Nella Vigilia anticipata (a causa della domenica) dell’Assunzione, in anima e corpo,
della Beata Vergine Maria, volentieri rilanciamo questo contributo, risalente
un decennio fa, che ci è utile per immergerci nel significato profondo della
festa che andremo a celebrare il prossimo 15 agosto.
Icona del funerale della Vergine con il miracolo delle mani tagliate al giudeo Jefonia o Ruben |
Vasily Egorovich Raev, Un angelo dipinge per il beato Alipio iconografo delle Cave l'icona della Dormizione, 1848 |
La fine terrena di Maria, mistero nascosto in Dio
di Simone Moreno
Dalla ”Meryem
Ana Evi”, la casa di Madre Maria ad Efeso, alla ”Chiesa della Dormizione”e alla ”Tomba della Vergine” a Gerusalemme, fra tradizioni e
mistero.
Scrivendo nel num. scorso della rivista della “tradizione
di Efeso” sul rinvenimento sulla “Collina dell’Usignolo”
della ”Meryem Ana Evi” [la casa di Madre Maria], dicevamo
anche che resta da confrontare la verità di tale tradizione efesina con quella
della “Chiesa della Dormizione” e della “Tomba della Vergine” a Gerusalemme.
In fondo, non v’è in Efeso che una casa vuota; come non v’è
in Gerusalemme che una tomba vuota: non si è mai trovata la vera tomba santa;
anche se la presenza di Maria - ad Efeso come a Gerusalemme - è più viva e
forte di qualunque assenza ‘fisica’.
Giuliano Patelli, nel suo libro “Una Madonna nuova”, Edizione
S. P. Self-Pubblished, 1998, dopo avere raccolto e interpretato i dati della “tradizione
di Efeso”, si pone una domanda problematica: “Perché una tomba [della Madonna]
a Gerusalemme?” [cfr. pp. 121-125]. Ed è un interrogativo destinato a
rimanere senza risposta.
Alla tradizione che vuole Maria profuga in Asia Minore con
Giovanni, e forse con Maria di Magdala e altre donne galilee - scrive Patelli
-, si contrappone una radicata tradizione secondo la quale la Madonna “si
addormentò” proprio a Gerusalemme. Quella spelonca intagliata nella roccia,
rinvenuta negli scavi del 1972 sotto la “Chiesa della Dormizione”, fu veramente
il luogo della temporanea sepoltura di Maria? Si tratta di una “tomba vuota”, a
pochi passi dal Santo Sepolcro e dal Cenacolo, ritenuto quest’ultimo luogo
ospitale per seguaci del Signore.
Dopo l’evento pentecostale Maria non è più nominata nella
Sacra Scrittura
Nel Nuovo Testamento non vi è traccia neppure della più
piccola informazione al riguardo. Né l’indifferenza degli Ebrei per le donne,
forse allora più di oggi istintiva e comunque legalizzata, basta a giustificare
questo silenzio. Perché Maria era pur sempre la Madre di Gesù, figlio di Dio
per i suoi seguaci e grande Profeta per tutto il popolo.
L’aedo di Maria, l’evangelista Luca, dopo avere menzionato
la Madre del Signore per l’ultima volta nella riunione seguita all’Ascensione
di suo Figlio [cfr. At 1, 14], di colpo la dimentica anche lui e la “estromette”
da tutte le sue successive testimonianze che, pure, alle volte raccontano
episodi marginali o di scarso interesse.
Impressionante lo spostamento e l’attrazione di Luca verso
l’Apostolo Paolo e l’Occidente, trascurando tutti gli altri Apostoli, ad
eccezione di Pietro, e lo sviluppo della Chiesa d’Oriente dove Maria era
sicuramente inserita. E sarà la Chiesa d’Oriente ad iniziarne il riscatto di
devota attenzione.
D’altra parte, quel gruppetto errante e senza fissa dimora,
costituito dall’avanguardia del Regno dell’Amore, nel quale era celata anche la
Madre di Gesù, viveva nel rischio e nell’incertezza quotidiana.
Racconta Eusebio, il grande storico della Chiesa [+ 340],
che fra il 37 e il 42 d.C. tutti i discepoli di Gesù furono cacciati da
Gerusalemme. L’Apostolo Giacomo il Maggiore, fratello di Giovanni, fece le
spese per tutti. Erode Agrippa lo fece uccidere nel 42 a colpi di spada e,
sapendo di fare cosa gradita ai Giudei, mandò ad arrestare anche Pietro, che fu
salvo per un miracolo [cfr. At 12, 1-3].
