Nel Proprio
di Spagna, oggi si celebra la festa del Trionfo della Santa Croce, istituita da
papa Innocenzo III per commemorare il trionfo cristiano sull’Islam nella
battaglia di Las Navas de Tolosa del 16 luglio 1212 (v. qui). In ricordo di questa
vittoria, rilanciamo questo contributo.
Vicente Pascual, Arazzo di re Sancho VII alla Battaglia di Las Navas, 1950, Palazzo di Navarra (Palacio de la Diputación), Pamplona |
Juan de Bolaños il vecchio, Battaglia di Las Navas de Tolosa, 1600 circa, Museo de Baeza, Baeza |
Manuel Bergaz, Battaglia di Las Navas, 1753-61, Museo del Prado, Madrid |
Il Trionfo della Santa
Croce, una festa per l’oggi
di
Roberto De Albentiis
Un
paio di mesi fa avevo scritto per questo blog un articolo in cui parlavo delle varie
feste della Santa Croce, ma sono venuto a conoscenza solo pochi giorni fa di
una festività che non conoscevo, e che si celebra proprio oggi: il
Trionfo della Santa Croce; legata alla grande vittoria cristiana di Las Navas
de Tolosa (16 luglio 1212), che impresse una svolta decisiva nella
liberazione della penisola iberica dal dominio musulmano, Papa Innocenzo III la
istituì per commemorare questo grande evento, che aveva visto il
trionfo degli eserciti della Croce sugli eserciti della Mezzaluna. Festa
propria della Spagna e dei suoi domini, fissata prima al 16 o 17 luglio e poi
definitivamente al 21 per non oscurare la festa del Carmelo, già poco nota, è
ora quasi del tutto scomparsa, rimasta solo in alcune località e in alcuni
calendari, tanto che io stesso l’ho scoperta quasi per caso.
Su Las
Navas de Tolosa e sul legame con questa festa ci sarebbe alla fine poco da
dire, ma proviamo ad attualizzare e magari rivitalizzare questa festa, di cui c’è
bisogno per più di un motivo; innanzitutto, il ricordo di una grande e decisiva
battaglia cristiana europea contro la potenza islamica farebbe venire in mente
più di un legame con l’attualità, ma è davvero così? L’Europa di oggi è
la stessa Europa di ieri? Decisamente no.
L’Europa
di ieri era l’Europa essenzialmente cristiana, l’Europa
in cui, pur tra i vari Re ed Imperatori, pur nella pluralità di ordinamenti
politici, il primo vero e unico Re e Signore era Dio, perché si sapeva che solo
da Lui deriva ogni potere e ogni legittimità; l’Europa in cui tutto, dalla
legge alla cultura, era cristiano, in cui non contavano le divisioni
linguistiche o politiche perché unica era la fede e unico era il simbolo che
accomunava tutti i popoli come fratelli, ovvero, proprio la Santa Croce,
esposta sui palazzi (altro che discussioni sul Crocifisso nei luoghi pubblici
come oggi!), lungo le strade, negli stendardi di battaglia.
Scrive
Gonzague de Reynold: “L’Europa unita ci fu soltanto una volta nella storia:
durante i secoli XI e XII di quel Medioevo il cui nome organico è epoca della
Cristianità...Per la prima volta nella storia un mondo ha ricavato la sua
legge dalla sua fede, ha cercato di organizzarsi secondo i suoi principi. Per
quanto se ne possa parlare, la visione del mondo del Medioevo, che si rifaceva
all’ordine, alla pace, alla fraternità cristiana, all’unità di tutti e di tutto
in Dio, rimane il più alto gradino cui lo spirito si sia mai elevato.”; l’Europa
cristiana di ieri non ha nulla a che vedere con l’Unione Europea né con l’Occidente
apostata e putrescente. Per cosa si deve combattere e morire, oggi? Per Nostro
Signore Gesù Cristo, ormai spodestato dal Suo trono regale non solo spirituale,
ma anche sociale? Per la propria Patria, quando da decenni viene instillato un
auto-odio verso di essa, verso le proprie radici? No, oggi non si combatte né
si muore per Cristo o per la Patria, anzi, prima li si combatte, e solo dopo,
disperati e privi di radici, ci rendiamo conto di cosa abbiamo fatto. Ma
seriamente, chi combatterebbe e morirebbe per il Mc Donald’s o il Burger King,
per uno stupido reality show o per i matrimoni gay? Perché dovremmo farlo, poi?
