Il 12 agosto è anche la festa del Beato Innocenzo XI,
il papa della battaglia di Vienna.
In suo onore, postiamo questo contributo.
Beato Innocenzo XI, stampa, 1790 circa |
Galeazzo Gualdo Priorato, Innocenzo XI, in Historia di Leopoldo Cesare, 1670-74, Universitätsbibliothek, Salisburgo |
Anonimo, Beato Innocenzo XI, XVII sec., cappella della Sacra Famiglia, Basilica dei SS. Ambrogio e Carlo al Corso, Roma |
«Rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle
della terra»
di Lorenzo
Benedetti
Idealizzare gli uomini è sicuramente pericoloso; ma leggere la vita e le
gesta di Innocenzo XI può fungere da insegnamento per tutti i Cattolici. La sua
esistenza è un exemplum per ogni autentico fedele che si professi tale, uno
specchio in cui riflettere le nostre stesse vite tanto nell’errore, poiché
nessun uomo è esente dal peccato, quanto maggiormente nelle virtù. Modello di
rigore e pietà, animato da vera Fede, questo beato pontefice non ha mai smesso
di ricercare, e seguire, la Verità.
Venuto alla luce in una ricca famiglia comasca nel 1611, Benedetto
Odescalchi fu un ragazzo di ingegno vivace ed animo irrequieto: intrapresi gli
studi umanistici, li interruppe per lavorare nella società di cambiavalute di
famiglia, mestiere che presto abbandonò per poi peregrinare tra Milano e Como,
ricoprendo incarichi militari ed vagheggiando un nuovo trasferimento a Napoli.
Già in gioventù, dovette affrontare difficili prove, come la perdita del padre
a soli undici anni, la morte di due fratelli e quella della madre, a causa
della peste del 1630, la stessa descritta dal Manzoni ne I Promessi Sposi.
Energico ed inquieto, nel 1636 decise ancora una volta di cambiare vita e si
trasferì a Roma; lì venne introdotto presso il cardinale Alfonso de la
Cueva-Benavides, e fu un incontro decisivo per la sua vita: notate le capacità
non comuni del giovane, il prelato lo convinse infine a riprendere in mano i
libri e laurearsi in utroque iure a Napoli. Così avvenne nel 1639, ed al
brillante Odescalchi si aprì la carriera curiale: finalmente, Benedetto aveva
placato il suo animo grazie alla chiamata al servizio di Dio, che sentì nascere
dentro di sé come “la volontà di una vita celibe, segregata dal mondo e volta
alle opere di beneficenza”, e ricevette la tonsura.
Se gli incarichi ufficiali – fu da subito Presidente della Camera
apostolica e poi governatore di Macerata – gli impedirono il primo scopo, di
certo lo favorirono nel secondo: da subito ridusse all’essenziale la sua
servitù, visse in modo austero, applicò la legge in maniera rigorosa ed
imparziale, rifiutando regali e favori e senza distinzioni di classe sociale.
Alle sue profonde e preziose competenze economiche, che mise sempre al servizio
della Chiesa e mai del proprio portafogli, univa l’incrollabile zelo: per
questo nel 1645 fu creato cardinale, e nel 1648 inviato come legato a Ferrara
per sanare l’avvilente carestia. Distribuì viveri e denaro ai poveri, punì gli
speculatori, fissò un prezzo per il grano e ne ordinò la libera distribuzione a
tutti i cittadini: il suo animo ferreo lo portò a insistere nel pacificare i
nobili locali, invitandoli a rotazione alla sua mensa per obbligarli a
dialogare. Inviato come pater pauperum, “padre dei poveri”, fu riconosciuto tale
anche dal popolo che inneggiò al suo nome.
Eletto vescovo di Novara nel 1650, rinunciò alla diocesi quando fu chiamato
come consigliere privato da Alessandro VII: in contrasto con la splendida vita
romana, il cardinal Odescalchi visse con parsimonia, versando i suoi denari a
ospedali, ospizi, pellegrini ed indigenti; all’indole caritatevole affiancò una
sincera devozione, frequentando quotidianamente le chiese.
Così trascorse diversi anni, fino al conclave nell’anno 1676, allorché
venne eletto Sommo Pontefice: umile e pio, declinò la tiara e vennero ripetute
le votazioni, che lo videro nuovamente prescelto. Prima di accettare, presentò
ai cardinali elettori una capitolazione da sottoscrivere, pena un suo nuovo
rifiuto: il documento descriveva la linea di azione del pontefice, che essi non
avrebbero dovuto ostacolare, e che prevedeva la difesa e propagazione della
Fede cattolica, la diminuzione del lusso del clero ed il controllo sui costumi,
la limitazione delle spese curiali e un’azione pastorale rivolta alla cura
delle persone. Sorpresi, i porporati accettarono e Benedetto Odescalchi fu
incoronato come Innocenzo XI il 4 ottobre con una semplice cerimonia: già si
vedeva la ventata di novità portata dal papa, il quale devolse il denaro risparmiato
ai poveri.
