In verità, la festa romana del 29 settembre
comprendeva, con san Michele, tutta la corte celeste e, fin dalla prima
colletta della messa, essa metteva in evidenza l’ufficio speciale affidato da
Dio agli Angeli, che è di vegliare con sollecitudine su noi.
Questo pensiero profondo dei sacri Dottori
rivela una magnifica unità di tutta la creazione, visibile ed invisibile,
mortale ed angelica.
Le creature superiori sono in rapporto intimo
con le gerarchie inferiori che esse illuminano e proteggono.
Una seconda festa degli Angeli custodi,
distaccata dalla festa primitiva del 29 settembre, non si poté stabilire che in
un’epoca molto tarda, e quando lo spirito della liturgia cessò di essere
compreso: poiché san Michele aveva la sua festa, si volle che pure gli Angeli
custodi avessero la loro.
È così che Paolo V, con un decreto del 27
settembre 1608, dichiarò la festa degli Angeli custodi duplex
ad libitum, e la fissò al primo giorno libero
dopo quella di san Michele. Più tardi, Clemente X, nel 1670, le assegnò il 2
ottobre con rito doppio, elevato al rango di rito doppio maggiore nel 1883.
Roma
cristiana ha dedicato ai Santi Angeli Custodi una chiesa nel quartiere Monte
Sacro, costruita tra il 1924 ed il ’25. Dal 1965 è titolo cardinalizio (Santi Angeli Custodi a Città Giardino). Essa è stata dedicata agli angeli custodi per
ricordare la chiesa seicentesca di Sant’Angelo
Custode al
Tritone, esistente nel rione Trevi (su questa chiesuola, cfr. M. Armellini, Le
chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana,
Roma 18912, pp. 273-274), che
fu demolita tra il 1928 e il 1929 per l’allargamento di via del Tritone e la
costruzione del tunnel sotto il Quirinale.
La
messa rappresenta come una rapsodia di messe precedenti in onore dell’Arcangelo.
L’introito
è lo stesso del 29 settembre.
Il
Signore deputa gli Angeli a custodia dei fedeli, non soltanto per una ragione
di unità ed armonia nell’ordine del creato, ma anche a causa del dovere degli
Angeli nei riguardi del Cristo. È da lui, in effetti, che ricevono la loro
gloria; pure per tale ragione, questi spiriti beati, in dovere di gratitudine e
di soggezione verso colui che è caput
hominum et angelorum, custodiscono la Chiesa ed i
fedeli, che rappresentano la Sposa scelta dal Salvatore ed i membri del suo
corpo mistico.
La
prima lettura è tratta dall’Esodo (Es. 23, 20-23). Il Signore vi promette al
popolo israelita, in giro per la Palestina, un angelo per guidarli ed
assisterli. Qui, l’Angelo rappresenta Dio stesso: egli porta l’impronta del suo
Nome ineffabile; che l’Israelita sappia dunque che non potrebbe impunemente
mancargli di rispetto. Egli è anche il vendicatore della santità di Dio offesa
ed ha il potere di ridurre ad obbedienza col terrore questo popolo carnale.
Nella
storia di molti santi, notiamo anche la severità dei loro Angeli custodi,
attenti a non lasciare impunita in queste anime elette la più leggera
infedeltà. Forse, si potrebbe ricercare la ragione di questa sorta di rigore
pieno d’amore, non solo nel piano sapientissimo della Provvidenza che vuole,
col ministero degli Angeli, purificare e condurre ad una santità speciale
alcune anime predestinate, ma anche nella squisita perfezione stessa della
natura angelica, la quale non può concepire, così come lo fanno Gesù Cristo e
la beata Vergine, errore di esperienza propria e diretta, cioè la debolezza
umana: Non habemus Pontificem
qui non possit compati infirmitatibus nostris, probatus per omnia, absque
peccato.
Il
responsorio, tratto dal Sal. 91 (90), concerne l’ordine dato da Dio ai suoi
Angeli di difenderci in tutte le nostre vie, ed è comune alla I Domenica di
Quaresima.
Il
versetto alleluiatico è tratto dal Sal. 103 (102).