Ma l’Europa
cristiana era tale perché governata e più ancora vissuta da uomini cristiani,
ma qual è lo stato della maggior parte dei cristiani oggi? Uno dei distintivi
del vero cristiano è l’amore per la Croce, che non è solo un’adorazione, pia,
giusta e doverosa, alla Santa Croce dove morì Nostro Signore, ma è anche l’atteggiamento
di accettazione delle sofferenze e delle difficoltà, le varie piccole e grandi
croci, che Dio permette che ci colpiscano, per nostra santificazione (o, Dio
non voglia, se fossimo gravemente colpevoli, giusta punizione) e Sua
glorificazione.
Ma
come si può amare la Croce se si parla solo di “diritti” (e molto presunti) e
mai di doveri, o se si dice che
sacrifici e anche penitenze nulla contano perché Dio è “amore”? (un “amore”
falso e mondano che nulla ha a che fare con la vera essenza di Dio, che è Amore
vero e che l’ha dimostrato con l’Incarnazione e la Passione e Morte, sulla
Croce, di Gesù!).
A che
pro, quindi, blaterare di “crociate” se vogliamo difendere non i diritti di
Nostro Signore, ma quelli di minoranze aggressive e viziate, non la libertà
della nostra Patria ma la nostra finta libertà di “scelta” (ridotta ormai a
giustificazione di qualsiasi sciocchezza o di qualsiasi libertinaggio)? A che
pro blaterare di “crociate” se non issiamo gli stessi vessilli con la Croce ma,
se va bene, i simboli e i marchi di qualche impresa multinazionale?
Il 15
luglio si festeggia solennemente Cristo come Redentore, e per operare
pienamente la Redenzione Cristo ha versato tutto il Suo Preziosissimo Sangue ed
è morto ignominiosamente sulla Croce; senza Croce non c’è Resurrezione, così come non c’è qualsiasi altro successo umano,
anche se buono; solo amando la Croce Dio concede vittoria, sia essa la vittoria
della nostra Patria nazionale o continentale che la vittoria contro i nostri
peccati e le nostre debolezze, riflesso della grande vittoria di Cristo sulla
morte e il peccato.
A
tutti, buona festa del Trionfo della Croce, rammentando che Dio, per trionfare
e regnare, si serve anche di noi e delle nostre opere, ma come potrà Egli trionfare e regnare nelle società e
negli ambienti se prima nella nostra vita e nella nostra anima non trionfa e
regna?
Ricordiamoci, come scrive l’Apostolo ai Romani, che “Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani, come sta scritto”; torniamo per questo ad amare la Croce (“scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”, come dice ancora l’Apostolo, riferendosi a Gesù Crocifisso, e quindi alla Croce, scrivendo ai Corinzi), torniamo o diventiamo buoni e veri cristiani, di fatto e non solo di nome, sostanzialmente e non solo formalmente!
Ricordiamoci, come scrive l’Apostolo ai Romani, che “Infatti il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra tra i pagani, come sta scritto”; torniamo per questo ad amare la Croce (“scandalo per i Giudei e stoltezza per i pagani”, come dice ancora l’Apostolo, riferendosi a Gesù Crocifisso, e quindi alla Croce, scrivendo ai Corinzi), torniamo o diventiamo buoni e veri cristiani, di fatto e non solo di nome, sostanzialmente e non solo formalmente!
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