Con un lieve ritardo di alcuni
giorni, rilanciamo l’editoriale di giugno di Radicati nella fede nella
festa dei SS. Quirico e Giulitta (o Giuditta), martiri, e di S. Lutgarda,
vergine. Lo stesso Editoriale è stato pubblicato anche su Chiesa e postconcilio.
Anonimo, SS. Quirico e Giulitta, Oratorio dei SS. Quirico e Giulitta, Boccioleto, Valsesia |
C. Fries, Martirio dei SS. Quirico e Giulitta, 1859, museo diocesano, Avezzano |
Autore anonimo, Martirio dei SS. Quirico e Giulitta, XVIII sec., museo diocesano Cesena-Sarsina |
Alessandro Guardassoni, Martirio dei SS. Quirico e Giulitta, 1882, museo diocesano, Bologna |
Gaspar de Crayer, S. Lutgarda abbracciata dal Cristo crocifisso, 1653 circa, Convento delle agostiniane nere (Klooster van de Zwartzusters-Augustinessen), Anversa |
LA MESSA NUOVA, CULLA DEL
NATURALISMO DEVOTO.
Editoriale di
“Radicati nella fede”
Anno IX n. 6 - Giugno
2016
Grazie a Dio non
abbiamo obbedito.
Vi scandalizzeremo
subito, ma ci sono provocazioni che sono salutari, che servono.
Grazie a Dio non
abbiamo obbedito a quelli che, per mantenerci dentro la “pastorale ordinaria”,
ci chiedevano, mentre ci concedevano obtorto collo qualche
messa tradizionale, di non chiudere con la nuova messa uscita dal Concilio.
Grazie a Dio non abbiamo obbedito: non abbiamo ceduto a una preoccupazione
“politica”, quella di non cambiare quello che ormai fanno tutti, per
un’obbedienza più grande, quella della custodia della fede.
Abbiamo appena
celebrato la festa del Corpus Domini: che significato avrebbe adorare
solennemente la presenza eucaristica del Signore e non difendere nel contempo
il rito puro della messa?
Lo diciamo per tanti
devoti, sacerdoti e laici, sinceramente preoccupati del rispetto del Corpo del
Signore, ma non preoccupati dell’avvelenamento che attraverso la nuova messa si
è prodotto nel corpo della Chiesa.
La nuova messa ha
come addormentato il popolo cristiano dentro un Naturalismo devoto.
Il Naturalismo è
nella Chiesa quel dimenticare costantemente la vita soprannaturale. Il
Naturalismo è quel considerare del Cristianesimo prevalentemente gli aspetti
umani, letti e giudicati secondo le categorie del nostro tempo, secondo le mode
culturali del momento. Quelli che nella Chiesa tendono al naturalismo non
negano Gesù Cristo, ma non ne considerano il potere diretto su tutta la realtà:
è come se tutto non dipendesse da Lui.
Da che cosa lo si
capisce? Dal fatto che, quando pensano all’andamento del mondo, non ricorrono a
Dio per la soluzione dei suoi mali. Non ricorrono a Dio, per accodarsi al vano
parlare del mondo che si riempie di parole vuote e retoriche.
Facciamo un esempio:
a Fatima la Madonna chiese ai tre pastorelli di pregare e fare sacrifici perché
la guerra finisse, indicando così che l’andamento del mondo e delle nazioni
dipende dalla nostra obbedienza a Dio.
Ve lo immaginate oggi
un documento vescovile o papale che parli esplicitamente così? Che indichi nel
ritorno a Dio, nel ritorno a Gesù Cristo, la soluzione di tutti i gravi
problemi del mondo, economici, politici, morali, spirituali? Anche i pastori
che privatamente pensassero che il peccato degli uomini è davvero la radice di
tutti i mali del mondo, se ne guarderebbero bene dal dirlo pubblicamente, tanto
è terribilmente naturalista il clima che regna nella Chiesa oggi: eppure il messaggio
di Fatima è perfettamente l’eco fedele di tutta la Sacra Scrittura.
Tante sono le cause
di questa disastrosa situazione, ma tra queste la principale è stata la riforma
del rito della messa.
