Su segnalazione, volentieri rilanciamo,
nell’odierna festa delle Sante vergini e martiri Susanna di Roma e Filomena, la
bella omelia di Mons. Saverio Pellegrino della chiesa romanica di San Francesco
d’Assisi in Trani, in occasione dell’inaugurazione del coro ligneo della
chiesa, che lo stesso presbitero ha fatto ricostruire ex novo ... una
rarità di questi tempi … . Appena disponibili sarà nostra cura pubblicare in
questo blog alcune foto del coro.
Anonimo lombardo, S. Susanna, 1600-10, museo d'arte sacra, Scaria |
Ambito pesarese, Madonna col Bambino in gloria tra i SS. Cristoforo e Susanna, 1735-40, Pesaro |
S. Susanna, 1845 circa, museo diocesano, Trento |
Ambito emiliano, S. Filomena, XVIII sec., Bologna |
Ambito ferrarese, S. Filomena, XIX sec., Ferrara |
Ambito veneto, SS. Filomena e Giovanni Battista, XIX sec., Venezia |
Ambito veneto, S. Filomena giacente, XIX sec., Verona |
Giuseppe Bertini, Madonna con Bambino appaiono a S. Filomena in carcere, 1835, Chiesa di Santa Maria Forisportam, Lucca |
Eugenio Guglielmi (attrib.), S. Filomena, 1840-45, chiesa di S. Luca, Padova |
Ambito di Gerolamo Bellani, Martirio di S. Filomena, 1846, Bologna |
Filippo Agricola, S. Filomena, 1850 circa, Tivoli |
Filippo Giuseppini, Martirio di S. Filomena, 1840-60, chiesa parrocchiale, Tricesimo |
Stefano Lembi, S. Filomena, 1867, Chiesa di S. Michele in Foro, Lucca |
Raffaele Aloisio o Alojsio, Martirio di S. Filomena, 1872, chiesa della Natività della Vergine, Rotonda |
Ambito dell'Italia meridionale, S. Filomena flagellata, XIX sec., Campobasso |
Antonio Papa, S. Filomena, 2007, Isernia |
INAUGURAZIONE CORO LIGNEO
CHIESA DI SAN FRANCESCO
TRANI
19 Giugno 2016
Forse
vi è capitato, qualche volta, davanti ad una scultura o a un quadro o a un
manufatto di pregio …. di provare un’ intima emozione, un senso di gioia, di
percepire – più chiaramente – che di fronte a voi non c’è soltanto un pezzo di
pietra, di legno, di bronzo, una tela dipinta …, ma qualcosa che parla, capace
di toccare il cuore, di comunicare un messaggio, di elevare l’anima (cfr.
Benedetto XVI).
E
così l’arte cerca, attraverso le forme, di comunicare il senso profondo del
mondo e delle cose.
L’arte
esprime e rende visibile il bisogno dell’uomo di andare “oltre ciò che si vede”; e manifesta la sete e la ricerca di infinito
…
L’arte
è come una porta aperta verso l’infinito,
verso una bellezza e una verità che vanno al di là del quotidiano.
Certe
espressioni artistiche sono vere e proprie strade
verso Dio, sono un aiuto a crescere nel rapporto con Lui. Si tratta di opere
che nascono dalla fede e che esprimono la fede.
Un
esempio lo è proprio questa antichissima Chiesa romanica – oggi detta di San Francesco
– risalente al sec. XI e già Chiesa Abbaziale benedettina, filiazione del prestigioso
monastero di Cava dei Tirreni, e intitolata alla SS Trinità.
Ci
incanta la possanza della sua struttura e – al tempo stesso – la sua agilità,
la successione tripartita degli archi, delle navate, particolarmente delle tre cupole
in asse a tamburo che fanno di questa chiesa un monumento di raro pregio.
Ci
incanta ciò che rimane dell’antico e ricco apparato scultoreo, particolarmente
dei due portali; così come il lacerto di affresco raffigurante l’Arcangelo
Gabriele, residua testimonianza che questa Chiesa era interamente affrescata.
Possiamo così immaginare la nitidezza delle immagini, la vividezza dei colori, e
la moltiplicazione delle scene bibliche rappresentate, che ne ricoprivano per
intero il paramento murario.
E
che dire del coro ligneo, scomparso da tempo immemorabile? Quel coro in cui
generazioni e generazioni di monaci, per secoli e secoli, notte e giorno, hanno
elevato a Dio le loro struggenti preghiere? L’amore di Dio li convocava, e
quello stesso amore trasformava i loro canti rendendoli austeri come il granito
e dolci come il vino.
Quell’antico
coro, oggi è rimpiazzato dall’attuale, ridando così alla Chiesa ciò che era già
suo. L’attuale intervento costituisce pertanto una parziale riparazione della
spogliazione delle opere d’arte e di fede che questa chiesa ha subito nel
tempo.
