Sante Messe in rito antico in Puglia

domenica 2 ottobre 2016

“Ergo et Fílius hóminis salvat, et Deum Angeli vident, et Angeli pusillórum præsunt fidélium oratiónibus. Præésse Angelos absolúta auctóritas est. Salvatórum ígitur per Christum oratiónes Angeli quotídie Deo ófferunt. Ergo periculóse ille contémnitur, cujus desidéria ac postulatiónes ad ætérnum et invisíbilem Deum, ambitióso Angelórum famulátu ac ministério, pervehúntur” (Lect. IX – III Noct. - Sancti Hilarii Episcopi, Comment. in Matth. can. 18, post initium) - Ss. ANGELORUM CUSTODUM

In verità, la festa romana del 29 settembre comprendeva, con san Michele, tutta la corte celeste e, fin dalla prima colletta della messa, essa metteva in evidenza l’ufficio speciale affidato da Dio agli Angeli, che è di vegliare con sollecitudine su noi.
Questo pensiero profondo dei sacri Dottori rivela una magnifica unità di tutta la creazione, visibile ed invisibile, mortale ed angelica.
Le creature superiori sono in rapporto intimo con le gerarchie inferiori che esse illuminano e proteggono.
Una seconda festa degli Angeli custodi, distaccata dalla festa primitiva del 29 settembre, non si poté stabilire che in un’epoca molto tarda, e quando lo spirito della liturgia cessò di essere compreso: poiché san Michele aveva la sua festa, si volle che pure gli Angeli custodi avessero la loro.
È così che Paolo V, con un decreto del 27 settembre 1608, dichiarò la festa degli Angeli custodi duplex ad libitum, e la fissò al primo giorno libero dopo quella di san Michele. Più tardi, Clemente X, nel 1670, le assegnò il 2 ottobre con rito doppio, elevato al rango di rito doppio maggiore nel 1883.
Roma cristiana ha dedicato ai Santi Angeli Custodi una chiesa nel quartiere Monte Sacro, costruita tra il 1924 ed il ’25. Dal 1965 è titolo cardinalizio (Santi Angeli Custodi a Città Giardino). Essa è stata dedicata agli angeli custodi per ricordare la chiesa seicentesca di Sant’Angelo Custode al Tritone, esistente nel rione Trevi (su questa chiesuola, cfr. M. Armellini, Le chiese di Roma dal secolo IV al XIX, Tipografia Vaticana, Roma 18912, pp. 273-274), che fu demolita tra il 1928 e il 1929 per l’allargamento di via del Tritone e la costruzione del tunnel sotto il Quirinale.
La messa rappresenta come una rapsodia di messe precedenti in onore dell’Arcangelo.
L’introito è lo stesso del 29 settembre.
Il Signore deputa gli Angeli a custodia dei fedeli, non soltanto per una ragione di unità ed armonia nell’ordine del creato, ma anche a causa del dovere degli Angeli nei riguardi del Cristo. È da lui, in effetti, che ricevono la loro gloria; pure per tale ragione, questi spiriti beati, in dovere di gratitudine e di soggezione verso colui che è caput hominum et angelorum, custodiscono la Chiesa ed i fedeli, che rappresentano la Sposa scelta dal Salvatore ed i membri del suo corpo mistico.
La prima lettura è tratta dall’Esodo (Es. 23, 20-23). Il Signore vi promette al popolo israelita, in giro per la Palestina, un angelo per guidarli ed assisterli. Qui, l’Angelo rappresenta Dio stesso: egli porta l’impronta del suo Nome ineffabile; che l’Israelita sappia dunque che non potrebbe impunemente mancargli di rispetto. Egli è anche il vendicatore della santità di Dio offesa ed ha il potere di ridurre ad obbedienza col terrore questo popolo carnale.
Nella storia di molti santi, notiamo anche la severità dei loro Angeli custodi, attenti a non lasciare impunita in queste anime elette la più leggera infedeltà. Forse, si potrebbe ricercare la ragione di questa sorta di rigore pieno d’amore, non solo nel piano sapientissimo della Provvidenza che vuole, col ministero degli Angeli, purificare e condurre ad una santità speciale alcune anime predestinate, ma anche nella squisita perfezione stessa della natura angelica, la quale non può concepire, così come lo fanno Gesù Cristo e la beata Vergine, errore di esperienza propria e diretta, cioè la debolezza umana: Non habemus Pontificem qui non possit compati infirmitatibus nostris, probatus per omnia, absque peccato.
Il responsorio, tratto dal Sal. 91 (90), concerne l’ordine dato da Dio ai suoi Angeli di difenderci in tutte le nostre vie, ed è comune alla I Domenica di Quaresima.
Il versetto alleluiatico è tratto dal Sal. 103 (102).
Gli Angeli sono i ministri della Divina Provvidenza, la quale, per condurci alla predestinazione finale, ha costume di distribuire volta a volta le ricompense o i patimenti. Gli Angeli salgono al cielo per offrire a Dio l’incenso delle nostre preghiere e ci riportano il balsamo delle divine misericordie. Talora, al contrario, essi accusano la nostra ingratitudine e Dio mette allora le fruste tra le loro mani per richiamare all’ordine i suoi piccoli bambini di quaggiù.
La lettura evangelica è la stessa dell’8 maggio. Il Salvatore ci rivela esplicitamente il mistero magnifico d’amante condiscendenza che è oggetto della festa di questo giorno. Tutti i fedeli, pure i più piccoli e più umili, sono affidati agli Angeli incaricati di custodirli.
L’antifona per l’offertorio è tratta dal Sal. 103 (102).
L’antifona per la Comunione (Dan 3, 58) è improntata al celebre cantico chiamato un tempo delle benedizioni.
Bisogna notare coi santi Padri che la parola Angelo indica propriamente una funzione. Essi che, per natura, sono dei puri spiriti diventano angeli, cioè messaggeri, quando ci sono mandati o ci comunicano qualche cosa da parte di Dio.
San Paolo univa tanta delicatezza ad un sentimento di riverenza verso gli Angeli allorché, ordinando alle donne cristiane di velare la loro testa in chiesa, in segno di modesta soggezione, voleva che ciò lo si facesse propter angelos, cioè perché gli Angeli non fossero offesi o scandalizzati.
Nell’Apocalisse, san Giovanni inviò le sue sette lettere per i vescovi dell’Asia agli Angeli rispettivi delle loro chiese, cioè agli spiriti beati preposti dal Signore a guardia di queste giovani comunità.
Le antiche liturgie fanno spesso menzione dell’angelo del Sacrificio, che trasporta i nostri doni mistici dall’altare terrestre a quello del cielo; quest’Angelo, che obtulit orationem Domino, mentre Tobia badava alle sue opere di carità e di misericordia.
San Benedetto, d’accordo con tutta la tradizione patristica, parlando degli Angeli nobis deputati, che annunciano die noctuque Domino factorum nostrorum opera, esigeva dai suoi monaci un sovrano rispetto per l’ufficio divino a causa della presenza Divinitatis et Angelorum ejus nella chiesa (San Benedetto, Regula Monachorum, VII, 28 e XIX, 6, in PL 66, 372B e 476A, ora in Id., Regola, in San Gregorio Magno, Vita di san Benedetto e la Regola7, trad. it. di PP. Benedettini di Subiaco (a cura di), con Introduzione di Attilio Stendardi, Roma 2006, pp. 137 e 161).