La nuova messa,
voluta moderna rispetto alla tradizione, per essere moderna si è inchinata al
naturalismo, inaugurando un naturalismo devoto. E per favorire questa piega, ha
dato della messa cattolica l’immagine dell’ultima cena: Gesù in mezzo,
rappresentato dal prete, e una assemblea, la comunità dei discepoli, che lo
ascolta e si nutre di lui. Anche la messa più seriamente celebrata, nel novus
ordo, dà questa immagine. È la messa che, nel migliore dei casi, si ferma a
“Gesù che viene in mezzo a noi”. Per questo la Chiesa ha messo, dal Concilio in
poi, al centro l’uomo, e non più Dio. All’uomo si sacrifica tutto, anche la
verità della rivelazione. All’uomo e ai suoi diritti si sacrifica tutto, anche
Dio.
La nuova messa si
ferma a Gesù, è questa la questione; si ferma a Gesù presente tra noi, ma non
arriva mai a parlare dell’azione di Dio in noi, al secondo movimento, a quello
che conta di più, che è la nostra elevazione a Dio. Manca alla messa moderna il
movimento ascensionale.
È la vera e
spaventosa vittoria del Protestantesimo, quella vittoria che fu impedita al
Concilio di Trento e che ora si è praticamente compiuta.
Il Sacramento non è
negato, ma è orribilmente stravolto: non è più inteso come azione trasformante
di Cristo in noi, ma come presenza consolante. Si è dimenticato lo scopo
dell’azione di Cristo in noi, cioè il trasformarci in Lui. E questa
trasformazione nostra in Lui è assolutamente necessaria, perché Dio Padre è
glorificato dal suo Verbo fatto uomo, Gesù Cristo, e non si compiace di noi se
non vi vede il suo Verbo formato. “Noi siamo diventati non soltanto cristiani,
ma Cristo” dice Sant’Agostino: quanti oggi si avvicinano a questa verità,
quanti almeno intuiscono la grandezza dell’opera della grazia su di noi? Quanti
colgono che questa è l’opera?
Oggi il sacramento è
ridotto a consolazione per noi, la messa è ridotta a Gesù che condivide tutto
di noi...e la tentazione demoniaca è trasformare Lui in noi. Per questo è
incomprensibile, anche a tanti pastori della Chiesa, che vi siano delle
condizioni per ricevere i sacramenti, e tutte le condizioni si riuniscono nel
volere davvero morire a noi stessi perché Cristo sia affermato in noi. Oggi no,
grazie anche alla nuova messa, tutti credono di aver diritto ai sacramenti per
essere serviti da Cristo, senza volerLo servire.
La nuova messa ha
favorito il Naturalismo, anche se devoto: Cristo è affermato a parole, ma
nell’azione è come se non esistesse. E questo è esattamente il Protestantesimo
eretico, che non crede all’azione trasformante della grazia sulla nostra
natura.
E non basta celebrare
con devozione la messa, se questa è la nuova messa, perché è stata immaginata
come la Santa Cena e non come il Calvario.
Il Calvario ti dice
che Dio ha sacrificato il suo unico Figlio perché tu possa essere strappato dal
mondo di peccato e, trasformato in Lui dalla grazia che discende dalla Croce,
piacere a Dio, e quindi essere salvato.
La Santa Cena senza
il Calvario, ti dice che Dio viene in mezzo a noi; che quindi tu sei
importante, che la tua vita e la vita del mondo è essenziale, che la natura è
tutto, visto che Dio è venuto a servirla con la sua presenza; ecco il
Naturalismo servito, anche se con un côté devoto.
È davvero la vittoria
del Sacramento svuotato di vita, iniziata da Lutero e dai suoi compagni.
E tra noi i più
pericolosi sono i Conservatori devoti, che pensano che con qualche “ritocchino”
in senso tradizionale si possa rimediare a questo avvelenamento.
Solo la Messa della
tradizione, e non qualche surrogato di essa, salva l’interezza dell’azione di
Dio, e ce ne rende coscienti.
Dovere dei preti e
dei fedeli è custodire il dono più prezioso di Dio, senza attendere oltre,
perché il tempo si è fatto breve.
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