Guardando
questa monumentale Chiesa di San Francesco, non si può non pensare alla fede
degli antenati che l’hanno pensata, voluta, edificata. Con l’odierna mentalità
molti si chiederebbero:
“Perché
costruirla? Non si poteva risparmiare quel danaro? Non sarebbe bastato un
semplice capannone o stanzone per pregare?”
I nostri avi non costruivano le chiese per
spendere o risparmiare danaro, né per ficcarci dentro la gente, così, alla
buona.
Edificando
le chiese, essi cercavano Dio e lo cercavano in modo così puro, così integrale
che tutto quello che toccavano e facevano doveva parlare di Lui, della Sua
onnipotenza, della Sua maestà, del Suo amore, della Sua bellezza.
Pensiamo
alla nostra cattedrale così bella, così grande, così ammirata e invidiata dal
mondo intero … chi avrebbe il coraggio di dire che si sia trattato di uno
spreco di denaro?
I
Santi che sono la maggioranza qualificata della Chiesa (e
non certo le maggioranze dei tanti organismi collegiali) insegnano esattamente
il contrario dell’attuale pensiero dominante.
A
preti, a frati raccomandano la povertà della loro cella e – ai fedeli cristiani
– la sobrietà del loro tenore di vita, mentre non lesinavano sulla bellezza del
luogo di culto.
S. Gaetano da Thiene così esortava: “sia
povera la cella, sobrio il vitto, ma ricca la Chiesa”.
Così
pure S. Francesco d’Assisi che – a
dispetto di tanta odierna, adulterata e falsa spiritualità francescana – raccomandava
lo splendore della chiesa e la vita povera per i frati: “la povertà – Egli soleva dire – deve
fermarsi ai piedi dell’altare”.
E
che dire di S. Giovanni Maria Vianney (il
curato di Ars) parroco dalle più austere penitenze e privazioni, ma ricercatore
di paramenti e di vasi sacri tra i più belli e i più preziosi. Così egli soleva
dire: “niente è troppo bello per Dio!”
e tanti altri Santi ancora.
E
perché? Perché i Santi hanno compreso che la chiesa non è solo il popolo dei
pellegrini; Essa è anche la città della gloria, abitata dallo Spirito del suo
Signore, perciò non può appagarsi dell’ordinario, dell’usuale, del solo utile.
Non
si tratta di trionfalismo. Attraverso la bellezza dell’arte e del culto, la
Chiesa esprime la bellezza di Dio, la gioia della fede, la vittoria della
verità sull’errore, della luce sulle tenebre, della vita sulla morte.
La
bellezza nei luoghi di culto non è appannaggio di una casta sacerdotale; è
ricchezza di tutti! Anche dei poveri che la desiderano e non se ne scandalizzano
affatto, come invece oggi fanno non pochi benpensanti.
La
storia ci insegna che i più poveri sono sempre stati spontaneamente generosi, disposti anche a privarsi del necessario,
pur di rendere onore al loro Dio e Signore, senza tirchieria o spilorceria
alcuna.
Alcuni
benpensanti – al contrario di quanto insegnano i Santi - credono che l’arte e
la bellezza nei luoghi di culto sia uno spreco, quasi un insulto ai poveri.
Costoro hanno come protettore Giuda Iscariota, il traditore di Gesù.
Anche
Giuda lamentò lo spreco del prezioso unguento con cui la donna peccatrice
cosparse i piedi di Gesù: “ che spreco!”,
disse, “Si poteva vendere questo
profumo e il ricavato darlo ai poveri!”. In realtà, a Giuda non importava
dei poveri. Egli prendeva liberamente dalla cassa quello che altri vi
mettevano. Pensava solo a se stesso. Era un egoista.
Sono
convinto che forse sia emersa tra alcuni la stessa domanda: “perché questo coro? Si poteva spendere
questo danaro per i poveri!”.
È
lodevole che ci si preoccupi dei poveri. Il fatto è che costoro vogliono fare
la beneficenza ai poveri con i soldi degli altri, con i soldi della parrocchia,
non certo con i propri.
Costoro
sono una smentita di quanto insegnano i Santi che vogliono la Chiesa bella e
sobrio il tenore di vita di preti e di cristiani. Oggi, al contrario, una
strana filosofia vuole povero il luogo di culto e agiato e ricco il proprio
tenore di vita grazie al quale- preti e cristiani- non si fanno mancare pressoché
nulla.
Non
ci si accorge che con questo riduttivo modo di pensare e di agire, il mondo sta
precipitando sempre più nella bruttezza, nella insensatezza, nell’orrore …, un
mondo privo di armonia,di gioia, di speranza, di bellezza.
