Nella festa tradizionale di S. Chiara d’Assisi, rilanciamo
questo contributo di Cristina Siccardi (cfr. anche Gregory Di Pippo, Miracles of St Clare of Assisi, in NLM, Aug. 11, 2016).
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Felice Torelli, Madonna che porge il Bambino a S. Chiara, con S. Francesco, XVII sec. |
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Claudio Ridolfi, Madonna del Rosario con Bambino con i SS. Francesco, Ubaldo, Caterina d'Alessandria e Chiara, 1624 circa, Senigallia |
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Elia Naurizio, S. Chiara, 1650 circa, chiesa di S. Maria Maddalena, Preore |
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Ambito dell'Italia centrale, SS. Francesco e Chiara dinanzi al Crocifisso, 1630-80, Rieti |
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Domenico Fiasella, S. Chiara scaccia i saraceni, 1667, chiesa di S. Giovanni Battista, Montoggio |
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Ambito laziale, Madonna col Bambino incoronano S. Chiara la quale schiaccia Satana, XVIII sec., Tivoli |
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Giustino Lombardo, S. Chiara mette in fuga i saraceni con l'ostensorio, XVIII sec. |
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Niccolò De Filippis, Estasi di S. Chiara, XVIII sec., museo diocesano, Bari |
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Francesco Giordano, S. Chiara scaccia i saraceni, 1727, chiesa della SS. Annunziata, Avigliano |
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Leonardo Antonio Olivieri, S. Chiara in gloria, 1740-60 |
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Sebastiano Conca, S. Chiara, 1750 circa |
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Giambettino Cignaroli, Madonna delle con i SS. Francesco e Chiara, 1761, Bergamo |
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Ambito veronese, S. Chiara con l'ostensorio, XIX sec., Verona |
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Luigi Morgari, S. Chiara con l'ostensorio, pannello del Polittico del Sacro Cuore, 1920 circa |
Quando santa Chiara arrestò i saraceni ad Assisi
di
Cristina Siccardi
Mentre
nelle chiese si accolgono i musulmani e li si rende partecipi delle proprie
liturgie, come è accaduto dopo l’assassinio del parroco di
Saint-Etienne-du-Rouvray, accadono contemporaneamente episodi sacrileghi per
loro mano perché l’Islam possiede nel suo patrimonio genetico il dovere di
infierire e piegare gli infedeli. Le recenti profanazioni nelle chiese di
Venezia sono la dimostrazione che la moderna pastorale ecumenica, che oggi
invita ad una blasfema convivenza religiosa e non ad una oculata tolleranza,
porta a creare situazioni che si ritorcono contro la Chiesa stessa.
Dopo
il braccio spezzato al Cristo settecentesco di San Geremia a Venezia da parte
di un franco-magrebino, ora espulso, pochi giorni dopo quattro donne musulmane
velate hanno sputato sul Crocifisso della chiesa di San Zulian, vicina alla
Basilica di San Marco. In questo sacro luogo entrano addirittura degli islamici
per pregare Allah e quando sono stati ripresi dal sacrestano, il quale li ha
invitati ad andare nelle loro moschee, essi hanno risposto spavaldamente che
sono autorizzati a pregare proprio lì, perché «possiamo, il Papa ci ha dato
il permesso»
Di
fronte agli invasori musulmani santa Chiara di Assisi (festa liturgica: 12
agosto per il calendario del Vetus ordo e 11 agosto per quello
del Novus ordo) reagì ben diversamente dalla Chiesa di Papa
Francesco. Al tempo della santa essi venivano chiamati saraceni (termine
utilizzato a partire dal II secolo d.C. sino a tutto il Medioevo per indicare i
popoli provenienti dalla penisola araba o, per estensione, di religione
musulmana). In Italia i saraceni compirono, per secoli, diverse incursioni
prima nel Sud, conquistando la Sicilia, poi nel Nord Occidente, con base in
Provenza (nel 906 saccheggiarono e distrussero l’Abbazia della Novalesa). Con
le loro violente e sanguinarie scorrerie giunsero anche ad Assisi. Fu proprio
Madre Chiara (1193/1194-1253) a fermarli. Figlia del conte Favarone di
Offreduccio degli Scifi e di Ortolana, catturata dalla predicazione di san
Francesco d’Assisi, nella notte della domenica delle Palme, quando aveva circa
18 anni, fuggì da una porta secondaria della casa paterna, situata nei pressi
della cattedrale di Assisi, al fine di raggiungere Francesco e i suoi frati
minori nella chiesetta di Santa Maria degli Angeli, già allora denominata
Porziuncola. Francesco la condusse al monastero benedettino di San Paolo delle
Badesse presso Bastia Umbra, per poi trovarle ricovero nel monastero di
Sant’Angelo di Panzo, alle pendici del Subasio, dove poco dopo fu raggiunta
dalla sorella Agnese. Infine prese dimora nel piccolo fabbricato annesso alla
chiesa di San Damiano, restaurata da san Francesco sotto il permesso del
Vescovo Guido. Qui Chiara venne raggiunta da un’altra sorella, Beatrice, e da
sua madre, oltre che da molte altre donne: dapprima vennero chiamate popolarmente Damianite,
mentre Francesco usava il titolo di Povere Dame, per prendere poi
il nome di Clarisse.
