Fonte: Luca Fumagalli, Bergoglio in Svezia: la lunga storia d’amore tra protestantesimo e modernismo, in Radiospada, 31.10.2016, nonché in Muniat intrantes, 31.10.2016
lunedì 31 ottobre 2016
Immagini per meditare ancora su S. Teresa ed i luterani
Paréceme a mí que contra todos los luteranos me pondría yo sola a hacerles entender sus yerros. Siento mucho la perdición de tantas almas.
(Relaciones Espirituales, 3, 8)
Mi pare d'essermi assai fortificata anche in materia di fede, tanto da sembrarmi di esser pronta a mettermi da sola contro tutti i luterani per illuminarli nell'errore in cui sono. La perdita di tante anime mi affligge profondamente.
In riparazione della commemorazione odierna del 500° anniversario dell'eresia luterana
In riparazione della dissoluzione della fede cattolica odierna nell'eresia luterana, i veri cattolici rimasti recitino oggi la preghiera per conservare la fede di un autentico figlio spirituale di S. Ignazio di Loyola e dottore della Chiesa, S. Pietro Canisio (v. qui).
In versione spagnola, per chi la volesse diffondere in Spagna, rinviamo qui.
Ut inimícos sanctæ Ecclésiæ humiliáre dignéris, te rogámus, audi nos, Domine.
Ut omnes errantes ad unitatem Ecclesiae revocare, et infideles universos ad Evangelii lumen perducere digneris, te rogamus, audi nos, Domine.
domenica 30 ottobre 2016
Tragica festa della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, che regna nonostante i suoi nemici ed avversari
Che
tragica festa della Regalità sociale di Nostro Signore Gesù Cristo, negata -
seppur in modo diverso - da tutte le ideologie figlie della rivoluzione!
«(…) Non
ostante però tante e sì solenni affermazioni della regia potestà di Cristo
contenute nelle sante Scritture e nella divina liturgia, pure da oltre un
secolo e mezzo mena strage nel mondo civile un’esiziale eresia, che da alcuni
venne detta liberalismo, da altri laicismo. Quest’errore è multiforme, ma tutto
in sostanza si riduce a negare la supremazia di Dio e della Chiesa sulla
società civile e sugli stati, i quali ufficialmente si proclamano indipendente
da qualsiasi altra superiore autorità; – libera Chiesa in libero stato – quando
pure non giungano a quella frenesia di statolatria, che rivendica allo stato le
prerogative divine, cui, come una volta all’idolo Moloch, vuolsi oggi
sacrificato ogni altro diritto, così individualmente, che familiare. – Lo stato
è la suprema espressione dell’assoluto. – (…) “Dio
è il fine sovrannaturale dell’uomo. Ora, è preciso compito della società civile
e di chi la presiede, di collaborare colla Chiesa e di prestarle aiuto, nel
campo, s’intende, proprio dell’autorità civile, perché la Chiesa stessa possa
con più facilità e sicurezza compiere, la sua divina missione di illustrare e
governare le anime, stabilendo in esse il regno di Cristo. Quest'alta potestà
della Chiesa Cattolica e del Romano Pontefice sugli stati e suoi loro monarchi,
faceva parte, nel medio evo, del diritto internazionale dei popoli cristiani:
così che più volte si videro i Papi deporre dal trono del re immeritevoli di
tale ufficio, e prosciogliere anche i sudditi dal giuramento di fedeltà già
loro prestato (…)» (card. Schuster, Liber Sacramentorum, vol. IX).
Valga
ricordare, oggi più che mai, le parole del Pontefice Pio IX: «Lo stesso Gesù
davanti ai Giudei che l'accusavano di aver violato il Sabato coll'aver ridonata
la sanità al paralitico, afferma che a lui fu dal Padre attribuita la potestà
giudiziaria: “Ché il Padre non giudica alcuno, ma ha rimesso ogni giustizia al
Figlio” (Joann. 5,21). Nel che è compreso anche il diritto di premiare e punire
gli uomini anche durante la loro vita (perché ciò non può disgiungersi da una
certa forma di giudizio). Inoltre la potestà esecutiva devesi parimenti
attribuire a Gesù Cristo, poiché è necessario che tutti obbediscano al suo
comando, e nessuno può sfuggire ad esso e ai supplizi da lui stabiliti» (Pio
XI, enc. Quas primas, 11.12.1925).
P.S. ricordiamo oggi ai cattolici di voler recitare, secondo le prescrizioni del Sommo Pontefice Pio XI, di v.m., l'Atto di consacrazione del genere umano a Cristo Re (v. qui).
