La Chiesa cattolica,
oggi, è sempre più debole. Ed allo sbando.
Plaude, senza
comprenderne il significato, alle “preghiere” degli imam (per la cronaca ed aggiornamenti, v. qui e qui).
Mentre nella Basilica
romana di Santa Maria in Trastevere, gli islamici hanno dato le spalle alla
lettura del Vangelo, ben altra storia è avvenuta a Bari.
A Roma ........... |
A Bari ........... |
Anzi, qui
abbiamo un esempio davvero emblematico di profanazione: l’imam, Sharif
Lorenzini, presidente della Comunità islamica d’Italia, che dovrebbe essere un
italiano, nella Cattedrale di Bari ha recitato in arabo la Sura L’Aprente del
Corano, cioè la prima sura. Il testo è il seguente: «Mostraci la
retta via, la via di coloro che tu hai favorito, non (la via) di coloro che
guadagnano la tua ira, né quella di coloro che hanno deviato» (v. qui.
Cfr. anche Desolazione in
Cattedrale, a Bari, in Chiesa
e postconcilio, 1.8.2016). Secondo l’interpretazione Islamica
tradizionale la “retta via” è l’Islam mentre la via di coloro che si sono
guadagnati l’ira di Allah è quella degli Ebrei e quelli che hanno deviato sono
i Cristiani. E pensare che la giornata di domenica 31 luglio doveva essere – a
parole – una giornata di riconciliazione. In barba a coloro che, rinunciando a
riconoscere ciò che sempre più appare evidente, sostengono che l’islam -
asseritamente moderato - non abbia intrinsecamente una volontà di dominio e di
conquista (cfr. Roberto de Mattei, I
primi martiri dell’islam in Europa, in Corrispondenza
romana, 27.7.2016; Id., Imam
in chiesa: una grave offesa alla fede e alla ragione, ivi,
3.8.2016; Id., Imams in church: A grave offence
against faith and reason, in Rorate
caeli, Aug. 3, 2016. V. anche Redazione, La religione c’entra eccome,
spiega il cardinale Bagnasco, in Il
Foglio, 28.7.2016; Id., ”Il Papa sbaglia, stiamo subendo
l’odio da parte di una religione”, dice il patriarca di Antiochia, ivi).
La
Cattedrale di Bari così come le altre chiese e basiliche profanate dovrebbero
essere riconsacrate, o almeno offerte celebrazioni di espiazione, essendo state
trasformate – come ricordato – in moschee de facto. Ben pochi
pastori di anime, come Mons. Gemma, vescovo emerito di Isernia, vi hanno visto,
in verità, un attacco al Cristianesimo (v. qui.
Cfr. anche qui).
E questo è avvenuto nonostante il divieto della CEI (cfr. Andrea Tornielli, CEI: basta moschee su spazi dei
cattolici, in Fatti
sentire, 28.5.2008). Un'altra epoca .... Evidentemente. Se poi
il presidente della CEI, card. Bagnasco, in evidente stato di labiritintite dottrinale,
afferma di non aver compreso il motivo delle lamentele per la presenza degli imam in chiesa (v. qui)
..... il quadro dello stato della Chiesa cattolica è abbastanza chiaro.
Ignoranza. Ignoranza sì dei fondamenti della fede cristiana. Anche della
cultura islamica. Ed apostasia dalla fede.
Ricordiamo,
a questo proposito, a completamento di quanto evidenziato nei giorni scorsi,
che la Basilica di Hagia Sofia (Santa Sofia) di
Costantinopoli, quando, nel 1453, fu conquistata la capitale dell’impero
bizantino, fu trasformata in moschea in maniera assai semplice: il sultano
Maometto II vi fece recitare, da un ulema, la shahada,
che è la preghiera-professione di fede islamica («Testimonio che non c’è
divinità se non Allāh e testimonio che Maometto è il suo messaggero»),
perché quella Basilica diventasse automaticamente moschea. Per lo stesso
motivo, non è permesso costruire chiese cristiane in terra islamica, perché se
si pregasse Cristo, quella terra cesserebbe di essere islamica. Per cui, per il
semplice fatto di aver pregato islamicamente, quelle chiese sono da
considerarsi profanate e moschee de
facto, abbisognevoli di essere riconsacrate.
