Celebriamo oggi un
figlio glorioso del Serafino di Assisi, nato nel 1603 e morto nel 1663, la cui
festa fu estesa a tutta la Chiesa da un papa uscito dal medesimo Ordine,
Clemente XIV, nel 1769, con rito doppio, trasferendo la festa di San Tommaso da
Villanova al 22 di settembre. San Giuseppe da Copertino non è meno celebre per
la sua evangelica semplicità che per le sue levitazioni estatiche; ciò è il
motivo per cui tutta la seguente messa metterà in piena luce quest’aspetto eminentemente
soprannaturale della sua santità.
Roma cristiana gli ha
dedicato una chiesa nel quartiere Cecchignola. Costruita nel 1956 e dedicata
inizialmente a San Marco, mutò denominazione dal 1° ottobre 1979. Affidata
inizialmente ai minori conventuali, dal 2001 è affidata alle cure del clero
diocesano. Dal 2015 è titolo cardinalizio.
L’antifona d’ingresso è
tratta dall’Ecclesiastico (Siracide) (Sir. 1, 14-15), seguito dal Sal. 84 (83).
Benché sacerdote, san
Giuseppe da Copertino non si distingueva per una grande cultura letterarai, ma
siccome era un santo, Dio gli concesse la scienza delle cose divine, che, nelle
Scritture, è precisamente chiamata Scientia Sanctorum.
La
colletta contiene un’allusione velata ai voli estatici del Santo, che talvolta
lo sollevavano in aria per poter baciare un’immagine di Gesù Cristo o della
Vergine.
La
prima lettura sulle qualità ed i meriti della carità (1 Cor. 13, 1-8) fa parte
di quella della Domenica di Quinquagesima. Il redattore della messa la fa
terminare al versetto 8, in cui l’Apostolo insegna che la carità può accendere
anche della scienza - è senza dubbio un’allusione alla serafica semplicità del
Santo, tanto più ricco di scienza di Dio quanto meno aveva brillato sui banchi
di scuola.
Il
responsorio è lo stesso per san Saba, il 5 dicembre.
I
superiori ecclesiastici, per provare l’origine soprannaturale delle grazie del
Santo, lo sottomisero a lunghe e dure prove ed a frequenti umiliazioni,
relegandolo qui o là nei conventi solitari, per impedire che l’entusiasmo popolare
per i prodigi compiuti da lui degenerassero in qualche disordine.
Relegato
in Assisi fu accompagnato dallo stesso Ministro Generale in udienza dal papa
Urbano VIII, dinanzi al quale il nostro Santo levitò. Allora il papa disse che
due Santi in Assisi erano di troppo, in quanto vi era già san Francesco. Per
questo, san Giuseppe fu mandato nelle Marche, ad Osimo.
La
lettura evangelica (Mt 22, 1-14) è la parabola dell’invito alle nozze fatto ai
mendicanti, che si tenevano agli incroci delle strade ed è la stessa della XIX
Domenica dopo la Pentecoste. Mentre tanti scienziati non approfittano della
divina grazia e non corrispondono alla loro santa vocazione, questo povero di
spirito, nella semplicità del suo cuore, accettò l’invito del Signore e fu
introdotto nella sala del banchetto.
L’antifona
per l’offerta delle oblazioni (Sal. 35 (34)) fa allusione alle terribili
macerazioni del Santo ed alla sua dolcezza verso coloro che l’osteggiavano.
Le
altre due collette sono quelle del Comune dei Confessori non pontefici, come l’8
febbraio.
L’antifona
per la Comunione del popolo è tratta dal Sal. 69 (68). È a prezzo della povertà
e delle afflizioni che san Giuseppe da Copertino acquistò, per così dire, i
doni straordinari di cui fu colmato: Ego sum pauper et
dolens. Diventò povero, cioè umile, obbediente, piccolo
ai suoi propri occhi, e dolens, cioè fu con le più dure mortificazioni
che egli stampò nelle sue membra le stimmate della Passione del Cristo.
Si
racconta che fu mandato talora dal suo superiore per esorcizzare indemoniati.
Il Santo avvicinandosi agli infelici, si accontentava di mostrare al demonio il
biglietto del suo superiore che gli ordinava di cacciarlo e dichiarava che non
era lui, ma l’ubbidienza che esigeva la liberazione del povero energumeno: Io
son venuto qua per ubbidienza e per questo tu hai da uscire da qua (così ricorda Angelo Pastrovicchi, Compendio della Vita, Virtu e Miracoli del B.
Giuseppe di Copertino, Roma 1753, p. 47. Cfr. Alfio Giaccaglia, San
Giuseppe da Copertino – Il Santo dei voli4, Osimo 2000, p. 126). È inutile dire che il diavolo non poteva
tollerare un linguaggio tanto umile, e così lasciava l’invasato.
Ambito marchigiano, S. Giuseppe da Copertino in estasi, XVIII sec., Camerino |
Ambito marchigiano, S. Giuseppe da Copertino in estasi dinanzi alla Santa Casa di Loreto, XVIII sec., Senigallia |
Ambito abruzzese, S. Giuseppe da Copertino in levitazione estatica dinanzi alla statua della Vergine, XVIII sec., Pescara |
Placido Costanzi, S. Giuseppe solleva per i capelli Baldassarre Rossi, XVIII sec., Palazzo Barberini, Roma |
Ambito romagnolo, Estasi di S. Giuseppe da Copertino, XVIII sec., Faenza |
Giovan Battista Ripani, Volo davanti all’Ammirantessa di Castiglia, Chiesa di S. Francesco, Fermo |
Gaetano Lapis, Estasi di S. Giuseppe da Copertino, 1763, Perugia |
Prima statua di S. Giuseppe, dopo la sua beatificazione, 1753, Santuario della Grottella, Copertino |
Prima cassa dove furono custodite le spoglie di S. Giuseppe da Copertino, Santuario della Grottella, Copertino |
Reliquie di S. Giuseppe durante la ricognizione canonica del 2012, Osimo |
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