Sante Messe in rito antico in Puglia

martedì 16 agosto 2016

“ Exsúlta, Jóachim, quóniam ex fília tua Fílius natus est nobis; et vocátur nomen ejus magni consílii, hoc est, salútis totíus mundi Angelus. Pudóre afficiátur Nestórius, ac manum ori impónat. Puer hic Deus est. … O beátum par Jóachim et Anna! Ac profécto ex ventris vestri fructu immaculáti agnoscímini, quemádmodum Christus quodam loco dixit: Ex frúctibus eórum cognoscétis eos. Ut Deo gratum erat ac dignum ea quæ a vobis orta est, vitæ vestræ ratiónes instituístis. Caste enim ac sancte múnere vestro functi, virginitátis thesáurum produxístis” (Sermo I sancti Joánnis Damascéni de Virg. Mariæ Nativit., circa principium - Lect. VI – II Noct.) - SANCTI JOACHIM PATRIS BEATÆ MARIÆ VIRGINIS, CONFESSORIS

Dopo aver celebrato ieri la festa dell’Assunzione al Cielo della Madre di Dio ed il 26 luglio scorso quella della madre della Santa Vergine, oggi, nel calendario tradizionale, si celebra la festa del padre della stessa: san Gioacchino, a cui persino l'islam, col nome di Imran, dedica una sura del Corano, la III.
Il culto liturgico in onore dei beati genitori della santa Vergine è assai antico in Oriente.
Nel Menologio di Costantinopoli, la loro commemorazione si fa l’indomani della Natività della Madre di Dio, il 9 settembre (in tale data sono ricordati pure dai greco-cattolici), mentre presso i siriaci si celebrava il 25 luglio.
I loro nomi e le circostanze della loro vita ci sono note dall’apocrifo essenzialmente grazie al Protoevangelium Jacobi ed allo Pseudo-Matteo, detto anche Libro sulla nascita della Beata Vergine e sull’infanzia del Salvatore.
Ad onor del vero, alcuni commentatori ravvisano una menzione di Gioacchino nel Vangelo di Luca, nel passo in cui si legge che «Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent’anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli» (Lc 3, 23). Quell’Eli, in ebraico Eliachim, – si spiega – sarebbe una contrazione ebraica di Jeho-achim, cioè Gioacchino, e si argomenta che, col matrimonio con Maria, Giuseppe sarebbe diventato “figlio” – agli occhi della legge – di Gioacchino.
Che ciò sia stato lo scopo dell’Evangelista e che si possa proporre l’identificazione di Eli con Gioacchino appare assai dubbio, sebbene – va riconosciuto – gli autorevoli Bollandisti si spingano addirittura a sostenere che Gioacchino sia figlio di Eli e, dunque, fratello di Giuseppe. Né può sostenersi con sicurezza – in quanto fondato su testi assai dubbi – che Gioacchino avesse grandi possedimenti terrieri ed avesse numerose mandrie ed armenti.
Interessante è, però, evidenziare che, secondo il Protovangelo di Giacomo, Gioacchino ed Anna, in età avanzata, ricevettero da Dio la ricompensa delle loro preghiere mediante la nascita di Maria, accordando a questa coppia di pii israeliti loro l’onore di essere i genitori della santa Vergine e gli avi, dunque, del Salvatore. L’eccellenza del frutto è sempre l’indice sicuro della qualità dell’albero e la concezione immacolata di Maria riflette una soavità tutta particolare sulla casta unione dei suoi genitori.
Il santo Vangelo ci parla di una sorella della santissima Vergine, che accompagnò quest’ultima sino ai piedi della Croce. Secondo alcuni autori, essa sarebbe stata anch’ella figlia di Anna e Gioacchino.
Per la tradizione, i genitori della Vergine sarebbero vissuti dapprima in Galilea (la tradizione vuole che Anna sia originaria di Sefforis, non lontano da Nazaret) e poi si sarebbero stabiliti a Gerusalemme, dove sarebbe nata la Madre di Dio e lì, pare, siano morti entrambi.
La loro abitazione gerosolomitana sorgeva dove oggi è eretta la chiesa di Sant’Anna alla Probatica. Il luogo sarebbe stato scoperto da Elena, la quale vi avrebbe rinvenuto pure le loro tombe, che sarebbero stati onorate sino a quando l’edificio non fu trasformato in Madrasa, cioè scuola coranica. La cripta che avrebbe contenuto le due tombe dei genitori di Maria è stata riscoperta il 18 marzo 1889.
A differenza degli orientali, che tributarono sin dalle epoche più remote un culto a Gioacchino, i Latini lo ammisero più lentamente. Originariamente la data della festa fu fissata al 16 settembre, sebbene non manchino esempi in cui fosse fissata al 9 dicembre. Finalmente, fu introdotta nel Breviario, nel 1512, da papa Giulio II, che la fissò al 20 marzo, in relazione con quella di san Giuseppe e con la solennità dell’Annunciazione.
San Pio V la soppresse così come quella di sant’Anna del 26 luglio e quella della Presentazione al Tempio di Maria del 21 novembre: nell’ottica della riconquista dinanzi all’eresia protestante, occorreva escludere dalla liturgia romana quelle feste fondate sui vangeli apocrifi!
Gregorio XIII la ristabilì nel 1584 sempre al 20 marzo; Paolo V stabilì che la festa fosse quella comune di un Confessore (sempre nell’ottica di evitare i vangeli apocrifi); Gregorio XV, nel 1623, la elevò di rango e la dotò di un nuovo Ufficio (letture del II e del III Notturno, antifone al Magnificat ed al Benedictus).
Nel 1738, Clemente XII fissò la memoria di questo santo alla domenica nell’Ottava dell’Assunzione.
