Sante Messe in rito antico in Puglia

martedì 23 agosto 2016

Sunniti e sciiti hanno un comune obiettivo: i cristiani. Parola di P. Basa

Sunniti e sciiti, seppur di diversa denominazione islamica, hanno un obiettivo comune: i cristiani. Questa è la testimonianza di P. Rebwar Basa di Erbil, che smentisce – da testimone oculare e di prima linea – la vulgata dell’islam come religione di pace …. (cfr. anche Paolo Facciotto, «Solo riconoscere che è in atto un genocidio potrà aiutare i cristiani a restare in Iraq e in Siria», in LNBQ, 22.8.2016). Il fatto che sia stato contestato al Meeting CL di Rimini la dice lunga di quanto sia diffusa quest'erronea convinzione in Occidente e nella Chiesa, tanto da far credere che il Dio Triuno cristiano sia Allah, come nota il giornalista Antonio Socci in un recente suo contributo (Ma il "Dio" di Avvenire e ciellini è oggi Allah?, in Lo straniero, 20.8.2016, tradotto in inglese da Rorate caeli. Cfr. Franco Bechis, Padre Rebwar parla dei cristiani perseguitati dall'islam e fa fatica ad essere accettato al Meeting, in Lo straniero, 21.8.2016).



Nella vigilia di S. Bartolomeo e nella festa di S. Filippo Benizi, confessore, rilanciamo il seguente articolo, pubblicato anche da Chiesa e post-concilio.

Giovanni Battista Barca o Barchi, S. Bartolomeo tra i SS. Francesco d'Assisi, Antonio da Padova e Carlo Borromeo, 1620-50, Verona

Ambito campano, S. Bartolomeo, XVIII sec., Ariano Irpino

Francesco Vanni (attrib.), Madonna con Bambino tra i SS. Filippo Neri e Filippo Benizi, 1590-1610, Lucca


Anonimo veneto, S. Filippo Benizi, 1650-60, Padova

Francesco Curradi, Visione di S. Filippo Benizi, 1625-49, Basilica di S. Maria dei servi, Siena

Giovanni Bonazza, S. Filippo Benizi, 1713, Chiesa di S. Maria dei servi, Padova

IL PRETE IRAQENO CHE TURBA IL MEETING: «SCIITI E SUNNITI SI SCANNANO, MA IL LORO VERO OBIETTIVO SONO I CRISTIANI»


Padre Rebwar Basa è un iracheno di 38 anni, nato ad Erbil e ordinato sacerdote nel monastero di San Giorgio a Mosul. Un religioso nella polveriera di questi anni, che ha vissuto in un Iraq dovei cristiani sono sempre più minoranza, perseguitata da tutti i gruppi islamici del paese e con una vita resa difficile anche dal potere ufficiale. Al Meeting di Rimini per tre giorni è venuto a raccontare la sua storia a chi visita la mostra sui martiri cristiani organizzata dalla onlus Aiuto alla Chiesa che soffre. 
L’ho visto venerdì protagonista di un episodio che mai si era verificato al Meeting di Rimini: un testimone oculare di stragi, che racconta la propria storia e che viene messo in discussione, ritenuto inattendibile dal pubblico che ascolta. L’ho filmato durante quel braccio di ferro con il pubblico, e lui ha tenuto botta: «Io ho vissuto in Iraq, sono un testimone di quello che racconto. Lì siamo 300mila cristiani ancora. Qui si racconta una cosa vera, che i sunniti ammazzano gli sciiti e gli sciiti uccidono i sunniti. È vero, e ci sono motivi religiosi, politici ed economici in quelle stragi. Ma per gli uni e gli altri noi cristiani siamo il vero obiettivo. Questo bisogna dirlo. Ogni tanto leggo che i cristiani sarebbero vittime collaterali di un conflitto. No, non è così: sono l’obiettivo principale. C’è una persecuzione che è anche un genocidio, e di questo dobbiamo parlare». 
Il pubblico rumoreggiava, contestava apertamente. Padre Rebwar con calma ha replicato: «Non vi fidate di me? Non ci credete? Potete anche approfondire: ci sono mass media, ci sono libri, ci sono altri testimoni. Potete informarvi. Però qui spesso si ha paura di parlare per non toccare la sensibilità di altre religioni, di non dire questo, non dire quello. E state vedendo grazie a questo atteggiamento come è diventata la situazione dell’Europa, dove siete la maggioranza come cristiani e vivete in allerta. Immaginate cosa si vive da noi in Iraq, dove siamo lo 0,5% della popolazione. Qui da voi ci sono ragazzi dell’islam che partono per andare a combattere in Iraq e in Siria, pronti a morire. E i vostri giovani non sono pronti nemmeno più a partecipare a una Santa Messa».
Ieri sono andato a trovarlo e gli ho chiesto se era stupito di questa incredulità. Mi ha fatto capire di no, che non è la prima volta. Ho sentito le sue parole vibranti sugli errori dell’Occidente, ma lui ora quasi se ne ritrae: «Voi in Occidente siete molto più sviluppati che da noi, non posso dirvi cosa dovete fare. Secondo me c’è un solo criterio per giudicare quel che sta avvenendo: la libertà. Dove la libertà è assicurata, non c’è conflitto, non c’è ingiustizia. Ma per esserci libertà bisogna che una minoranza possa vivere in pace, e da noi questo non accade. L’islam è una religione, che però spesso viene catturata dalla ideologia che lo rende radicale. I giovani che corrono a combattere con l’Isis sono vittime di questi islamici che gli insegnano l’odio, dicono loro di non accettare le diversità, di considerare gli altri infedeli. E quell’odio diventa persecuzione nei nostri confronti. Questo bisogna saperlo...».

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