P.S. ricordiamo oggi ai cattolici di voler recitare, secondo le prescrizioni del Sommo Pontefice Pio XI, di v.m., l'Atto di consacrazione del genere umano a Cristo Re (v. qui).
sabato 29 ottobre 2016
Riportato alla luce il letto di roccia su cui fu deposto il corpo di Gesù nel Santo Sepolcro
Dopo alcuni giorni di nostra
forzata assenza, torniamo con un aggiornamento relativo ai recenti lavori di
restauro dell’edicola del Santo Sepolcro, in Gerusalemme, dove, dopo secoli, è
stata riportata alla luce la nuda roccia sulla quale fu deposto il corpo
esangue del Salvatore la sera del Venerdì Santo e che fu testimone della
Resurrezione e dello stupore degli apostoli. Alla vigilia della festa di
Cristo, Re dell’Universo, rilanciamo questo contributo, che è peraltro riportato in maniera ampia dalla rivista National Geographic.
SANTO
SEPOLCRO: RIPORTATO ALLA LUCE IL LETTO DI ROCCIA SU CUI FU DEPOSTO IL CORPO DI
GESÙ
Per la prima volta da secoli, la superficie originale di quella
che è tradizionalmente considerata la tomba di Gesù è stata riportata alla
luce. Situata nella Basilica del Santo Sepolcro, nella Città Vecchia di
Gerusalemme, la tomba era stata ricoperta con una lastra di marmo al più tardi
nel 1555, ma probabilmente parecchi secoli prima.
«Una volta
rimossa la lastra di marmo, siamo rimasti sorpresi trovando al di sotto una
grande quantità di materiale di riempimento», racconta Fredrik Hiebert,
archeologo residente della National Geographic Society, che partecipa al
progetto di restauro del sepolcro. «Occorrerà del tempo per portare a termine
tutte le analisi scientifiche, ma alla fine saremo in grado di vedere la
superficie originale di roccia su cui, secondo la tradizione, fu deposto il
corpo del Cristo morto».
[...]
Il banco dove fu deposto il corpo è ora contenuto in una piccola
struttura all’interno della basilica, detta l’Edicola (dal latino aedicula, “piccola
casa”), che fu ricostruita per l’ultima volta nel 1808-10 dopo essere stata
distrutta da un incendio. Oggi l’Edicola e la tomba sono oggetto di un restauro
curato da un’équipe dell’Università Tecnica Nazionale di Atene, sotto la
direzione di Antonia Moropoulou, principale supervisore scientifico.
Riportando
alla luce e studiando il letto di roccia, i ricercatori puntano a chiarire
meglio la forma originaria del sepolcro, ma anche ad analizzare le
vicissitudini storiche del sito, diventato oggetto di venerazione da parte dei
fedeli da quando, nel 326 d.C. Elena, madre dell’imperatore romano Costantino,
lo identificò come luogo di sepoltura di Cristo. «Siamo in un momento cruciale
per il restauro dell’Edicola”, dice Moropoulou said. “Le tecniche che stiamo
usando per analizzare questo monumento unico al mondo permetteranno al mondo
intero di seguire le nostre scoperte come se ciascuno di noi fosse lì, davanti
alla tomba di Cristo». [...]
Fonte: Il Timone, 28.10.2016
sabato 22 ottobre 2016
Card. Raymond L. Burke: “Homilia In Festo Sanctæ Theresiæ a Jesu, Virginis”, Abb. Strahov, 15 oct. 2016
Rilanciamo volentieri
l’Omelia – in inglese – tenuta dal card. Burke nella festa di S. Teresa d’Avila,
presso l’abbazia premostratense di Strahov, in Praga, dove sono conservate le
spoglie di San Norberto, fondatore dell’ordine.
FEAST OF SAINT TERESA OF AVILA,
VIRGIN
BASILICA OF THE ASSUMPTION OF THE
BLESSED VIRGIN MARY
PREMONSTRATENSIAN ABBEY OF
STRAHOV
PRAGUE
15 OCTOBER 2016
2 Cor 10, 17-18; 11, 1-2
Mt 25, 1-13
HOMILY
Praised be Jesus Christ!
Now and
for ever.