Leone XIII, di cui san Gioacchino era il santo Patrono, elevò la festa ulteriormente di rango.
La riforma del calendario e del Breviario di san Pio X, volendo liberare le domeniche dalle feste perpetuamente assegnate, la fissò definitivamente al 16 agosto.
Roma cristiana ha dedicato al padre della Vergine alcune chiese.
La prima è San Gioacchino alla Suburra, oggi Chiesa dei Santi Gioacchino ed Anna ai Monti, sorta nel rione Monti, la cui costruzione fu iniziata nel 1589 e terminata nel ‘700, con annesso convento delle suore di San Francesco di Paola (Cfr. Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 219-220). Nella chiesa, con l’accordo di Giovanni Paolo II, officia il culto, a certi orari, la Chiesa ortodossa etiope Tewahedo, alla quale sono peraltro permanentemente affidati i locali al piano interrato della chiesa.
Altra chiesa, sempre nel rione Monti, è denominata Santi Gioacchino e Anna alle Quattro Fontane, a fianco della chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. L’edificio dedicato ai genitori della Vergine sorse nel sec. XVII per opera dei padri Carmelitani riformati scalzi di Spagna. Dopo diversi passaggi, la chiesa, con l’annessa casa, appartiene dal 1846 al collegio belga (ibidem, p. 186).
Un’altra chiesa sorge nel quartiere Prati: Chiesa di San Gioacchino in Prati. Essa fu costruita come dono dei cattolici per il papa Leone XIII, di cui si intendeva in questo modo celebrare il suo giubileo sacerdotale (ibidem, pp. 792-793): la prima pietra fu posta nel 1881, ma i lavori furono intrapresi tra il 1891 e il 1898, anno in cui la chiesa fu aperta al pubblico (anche se i lavori si ultimarono solo nel 1911). Fu dedicata a san Gioacchino, il padre della Vergine Maria, a ricordo del nome di battesimo di papa Pecci. La chiesa è titolo cardinalizio dal 1960 (Su questa chiesa, cfr. Massimo Alemanno, Le chiese di Roma moderna, vol. I, Il centro e i quartieri di Roma nord, Armando editore, Roma, 2004, pp. 22 ss.).
Un’ultima chiesa, costruita tra il 1982 ed il 1984, sorge nella zona Torre Maura, in viale Bruno Rizzieri, ed è denominata Chiesa dei Santi Gioacchino e Anna, titolo cardinalizio dal 1988. Essa era il titolo del card. Keith Michael Patrick O’Brien che dal marzo 2015 ha rinunciato ai diritti e alle prerogative del cardinalato previsti dai cann. 349, 353 e 356 del Codice di diritto canonico, perdendo così il diritto di partecipare a un eventuale conclave, ai concistori e ad ogni riunione riservata al Sacro Collegio; sebbene mantenga però il titolo cardinalizio, “di fatto ridotto a un titolo meramente onorifico”.
L’introito è improntato alla messa vigiliale di san Lorenzo.
Nella preghiera-colletta, il pensiero che vi domina è ben espresso in queste parole di san Giovanni Damasceno: De fructu ventris vestri cognoscimini. Pie enim et sancte in humana natura vitam agentes, Filiam angelis superiorem et nunc Angelorum Dominam edidistis , cioè «Sarete riconosciuti dal frutto delle vostre viscere. Agendo piamente e santamente nella natura umana, avete generato una figlia superiore agli angeli ed adesso Regina stessa degli Angeli» (Il testo completo è questo: «O castissimum par Ioachim et Anna! Vos castitatem, quam naturæ lex præscribit, conservantes, ea quæ naturam superant, divinitus estis consecuti: mundo quippe Dei matrem viri nesciam peperistis. Vos pie et sancte in humana natura vitam agentes, filiam angelis superiorem nuncque angelorum dominam edidistis. O speciosissima dulcissimaque puella! O filia Adami et Dei mater! … Beati lumbi et venter, ex quibus prodiisti! Beatæ ulnæ, quæ te gestaverunt; labia item, quibus castis osculis frui concessa es, parentum nempe dumtaxat tuorum, ut in omnibus semper virginitatem colores! Iubilate Deo, omnis terra, cantate, exsultate et psallite. Exaltate vocem vestram, exaltate, nolite timere» - San Giovanni Damasceno, Homilia I in Nativ. B. V. M., § 6, in PG 96, col. 670).
La prima lettura è dal Comune di un Confessore, come per san Raimondo, il 23 gennaio, "Beátus vir, qui invéntus est sine mácula, et qui post aurum non ábiit ..." (Eccli. 31, 8-11), ed è seguita dallo stesso responsorio della vigilia di san Lorenzo.
Il versetto alleluiatico è proprio. I genitori della Madre di Dio e gli avi di Gesù sono come il penultimo anello di quella catena patriarcale di grazie e di benedizioni che collega Adamo al Cristo. È la ragione per la quale si legge oggi la genealogia del Salvatore secondo san Matteo, come nella messa vigiliale del 7 dicembre.
L’antifona per la presentazione delle offerte, Gloria et honore, è comune alla festa del san Canuto, il 19 gennaio. L’antifona per la Comunione, Fidelis servus, è comune alla messa di san Saba, il 5 dicembre. 
Il legame molto stretto, che unisce il Salvatore e san Gioacchino, conferisce a questi un’eminente dignità sugli altri santi, e fa sì che l’onore che gli è reso si rifletta in un modo speciale su Gesù Cristo e sulla sua Madre Immacolata. Durante la loro vita, essi amarono ed onorarono più di altri san Gioacchino, ed adesso, nel cielo, come due gioielli molto preziosi, ornano la corona del santo Patriarca.





