Oggi la bella messa dei
celebri martiri milanesi cede il posto a quella di santa Giuliana, della nobile
famiglia fiorentina dei Falconieri, la cui festa, dopo la canonizzazione della
Santa nel 1737, fu introdotta l’anno seguente nel Breviario con rito semidoppio
da un papa che era suo compatriota, Clemente XII, Lorenzo Corsini; più tardi,
Clemente XIII l’elevò al rito doppio nel 1762.
Santa Giuliana può
essere considerata come una seconda fondatrice dell’ordine dei Serviti della
Beata Vergine Maria; le circostanze che accompagnarono la sua ultima Comunione
hanno avvolto quest’anima serafica di un profumo verginale, al punto di farne
una delle figure più attraenti dell’agiografia eucaristica. Si sa difatti, da
un’antica tradizione, che la santa Ostia penetrò invisibilmente nel petto della
malata che non poteva comunicarsi, perché rigettava ogni cibo (cfr. Arcangelo Giani, Vita beatæ Julianæ de
Falconeriis, CAPUT III. Contubernio Tertiariarum
præfecta Juliana, sancte illud instituit; miraculosisque favoribus cumulata in
morte, ut Beata colitur in suis Reliquiis, § 17, in Acta Sanctorum, Junii, vol. XXIV, t. IV, Dies
XIX, Parigi-Roma 1867, p. 770). In effetti, quando le consorelle della Santa
prepararono il corpo della vergine per la sepoltura secondo l’uso, rinvennero, sul
lato sinistro del petto, impressa sulla carne come un sigillo, la forma di un’ostia,
rappresentante l’immagine di Gesù crocifisso: «… Giuliana vie più infiammata di santo amore
(ed oh! quanto è mai ingegnoso l’amore!) con lagrime e con preghiere supplicò
il Sacerdote d’un’ altra grazia, che certamente non si aspettava : Deh! almeno - Ella disse - stendete
un velo sul mio petto e sopra di quello posate per un poco l’Ostia Sacrosanta;
affinché un gualche conforto prenda il mio cuore dalla vicinanza del mio Gesù.
A tale inaspettata richiesta restò da prima sospeso e titubante il sacro
Ministro; ma poi sentendosi internamente inclinato ad appagare così vivi ardori,
disteso un velo sopra il di lei petto infuocato, posò quivi riverentemente, com’Ella
bramava, la santa Eucaristia. Ed ecco il secondo stupendo ed inaudito prodigio;
poiché appena fu collocata l’Ostia Sacrosanta sul castissimo petto di questa
infervorata Vergine, che immantinente disparve; ed Ella raccolto sulle labbra tutto
il suo spirito affettuosamente esclamando: Oh! dolce mio Gesù, con un
soave sorriso placidamente spirò, volandosene quell’anima benedetta agli eterni
gaudj del suo Sposo Celeste. …. curandosi a forma del costume il di lei santo
Corpo, Giovanna Soderini amantissima discepola e compagna della nostra Santa,
scoperse con sua gran maraviglia e fece osservare a tutte, come sul petto della
medesima, allato al di lei cuore, cioè nel luogo stesso dove sopra era stata posata
la Sacra Particola, vi era impressa in forma di sigillo la medesima figura dell’
Ostia coll’immagine della Croce; dal che nessuno più dubitò, che il Signore non
si fosse in tal maniera prodigiosa unito a quel l’anima santa, avendo cosi
voluto mirabilmente esaudire le di lei pie brame, ed oprare egli stesso quanto
domanda dalle caste sue spose allor che dice: Pone me ut signaculum super
Cor tuum» (Vita di S. Giuliana Falconieri Vergine fiorentina, Istitutrice del Terz’Ordine delle
Serve di Maria Vergine, Roma, 1837, pp. 43-45).
La Chiesa di Roma ha
dedicato alla nostra Santa una chiesetta nel quartiere Gianicolense (chiesa
di santa Giuliana Falconieri) eretta nel XX sec.
La messa è del Comune,
come il 10 febbraio, salvo la prima colletta che fa allusione chiaramente al
miracolo eucaristico che abbiamo ricordato.
Come i pagani mettevano nella bocca delle morti
la moneta destinata a pagare il trasporto della barca di Caronte, così, nel IV
sec., c’era già un’antica tradizione della Chiesa romana, confermata da un gran
numero di testi dei santi Padri, che a confortare l’ultimo istante dei fedeli
vi era il cibo eucaristico: il Viaticum, il quale si depositava talvolta anche sul petto dei defunti. In
seguito, la Chiesa modificò questa disciplina e dichiarò che bastava ai morenti
ricevere come viatico questa Comunione, che segue la Confessione e l’estrema
unzione o unzione degli infermi, senza che fosse necessario di un’altra
Eucaristia al momento stesso dell’ultimo sospiro. Quest’antico costume romano
riflette tuttavia la fede energica della prima età patristica, dove, di fronte
al materialismo pagano, si voleva confessare solennemente il dogma dell’immortalità
dell’anima e della finale risurrezione dei corpi di cui la divina Eucarestia è
il pegno. O qual consolazione e grazia ricevere l’Eucaristia in quel momento
supremo, nel quale si decidono le sorti eterne dell’anima, essere muniti del
conforto del Pane Eucaristico! Non a caso, nell’inno risalente al XIV sec.,
musicato poi da Mozart, Ave Verum Corpus, si invoca: «Esto nobis praegustatum in mortis examine», «fa’ che noi possiamo gustarti nella prova
suprema della morte». Santa Giuliana ricevé questa grazia in maniera del
tutto particolare, potendosi unire al suo Sposo sotto le specie eucaristiche
senza che passassero dalla sua bocca, entrate direttamente nel suo cuore
verginale.
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Osvaldo Micheli del Friuli, SS. Trinità tra i SS. Rosalia, Giuliana e Francesco di Paola, XVII sec., Istituto per i beni artistici culturali e naturali della Regione Emilia-Romagna, Bologna |
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Anonimo, Viatico di S. Giuliana, XVIII sec. |
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Pierleone Ghezzi, Immacolata con Bambino e SS. Alessio Falconieri e Giuliana Falconieri, 1732, Castagnola di Chiaravalle (Ancona) |
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Scuola di Pierleone Ghezzi, Crocifissione con i SS. Alessio Falconieri, Giuliana Falconieri ed Isidoro l'agricoltore, XVIII sec., museo diocesano Porto Santa Rufina |
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Raffaello Giovannetti, S. Giuliana prende l'abito religioso dalle mani di S. Filippo Benizi, 1854, chiesa di Sant’Andrea, Viareggio |
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Guido Nincheri, S. Giuliana, XX sec. |
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Urna con le reliquie di S. Giuliana, Basilica della Santissima Annunziata, Firenze |
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