It brings me profound joy to
offer the Pontifical Mass in this most beautiful church dedicated to Our Savior
and to His Immaculate Mother under her title of the Assumption. I am grateful
to almighty God Who has granted me to make pilgrimage to the historic
Premonstratensian Abbey of Strahov and to pray at the tomb of Saint Norbert. I
thank Father Abbot and all of the canons of the Abbey for their most warm
hospitality, and I thank all who have prepared so well the celebration of the
Pontifical Mass. In a particular way, I thank the Institute of Christ the King
Sovereign Priest for providing the assistance for the Pontifical Mass, even as
I am deeply grateful for the presence of Monsignor Gilles Wach, the Founder of
the Institute. With deepest esteem and gratitude, I acknowledge the presence of
Knights and Dames of the Grand Priory of Bohemia of the Sovereign Military
Order of Malta, of which I am privileged to be the Cardinal Patron. I take the
occasion to express once again my gratitude to Lucie Cekotova and to all who
have worked with her to organize my visit to your beloved homeland, the Czech
Republic. In deepest gratitude, I offer the Holy Mass for the intentions of the
Church in the Czech Republic and the intentions of Strahov Abbey.
Today, we celebrate the feast of
Saint Teresa of Avila, Virgin and Doctor of the Church. We recall the heroic
sanctity of her life and its many fruits, including the reform of the Carmelite
Order, which she carried out together with Saint John of the Cross, and her
spiritual writings which continue to inspire and strengthen many souls to seek
more perfect union with God. The life and death of Saint Teresa open our eyes
to contemplate the mystery of Christ’s love, which is daily at work in our
souls. Dom Prosper Guéranger, commenting on today’s feast, extolled the great
gift of her spiritual writings:
Having arrived at the mountain of God, she described the road by which she had come, without any pretension but to obey him who commanded her in the name of the Lord. With exquisite simplicity and unconsciousness of self, she related the works accomplished for her Spouse; made over to her daughters the lessons of her own experience; and described the many mansions of that castle of the human soul, in the centre of which, he that can reach it will find the holy Trinity residing as in an anticipated heaven. No more was needed: withdrawn from speculative abstractions and restored to its sublime simplicity, Christian mysticism again attracted every mind; light reawakened love; the virtues flourished in the Church; and the baneful effects of heresy and its pretended reform were counteracted.[1]
Christ called Saint Teresa to
give herself totally – in every fiber of her being – to Him, in order that she
might bring His light and love to her brothers and sisters. From His glorious
pierced Heart, Christ poured forth the sevenfold gift of the Holy Spirit into
the heart of Saint Teresa, so that, she, as His bride through religious
profession, could be the effective sign and instrument of His pure and selfless
love.
Reflecting upon her life in Christ, we come to understand the words of Saint Paul in his Second Letter to the Corinthians. Addressing the members of the Church at Corinth, who had come to life in Christ through Saint Paul’s sacred ministry, Saint Paul declares: “[F]or I am jealous of you with the jealousy of God. For I have espoused you to one husband, that I may present you as a chaste virgin to Christ” (2 Cor 11, 2). The grace of the Holy Spirit, which came into the life of Saint Teresa of Avila and comes into our lives through the Apostolic ministry, espouses the Church as His Bride to Christ, her one and only Bridegroom. The jealousy of Saint Paul for the members of the Church is the jealousy of Christ Who does not want anyone who has become one with Him through faith and baptism to stray from Him and, thus, lose the gift of eternal salvation in Him.
Reflecting upon her life in Christ, we come to understand the words of Saint Paul in his Second Letter to the Corinthians. Addressing the members of the Church at Corinth, who had come to life in Christ through Saint Paul’s sacred ministry, Saint Paul declares: “[F]or I am jealous of you with the jealousy of God. For I have espoused you to one husband, that I may present you as a chaste virgin to Christ” (2 Cor 11, 2). The grace of the Holy Spirit, which came into the life of Saint Teresa of Avila and comes into our lives through the Apostolic ministry, espouses the Church as His Bride to Christ, her one and only Bridegroom. The jealousy of Saint Paul for the members of the Church is the jealousy of Christ Who does not want anyone who has become one with Him through faith and baptism to stray from Him and, thus, lose the gift of eternal salvation in Him.
The Parable of the Ten Virgins
helps us to understand the mystery of Christ’s life at work in the life of
Saint Teresa and in each of our lives, producing a rich harvest of holiness of
life (cf Mt 15, 1-13). At the same time, it makes clear that Christ’s life in
us depends upon our free response, our response of love to His immeasurable and
ceaseless love of us in the Church. The wise virgins treasure, most of all,
their consecration to the bridegroom and, therefore, they take care that their
lamps always burn brightly to receive the bridegroom at his coming. So, too, we
who belong totally to Christ, by the works of His love, keep ourselves ready to
meet Christ at His Coming, both in the circumstances of our daily Christian
life but also on the Last Day, when He will return in glory to restore all
creation to the Father. Like the wise virgins, we know that there is nothing
more important than to be vigilant, at all times, in waiting for Christ and in
welcoming Him into our lives. Our Lord speaks to us at the conclusion of the
Parable of the Virgins: “Watch therefore, for you know neither the day nor the
hour” (Mt 25, 13).