Gli
Angeli sono i ministri della Divina Provvidenza, la quale, per condurci alla
predestinazione finale, ha costume di distribuire volta a volta le ricompense o
i patimenti. Gli Angeli salgono al cielo per offrire a Dio l’incenso delle nostre
preghiere e ci riportano il balsamo delle divine misericordie. Talora, al
contrario, essi accusano la nostra ingratitudine e Dio mette allora le fruste
tra le loro mani per richiamare all’ordine i suoi piccoli bambini di quaggiù.
La
lettura evangelica è la stessa dell’8 maggio. Il Salvatore ci rivela
esplicitamente il mistero magnifico d’amante condiscendenza che è oggetto della
festa di questo giorno. Tutti i fedeli, pure i più piccoli e più umili, sono
affidati agli Angeli incaricati di custodirli.
L’antifona
per l’offertorio è tratta dal Sal. 103 (102).
L’antifona
per la Comunione (Dan 3, 58) è improntata al celebre cantico chiamato un tempo delle
benedizioni.
Bisogna
notare coi santi Padri che la parola Angelo indica propriamente una
funzione. Essi che, per natura, sono dei puri spiriti diventano angeli,
cioè messaggeri, quando ci sono mandati o ci comunicano qualche cosa da parte
di Dio.
San
Paolo univa tanta delicatezza ad un sentimento di riverenza verso gli Angeli
allorché, ordinando alle donne cristiane di velare la loro testa in chiesa, in
segno di modesta soggezione, voleva che ciò lo si facesse propter angelos,
cioè perché gli Angeli non fossero offesi o scandalizzati.
Nell’Apocalisse,
san Giovanni inviò le sue sette lettere per i vescovi dell’Asia agli Angeli
rispettivi delle loro chiese, cioè agli spiriti beati preposti dal Signore a
guardia di queste giovani comunità.
Le
antiche liturgie fanno spesso menzione dell’angelo del Sacrificio, che
trasporta i nostri doni mistici dall’altare terrestre a quello del cielo; quest’Angelo,
che obtulit orationem Domino, mentre Tobia badava alle sue opere di carità e di
misericordia.
San Benedetto, d’accordo
con tutta la tradizione patristica, parlando degli Angeli nobis deputati, che annunciano die noctuque Domino factorum nostrorum opera, esigeva dai suoi
monaci un sovrano rispetto per l’ufficio divino a causa della presenza Divinitatis et Angelorum ejus nella chiesa (San Benedetto, Regula Monachorum, VII, 28 e XIX, 6, in PL 66, 372B e 476A, ora in Id., Regola,
in San Gregorio Magno, Vita di
san Benedetto e la Regola7, trad. it. di PP. Benedettini di Subiaco
(a cura di), con Introduzione di Attilio
Stendardi, Roma 2006, pp. 137 e 161).
Scuola fiorentina, Affidamento di un bambino al proprio angelo custode, XVII sec., collezione privata |
Luis Juárez, Angelo custode, XVII sec., Museo Nacional de Arte, Città del Messico |
Vicente Carducho, Allegoria del Santo Angelo custode, XVII sec., Eremo del Santo Angelo custode, Cigarral, Toledo |
Bartolomeo Cavarozzi, Angelo custode, XVII sec., Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires |
Carlo Bonomi, Angelo custode, 1625-30 circa, Pinacoteca Nazionale, Ferrara |
Bernardo Strozzi, Angelo custode, 1628-32, Museum of Fine Arts, Houston |
Pietro Ricchi detto Il Lucchese, L'Angelo custode protegge dall'ira divina, 1653 |
Carlo Dolci, Angelo custode, 1630 circa, collezione privata |
Carlo Dolci, Angelo custode, 1670-75, Museo dell'Opera del Duomo, Prato |
Cecco da Caravaggio, Angelo custode con i SS. Ursula e Tommaso apostolo, 1615 circa, museo del Prado, Madrid |
Giovanni Bettino Cignaroli, Madonna col Bambino e Santi (Angelo custode e SS. Lorenzo, Lucia, Barbara ed Antonio da Padova), 1759-62, museo del Prado, Madrid |
Marcantonio Franceschini, Angelo custode, 1716, Dulwich Picture Gallery, Londra |
Domenico Antonio Vaccaro, Angelo custode, 1724 circa |
Giambattista Tiepolo, Angelo custode, 1737-38, Civici musei e gallerie di storia e arte, Udine |
Pompeo Batoni, Angelo custode, 1761 circa, collezione privata |
Francesco de Mura, Angelo custode, XVIII sec. |
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