bari l’antica sequenza Congaudentes exsultemus (in P.L. 196, col. 1422 ss.): un antico inno attribuito, sino all’Ottocento, al canonico francese del XII sec., insigne poeta, musicista e liturgista Adamo di san Vittore (così chiamato dal nome della famosa abbazia di Saint-Victor presso Parigi), allievo di Ugo di San Vittore e contemporaneo di Riccardo di San Vittore.
Gli storici moderni tendono a far risalire tale Sequenza ad un secolo addietro, sebbene sia indiscussa la sua origine nell’ambito dell’abbazia francese di San Vittore che fu un cenobio particolarmente attivo nella produzione di Sequenze nella forma appunto detta adamiana o vittorina.
Le Sequenze, nate in ambiente franco verso la fine del IX sec., erano dei componimenti poetici che, originariamente vennero sovrascritti ai lunghi Alleluja melismatici di feste e solennità, per aiutare i monaci a ricordarne le “longissimae melodiae”.
Dopo il XIII secolo, distaccatesi dall’originaria funzione, invasero progressivamente tutta la liturgia, divenendo veicolo anche di testi eterodossi e superstiziosi, tanto che alla vigilia del Concilio di Trento se ne contavano in uso circa cinquemila: nella riforma del Messale romano scaturita dai decreti tridentini, le Sequenze furono quasi tutte abolite (tranne quattro, più una che venne reintrodotta più tardi).
Sopravvissero in misura maggiore, nei riti latini diversi da quello romano, e soprattutto in quelli di ascendenza gallicana, come il rito lionese, l’augustano e il rito parigino ove connotavano con elementi lirici e festivi particolari solennità dell’anno liturgico.
Nella basilica nicolaitica tale rito era stato impiantato per disposizione del re Carlo II d’Angiò, che, nel concedere lo statuto di “Cappella reale” alla basilica barese, volle che vi si celebrasse come della omonima cappella palatina della capitale francese, con il rito parigino.
In Francia, durante il Seicento fu ampiamente favorito dal clero di obbedienza gallicana, divenendo nel Settecento uno strumento di propaganda anti-romana, ma dopo l’inizio della riforma solesmense e durante tutto il XIX sec. le diocesi francesi che usavano tale rito lentamente passarono al rito romano, finché nel 1873 non fu deposto anche a Parigi, dall’arcivescovo Guibert, subito dopo insignito della porpora cardinalizia da papa Pio IX.
Per riferimenti, cfr. anche Nicola Bux, La liturgia di san Nicola : testi medievali e moderni, ed. Centro studi nicolaiani della basilica di S. Nicola, Bari, 1986, passim.

Giannicola D’Amico



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