Giovanni, con Maria, doveva avere già lasciato la città per
altri luoghi; infatti, non è più nominato negli Atti di Luca. I riferimenti successivi
agli Apostoli non dicono quanti fossero e chi fossero. Sono i grandi vuoti dell’Evangelista:
la sua penna non scriverà mai più il nome di Maria, si accosterà a Paolo, l’ex-persecutore
Saulo, e su di lui scriverà pagine e pagine. Perché certo Paolo lo meritava per
la sua grande visione del Cristianesimo che incantava i primi seguaci e per le
sofferenze tremende fino al martirio che subì per amore di Cristo; ma lo
Spirito Santo lo avevano ricevuto anche gli altri Apostoli che pure predicavano
la Buona Novella: Andrea, Tommaso, Bartolomeo, Taddeo, Filippo, Giovanni,
Matteo, Giacomo il Maggiore, Giacomo figlio di Alfeo, Simone lo zelatore, Giuda
fratello di Giacomo e Mattia.
Gesù aveva detto loro: ”Andate
in tutto il mondo…” [Mc 16,
15]. E di quasi tutti la predicazione è sconosciuta e ignota la fine.
È curioso notare come Luca negli Atti non nomini Pietro senza
affiancargli Giovanni [cfr. At 3, 1-11; 4, 13; 8, 14-25]; e poi, all’improvviso,
lo ignori per sempre. Il nome di Giovanni affiancato a quello di Pietro
scompare in occasione di un viaggio di Pietro a Ioppe [l’odierna Giaffa], il
porto più vicino a Gerusalemme e noto fin dall’antichità per i traffici
marittimi che interessavano l’Egeo. Ancora, Pietro prosegue per l’altro
importante porto di Cesarea, dove incontrerà il centurione romano Cornelio. Ma
Giovanni è già scomparso.
Salpavano ogni giorno da quei porti navi onerarie con
carichi di olio, grano, legname, animali, manufatti e viaggiatori occasionali
diretti ai porti dell’Egeo e del Mediterraneo. Chissà se tra gli otri, le
anfore e i sacchi non si nascondesse qualche personaggio a noi noto…
La “tradizione gerosolimitana”
E veniamo così alla tradizione gerosolimitana sulla fine
terrena di Maria: si tratta di racconti e testimonianze tramandati piuttosto
tardivamente e registrati solo verso la fine del III secolo. Infatti, i primi
solchi leggeri, nei quali si incanalerà il racconto della storia di Maria, non
si intravedono prima dell’inizio del secolo successivo: troppo tardi per
ricordare morte singolare, tomba o destino miracoloso del suo corpo mortale.
Così dobbiamo arrivare soltanto al secolo VI per trovare l’Imperatore
d’Oriente Mauro che fissa, con Decreto particolare, al 15 Agosto la
celebrazione liturgica del Transito o Dormizione di Maria [cfr. Hist.
Eccl., XVII, 28, pp. 147-292].
Le varie Liturgie successive [nelle Chiese Orientali
Armena, Copta, Abissina, Siriaco-Giacobita] non esprimeranno in modo
inconfutabile il concetto di un’Assunzione di Maria come è sancito nel dogma
cattolico, mentre faranno riferimento ad una morte miracolosa. Ma dove, come e
quando? Non lo sappiamo.
In assenza di qualsiasi documento storico, è peraltro
prodigiosa l’intuizione dell’immane schiera di devoti di Maria che, nel corso
dei secoli, hanno creduto che a questa “divina creatura” non sia toccato, alla fine,
il medesimo destino dei comuni mortali, soggetti alla corruzione della morte.
E tuttavia ci dobbiamo rassegnare al fatto che, mentre per
l’Ascensione di Gesù al Cielo c’è una cronaca dei Vangeli [cfr. Mc 16,
19; Lc 24, 51] e degli Atti [cfr. At 1, 6-11], e c’è la testimonianza
degli Apostoli, per la dipartita della Madre del Signore da questa terra è
steso un velo oltre il quale nulla ci è dato di vedere.
