Il primo
dei figli del tuono (come il Salvatore chiamò i due
fratelli Giacomo e Giovanni) fu anche il protomartire del collegio apostolico,
poiché fu decapitato da Erode Agrippa verso l’anno 43 d.C. (At 12, 2-3): fu
colui che bevve, primo tra gli Apostoli, il Calice del Signore. La festa di Pasqua
era prossima e per questo i Copti celebrano il suo martirio il 12 aprile ed i
bizantini il 30 di quel mese, mentre la Chiesa siriana d’Antiochia il 7 maggio.
Non è un
azzardo ritenere che, presso i Latini ugualmente, la festa del 1° maggio (dal
1955 l’11 maggio) riguardasse originariamente san Giacomo, figlio di Zebedeo, e
quella del 25 luglio il fratello di Giuda, cugino del Salvatore. Alcune
ricerche svolte il secolo scorso nei Calendari Cassinensi medievali
supporterebbero questa tesi, che sarebbe peraltro data come verosimile anche
dal beato card. Schuster.
Ad ogni
buon conto, va ricordato che la festa di questo figlio di Zebedeo apparve
dapprima al 27 dicembre, data nella quale, fin dalla seconda metà del IV sec.,
era ricordato congiuntamente al fratello Giovanni nel martirologio di
Nicomedia. Nella Chiesa gerosolomitana del V sec. i due fratelli erano, invece,
commemorati il 29 dicembre. Essi si trovano ancora abbinati al 27 dicembre nei
testi liturgici gallicani del VII sec. In quegli stessi giorni essa continua ad
essere celebrata dalla Chiesa armena, assieme ad altri apostoli vedendo quasi
riuniti idealmente intorno alla mangiatoia del Salvatore tutto il collegio
apostolico.
La data
del 25 luglio, in ogni caso, attestata in Occidente fin dall’VIII sec., è
senz’altro anteriore all’instaurazione del culto dell’Apostolo a Santiago de
Compostela.
Nel VI
sec. si conoscevano e veneravano ancora, a Gerusalemme, le tombe dei due
apostoli di nome Giacomo. Si sa tuttavia che, nel IX sec., le reliquie di san
Giacomo il Maggiore erano già in grande venerazione a Compostela (sarebbero
state ivi rinvenute non oltre l’830 d.C.): senza dubbio vi sarebbero state
trasportate dopo che gli Arabi si furono impossessati della Città Santa, così
com’è successo per altre numerose reliquie.
Durante
tutto il Medioevo, il pellegrinaggio in Galizia, alla tomba di san Giacomo, fu
uno dei più popolari, venendo lì festeggiato, oltre al 25 luglio, anche al 23
maggio – che commemora la sua leggendaria apparizione alla battaglia
di Clavijo – ed al 30
dicembre.
Tale meta
fu resa celebre anche dal posto di predilezione occupato da Giacomo, assieme a
Pietro e Giovanni, presso il Divin Salvatore. Ad es., fu testimone privilegiato
con essi tanto della Trasfigurazione del Signore (Mt. 17, 1; Mc 9, 1; Lc 9, 28)
quanto della sua Agonia nell’orto del Getsemani (Mt 26, 37; Mc 14, 33)! Ma
anche della resurrezione della figlia di Giairo (Mc 5, 37; Lc 8, 51).
