Il terremoto a L’Aquila? Un’occasione d’oro non per ricostruire
e riportare gli edifici sacri all’originario stato, ma per adeguarli alle
odierne bruttezze liturgiche, che di artistico non hanno nulla.
L’esempio ci è offerto dalla “ristrutturazione”, a
seguito del sisma del 2009, della basilica di San Bernardino; ristrutturazione
che ha previsto una seria alterazione delle linee barocche originarie con l’occultamento dell’originario altare che connotava tale edificio come uno dei più begli esempi barocchi in terra abruzzese. Certo, già a seguito della c.d. riforma liturgica, le linee erano state alterate con l'inserimento di un tavolo in legno a 'mo di altare. Tuttavia, questo era appena sopportabile poiché comunque non nascondeva del tutto le originarie forme barocche dell'altare.
Ed invece no. Gente non certo amante del bello e prive
del senso del sacro hanno voluto metter mano a questo edificio, alterandolo e
deformandolo irrimediabilmente, con un vero pugno nell'occhio, scatenando – giustamente – la rivolta dei
fedeli (quando si dice che vi è distacco tra fedeli e clero … bisognerebbe
interrogarsi anche su simili episodi) che hanno lanciato un’apposita petizione, stante la palese stonatura di quanto realizzato. Peraltro,
queste alterazioni non è chiaro se – essendo un edificio sottoposto a vincoli e
di proprietà statale (del FEC, Fondo Edifici di Culto) – abbiano ricevuto il placet
formale dalle competenti autorità. Sarà, però, come si apprende, la Magistratura ad accertarlo, stante la
segnalazione alla Procura della Repubblica competente.
Per il nostro patrimonio storico-artistico e religioso, ciò
che è da temere, oltre i terremoti, sono proprio dunque le opere di
ricostruzione e ristrutturazione post-sisma … .
Com'era prima dei rimaneggiamenti del 2015-2016 |
Com'è oggi |
L’Aquila: ‘novità’ strutturali in Basilica, fedeli in rivolta
Non si
può modificare una chiesa a proprio piacimento. Specie quando sia una Basilica.
Specie quando l’edificio sacro sia vincolato e posto sotto la tutela del Codice
dei Beni Culturali e del Paesaggio. Ciò che di per sé dovrebbe essere evidente,
benché pare che qualcuno, a volte, tenda a dimenticarsene.
Così
vasto e vibrato sconcerto han suscitato a L’Aquila le recenti “novità”
introdotte all’interno della Basilica di San Bernardino (nella foto, un particolare), monumento nazionale di
proprietà del Fondo Edifici di Culto: molti fedeli han fatto notare come gli
interventi qui effettuati ne compromettano gravemente la coerente linearità
architettonica e decorativa, tipicamente barocca. Un avvocato ha inviato addirittura
in merito una segnalazione scritta alla Procura della Repubblica.
Cosa
fa problema? Ad esempio, il nuovo, ingombrante altare e l’ambone, entrambi in
pietra bianca, il primo posto proprio al centro del presbiterio, il secondo
sistemato ad incastro sulla scalinata del medesimo. Questi sono di tale impatto
visivo ed estetico, da alterarne e peggiorarne la prospettiva. Di per sé, per
interventi del genere, serve l’autorizzazione della Sovrintendenza; la quale a
sua volta non può però concedere gli scempi…
Dimensioni
e peso di queste aggiunte, benché posticce, le rendono pressoché inamovibili,
quindi definitive, così da modificare sostanzialmente e permanentemente
l’assetto del bene sottoposto a vincolo di tutela. Non solo: sono stati letteralmente
smontati ed asportati anche i cancelli lignei settecenteschi, posti in
corrispondenza alle aperture della balaustrata, che ne è risultata così
spogliata ed impoverita.
Si
tratta di provvedimenti oltre tutto inutili, poiché da anni v’era già l’arredo
sacro necessario per celebrare secondo le esigenze post-conciliari, arredo non
invasivo e molto più discreto. Non era necessario rimpiazzarlo con questo, ingombrante
e decisamente “impegnativo”. È del tutto infondato, pertanto, parlare di un
“adeguamento liturgico”, argomentazione in ogni caso irrilevante anche per la
tutela dei beni culturali, cui interessa solo che non venga in alcun modo alterato
l’edificio posto sotto vincolo. Anche nella Chiesa lo scorso 5 luglio il card.
Robert Sarah, Prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina
dei Sacramenti, nel corso della conferenza sulla «Sacra Liturgia» da
lui tenuta a Londra, ha autorevolmente invitato a cambiar registro: ha precisato
esser «di primaria importanza ritornare al più presto possibile ad un
orientamento comune dei preti e dei fedeli, rivolti insieme nella stessa
direzione – verso Est o per lo meno verso l’abside – verso il Signore che
viene, in tutte le parti del rito in cui ci si rivolge al Signore. Questa
pratica è permessa dalle regole liturgiche attuali. Essa è perfettamente
legittima nel nuovo rito. In effetti, penso che una tappa cruciale è di fare in
modo che il Signore sia al centro delle celebrazioni». Parole
chiarissime. Ancor più, dunque, tanto zelo nel far a L’Aquila l’esatto contrario
appare del tutto ingiustificato.
Tutto
questo, a detta di molti, rende urgente un ripensamento e la conseguente
rimozione delle modifiche introdotte, ripristinando la situazione preesistente.
Al più presto possibile.
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