Abbiamo
ricordato anche quanto affermava l’arcivescovo emerito di Smirne, mons.
Bernardini, durante il Sinodo del 1999 (v. qui),
secondo cui la cessione di chiese agli occhi di un islamico è segno eloquente
di apostasia (cfr. Camillo Langone, Domenica
a messa si è spezzato qualcosa, e non parlo del pane. Ve lo spiego,
in Il
Foglio, 2.8.2016). Il testo intero del suo intervento è qui.
Il vescovo cappuccino, che, per molti anni aveva vissuto in terra islamica,
poteva parlare con piena cognizione di causa, conoscendo questo fenomeno
secondo un’ottica privilegiata, da vicino. Egli sapeva che ogni cedimento
cristiano rafforza l’islam. I cristiani, che hanno ormai ceduto al pacifismo
irenista, temono per la loro sorte e, per questo, si mostrano “accoglienti”,
quasi vittime di non meglio specificati sensi di colpa nei confronti
dell’islam. Per cosa poi? Per aver combattuto a Lepanto ed a Vienna. Aver
combattuto e vinto per intervento della Regina della Vittorie. Disprezzare
simili grazie celesti comporta sempre gravi conseguenze. Ahhhh ….. se solo
ricordassero quanto insegnava il Divin Maestro: «E non abbiate paura di quelli che
uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l’anima; abbiate paura
piuttosto di colui che ha il potere di far perire nella Geènna e l’anima e il
corpo» (Matth, 10, 28). Ma i cristiani di oggi hanno perso la fede. A partire
dai pastori.
Ricordava
del resto il beato Charles de Foucauld: «Secondo la loro fede, i musulmani
ritengono l’islam come la loro vera casa e i popoli non-musulmani come
destinati a essere sopraffatti da loro o dai loro discendenti. Considerano la
sottomissione a una nazione non-musulmana come una situazione transitoria. La
loro fede li assicura che usciranno vincitori da questo scontro con gli europei
che oggi li dominano. La saggezza consiglia loro di patire con calma questa
prova: “Quando un uccello intrappolato si agita, perde le piume e si spezza le
ali, invece se resta tranquillo sarà integro il giorno della liberazione”» (Charles de Foucauld, La profezia
di de Foucauld: «Così l’islam ci dominerà», in LNBQ,
23.7.2016).
Nella
festa del Perdono di Assisi (Dedicazione della Patriarcale Basilica di Santa Maria degli Angeli
della Porziuncola) e di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, il quale non aveva
mancato di parlare dell’Islam e di come dovrebbe essere considerato dai
cattolici (v. qui),
rilanciamo questo contributo. Sullo stesso tema, cfr. Stefania Falasca, Quando la Madonna salvò Venezia,
in 30Giorni, 2001,
fasc. n. 10.
Franz Mayer & Co., S. Alfonso, XIX sec., Cattedrale, Carlow |
Anonimo, Sant'Alfonso Maria de Liguori, Chiesa della SS. Trinità dei Redentoristi, Ciorani |
Cosa chiese Maria
contro l’invasione degli islamici
di Angelo Busetto
Giovedì 4 agosto il
cardinale Pietro Parolin sarà nell’isola di Pellestrina (Venezia) per i 300
anni dall’Apparizione della Madonna. Ci saranno anche il Patriarca di Venezia e
il vescovo della nostra diocesi di Chioggia. Trecento anni fa, Maria toccò il
braccio di un ragazzo di nome Natalino dicendogli di dire al parroco di far
celebrare delle Messe per le anime del Purgatorio “se volemo avere vittoria”.