Come ha scritto Epifanio di Salamina a quei tempi, e l’Abbé
René Laurentin ha riassunto ai nostri giorni: “Siamo cauti in tali questioni,
perché ignoriamo quasi tutto: sia il meccanismo della morte della Vergine, l’esperienza
dell’aldilà ed il modo esatto della risurrezione [dei corpi], sia la fine
terrena del destino di Maria, interamente ignorato dalla storia. La morte di
Maria è verosimile senza dubbio; verosimiglianza resa rispettabile dall’ondata
di Autori che l’hanno accettata. Ma si è in diritto di pensare con Epifanio che
la fine di Maria resti un mistero nascosto in Dio, che ci dobbiamo rassegnare a
ignorare quaggiù”.
Il racconto di K. Emmerick
Quasi in appendice, e a puro titolo di curiosità - perché
si tratta comunque di una “rivelazione privata” - riportiamo alcuni passi del
racconto della “Morte e Assunzione della Vergine Maria” fatto dalla monaca
stigmatizzata tedesca Anna Katharina Emmerick e raccolto da Clemens Brentano [cfr.
cap. 10 della ”Vita della
Santa Vergine Maria”, Ed. “San Paolo” 2004, pp. 207-226].
Si narra della Madonna a Efeso sul letto di morte,
attorniata dagli Apostoli, chiamati dai diversi luoghi della loro missione
evangelizzatrice per assistere alla sua dipartita da questo mondo.
“… Verso sera, quando si rese conto che la sua ora si
avvicinava, la Santa Vergine, secondo la volontà di Gesù, volle prendere
congedo dagli Apostoli, dai discepoli e dalle donne presenti […].
La Santa Vergine pregò e benedisse ognuno con le mani
disposte a croce, toccando con queste a tutti la fronte. Parlò poi a tutti e
fece esattamente come Gesù a Betania le aveva detto di fare. Dopo gli Apostoli
si avvicinarono a lei i discepoli, che ricevettero anch’essi la sua benedizione
[…]. Intanto era stato predisposto l’altare per il Sacrificio e gli Apostoli
avevano indossato i loro lunghi abiti bianchi […]. Pietro le amministrò l’Unzione
con l’olio santo e le portò la Particola consacrata. Ella era come in estasi,
con lo sguardo rivolto verso l’alto […].
Ed ecco - aggiunge la Emmerick - che mi è apparso qualcosa
di commovente e meraviglioso. Il soffitto sopra alla stanza di Maria scomparve
e la Gerusalemme celeste discese su di lei. Ho visto nubi luminose e tanti
Angeli divisi in due Cori, e dalle nubi un raggio di luce raggiunse Maria. Ella
stese le braccia con indicibile nostalgia e ho osservato il suo corpo librarsi
al di sopra del giaciglio, totalmente sollevato in aria. Ed ecco che la sua
anima uscì dal corpo come una piccola purissima figura di luce, con le braccia
tese verso l’alto e salì verso il cielo, condotta dal raggio di luce […]. Era
come Gesù quando era asceso al cielo.
Quindi le donne coprirono il santo corpo con un lenzuolo e
gli Apostoli e i discepoli si recarono nella parte anteriore della casa: in una
grotta là presso, non spaziosa, le donne deposero la bara con il corpo della
Santa Vergine che Pietro e Giovanni avevano portato a spalla, percorrendo la
piccola “Via Crucis” ricostruita sulla “Collina dell’Usignolo”, dove la Santa
Vergine aveva trascorso i suoi ultimi anni […].
Dopo alcuni giorni dal “transito” della Madre del Signore,
gli Apostoli e i discepoli tornarono alle loro case e alle loro terre di
missione…”.
Ma anche alla fine del “racconto” di Anna Katharina
Emmerick rimaniamo con il nostro dubbio: come conciliare la “tradizione di
Efeso” con quella di Gerusalemme? Rimane un mistero che noi devotamente
veneriamo sia ad Efeso, presso la ”Meryem
Ana Evi”, la casa di Madre Maria, sia a Gerusalemme, nella ”Chiesa della Dormizione” presso il Santo Sepolcro e nella ”Tomba della Vergine” [nella “Chiesa dell’Assunzione”],
tagliata e isolata dalla roccia circostante e con tutte le caratteristiche di
una tomba del I sec. d. Cr.
Di fede c’è soltanto l’affermazione dogmatica della Cost.
Ap. ”Munificentissimus Deus” di Pio XII che, proclamando il 1°
Novembre 1950 il dogma di Maria Assunta in Cielo, scrive: ”… compiuto il corso della sua vita
terrena, la Beata Vergine Maria fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”.
Dove, come e quando, non ci è dato davvero di conoscere.
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