The foolish virgins grow careless about the gift of their bond with the bridegroom. His coming, therefore, takes them by surprise, and they are not ready to welcome him. So, too, we are tempted to lose the sense of wonder at the great mystery of God’s love which rescues us from the snares of Satan and fills us with divine love. In little and big ways, we are tempted to be inattentive to daily communion with Christ through prayer, devotion, participation in the Holy Eucharist, the daily examination of conscience and act of contrition, and the regular meeting with Christ in the Sacrament of Penance. Instead of giving our hearts totally to Christ, as we are called to do, we begin to live more and more for ourselves and for certain earthly goods and pleasures which, at any given moment, can distract us from the true source of our freedom and joy, Christ, our one and only Bridegroom.
The foolish virgins grow careless about the gift of their bond with the bridegroom. His coming, therefore, takes them by surprise, and they are not ready to welcome him. So, too, we are tempted to lose the sense of wonder at the great mystery of God’s love which rescues us from the snares of Satan and fills us with divine love. In little and big ways, we are tempted to be inattentive to daily communion with Christ through prayer, devotion, participation in the Holy Eucharist, the daily examination of conscience and act of contrition, and the regular meeting with Christ in the Sacrament of Penance. Instead of giving our hearts totally to Christ, as we are called to do, we begin to live more and more for ourselves and for certain earthly goods and pleasures which, at any given moment, can distract us from the true source of our freedom and joy, Christ, our one and only Bridegroom.
Saint Teresa is a powerful
example of the heroic virginal love of Christ, to which we are all called. From
her first intimation of Christ’s call to the religious life, she responded with
all her heart. No matter how much resistance she encountered on the way of
following Christ in the religious life, especially in the reform of the
Carmelite Order, whether it came from her family, from her fellow religious in
the Order, or from the society in which she was living, Christ was always first
in her life. In a most wonderful way, her joy in spending hours in prayer,
especially before the Most Blessed Sacrament, was a sign of her wisdom and
fidelity as a bride of her Eucharistic Lord. As a wise virgin, she, through
prayer and the life of the Sacraments, kept an abundance of oil for the lamp of
her daily Christian living, so that she was always ready to meet our Lord, at
His coming.
May Saint Teresa of Jesus teach us to persevere in trust, as she did in the face of much opposition and many trials. May she assist us in accepting with joy our suffering with Christ, so that we may enjoy with Him the unending joy of His Resurrection. Referring to Saint Teresa’s motto, “To suffer or to die,”[2] Dom Prosper Guéranger, citing the great preacher Jacques-Bénigne Bossuet, reminds us of the timeliness of the spiritual doctrine of Saint Teresa, embodied in her life and death:
May Saint Teresa of Jesus teach us to persevere in trust, as she did in the face of much opposition and many trials. May she assist us in accepting with joy our suffering with Christ, so that we may enjoy with Him the unending joy of His Resurrection. Referring to Saint Teresa’s motto, “To suffer or to die,”[2] Dom Prosper Guéranger, citing the great preacher Jacques-Bénigne Bossuet, reminds us of the timeliness of the spiritual doctrine of Saint Teresa, embodied in her life and death:
If we are true Christians, we must desire to be ever with Jesus Christ. Now, where are we to find this loving Saviour of our souls? In what place may we embrace Him? He is found in two places: in His glory and in His sufferings; on His throne and on His cross. We must, then, in order to be with Him, either embrace Him on His throne, which death enables us to do; or else share in His cross, and this we do by suffering; hence we must either suffer or die, if we would never be separated from our Lord. Let us suffer then, O Christians; let us suffer what it pleases God to send us: afflictions, sicknesses, the miseries of poverty, injuries, calumnies; let us try to carry, with steadfast courage, that portion of His cross, with which He is pleased to honour us.[3]
With Saint Teresa, we are certain
that, if only we give our hearts to Christ, our one and only Bridegroom, the
evils we encounter in our personal lives and in society will be overcome by the
immeasurable and enduring truth, goodness and beauty of Christ, which is made
visible to us in the Sacred Liturgy, above all, in the offering of the Holy
Sacrifice of the Mass. May Saint Teresa teach us to imitate her in fidelity to
prayer and devotion, and to the life of the Sacraments, above all the Holy
Eucharist and Penance, so that Christ may transform us and our world, in accord
with His unceasing desire that all men be one with Him, that all men be saved
for eternal life.
