Mentre in Europa continua la conquista islamica con l’arroganza
dei musulmani, che si spingono ad offendere i chiari simboli del Cristianesimo
(si ha notizia che islamici osano persino entrare in chiesa, stendere il loro
tappetino e pregare la loro divinità: cfr., tra i tanti, MiL, 8.8.2016; o sputare
sul Crocifisso – cfr. Il Giornale, 7.8.2016; Imola Oggi, 7.8.2016 – o infrangerlo … - cfr. Corriere del Veneto, 12.7.2016; Il Giornale, 12.7.2016 -, sentendosi a ciò pienamente legittimati dalla compiacenza
di un clero mellifluo e sdolcinato: cfr. Riccardo Cascioli, Chi fa il gioco dello Stato islamico, in LNBQ, 5.8.2016), le autorità statali, da un lato, perseguitano
i veri cristiani (come accaduto in Francia, come abbiamo raccontato nei giorni scorsi, v. qui) e, dall’altro, assecondano i desideri
di dominio dell’islam sull’antico continente, un tempo cristiano, introducendo
addirittura lo studio della religione maomettana quale materia curricolare
(come in Germania ed in Spagna). Un islam, peraltro, con l'intenzione di costituirsi in partito politico (v. qui), e che mira a trasformare l'Europa in Eurabia (v. Michele M. Ippolito, Don Luigi Larizza: “Una invasione programmata trasforma l’Europa in Eurabia”, in Lafedequotidiana, 5.8.2016), non essendo possibile l'integrazione (Luigi Mascheroni, "Siamo al disastro perché ci siamo illusi di integrare l'islam", in Il Giornale, 17.1.2016; Giuseppe De Lorenzo, Il consigliere di Ratzinger attacca: "Vi spiego il ricatto islamista", ivi, 6.4.2016). Non sarà, dunque, un caso se in questo contesto aumentino gli adoratori di divinità pagane (cfr. Mauro Faverzani, Seguaci di Odino in costante crescita, in Corrispondenza romana, 3.8.2016).
Nella festa dei SS. Ciriaco, Largo e Smaragdo, rilanciamo
perciò questo contributo.
Maestro di Meßkirch, S. Ciriaco, 1535-40, chiesa di S. Martino, Meßkircher |
Autore sconosciuto, S. Ciriaco esorcizza Artemia, figlia dell'imperatore Diocleziano, XVIII sec., chiesa abbaziale di S. Ciriaco, Abbazia di Altorf |
Autore anonimo, S. Ciriaco esorcizza Jobia o Giovia, figlia del re di Persia, Sapore, e soccorre i poveri e guarisce e malati, 1861, chiesa abbaziale di S. Ciriaco, Abbazia di Altorf |
Autore anonimo, Martirio di S. Ciriaco, 1861, chiesa abbaziale di S. Ciriaco, Abbazia di Altorf |
Autore anonimo, S. Ciriaco esorcizza la figlia dell'imperatore Diocleziano, XVIII sec., chiesa di San Ciriaco e di Nostra Signora dei Sette Dolori, Wiwersheim |
Presto l’islam materia curricolare nelle scuole tedesche
di M. F.
Presto
l’islam, in Germania, potrebbe essere insegnato in tutte le scuole di ogni
ordine e grado. Al momento è facoltativo in sette Länder su sedici. Ora lo si
vorrebbe rendere curricolare, almeno per gli studenti musulmani, 750 mila in tutto.
Lo ha pubblicamente chiesto il capo dei protestanti tedeschi, il “vescovo”
Heinrich Bedford-Strohm, in un’intervista rilasciata nel maggio scorso al giornale Heilbronner Stimme, ritenendo in questo modo di poter «prevenire la radicalizzazione». I docenti dovrebbero
cioè proporre l’islam, assicurandone però un approccio critico, quindi
insinuando dubbi, il che appare francamente improbabile. Ed in ogni caso questo
credo, come tutti gli altri, dovrebbe dimostrare, per esser accettato, di
essere anche compatibile con le leggi dello Stato, rispettando «tolleranza, libertà religiosa e libertà di coscienza».
Sulla
proposta ha già espresso parere favorevole anche la Chiesa cattolica, mentre la Cdu ha formalmente chiesto che un eventuale
insegnamento dell’islam rispetti gli standard della Pubblica Istruzione statale
e venga affidato a docenti formatisi nelle università tedesche.
Paiono
francamente richieste fuori dal mondo oppure preoccupazioni di facciata per
salvare le apparenze con i propri elettori, poiché non tengono nel minimo conto
il fatto, risaputo, che l’islam risponde in tutto e per tutto alla sharia e non ai codici della giurisprudenza
tedesca ed è del tutto inutile chieder di applicare registri interpretativi occidentali.
Eppure,
sono stati da tempo avviati dal governo tedesco contatti con l’Unione islamica
turca, in sigla Ditib. Il che ha suscitato la
reazione dell’on. Julia Klöckner della Cdu, che non ritiene
opportuno proseguire le trattative, almeno sino a quando Ditib non prenda pubblicamente le distanze dagli attentati
alla libertà d’opinione e di stampa, perpetrati dall’esecutivo guidato da
Erdogan. Inoltre, la parlamentare tedesca lamenta l’assenza di un interlocutore
istituzionale ed unico per l’islam in Germania, sussistendo solo vari gruppi,
di cui «non sappiamo chi vi sia esattamente dietro». La ricerca
di «un minimo comune denominatore» non potrebbe insomma
andare «a scapito dei nostri Valori». Lo stesso dicasi per la
realizzazione di una nuova moschea a Bad Kreuznach: l’on. Klöckner pare farne
più un problema di costi e di finanziamenti che altro.
Sono
tutte obiezioni, queste, più formali che di sostanza e tali da non cogliere il
vero cuore della questione, questione che è prima di tutto culturale e confessionale.
Le critiche levatesi non tengono conto cioè di un fatto fondamentale ovvero che
l’islam non fa parte della storia, né dei fondamenti ideali ed identitari della
società occidentale, società ch’esso nei secoli ha anzi ripetutamente cercato
di distruggere e che ancora oggi in molti angoli del pianeta sta
scientificamente eliminando. Non a caso. Non accorgersene o non volerne tenere
conto, preferendovi inconsistenti cavilli formali, significa aver già perso la
battaglia educativa e culturale prima ancora di averla combattuta.
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