Ieri abbiamo celebrato la festa di S.
Girolamo. Oltre ad essere il santo traduttore, in latino, della Bibbia, che si
accompagnò a dotti ebrei al fine di meglio comprendere il senso delle Scritture
ebraiche dell’Antico Testamento, fu anche colui che difese strenuamente il
celibato ecclesiastico, che oggi si vorrebbe rimettere in discussione con un
ennesimo sinodo distruttivo, così com’è stato per il matrimonio (cfr. E se il Sinodo fosse un diversivo per far cadere il celibato
dei sacerdoti?, in blog MiL – Messa in latino, 23.5.2014; Sandro Magister, Il prossimo sinodo è
già in cantiere. Sui preti sposati, in blog www.chiesa, 9.12.2015; Id., Pochi preti celibi?
E allora largo ai preti sposati, ivi,21.9.2016; Lorenzo Bertocchi, Un sinodo sul
celibato sacerdotale?, in LNBQ,
23.4.2016; Matteo
Matzuzzi, E se al prossimo
Sinodo si discutesse di preti sposati?, in Il Foglio, 9.9.2016).
San Girolamo, il santo
della Vulgata e del celibato del clero
di
Alfredo Incollingo
Ci
sono santi ospedalieri, confessori e crociati; santi nobili e umili d'origine;
santi di provenienza laica o chierici; ci sono poi uomini di Dio che furono in
vita letterati e fini studiosi. Erano intellettuali che posero la loro
intelligenza e la loro penna al servizio di Dio e il loro impegno li valse la
qualifica di Dottore della Chiesa Cattolica: vennero naturalmente riconosciuti
pilastri indispensabili del cattolicesimo.
San
Girolamo è tra questi uno dei più ricordati. Lo conosciamo principalmente per
la sua Vulgata, per il suo intenso lavoro di traduttore che ha permesso
ai primi cristiani di conoscere le Scritture, prima riservate a chi sapeva
leggere in aramaico o in greco. Per noi cristiani d'occidente ha rivestito
un ruolo decisivo per la conoscenza della Bibbia: la Vulgata, che abbiamo
citato prima, è la sua traduzione latina del testo sacro. La tradizione biblica
occidentale, almeno, trae la sua origine dall'intenso lavoro di San Girolamo.
Nacque
a Stridone, in Illiria, nel 347, ma ancora adolescente si trasferì a Roma per
continuare i suoi studi di retorica. Probabilmente, dopo un'attenta valutazione
sul suo futuro, decise di abbandonare ogni mondanità per andare a
Treviri, dove viveva una comunità di anacoreti che tanto aveva attirato la sua
attenzione. Si fece eremita ad Aquilea, che ospitava una grande e rinomata
cerchia di asceti. Questa esperienza lo deluse profondamente per le continue
rivalità tra i superiori e i singoli membri della comunità.
Decise
così di lasciare l'Occidente per l'Oriente, stabilendosi nel deserto della
Calcide, in Siria, vivendo per due anni in totale isolamento. Il santo non trovò pace neanche in pieno deserto! Ad
animare gli eremiti e i cristiani della regione, oltre alle classiche rivalità
tra vescovi, si intromise anche l'eresia ariana che creò non pochi problemi
alla Chiesa Cattolica. Girolamo fuggì ad Antiochia nella speranza di trovare un
luogo adatto alle sue necessità spirituali. In città approfondì presso
la scuola teologica locale lo studio della disciplina, venendo consacrato
presbitero dal vescovo Paolino. Sempre per motivi di studio si trasferì a
Costantinopoli, imparando il greco con San Gregorio Nazianzeno e venendo a
conoscenza così di importanti opere teologiche.
Fu la
sua profonda conoscenza della lingue ellenica a convincere Papa Damaso I a
commissionargli la traduzione in latino della Bibbia dei Settanta, la traduzione greca della Scrittura aramaica. Dopo aver
lasciato con Nazianzeno Costantinopoli, Girolamo fece ritorno all'Urbe nel 382.
Venne nominato segretario del pontefice, indicato da questi tra l'altro come
suo successore, e lavorò alla prima Bibbia in latino. La Vulgata sarà il testo
di riferimento per la copia e poi per la stampa di tutti i testi sacri
cristiani finora conosciuti, almeno fino al XX secolo, quando si preferì
tradurre la Bibbia direttamente dall'aramaico, senza la mediazione greca (per
ottenere un testo scevro da errori di traduzione).
Fu un
personaggio attivo nella Curia romana, tanto da meritarsi gli elogi del Papa e
l'inimicizia del clero per le sue riforme, controcorrenti. All'epoca, a Roma, era sorto un gruppo di nobildonne e
di popolane volenterose nel dedicare totalmente la propria vita alla
contemplazione, rinunciando a tutto, soprattutto alla propria sessualità. San
Girolamo promosse questa iniziativa quale padre spirituale delle donne,
convincendosi del necessario celibato per condurre un'esistenza completamente
dedicata a Dio.
Prima
delle leggi dell'imperatore Onorio il clero poteva sposarsi e avere concubine e
le battaglie girolomite non furono gradite.
Quando morì Damaso I, con un colpo di mano il clero romano elesse come suo
successore il diacono Siricio, e Girolamo fu attaccato da più fronti e costretto
all'esilio da Roma nel 385. Aleggiava sulla sua persona inoltre il sospetto di
istigazione al suicidio: una giovane consacrata era morta forse per i troppi
digiuni cui si sottoponeva, seguendo pedissequamente gli insegnamenti del
santo.
Da
Ostia, e con un gruppo di discepoli, ritornò in Oriente, nei pressi di
Gerusalemme, dove si stabilì. Onde promuovere la sua riforma sul
celibato fondò ben due monasteri, uno maschile e uno femminile, che seguiva le
sue regole sull'astinenza e il rifiuto in toto della mondanità. Visse nel
suo convento fino alla morte, dedicandosi alla traduzione della Bibbia,
avvenuta nel 420, l'anno dell'approvazione della sua riforma con una legge
dell'imperatore Onorio che imponeva il celibato a tutto il clero.
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