Educazione della Vergine con i SS. Gioacchino ed Anna

Morte di S. Gioacchino


Giotto di Bondone, Espulsione di Gioacchino dal Tempio, 1304-06, Cappella degli Scrovegni, Padova

Giotto di Bondone, Gioacchino si ritira presso dei pastori nel deserto, 1304-06, Cappella degli Scrovegni, Padova

Giotto di Bondone, Sacrificio di Gioacchino, 1304-06, Cappella degli Scrovegni, Padova

Giotto di Bondone, Sogno di Gioacchino, 1304-06, Cappella degli Scrovegni, Padova



Giotto di Bondone, Incontro di Gioacchino ed Anna presso la Porta d'Oro a Gerusalemme, 1304-06, Cappella degli Scrovegni, Padova. 
Secondo Giotto, il concepimento di Anna avvenne, in maniera casta, con il bacio che si scambiarono i due anziani presso She'ar Harahamim, cioè la Porta d'Oro o Porta della Misericordia. Da lì, per Giotto, ebbe inizio la salvezza. In effetti, secondo una tradizione ebraica, che non doveva essere ignota - forse - al pittore, la Shekhinah (שכינה, la «presenza divina») si manifesterebbe attraverso questa porta. Per cui, nell'incontro di Gioacchino ed Anna a questa porta si manifestò la "presenza divina" mediante il concepimento immacolato di Maria. 
Della misteriosa ed inquietante donna velata di nero, che si copre parzialmente il volto, non volendo guardare e gioire dell'incontro tra Gioacchino ed Anna, sono state avanzate diverse interpretazioni. Ad es., per alcuni sarebbe una raffigurazione dello stato simil-vedovile di Anna, dovuto all'allontanamento del marito nel deserto.
In verità, sembra più plausibile ritenere che in quella donna velata il pittore abbia voluto rappresentare il Giudaismo incredulo e cieco dinanzi al mistero, che si va compiendo col concepimento di Maria. L'incontro tra i due anziani coniugi avviene, inoltre, su un ponticello, quasi a significare un ideale collegamento tra l'Antica e la Nuova Alleanza. Mentre le ancelle di Anna, simbolo - per Giotto - del Giudaismo che crederà al Messia, appaiono in movimento sul ponte e gioiose; la donna velata, invece, si vede ferma, immobile sul ponte, dal lato della città di Gerusalemme (simbolo dell'Antica Alleanza), non volendolo, quasi ostinatamente, attraversare e muoversi incontro ai due anziani, simbolo del mancato riconoscimento del Nuovo Patto, preferendo le tenebre alla luce come si legge nel celebre Prologo di Giovanni (di qui il colore luttuoso del manto della donna, assolutamente non usuale per Giotto).