Let us now lift up our hearts,
one with the Immaculate Heart of Mary, to the glorious pierced Heart of Jesus
through His Eucharistic Sacrifice. Resting our hearts in His Most Sacred Heart,
we will find the healing of our sins and the strength of divine love, in order
to do God’s will in all things. Let us, with Mary Immaculate and Saint Teresa
of Jesus, be confident that, from His Sacred Heart, there flows unceasingly and
without measure the grace of the Holy Spirit, which overcomes sin in our lives
and in the world, and prepares us and the world to welcome our Lord, at all
times and at His Final Coming, with our lamps burning brightly.
Heart of Jesus, King and center of all hearts, have mercy on us.
O Blessed Virgin Mary, Queen assumed into heaven, pray for us.
Heart of Jesus, King and center of all hearts, have mercy on us.
O Blessed Virgin Mary, Queen assumed into heaven, pray for us.
Saint Joseph, Foster-Father of
Jesus and true Husband of the Virgin Mary, pray for us.
Saint Norbert, pray for us.
Saint Teresa of Jesus, pray for
us.
In the name of the Father, and of
the Son, and of the Holy Spirit.
+ Raymond Leo Cardinal BURKE
NOTES
[1] “Arrivée donc à la montagne de Dieu, elle fit le relevé des étapes de la route qu’elle avait parcourue, sans autre prétention que d’obéir à qui lui commandait au nom du Seigneur ; d’une plume exquise de limpidité, d’abandon, elle raconta les œuvres accomplies pour l’Époux ; avec non moins de charmes, elle consigna pour ses filles les leçons de son expérience, décrivit les multiples demeures de ce château de l’âme humaine au centre duquel, pour qui sait l’y trouver, réside en un ciel anticipé la Trinité sainte. Il n’en fallait pas plus ; soustraite aux abstractions spéculatives, rendue à sa sublime simplicité, la Mystique chrétienne attirait de nouveau toute intelligence ; la lumière réveillait l’amour ; et les plus suaves parfums s’exhalaient de toutes parts au jardin de la sainte Église, assainissant la terre, refoulant les miasmes souls lesquels l’hérésie d’alors et sa réforme prétendue menaçaient d’étouffer le monde.” Prosper Guéranger, L’année liturgique, Le temps après la Pentecôte, Tome V, 12ème éd. (Tours: Maison Alfred Mame et Fils, 1925), p. 457. [Guéranger]. English translation: Prosper Guéranger, The Liturgical Year, Time after Pentecost, Book V (Fitzwilliam, NH: Loreto Publications, 2000), pp. 396-397. [GuérangerEng].
[1] “Arrivée donc à la montagne de Dieu, elle fit le relevé des étapes de la route qu’elle avait parcourue, sans autre prétention que d’obéir à qui lui commandait au nom du Seigneur ; d’une plume exquise de limpidité, d’abandon, elle raconta les œuvres accomplies pour l’Époux ; avec non moins de charmes, elle consigna pour ses filles les leçons de son expérience, décrivit les multiples demeures de ce château de l’âme humaine au centre duquel, pour qui sait l’y trouver, réside en un ciel anticipé la Trinité sainte. Il n’en fallait pas plus ; soustraite aux abstractions spéculatives, rendue à sa sublime simplicité, la Mystique chrétienne attirait de nouveau toute intelligence ; la lumière réveillait l’amour ; et les plus suaves parfums s’exhalaient de toutes parts au jardin de la sainte Église, assainissant la terre, refoulant les miasmes souls lesquels l’hérésie d’alors et sa réforme prétendue menaçaient d’étouffer le monde.” Prosper Guéranger, L’année liturgique, Le temps après la Pentecôte, Tome V, 12ème éd. (Tours: Maison Alfred Mame et Fils, 1925), p. 457. [Guéranger]. English translation: Prosper Guéranger, The Liturgical Year, Time after Pentecost, Book V (Fitzwilliam, NH: Loreto Publications, 2000), pp. 396-397. [GuérangerEng].
[2] “Souffrir ou mourir!” Guéranger, p. 462. English
translation : GuérangerEng, p. 401.
