Sante Messe in rito antico in Puglia

domenica 17 luglio 2016

“Ad portum Románum appúlsus, a patre suo tamquam aliénus pauper hospítio accípitur; apud quem, ómnibus incógnitus, cum decem et septem annos vixísset, relícto scripto sui nóminis, sánguinis, ac totíus vitæ cursus, migrávit in cælum” (Lect. IV – II Noct.) - SANCTI ALEXII CONFESSORIS

Questo culto venne trasportato a Roma dall’Oriente, dove l’«Uomo di Dio», o Mar-Risà (o Mar Riscia), - così infatti lo chiamano i Siriaci - ha riscosso larga venerazione. I suoi atti sono assai dubbi; quanto poi si riferisce alla dimora di sant’Alessio in Roma, sembra effetto d’un adattamento locale della leggenda, importata dalla Siria in riva al Tevere e localizzata poi sul colle Aventino da quel tal metropolita Sergio di Damasco, che, fuggito dalle persecuzioni degli arabi, vi si installò col permesso di Benedetto VII nel 977 e vi fondò un monastero greco-latino (Cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 585-587; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze 1927, pp. 171-172. Quest’ultimo A. ricorda che «i monaci basiliani ch' erano con lui [cioè il metropolita greco Sergio, ndr.] diedero alla contrada il nome di Blachernae, dall' omonima di Costantinopoli»: ibidem, p. 172), i cui monaci erano parte benedettini latini, e parte basiliani greci (così Mariano Armellini, op. cit., p. 586).
Il fenomeno d’una vita nascosta, penitente e pellegrina, abbracciata spontaneamente per amore di Cristo, non è nuovo né raro nei fasti della Chiesa. Tra sette-ottocento, san Benedetto Giuseppe Labre riprodusse in Roma la stessa vita eroica descritta negli atti di san Giovanni Calibita e di sant’Alessio – sebbene questi siano due personaggi fra loro distinti.
L’uomo di Dio, secondo la primitiva narrazione Siriaca che sembra posteriore di appena mezzo secolo agli avvenimenti, visse in Edessa (l’attuale Şanlıurfa), sotto il vescovo Rabbula (412-435). La sua santità venne riconosciuta solo dopo morte, ma il suo culto si sparse subito per l’Oriente Greco, che all’anonimo pellegrino diede, non sappiamo perché, il nome di Alexis.
La sua storia venne cantata nel IX sec. da Giuseppe l’innografo e, trasportata che fu a Roma sull’Aventino, trovò un panegirista entusiasta in sant’Adalberto vescovo di Praga, apostolo dei Boemi, che fu appunto monaco nel monastero aventinese di san Bonifacio, assieme ad altri santi quali san Gaudenzio suo fratello, sant’Anastasio e san Bonifacio apostolo dei Russi meridionali. Il monastero, per questo, fu chiamato dal Baronio domicilium sanctorum (ibidem, p. 587).
Roma cristiana, oltre alla Basilica sull’Aventino annessa al monastero che abbiamo ricordato (Basilica dei Santi Bonifacio ed Alessio all’Aventino), ha dedicato al nostro santo una chiesa in zona Case Rosse, sulla via Tiburtina. La chiesa, istituita come parrocchia nel 1982, è stata costruita solo nel 2000.
I greci celebrano la festa di Alessio il 17 marzo: λεξίου το νθρώπου το Θεού (Ο άγιος Αλέξιος, ο άνθρωπος του Θεού).
La messa è come quella dell’8 febbraio, eccetto le due lezioni. Quella evangelica è tratta dalla festa degli Abati - il titolo: uomo di Dio, presso i Siriaci, designa probabilmente la professione monastica del santo mendicante – come il giorno 5 dicembre. L’epistola poi è derivata da 1 Tim. 6, 6-12: l’Apostolo vi discorre dei pericoli che trae dietro il possesso delle ricchezze. Al pari d’un idropico sitibondo, più se ne hanno e più se ne sente il bisogno d’averne in maggior copia. Non bastano mai, e ad accumularne di più, si sacrifica talora l’onestà, l’amicizia, la salute corporale, e finanche la religione e la salvezza dell’anima. Conclude quindi l’Apostolo, osservando che l’intima radice d’ogni peccato è la cupidigia.
Ecco i motivi soprannaturali sui quali si fonda la povertà evangelica che professano con voto i religiosi. Giusta l’osservazione dell’Angelico, essi, mediante tale rinunzia, rimuovono efficacemente da sé tutto quello che avrebbe potuto creare l’ostacolo per lo sviluppo della carità e della grazia di Dio nell’anima loro.
I menei greci hanno i seguenti versi in onore dell’Uomo di Dio:

νθρωπος ν γ το Θεο κληθες μνος,
ξεις τ καινν κν πλ, Πτερ μνος.
βδομτ δεκτ, λξιε, πτμον ντλης.

Tu solo portavi in terra il nomo di Uomo di Dio.
Anche in cielo tu solo, o Padre, hai conseguito un nome nuovo.
Il giorno decimo settimo ti arreca la morte, o Alessio.





Ritorno di S. Alessio a Roma, chiesa di Saint-Sulpice du Bugue, Dordogne

S. Alessio, chiesa di Saint-Henri, Bourges

S. Alessio, 1865, chiesa di Saint-Saturnin, Cusset

Bonifacio Bembo, S. Alessio, 1463-70, Pinacoteca di Brera, Milano

Pedro Núñez del Valle, Morte di S. Alessio, XVII sec.

Ambito bergamasco, SS. Michele, Antonio da Padova ed Alessio, XVIII sec., museo diocesano, Bergamo 

José Juárez, S. Alessio, 1653, Museo Nacional de Arte, Città del Messico

Francesco Guarino, Morte di S. Alessio, 1630-54, Museo di Capodimonte, Napoli

Luca Giordano, Morte di S. Alessio, 1655-60, Museo di Capodimonte, Napoli

Luca Giordano, Estasi di S. Alessio, 1661, Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, Napoli

Luca Giordano, S. Alessio in estasi, XVIII sec., Aversa



Andrea Bergondi, S. Alessio, XVIII sec., Basilica dei SS. Bonifacio ed Alessio all’Aventino, Roma

Urna con le reliquie di S. Bonifacio di Tarso e S. Alessio, Altare maggiore, Basilica dei SS. Bonifacio ed Alessio all’Aventino, Roma

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