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Pietro Perugino, Madonna col Bambino e i SS. Giovanni Battista, Ludovico di Tolosa, Francesco, Pietro, Paolo e Giacomo Maggiore, c.d. Pala di Fano, 1497, Chiesa di santa Maria delle Grazie, Senigallia |
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Simone Cantarini, Gloria di S. Giacomo, 1640 circa, Museo civico, Rimini |
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Giovanni Andrea Sirani, con l'aiuto di Elisabetta Sirani, Gesù Cristo è pregato da S. Maria Salome per i figli Giacomo e Giovanni, 1640-54, Pinacoteca Nazionale, Bologna |
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Guido Reni, S. Giacomo il maggiore, 1618-23, Museo del Prado, Madrid |
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Francesco De Mura, Madonna col Bambino tra i SS. Nicola e Giacomo, XVIII sec. |
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Guidobaldo (o Guido Ubaldo) Abbatini, Madonna del Carmelo tra i SS. Giacomo il Maggiore, Rocco, Giovanni evangelista nella pentola dell'olio, Sebastiano e santo vescovo martire, 1644, Chiesa di S. Nicola, Scheggino |
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Camillo Rusconi, S. Giacomo il Maggiore, 1715-18, Basilica di San Giovanni in Laterano, Roma |
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Noël Coypel, San Giacomo condotto al supplizio, guarisce un paralitico ed abbraccia il suo accusatore, 1661, Musée du Louvre, Parigi |
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Johann Boeckhorst detto Jan Lange, Martirio di S. Giacomo, XVII sec., musée des Beaux-Arts, Valenciennes |
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Francisco de Zurbarán, Martirio de Santiago, 1639-40, Museo del Prado, Madrid |
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Jusepe de Ribera, S. Giacomo il Maggiore, 1614 circa, collezione privata |
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Jusepe de Ribera, S. Giacomo il Maggiore, Hermitage, san Pietroburgo |
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Juan Fernández Navarrete el Mudo, La decollazione di S. Giacomo, 1571, Monastero di San Lorenzo de El Escorial, Madrid |
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Vicente Requena “il giovane”, S. Giacomo il Maggiore, 1597, Valencia |
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Cima da Conegliano, SS. Giacomo, Raffaele arcangelo con Tobiolo e Nicola, 1513 circa, Gallerie dell'Accademia, Venezia |
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Bartolomeo della Gatta, Madonna col Bambino tra i SS. Giacomo e Cristoforo, 1486 circa, Chiesa dei SS. Andrea e Stefano, Marciano della Chiana |
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Statua di S. Giacomo posta sull'altare della Basilica, al di sopra del sepolcro dell'Apostolo, e che i fedeli sono soliti abbracciare dal retro, Cattedrale, Santiago de Compostela. Sul cartiglio che regge può leggersi: "HIC EST CORPVS DIVI IACOBI APOSTOLI ET ISPANIARV(M) PATRONI". |
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Lapide posta all'ingresso della Cripta del Sepolcro di S. Giacomo, Cattedrale, Santiago de Compostela |
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Urna d'argento con le reliquie di S. Giacomo, sec. XIX, Cripta della Cattedrale, Santiago de Compostela.
Le reliquie furono poste in questo reliquiario dopo la loro riscoperta nel 1879.
Nel 1589, infatti, su iniziativa dell'arcivescovo Juan de San Clemente, esse furono nascoste per sottrarle al pirata Francis Drake, che aveva devastato A Coruña, poiché si temeva potesse giungere sino a qui e rubarle per portarle dalla sua regina, l'empia Elisabetta I.
Nel XIX sec., l'allora cardinale de Compostela, Payà y Rico, si propose di individuare le reliquie dell'Apostolo organizzando una ricerca sistematica, durata diversi mesi. Nel gennaio 1879, grazie al paziente lavoro dell'archeologo Antonio López Ferreiro (che era anche canonico della Cattedrale e che fu autore di un'importante Historia de la santa A. M. Iglesia de Santiago de Compostela), si trovarono dietro l’altare nella cattedrale, presso il coro, le spoglie di San Giacomo con i suoi due discepoli, Atanasio e Teodoro. Dopo una serie di indagini storiche, archeologiche e di archivio, con decreto arcivescovile fu dichiarata l'autenticità dei resti come appartenenti all'Apostolo ed ai suoi due discepoli. I risultati furono inviati a Roma, chiedendo conferma da Papa Leone XIII. Dopo attento esame, condotto dalla Congregazione dei Riti, il 19 luglio 1884 fu emanato il decreto, approvato dal Papa, che dichiarava la sua vera identità di quei resti. Mesi dopo, lo stesso Leone XIII certificò il ritrovamento (bolla Deus Omnipotentis, 1° novembre 1884).
Nel 1891 le sante reliquie furono poste in un'urna d'argento, all'interno del primitivo sepolcro in una zona particolarmente adatta. Da quel momento s’apriva la nuova cripta della Cattedrale come un nuovo luogo di culto e venerazione delle spoglie dell'apostolo e dei suoi discepoli, così come la si vede oggi.
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