Scuola fiorentina, Affidamento di un bambino al proprio angelo custode, XVII sec., collezione privata


Luis Juárez, Angelo custode, XVII sec., Museo Nacional de Arte, Città del Messico

Vicente Carducho, Allegoria del Santo Angelo custode, XVII sec., Eremo del Santo Angelo custode, Cigarral, Toledo

Bartolomeo Cavarozzi, Angelo custode, XVII sec., Museo Nacional de Bellas Artes, Buenos Aires

Carlo Bonomi, Angelo custode, 1625-30 circa, Pinacoteca Nazionale, Ferrara

Bernardo Strozzi, Angelo custode, 1628-32, Museum of Fine Arts, Houston

Pietro Ricchi detto Il Lucchese, L'Angelo custode protegge dall'ira divina, 1653

Carlo Dolci, Angelo custode, 1630 circa, collezione privata

Carlo Dolci, Angelo custode, 1640-45, Szépművészeti Múzeum, Budapest

Carlo Dolci, Angelo custode, 1670-75, Museo dell'Opera del Duomo, Prato

Cecco da Caravaggio, Angelo custode con i SS. Ursula e Tommaso apostolo, 1615 circa, museo del Prado, Madrid

Giovanni Bettino Cignaroli, Madonna col Bambino e Santi (Angelo custode e SS. Lorenzo, Lucia, Barbara ed Antonio da Padova), 1759-62, museo del Prado, Madrid

Marcantonio Franceschini, Angelo custode, 1716, Dulwich Picture Gallery, Londra



Domenico Antonio Vaccaro, Angelo custode, 1724 circa

Giambattista Tiepolo, Angelo custode, 1737-38, Civici musei e gallerie di storia e arte, Udine

Pompeo Batoni, Angelo custode, 1761 circa, collezione privata

Francesco de Mura, Angelo custode, XVIII sec.

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