[3] “Si nous sommes de vrais chrétiens, nous devons
désirer d’être toujours avec Jésus-Christ. Or, où le trouve-t-on, cet aimable
Sauveur de nos âmes ? En quel lieu peut-on l’embrasser ? On ne le trouve qu’en
ces deux lieux : dans sa gloire ou dans ses supplices, sur son trône ou bien
sur sa croix. Nous devons donc, pour être avec lui, ou bien l’embrasser dans
son trône, et c’est ce que nous donne la mort, ou bien nous unir à sa croix, et
c’est ce que nous avons par les souffrances ; tellement qu’il faut souffrir ou
mourir, afin de ne quitter jamais le Sauveur. Souffrons donc, souffrons,
chrétiens, ce qu’il plaît à Dieu de nous envoyer : les afflictions et les
maladies, les misères et la pauvreté, les injures et les calomnies ; tâchons de
porter d’un courage ferme telle partie de sa croix dont il lui plaira de nous
honorer.” Guéranger, pp. 468-469; GuérangerEng, pp. 406-407.
Fonte : New Liturgical Movement, Oct. 21, 2016. Per le foto: Člověk a víra.
venerdì 21 ottobre 2016
“Da nobis, quaesumus, Domine, Deus noster: sanctarum Virginum et Martyrum tuarum Ursulae et Sociarum ejus palmas incessabili devotione venerari” (Orat.) - COMMEMORATIO SANCTARUM URSULÆ ET SOCIARUM, VIRGINUM ET MARTYRUM
La Chiesa commemora, nel giorno della festa di
sant’Ilarione, le gloriose vergini martiri di Colonia.
Il documento più antico che concerne il culto di
questo gruppo di Vergini, la cui esistenza è negata dai neoliturgisti che si
professano pure storici, è l’iscrizione di un certo Clemazio, che, a Colonia,
sul luogo del martirio, tra il IV ed il V sec., fece costruire la loro basilica
sepolcrale; iscrizione che oggi si trova nel coro gotico della chiesa di Sant’Orsola
della città tedesca:
DIVINIS • FLAMMEIS • VISIONIB(us) • FREQVENTER
ADMONIT(us) • ET • VIRTVTIS • MAGNÆ • MAI
IESTATIS • MARTYRII • CÆLESTIVM • VIRGIN(um)
IMMINENTIVM • EX • PARTIB(us) • ORIENTIS
EXSIBITVS • PRO • VOTO • CLEMATIVS • V. • C. • DE
PROPRIO • IN • LOCO • SVO • HANC • BASILICAM
VOTO • QVOD • DEBEBAT • A • FVNDAMENTIS
RESTITVIT
• SI • QVIS • AVTEM • SVPER • TANTAM
MAIIESTATEM • HVIIVS • BASILICÆ • VBI • SANC
TÆ • VIRGINES • PRO • NOMINE • XPI •
SAN
GVINEM • SVVM • FVDERVNT • CORPVS • ALICVIIVS
DEPOSVERIT • EXCEPTIS • VIRGINIB(us) • SCIAT • SE
SEMPITERNIS
• TARTARI • IGNIB(us) • PVNIENDUM (Bollandisti, Gloria posthuma SS. Ursulæ
et undecim millium virginum et martyrum, §
1, n. 1, in Acta Sanctorum,
Octobris, vol. 57, t. IX, Dies XXI, Parigi-Roma 1869, p.
210).
Clemazio,
di rango senatorio, originario dell’Oriente, dopo essere stato molte volte, con
visioni e fulgori nel cielo, avvertito della grande gloria che il loro martirio
ha meritato alle beate Vergini, ha, così come aveva fatto voto, costruito dalle
fondamenta questa basilica eretta sulla sua proprietà. Se, dunque, qualcuno
osava deporre un corpo, qualunque sia, all’infuori di quello di queste sante
Vergini, in questa basilica illustre dove hanno, per il nome del Cristo, effuso
il loro sangue, deve sapere che incorrerà, per quest’atto, nel castigo del
fuoco eterno.
Colonia, con le sue prime
chiese, fu distrutta nel 355, per mano degli Alemanni, o, forse, poco più
tardi, ciò vuol dire che la cappella-basilica in memoria delle martiri sarebbe
stata costruita da Clemazio in anni più recenti.
Nel 1893, fu rinvenuta una
lastra funeraria di epoca romana nell’odierna basilica, in prossimità del terzo
pilastro della navata laterale sud. Questa lastra attesta che il nome di Ursula
o Orsola era usato, sebbene la giovane età della defunta escludesse che potesse
trattarsi della nostra martire:
IN • HOC • TVMVLO • INNOCIS • VIRGO • IACET • NOMINE • VRSVLA
VIXIT • ANNIBVS • OCTO • MENSIBVS • DVOBVS • DIENS • QVATTVOR.
In
questo tumulo giace la Vergine innocente di nome Ursula;
Vissuta
otto anni, due mesi e quattro giorni.