Aveva
circa 47 anni quando i saraceni insidiarono Assisi e il suo monastero. Non
surrogato femminista, come molte suore odierne, Madre Chiara si pose a difesa
con Cristo della sua amata città, sprovvista di valide difese. Federico II, Imperatore
del Sacro Romano Impero e Re di Sicilia, aveva mosso guerra contro la Chiesa,
spingendo le sue soldataglie all’invasione delle terre pontificie, chiedendo
ausilio ai più fieri nemici della cristianità, i saraceni appunto. Ne assoldò
circa 20 mila, donando loro la città di Lucera, nel regno di Napoli e da quella
base partirono per continue scorrerie, saccheggiando, distruggendo, incendiando
città e castelli, compiendo sacrilegi e profanazioni nelle chiese e nei monasteri,
uccidendo e facendo prigionieri. Un venerdì del settembre 1240 scalarono le
mura del monastero di Santa Chiara e le suore, lascia scritto Tommaso da
Celano: «Corsero a santa Chiara che era gravemente inferma e, con molte lacrime,
le dissero come quella gente pessima avevano rotte le porte del monastero. Ed
essa le confortava che non temessero […] ma armate di fede ricorressero a Gesù
Cristo. E giacendo santa Chiara sulla paglia, inferma, si fece portare una
cassettina d’avorio dove era il Santo Corpo di Cristo consacrato e si fece
portare incontro a quella mala gente. E orando devotamente […] “Pregoti, Signor
mio, che ti piaccia che queste tue poverelle serve, le quali tu, Signore, hai
nutricate sotto la mia cura, che non mi siano tolte né tratte di mano, acciò
che non vengano nelle mani e alla crudeltà di questi infedeli e pagani; onde
pregoti, Signor mio, che tu le guardi, che io senza di te guardarle non posso e
massimamente ora in questo amaro punto”. A questo priego, dalla cassettina che
aveva dinnanzi reverentemente, si uscì una voce, come di fanciullo e, udendola
tutte le suore, disse: “Io per tuo amore guarderò te e loro sempre” […]».
(Vita di santa Chiara vergine, Opusc. I,21-22, in FF 3201, pp.
1915-1916).
I
mercenari islamici fuggirono precipitosamente dal monastero, respinti dalla
potenza di una forza invisibile. E di lì a poco lasciarono Assisi. Tuttavia,
nel 1241 l’Imperatore, scomunicato da Gregorio IX, non tollerando la
sottomissione di Assisi al romano Pontefice, organizzò una nuova spedizione.
Quando il pericolo fu imminente santa Chiara chiamò le consorelle: ordinò un
giorno di digiuno, dopo il quale le invitò a cospargersi il capo di cenere e a
prostrarsi con lei davanti al tabernacolo. La mattina del 22 giugno un forte
temporale portò lo scompiglio nell’accampamento degli assedianti,
costringendoli ad una nuova fuga. Santa Chiara difese Cristo, il monastero, la
sua città con l’arma della Fede e con il Corpo di Nostro Signore. Catturata a
Cristo grazie a san Francesco, abbandonò tutte le offerte terrene per vivere
con sorella Povertà e unirsi al Crocifisso per guadagnare la salvezza di molti.
Votata unicamente a Dio, si lasciò guidare da un’unica ricchezza, la Trinità, e
non ebbe stima per nessun’altra religione che non fosse quella cattolica.
Papa
Francesco cerca, come hanno fatto altri Pontefici del postconcilio, di
applicare e di far applicare ciò che sta scritto nella Nostra aetate:
«La Chiesa guarda anche con stima i musulmani che adorano l’unico Dio,
vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della
terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il
cuore ai decreti di Dio anche nascosti, come vi si è sottomesso anche Abramo, a
cui la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù
come Dio, lo venerano tuttavia come profeta; onorano la sua madre vergine,
Maria, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno
del giudizio, quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Così pure
hanno in stima la vita morale e rendono culto a Dio, soprattutto con la
preghiera, le elemosine e il digiuno». Parole sganciate dalla realtà
religiosa, storica e culturale dei popoli. Allah non è Dio Uno e Trino: «Se,
nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorte tra cristiani
e musulmani, il sacro Concilio esorta tutti a dimenticare il passato e a
esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere
insieme per tutti gli uomini la giustizia sociale, i valori morali, la pace e
la libertà» (§ 3). Dimenticare significa rinnegare Cristo per cercare di
raggiungere una religione universale di fattura umana.
Ricoprire
le nostre terre cristiane di moschee, entrare nei centri di culto islamici,
ammettere i musulmani nelle nostre chiese, dando luogo ad un sincretismo tanto
profanatorio quanto assurdo, non potrà mai essere la chiave risolutiva
dell’attuale violenza islamica. Santa Chiara arrestò i saraceni, veneratori,
oggi come allora, di Maometto e non del Figlio di Dio, con la fiducia totale
nella Verità, nella Giustizia, nei Valori, nella Pace, nella Libertà portata da
Gesù Cristo e Gesù Cristo fece sentire la sua potenza.
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