Senza la vittoria della Repubblica veneta nei giorni seguenti il 4 agosto 1716,
le nostre donne porterebbero il velo e noi tutti reciteremmo a memoria i
versetti del Corano. Invece oggi abbiamo la grazia di portare in trionfo la
Madre del Signore Gesù. Venerata nel santuario di marmo bianco che si specchia
sulla laguna di Pellestrina, sùbito innalzato dalla Repubblica Veneta in segno
di gratitudine, la bella immagine della Madonna nera dipinta da ignota mano,
dal 18 luglio in poi, esce di casa e inizia il suo percorso di benedizione in
tutte le chiese dell’isola. In laguna, centinaia di barche - dalle più piccole
ai grandi barconi da pesca - fanno risuonare clakson e trombe. Questa la sua
storia.
A Natalino Scarpa, il
4 agosto di trecento anni fa, la Madonna, prendendolo per un braccio, disse:
«Vien qua fio, vai dal Piovan, e dighe che a fassa celebrare delle Messe per le
aneme del Purgatorio, se volemo avere vittoria» («Vieni qui, ragazzo, vai dal
parroco e digli che faccia celebrare delle Messe per le anime del Purgatorio se
vogliamo avere vittoria»).
Di quale vittoria si
trattava? Quella della Repubblica Veneta contro i turchi che invadevano ilMediterraneo e attaccavano le
coste dell’Italia, depredando, uccidendo e nel caso migliore costringendo
quanti catturavano – uomini e donne – a diventare musulmani. La vittoria pronosticata
da Maria, patrocinata dalle Messe che la gente dell’isola di Pellestrina fece
subito celebrare, è arrivata qualche giorno dopo, quando Venezia respinse i
turchi a Corfù e a Pretervaradino. Non sarebbero bastate le armi a difendere le
popolazioni e a garantire la fede cristiana, come non erano bastati gli
eserciti a difendere Vienna assediata dai musulmani, quando il Beato Marco d’Aviano
celebrò l’eucaristia e proclamò la penitenza e l’assoluzione dei soldati. Non
erano bastate le flotte delle navi a Lepanto, quando Pio V proclamò la Madonna
Regina del Rosario.
Come si difende la
fede? Come si garantisce un popolo? Spezzoni di eserciti europei vanno a inseguire l’Isis nei Paesi che
generano il terrorismo, mentre nelle nostre città aumentano i controlli e per
le strade si disseminano drappelli sempre più numerosi di forze dell’ordine. La
condizione richiesta dalla Madonna dell’Apparizione a un ragazzino di un’isola
della laguna veneta, significativamente posta a barriera della città di Venezia
sul frontale del mare Adriatico, è quella di celebrare delle Messe, interagendo
così attraverso la più grande preghiera cristiana. Non bastano dunque le armi
difensive a proteggerci; non bastano le barriere né le più raffinate tecniche
investigative. Occorre la preghiera.
Perché? Prima di
tutto perché la preghiera ci mette in braccio a Dio. Nella preghiera diventiamo collaboratori di Dio, che non ha
scelto di agire da solo. Il Dio dell’alleanza nell’antico testamento e il Dio
dell’amicizia nel nuovo testamento ci chiama ad essere suoi partner e collaboratori,
e domanda di estendere nel mondo il Regno di pace e di fraternità attraverso la
vita e la presenza dei suoi figli-alleati. La preghiera estende la forza e l’efficacia
dell’azione di Dio.
In secondo luogo la
preghiera raddrizza il nostro cuore e dice a noi stessi e agli altri chi siamo:
figli di Dio e fratelli.
La preghiera chiarisce e approfondisce la nostra identità, dice la nostra
origine e la nostra appartenenza, rende saldo il nostro intendimento e lo scopo
della vita, dona libertà e coraggio. Rende veri e saldi. Libera dall’odio,
dalla violenza, dalla vendetta e dalla rappresaglia.
La preghiera dunque è
la nostra vera vittoria. Potremo vivere o morire, con la preghiera nulla va perduto di quello che siamo, come
nel caso dei martiri sorpresi a pregare e di padre Jacques Hamel ucciso mentre
celebrava l’Eucaristia. L’invito della Madonna dell’Apparizione al giovane
Natalino nello specchio della laguna veneta e sulla scena della storia si
ripresenta oggi come l’iniziativa più urgente e più mobilitante per tutto il
popolo cristiano, «se volemo avere vittoria».
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