In ambito spirituale, l’11 settembre 1681 indisse un Giubileo straordinario per invocare l’aiuto di Dio contro le difficoltà della Chiesa: l’Europa ed il mondo cristiano stavano infatti vivendo con crescente preoccupazione l’avanzata dei Turchi verso Vienna, che nel 1683 fu cinta d’assedio da Maometto IV. Innocenzo XI si fece promotore dell’ultima grande crociata contro l’Islam: donò oltre un milione e mezzo di fiorini al re di Polonia e all’Imperatore d’Austria, che vinsero gli Infedeli e salvarono l’Occidente. Per celebrare l’evento di enorme portata storica, il Papa indisse la festa del SS. Nome di Maria, che con la sua intercessione aveva evitato la catastrofe.
In ambito spirituale, l’11 settembre 1681 indisse un Giubileo straordinario per invocare l’aiuto di Dio contro le difficoltà della Chiesa: l’Europa ed il mondo cristiano stavano infatti vivendo con crescente preoccupazione l’avanzata dei Turchi verso Vienna, che nel 1683 fu cinta d’assedio da Maometto IV. Innocenzo XI si fece promotore dell’ultima grande crociata contro l’Islam: donò oltre un milione e mezzo di fiorini al re di Polonia e all’Imperatore d’Austria, che vinsero gli Infedeli e salvarono l’Occidente. Per celebrare l’evento di enorme portata storica, il Papa indisse la festa del SS. Nome di Maria, che con la sua intercessione aveva evitato la catastrofe.
Nel 1687 istituì la Taxa Innocentiana, che proibiva ai vescovi di
riscuotere un pagamento per le dispense matrimoniali. Avversò il nepotismo, e
decise di non assegnare alcuna carica ai parenti, che non si stabilirono
nemmeno a Roma. Promosse gli ordini monastici, e spesso riceveva personalmente
i missionari per avere informazioni sull’evangelizzazione nel mondo: saputo
della schiavitù cui erano costrette molte popolazioni indigene, si adoperò per
l’abolizione della tratta degli schiavi. Limitò il gioco del lotto, vietò
sovente il carnevale, abolì la regata sul Tevere, tradizione romana nel giorno
di San Rocco, e versò la cifra che per essa si spendeva ad un orfanotrofio.
Tutto questo, senza però mai cedere nell’ortodossia: nel 1687, con la bolla
Coelestis Pastor, condannò come eretica la dottrina del quietismo, che
escludeva il desiderio e la volontà umana come mezzi per raggiungere la
beatitudine, abbandonandosi passivamente all’azione divina, un movimento che
egli stesso, anni addietro, aveva in buonafede protetto. Con la bolla
Sanctissimus Dominus stigmatizzò gli insegnamenti del lassismo, che predicava
una morale molto rilassata – e c’è da chiedersi quanto oggi questa dottrina, sebbene
in forme diverse, serpeggi tra i credenti, per cui l’osservanza ai comandamenti
divini è divenuta un optional per un cattolicesimo fai-da-te.
Colpito da malattia, Innocenzo XI morì nel 1689, distaccato dai beni
terreni e con il corpo provato dai molti sacrifici. Anche il suo ultimo afflato
fu una parola di carità, nel donare ai poveri di Novara diecimila scudi, e di
fede, raccomandandosi al Signore celeste per cui aveva vissuto ed operato sulla
terra.
Non dimentico l'umiliazione fatta alle Sacre Spoglie del Beato Innocenzo XI togliendo le Sue Reliquie della Cappella di San Sebastiano a San Pietro in Vaticano per fare posto a un altro Papa l'anno 2011. Lī comincio' il declino di un terzo Papa.
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RispondiEliminaMa il Beato Innocenzo XI merita tornare alla Sua Cappella in San Pietro, la Cappella di San Sebastiano, tra le statue di Pio XI e il mirabile Pio XII di Francesco Messina. Wojtyla sia rimosso al piu presto.
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RispondiEliminaMa il Beato Innocenzo XI merita tornare alla Sua Cappella in San Pietro, la Cappella di San Sebastiano, tra le statue di Pio XI e il mirabile Pio XII di Francesco Messina. Wojtyla sia rimosso al piu presto.
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RispondiEliminaMa il Beato Innocenzo XI merita tornare alla Sua Cappella in San Pietro, la Cappella di San Sebastiano, tra le statue di Pio XI e il mirabile Pio XII di Francesco Messina. Wojtyla sia rimosso al piu presto.