La messa è la stessa per la
festa di santa Barbara, il 4 dicembre, ma le due prime collette sono comuni al natale delle martiri Perpetua e
Felicita, il 6 marzo. La Chiesa insiste sempre sul contenuto spirituale dei
Sacramenti e dei riti della nostra religione. Non dobbiamo agire come i Giudei
a cui Dio fece questo rimprovero per mezzo di Isaia: populus hic labiis me honorat; cor autem eorum longe est
a me. Dio è spirito, e noi dobbiamo
adorarlo in spirito ed in verità, principalmente avvicinando i sacramenti con
le disposizioni convenienti, al fine di ricevere, con il segno visibile, la
grazie invisibile che il sacramento significa e produce.
Vi erano a Roma due chiese
dedicate a sant’Ursula. La prima (Sant’Orsola
della Pietà) è menzionata nelle Mirabilia, e si trovava presso il ponte Sant’Angelo, secretarium Neronis fuisse, ubi deinde fuit Ecclesia
sancti Ursi (così
Mariano Armellini, Le chiese di Roma dal
secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp.
354-355)... Essa fu distrutta
verso la fine del XIX sec.
La seconda chiesa (Sant’Orsola a Tor de’ Specchi, già, in
precedenza, denominata San Niccolò de’
Funariis) si trovava presso la Turris Speculorum, ai
piedi del Campidoglio (ibidem, pp. 551-552; Ch. Huelsen, Le Chiese di Roma nel medio evo, Firenze
1927, pp.
399-400). Questa chiesa scomparve nel
1930.
Un
terzo luogo di culto dedicato alla santa è un oratorio, Sant’Orsola a Ripetta,
che il papa Clemente X fece trasformare da chiesa in oratorio privato interno
ad un conservatorio di carattere assistenziale (cfr. Armellini, op. cit., p. 323).
Nel
campo Marzio, esiste poi la chiesa sconsacrata destinata a teatro di prova,
dedicata ai Santi Giuseppe ed Orsola (ibidem, p. 339).
La
leggenda si è prontamente impadronita del martirio di Ursula e delle sue
compagne e vi ha mescolato vari elementi in un dramma molto complicato. Si
tratta verosimilmente, al contrario, di un gruppo di vergini immolate per la
fede sul territorio di Colonia
Agrippina verso la fine del III
sec. o agli inizi del IV. Secondo gli antichi martirologi, i loro nomi
sarebbero: Marta, Saula, Brittula (o Brittola), Gregoria, Saturnina, Sambazia,
Pinnosa, Ursula, Senzia, Pallade (o Palladia), Saturia, Clemenza, Grata ed
anche Cordula.
La leggenda si è formata più
tardi, poiché Adone non ne aveva conoscenza. A partire dall’XI sec., la
tradizione popolare non ha più conservato che i nomi di Ursula e di Pinnosa. Probabilmente,
a causa delle diverse invasioni di popolazioni barbare, il sepolcro della sante
Vergini è stato dimenticato.
Le due leggende su Ursula (la Passio Ursulæ, detta Fuit
tempore vetusto, e la Passio detta Regnate
Domino)
apparvero tardi, solo dopo il X sec.; a queste poi diede credito il racconto
della monaca benedettina santa Elisabetta von Schönau
(1129-1164), che, nel suo Liber revelationum B. Elisabeth Schonaugiensis de sacro exercitu virginum Coloniensium (scritto tra il 1156 ed il 1157), narra, con dovizia di particolari, il martirio della santa e delle
numerosissime compagne, così come raccontatole durante una rivelazione (Santa
Elisabetta di Schönau,
Liber revelationum
seu imaginationum S. Elisabethæ Schœnaugiensis de SS. Ursula et sociabus, in Acta Sanctorum,
cit., pp. 163 ss. Per riferimenti più approfonditi, cfr. Wilhelm Levison, Das Werden der Ursula-Legende, Köln, 1928, passim).
Significativo è comunque che il
santo vescovo di Tours, Gregorio, menziona, forse a Colonia, l’esistenza di una
chiesa commemorativa del martirio ad Sanctos Aureos, in onore di san Gereone e dei
suoi compagni, dimenticando le sante vergini e martiri. Essa risalirebbe ad una
costruzione romana del sec. IV; nel 612 si chiamerà basilica sancti Gereonis martyris (cfr. San Gregorio di Tours, Libri Miraculorum, lib. I, cap. 62, in PL
71, col. 761C-762A).
