«Yo, Teresa, tú eres toda mia y yo soy todo tuyo. Te amo
tanto, que si no hubiera creado el cielo, por tí sola lo
crearía», cioè «Io sono tutto tuo, e tu sei tutta mia, se non avessi creato il Cielo, per te sola lo creerei», disse un giorno
Gesù alla sua cara sposa Teresa d’Avila, nel 1572, avendola trasportata in
cielo. La frase pronunciata dal Divin Maestro non si trova negli scritti
della Santa, ma nella storia dei Carmelitani scalzi, e rinviene da
testimonianze di persone degne di fede, che hanno deposto durante il processo
di canonizzazione di Teresa. La nostra Santa comunque riporta nei suoi scritti
la confidenza di Gesù: «Ya eres mía y Yo soy tuyo», «Sei già mia ed
io sono tuo» (Santa Teresa d’Avila, Libro
della mia vita, Milano 2006, cap. XXXIX, § 21, p. 371). Santa
Teresa, al secolo Teresa de Cepeda y Ahumada, meritò, in effetti, le
grazie più sublimi della vita mistica, perché lasciò ardere il suo cuore
dell’incendio del divino amore.
Invisibilmente
ferita da un angelo con il dardo della carità divina, come abbiamo ricordato
nella memoria liturgica della festa
della transverberazione, Teresa fu da allora come un olocausto immolato
nella fiamme della santità di Dio. Come sposa, Teresa non visse che per il suo
Sposo, e, per procurargli gloria, ella non si prese cura né dei pericoli né
delle fatiche. Povera e contraddetta, ella poté, prima di morire, fondare più
di trenta monasteri della sua riforma. Come confidente, Teresa mise per
iscritto i segreti di questa scienza mistica alla quale Dio l’aveva iniziata
nei suoi colloqui ed i volumi che ella compose sono tali che le hanno meritato
la rinomanza di dottore della vita spirituale.
Come
vittima, infine, quando l’incendio dell’amore divino ebbe preso in lei tali
proporzioni, che consumò il suo cuore, la natura troppo debole soccombé e
l’anima, ormai libera, s’involò verso lo Sposo in Paradiso.
La morte
di Teresa, infatti, fu di natura mistica. È nota la causa naturale: il faticoso
viaggio da Burgos ad Avila, compiuto in pessime condizioni, le causò un flusso
di sangue, facendole rendere placidamente l’anima a Dio, posando dolcemente la
testa sulle braccia della consorella infermiera. In realtà, la causa ultima fu
di natura mistica: fu l’ultimo assalto dell’amore divino, che ruppe la debole
tela del suo corpo, ricongiungendo nell’eternità l’eletta al Suo Amato Sposo.
Questa è peraltro la versione indicata dalla Bolla di Canonizzazione della
Santa: cioè la sua fu una morte per amore.
Si legge «quin etiam post mortem – cuidam moniali per visum
manifestavit se non vi mortis, sed ex intolerabili divini amoris incendio vita
excessisse» (la suora a cui si accenna è suor Caterina di Gesù del
monastero di Bea, monaca dotata di grandi virtù).
Il
desiderio di morire per amore, del resto, emerge in una preghiera che la Santa
era solita recitare, prima di morire:
«Mio
Signore e mio Sposo!
È giunta
l’ora tanto desiderata.
Finalmente
è giunta l’ora di vederci.
Mio amato,
mio Signore,
è giunta
l’ora di partire.
È giunta
l’ora.
Sia fatta
la vostra volontà!
Sì, è
giunta l’ora che io lasci quest’esilio
E che la
mia anima goda di Voi,
che ho
tanto desiderato».
Il Signore
la ascoltò. Era la mattina del 4 ottobre 1582, festa di San
Francesco d’Assisi, un altro ferito
d’amore come lei. Il giorno dopo, per la correzione gregoriana del
calendario, diventò il 15 ottobre.
Cinque
anni prima della morte, Santa Teresa aveva descritto la sua morte con parole
altamente poetiche: «La farfalletta è morta, felicissima d’aver trovato il
suo riposo, e Cristo vive in lei» (Castello interiore, settime
mansioni, III, 1).
San
Giovanni della Croce, avendo dinanzi agli occhi l’esperienza di Teresa, dirà
che la fiamma d’amore, che investe le anime trasformate, spezza la tela del
corpo e «si porta via il gioiello dell’anima».
Fray Juan de la Miseria, Ritratto dell’allora Beata Teresa d’Avila all’età di 61 anni, 1576 |
Autore anonimo, S. Teresa, XVII sec., Ayuntamiento de Sevilla, Siviglia |
Cornelis Galle il Vecchio, S. Teresa, XVII sec. |
Ritratto autentico di S. Teresa, XVI sec. |
Gerard van Honthorst (Gherardo delle Notti), S. Teresa d'Avila, XVII sec. |
Alonso Cano, Apparizione del Crocifisso a S. Teresa, 1629, Museo del Prado, Madrid |
Jusepe de Ribera, S. Teresa, Museo de Bellas Artes, Valencia |
Jusepe de Ribera, S. Teresa, 1630, Museo de Bellas Artes, Siviglia |
Autore anonimo, Madonna con Bambino tra i SS. Adriano martire e Teresa d'Avila, XVII, museo diocesano, Senigallia |
Antonio Acisclo Palomino, S. Teresa scrive ispirata dallo Spirito Santo, XVIII sec. |
Corrado Giaquinto, S. Teresa d'Avila, XVIII sec., collezione privata |
Eduardo Balaca y Orejas-Canseco, S. Teresa, XIX sec., Museo del Prado, Madrid |
Jérôme-Marie Langlois, Estasi di S. Teresa, 1836 |
Parte anteriore del Sepolcro di S. Teresa - Basilica di S. Teresa, Alba de Tormes |
Parte posteriore del Sepolcro, avvicinabile da parte dei fedeli |
Accesso alla parte posteriore del sepolcro |
Esplendida la galeria iconografica! Congratulazioni! Oggi, Festa di Santa Teresa di Gesu, la Chiesa essulta di gioia. La Santa ci aiuti in questi momenti. Ella,la quale avrebbe sofferto il martirio per la piu piccola Cerimonia della Chiesa come si legge nelle sue Opere.
RispondiEliminaOh Virgen de Castilla, que desfalleces de mal de Amores, aqui nos tienes, con nuestras manos llenas de flores!
E finisco con sue ultime parole:
En fin, soy hija de la Iglesia!
Alla fine, sono figlia della Chiesa!