Ogni
giorno – attraverso i mass media – il male fisico, il male morale, il male
estetico viene raccontato, ripetuto abituandoci alle cose più orribili,
facendoci diventare insensibili e – in qualche maniera – intossicandoci, perché
il negativo non viene pienamente smaltito, e giorno per giorno si accumula: i
cuori si induriscono, i pensieri diventano cupi (cfr. Benedetto XVI)
I
mass media tentano di farci sentire sempre spettatori, come se il male
riguardasse sempre gli altri. E invece siamo tutti attori. Nel bene e nel male,
il nostro comportamento ha un influsso sugli altri.
Spesso
ci lamentiamo dell’inquinamento dell’aria, della sporcizia delle nostre strade.
Ci vuole l’impegno di tutti per rendere più pulita la città.
E
tuttavia, c’è un altro inquinamento, un’altra sporcizia meno percepibile ai
sensi, ma altrettanto pericolosa: è l’inquinamento dello spirito.
La
spazzatura non è solo nelle nostre strade, è anche nelle coscienze. La
sporcizia, il disordine, la non curanza della nostra città sono rivelativi
della sporcizia interiore. Questa città è diventata l’immagine di ciò che parte
dei suoi abitanti ha fatto della propria anima.
Per
questo è sommamente necessaria e urgente un’ecologia dello spirito e della
bellezza.
Erich Fromm si poneva questo drammatico quesito: “può un’intera società ammalarsi?”. È possibile! E ciò proprio in
virtù di una riduzione antropologica,
di una concezione miserrima dell’uomo.
Cos’è
diventato l’uomo oggi?
L’uomo
oggi – per i più – è solo un fascio di bisogni che devono essere acquietati e
soddisfatti: mangiare, bere, vestirsi, fare sesso, divertirsi, stordirsi… È
questo l’uomo? Un essere intrappolato in questo circolo insensato? Dov’è finita
la sua dimensione morale, la sua dimensione intellettuale, la sua dimensione
spirituale?
Già
Socrate scriveva: “ non faccio nient’altro che andare in giro a
persuadere voi, ateniesi, giovani e vecchi, a capire che la vostra prima
preoccupazione non deve riguardare il vostro corpo o le vostre ricchezze ma la
vostra anima in modo che sia la più eccellente possibile”.
Anche
Gesù ci ha avvertiti: “Non di solo pane vive l’uomo!”. Non di
solo pane! Questa affermazione è vera! Rimane vera anche quando si fa fatica a
mettere il pane sulla tavola. Rimane vera anche quando il pane manca.
O
si è nella abbondanza, o si è nella indigenza, l’uomo non vive solo di pane! È
questo il messaggio di verità che
tutti i grandi inconquistabili maestri dell’umanità ci hanno lasciato.
Già,
ma i poveri?
A
questa domanda offro due risposte concrete:
1. La parrocchia continuamente pensa e provvede ai nostri
fratelli bisognosi. La nostra caritas
parrocchiale sostiene ordinariamente ben 50 famiglie, oltre a situazioni
impreviste e imprevedibili. E come? Con aiuti economici, con derrate
alimentari, con farmaci, visite mediche, pagamento di bollette, libri
scolastici, e altro.
2. Con la realizzazione
del coro ligneo la parrocchia ha dato lavoro a un architetto, alla ditta
fornitrice del legno, a tre falegnami, a due ebanisti, a due muratori, a un
elettricista, a tre restauratori.
Ben nove famiglie hanno potuto
portare il pane a casa! La parrocchia ha dato lavoro, ha fatto girare il danaro
contribuendo al circolo virtuoso dell’economia.
E dare lavoro alle
persone è molto più dignitoso che fare la carità. Dare il lavoro, questa è la vera carità che nobilita l’uomo e non lo
umilia.
Ringrazio
i piccoli e i grandi oblatori, persone sensibili al senso di Dio e della
bellezza, che hanno notevolmente
contribuito a questa significativa realizzazione.
Ringrazio
gli artefici di quest’opera, così valenti, così entusiasti e così pazienti:
- L’architetto Giorgio
Gramegna;
- Il maestro falegname
Signor Giuseppe di Tondo, e i suoi collaboratori Signor Gianluca Amoruso e
Signor Vincenzo Paduos.
- I maestri ebanisti:
Signor Giuseppe Cusmai e Signor Luca Musci
- Il professor Cosimo
Cilli, direttore del Laboratorio Diocesano di Restauro di Trani.
- Il maestro
elettricista Signor Rino d’Amato e i suoi collaboratori
- I maestri muratori
Signori Francesco e Nicola Valenziano.
A tutti loro va il mio
sincero apprezzamento.
Rendo
noto, altresì, che questi lavori sono stati autorizzati dalla Soprintendenza ai
beni artistici e monumentali di Bari con approvazione del 31 gennaio 2016.
Lode, onore, e gloria
alla Santissima Trinità, Padre, Figlio e Spirito Santo. Amen.
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