Il
martirologio geronimiano, nel manoscritto di Luxeuil, risalente al 627 circa,
menziona il 10 ottobre in Agrippina alcuni martiri uccisi dai
mori, ma non menziona il 21 ottobre le nostre sante vergini. Ogni anno, però,
già san Cuniberto di Colonia ricorda una fiera in onore dell’anniversario del
martirio festeggiato nella sanctarum virginum basilica: un
giorno (dell’anno 640) che il vescovo, nella basilica delle sante Vergini, come
era solito fare ogni anno, si venne a posare sulla sua testa una colomba
bianca, che in seguito si posò sulla tomba di una delle sante vergini,
indicandone il sito, e poi sparì all’improvviso («Quadam die dum singulare redemptionis nostræ mysterium et
solum infirmitatis nostræ remedium plenus Deo super mensam dominicam in
basilica sanctarum Virginum immolaret, adstans clerus et populus vidit columbam
splendidissimam primum hac et illac per omnem ecclesiam circumvolitando vagari,
deinde pontificis insidere capiti: mox deinde reversum et juxta tumulum
cujusdam virginis, stupentibus simul et mirantibus universis qui aderant, ab
omnim oculis clapsam. Acclamatum est confestim ab omnibus vere dignum hunc esse
qui ministraret Domino sacerdotem, felicem fore ecclesiæ pastorem» - Vita Cuniberti Episcopi Coloniensis, 10, riprodotta in Bollandisti, Gloria posthuma,
cit., § 1, n. 11, p. 212).
Il monaco benedettino
Wandelberto di Prüm menziona nel suo Martyrologium dell’848, in alcuni versi per
il 21 ottobre, a Colonia le migliaia di Martiri:
Tunc numerosa simul Rheni per litora fulgent
Christo virgineis erecta trophea maniplis
Agrippinæ urbi, quarum furor impius olim
milia mactavit ductricibus inclita sanctis
(Wandalberto
di Prüm, Carmina, in Ernst Ludwig Dümmler
(a cura di), Poetæ
Latini Ævi Carolini,
in Mon. Germ. Hist., t.
II, Berlino 1884, p. 597, nonché in Bollandisti,
Gloria posthuma, cit., § 16, n. 166, p.
272).
Il Martirologio di Usuardo dell’876
menziona al 20 ottobre, Civitate Colonia passio sanctarum virginum Marthæ et
Saulæ cum aliis pluribus.
Una scritta, risalente al IX
sec., della cattedrale di Colonia, per la prima volta, poi, menziona una
Gregoria.
Il Calendario Ecclesiastico
di Colonia del sec. IX al 21 ottobre indica undici vergini: Ursulæ, Sanciæ, Gregoriæ, Pinosæ, Marthæ, Saulæ,
Britulæ, Satninæ (i.e. Santurninæ o Santinæ), Rabaciæ, Saturiæ (i.e. Saturniæ),
Palladiæ. Nel Calendario dell’XI
sec., le undici vergini divengono undicimila (ibidem, § 16, nn. 167-168, p. 272). La festa fu celebrata a Roma a
partire dal XIV sec. Mera commemorazione sin dal messale del 1568.
Maestro delle Undicimila vergini, S. Ursula con le 11.000 vergini, 1490 circa, museo del Prado, Madrid |
Giovanni Bellini, Sacra conversazione tra la Vergine col Bambino e le SS. Maria Maddalena (o Caterina d'Alessandria) e Ursula, 1490, museo del Prado, Madrid |
Anonimo, Martirio di S. Ursula e delle vergini, XVI sec., museo del Prado, Madrid |
Guglielmo Caccia, Martirio di S. Ursula e delle compagne, XVII sec., chiesa di S. Francesco, Moncalvo |
Moretto da Brescia, S. Orsola e le compagne martiri, 1540-50, Chiesa di S. Clemente, Brescia |
Moretto da Brescia, S. Orsola e le compagne martiri, 1540-50, Pinacoteca del Castello Sforzesco, Milano |
Giovanni Lanfranco, S. Ursula e le 11.000 vergini, 1622, Galleria Nazionale d'Arte Antica, Roma |
Francisco de Zurbarán, S. Orsola, XVII sec., Palazzo Bianco, Genova |
Francisco de Zurbarán, S. Orsola, 1650 circa |
Jacques de Letin, Martirio di S. Ursula, XVII sec., Musée Saint-Loup, Troyes |
Gerolamo Forabosco, Sant’Orsola, XVII sec., collezione privata |
Ambito trentino, Martirio di S. Ursula e delle vergini, XVII sec., Trento |
Ambito bergamasco, SS. Ursula e le vergini con S. Angela Merici, 1678, Bergamo |