Albrecht Dürer, SS. Giuseppe e Gioacchino, XV sec.

Girolamo dai Libri, Sacra Famiglia con i SS. Gioacchino ed Anna e donatori, 1549 circa, chiesa di San Paolo C.M., Verona

Ambito bergamasco, Annunciazione di S. Gioacchino, 1640-60, Bergamo

Francisco Pacheco, SS. Gioachino ed Anna, 1600, Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid

Juan Simón Gutiérrez, S. Gioacchino, 1700 circa, Museo de Bellas Artes, Siviglia

S. Gioacchino, Altare di S. Giuseppe, Basilica di S. Martino, Bingen

Eugenio Cajés, Incontro dei SS. Gioacchino ed Anna alla Porta d'oro di Gerusalemme, 1605 circa, Museo de la Real Academia de Bellas Artes de San Fernando, Madrid


Vittore Carpaccio, Incontro dei SS. Gioacchino ed Anna, con i SS. Luigi IX e Libera, Gallerie dell'Accademia, Venezia

Gaspar de Crayer, La Vergine adolescente preparata dagli angeli alla presenza dei SS. Gioacchino ed Anna, XVII sec., Musées royaux des Beaux-Arts de Belgique, Bruxelles

Anonimo, Allegoria dell'Immacolata bambina con S. Gioacchino, XVII sec., collezione privata

Ambito italiano, Maria Immacolata bambina con i SS. Gioacchino ed Anna, XVII sec., Pavia

Ambito marchigiano, Maria Bambina con i SS. Gioacchino ed Anna, XVII sec., Ancona

Juan Correa (attrib.), L'Immacolata è concepita dal cuore dei SS. Gioacchino ed Anna, XVII sec., Pinacoteca de La Profesa, Città del Messico

Autore anonimo, S. Gioacchino con la Vergine Bambina, XVII sec., Pinacoteca del Templo de la Profesa, Città del Messico

Matteo Rosselli, Immacolata con Dio Padre ed i SS. Gioacchino ed Anna, 1627, Pisa

Ambito bergamasco, S. Gioacchino con Maria bambina, XVIII sec., Bergamo

Giuseppe Maria Crespi, S. Gioacchino e Maria Bambina ovvero La paternità naturale, XVIII sec., Chiesa di S. Paolo Maggiore, Bologna

Ambito faentino, S. Gioacchino con Maria bambina, XVIII sec., Faenza

Carlo Innocenzo Carloni, Annunciazione a S. Gioacchino, 1740-60, Bergamo

Luca Giordano, Vergine Maria tra i SS. Gioacchino ed Anna, XVIII sec., chiesa di San Miguel Arcángel, Segovia

Willem van Herp, SS. Gioacchino ed Anna con la Vergine Bambina, XVII sec., Haggerty Museum of Art, Milwaukee

Ambito italiano, Maria Bambina con i SS. Gioacchino ed Anna, XIX sec., Piacenza

Ferdinando Suman, SS. Gioacchino ed Anna con Maria Bambina, 1864, Verona

Pietro Aubert, Madonna Bambina con i SS. Gioacchino ed Anna, XX sec., Bergamo





Pedro Duque Cornejo (attrib.), Gruppo statuario di S. Gioacchino, la Vergine e S. Anna, XVIII sec., Parrocchia del Rosario, cadice

Bottega napoletana, S. Gioacchino e Maria Bambina, XVIII sec., chiesa di Santa Maria del Principio, Torre del Greco



Benito de Hita y Castillo (attrib.), S. Gioacchino e Maria bambina, XVIII sec.

Bottega leccese, Madonna Bambina con i SS. Gioacchino ed Anna, 1900-10, Avezzano

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